Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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PRESENTAZIONE

Conosciamo l’assillo interiore, l’urgenza quasi drammatica, con cui Don Alberione percepiva la grazia del tempo e la sua responsabilità. Gli eventi e gli stessi anniversari che scandivano il suo cammino, venivano contrassegnati da iniziative che li rendessero fecondi e duraturi, quasi scolpiti nella storia. Si comprende così la densità di opere e di pubblicazioni che nacquero nei primi anni Trenta del Novecento.
Nel 1932 Don Alberione aveva celebrato il suo 25° di ordinazione sacerdotale e stava provvedendo alla nascita delle prime comunità all’estero. Tali circostanze acuirono in lui quel clima di fervore e di profonda meditazione che già avvolgeva la vigilia dell’Anno Santo della Redenzione, 1933.
Fu proprio in quei mesi che venne redatto e pubblicato il presente libro, Per i nostri cari Defunti. Il suo contenuto è tutto dedicato ai temi della Eternità, del Purgatorio e del Suffragio per le anime dei defunti: argomenti allora fortemente sentiti dalla devozione del popolo e dalla prassi pastorale.

1. Il testo espone la dottrina tradizionale sui suddetti argomenti, ed è articolato in trenta considerazioni, una per ogni giorno del mese di Novembre. In ogni capitolo sono riportati passi della Bibbia, dei Padri e di scrittori ecclesiastici, con il corredo di episodi esemplari. Come in molte pubblicazioni popolari del tempo, lo stile della presente è dimesso, diseguale e criticamente approssimativo: mancano quasi del tutto le citazioni delle fonti, e molte affermazioni degli autori sono riferite a senso.
Il libro ha comunque incontrato il favore del pubblico, e le varie edizioni (due nel primo anno) confermano il successo che ne seguì. Ne diamo una sommaria relazione.
La 1a e la 2a edizione (Alba 1932), sono pressoché identiche, sia nei contenuti che nella presentazione. Il testo inizia ex abrupto con un’antifona della liturgia funebre, seguita dal decreto tridentino sul Purgatorio. La copertina è illustrata da
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una rappresentazione a colori del Crocifisso, che sovrasta la regione inferiore del Purgatorio, dove figure umane tra le fiamme invocano soccorso e vengono sollevate dagli angeli.
La 3a edizione (Alba-Roma-Messina 1935) ripete il contenuto delle precedenti, ma cambiano il formato, più ridotto, e la copertina: fondo bianco con titolo e un piccolo riquadro in grafico, riproducente una fanciulla defunta circondata da angeli e benedetta da Gesù. Il disegno è di G.B. Conti.
La 4aedizione (Alba 1946) presenta invece notevoli varianti: copertina di nuovo illustrata (soggetto identico alle prime due, ma d’altra mano); contenuto ridotto con l’omissione di episodi, canti e preghiere finali, arricchito tuttavia di una breve premessa dell’Autore e di un capitolo iniziale sulla Immortalità dell’anima (d’altro autore non citato). Alle singole meditazioni sono premessi versetti biblici in latino con traduzione italiana. I titoli dei capitoli ignorano il giorno del mese e recano solo numeri arabici. Significativa la premessa di Don Alberione, a modo di giustificazione:
«Un mese consacrato ai Defunti apporterà:
Sollievo a quelle anime trattenute nel Purgatorio, o [loro] liberazione.

Vantaggio a noi: se il pensiero dell’Inferno allontana dal peccato mortale, il pensiero del Purgatorio allontana dal peccato veniale.
Gloria al Signore: si aprirà il Paradiso a tante anime che canteranno a Dio gloria nell’eternità».
La 5a edizione (Edizioni Paoline, Alba 1953) risulta ulteriormente ridimensionata nel contenuto e nel formato (tascabile). Nel testo sono reintegrate alcune preghiere di suffragi dapprima omesse. È migliorata la qualità della stampa e della copertina, in elegante cartoncino bianco rivestito da sovracopertina a colori.1
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Infine, la 6aedizione (Edizioni Paoline, Pescara 1966) ricupera alcuni elementi omessi nelle due precedenti, e soprattutto reca in apertura una vera prefazione dell’Autore, che dà ragione tanto dell’opera quanto delle scelte redazionali, quasi per rispondere a una obiezione sull’autenticità degli episodi e delle testimonianze citate.

2. Ecco il testo di tale prefazione, che l’Autore intitola semplicemente Prima della lettura:
«In questo semplice libro sono riportati fatti, apparizioni, previsioni e simili cose. Da altri rispettabili scrittori [tali fatti] sono esclusi, mancando le prove storiche; e talvolta appaiono inverosimili per se stessi.
Perciò i pareri sono vari; e perché introdurli? Mi sono persuaso di riprodurne diversi, come ricavati da varie parti, per un fatto in cui ebbi una parte. Sarebbe molto facile rigettarlo da chi lo sentisse narrare; ma il fatto è certissimo. Parrebbe strano e non conforme alla normale condotta di Dio; ma è realtà. Non conosciamo tutti i disegni di Dio. – Sac. G. Alberione».
E, poco sotto, due pensieri – Per i suffragi – ripresi da un teologo spagnolo, familiare alle meditazioni di Don Alberione negli ultimi decenni di vita:
«Non sappiamo in che proporzione, né in che forma vengono applicati i suffragi alle anime purganti, benché si suppongano
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in forma di alleggerimento dei loro patimenti e di riduzione del tempo della loro permanenza in purgatorio».
«Quando l’anima nota un alleggerimento di pena, può logicamente pensare che qualcuno sta pregando per lei; e, allora, mossa da gratitudine, prega Dio secondo le intenzioni di quella persona caritatevole, benché ignori chi essa sia o quali intenzioni abbia».2
Con queste precisazioni, fra le possibili opzioni editoriali, per l’inserimento nell’Opera Omnia, abbiamo scelto la prima edizione, non ancora ritoccata da altre mani e quindi da preferire come testo di riferimento.

3. Quanto detto non ci dispensa dal segnalare alcuni interrogativi, che indubbiamente sorgeranno nella mente del lettore, di fronte a pagine dallo stile e dal linguaggio chiaramente dissimili da quelli dell’Autore. Si è già accennato allo stile diseguale, il che significa non soltanto diversità di umori in tempi diversi, ma segnali che rimandano con evidenza ad autori diversi, dissimili per cultura e idioma d’origine. In alcuni testi, per esempio, sono chiari i francesismi, le espressioni desuete ricorrenti per interi periodi, i vocaboli e la punteggiatura appartenenti ad altre epoche.
Che dedurne? Semplicemente che, secondo la consuetudine del tempo e i periodi di sovraoccupazione, il Fondatore usava farsi aiutare nella redazione dei testi, su tematiche essenziali da lui suggerite, da confratelli e sorelle di buona volontà; i quali talvolta redigevano i loro scritti con le forbici, attingendo di peso interi brani o più pagine da autori letti, senza citarne il nome e la fonte. Delitto di plagio? Preferiamo definirle venialità, come si usava allora dire delle colpe meno gravi, ritenute giustificabili dalla necessità e comunque perdonabili, in quanto largamente tollerate.
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Il nostro compito nel riproporre tale opera nella sua edizione originale, non è dunque facile: si tratta infatti di dare un nome, quando possibile, ad autori solo accennati, o una fisionomia ad altri citati esplicitamente. Si tratta di rettificare imprecisioni storiche o locuzioni zoppicanti dal punto di vista grammaticale ed ortografico; di adattare una interpunzione che faciliti la comprensione delle frasi, e così via.
Abbiamo quindi provveduto ad eliminare dal testo, riportandole in nota, le ricorrenti citazioni latine, sostituendole con la corrispondente versione italiana. Si sono spiegate, sempre in nota a piè di pagina, espressioni da chiarire o da intendere nel retto significato. Si sono aggiornati, in certa misura, i testi liturgici e canonici, integrandoli con nuovi testi dai documenti del Concilio Vaticano II. Essenziale, a tale proposito, l’aggiunta della costituzione apostolica Indulgentiarum doctrina, di papa Paolo VI, riportata integralmente in appendice a questo volume.

4. Una parola infine sulla opportunità o l’attualità della presente riedizione. È forse ancora attuale il discorso sul Purgatorio, sui suffragi ai defunti, sulle indulgenze? Qualunque sia la risposta, resta il fatto che il libro, pur con tutte le sue carenze redazionali, rappresenta una testimonianza di un triplice valore.
Anzitutto, testimonia il tipo di animazione che Don Alberione soleva offrire ai suoi figli e figlie spirituali: un forte richiamo ai novissimi, come solido fondamento sul quale costruire le persone prima che le opere apostoliche.
In secondo luogo, il libro esprime l’animo caritatevole e la sensibilità pastorale dello stesso Autore, che particolarmente alle sue suore raccomandava la premura materna verso i fratelli oltre la morte, fino all’entrata in paradiso.
In terzo luogo, riconferma la fedeltà di Don Alberione al suo metodo della integralità, nel presentare le realtà definitive nell’ottica del divino Maestro, che salva e glorifica ogni persona in quanto è Via, Verità e Vita.
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Una felice espressione, fatta propria da Don Alberione, può riassumere il senso di tutta la presente opera: «Il Signore ha dato a noi, non ai defunti, la chiave del Purgatorio. Sappiamo usarla con intelligenza e carità, per farne uscire il maggior numero possibile di anime, e introdurle nella gloria».
Se questa lettura potrà aiutare anche una sola persona a usare bene quella chiave, la nostra fatica sarà stata utilmente spesa.
Roma, 30 giugno 2009.

IL CENTRO DI SPIRITUALITÀ PAOLINA

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1 La quarta e la quinta edizione furono curate da sr. Cecilia Calabresi, FSP. Alcuni biglietti autografi dell’Autore, a lei indirizzati, testimoniano come Don Alberione seguisse le varie edizioni dei suoi libri. Il 17.12.45 scriveva: «Vorrei vederlo, il [testo rielaborato di] Per i nostri cari defunti; poi lo manderei a voi [Figlie di San Paolo] per la stampa, per una volta. Non so se andrò in America...». A edizione avvenuta, nell’ottobre del 1946, le scriveva: «Molti Deo gratias! per il libro dei Defunti». Poi, quasi contraddicendosi, soggiungeva: «Per altra volta vi terrete più vicine alle precedenti edizioni per quanto riguarda la redazione». (Forse Don Alberione, avendo dovuto partire per l’America, non ebbe tempo a rivedere il libro). In un biglietto dell’1.3.1953 scriveva sempre a sr. Cecilia: «Avevi ben lavorato per il libro Per i nostri cari defunti... Puoi ancora rivederlo per un’eventuale ristampa? [5

a ed.]. Un buon Deo gratias». (Nota di Andrea Damino, Bibliografia di Don Giacomo Alberione, Ed. Archivio Storico Generale della Famiglia Paolina, Roma 2004

4 , p. 35, nota 2).

2 Royo-Marin, Teologia della perfezione cristiana, Edizioni Paoline, 1965

6 , pag. 762.