Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XVIII. ESAME DI COSCIENZA E MEDITAZIONE(1)
Sono lieto che fate una buona accoglienza alla madre che deve arrivare, con la grazia di Dio, presto.
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Ora volevo parlare di due pratiche di pietà - voi già /le fate/ (a) e le fate anche bene, ma ci può essere anche del meglio ancora, sì -, cioè l'esame di coscienza e la meditazione.
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L'esame di coscienza che viene fatto quando si arriva alla confessione; ma [anche] quello che è /quotidiano. L'esame quotidiano/ (a) e non soltanto della visita, ma anche alla sera, sì, prima del riposo.
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Vi sono le pratiche di maggior importanza considerate in sé, e cioè la messa, la comunione e l'adorazione. Ma quando si ha da arrivare alla professione, anzi all'inizio del noviziato esigere la pratica, anzi le pratiche: tre, tre pratiche, e cioè quella dell'adorazione (ma di questo ho già parlato), adesso la seconda, l'esame di coscienza; e la terza, la meditazione.
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Quando si fanno bene queste tre, anzi quattro pratiche, le altre maggiori e importanti saranno fatte bene. E perché? Perché si entra /in noi stessi, cioè entriamo/ (a) in noi medesimi.
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L'esame di coscienza. L'esame di coscienza può farsi e si dovrebbe fare diciamo - in tale maniera: tre volte al giorno. E come? Al mattino un esame preventivo e cioè: Cosa farò? /Come/ (a) mi [com]porterò? ecc. E' un esame preventivo e [ci] sono anche insieme i propositi della giornata, specialmente se c'è tempo per la comunione, tempo della comunione. Poi vi è l'esame principale che è nella visita, e poi l'esame di coscienza più tardi, prima di andare a riposo. Sì.
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Perché l'esame? Perché dobbiamo renderci conto se facciamo dei passi in avanti, in perfezione, oppure [se] sono passi che stanno ancora indietro.
Passi che si fanno indietro e, alle volte, /non sono passi in avanti/ (a) e neppure indietro: si sta fermi. Ma è più difficile fare questo, di essere fermi: o che si va avanti, in generale, o che si ritorna indietro per la perfezione, la santità!
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E' necessario che noi invochiamo il Signore che ci illumini. Che ci illumini perché /conosciamo/ (a) noi stessi. Conoscere sempre meglio noi stessi. Non è tanto il ricavare, fare l'elenco delle mancanze, ma quello che è più importante è il dolore. E' il dolore, perché possiamo avere degli sbagli - sì, le mancanze -, ma se c'è un vero pentimento sarà più facile correggersi. Sì, il dolore!
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Il dolore poi è collegato col proposito. Se abbiamo fatto l'esame di coscienza /e abbiamo visto che siamo caduti/ (a) in qualche errore, in qualche sbaglio, /insieme col pentimento/ (b) è unito il proposito: non lo farò più. Ecco. La parte più essenziale dell'esame di coscienza è questo, sì: che l'esame di coscienza ottiene il frutto maggiore secondo il dolore e secondo il proposito che /si fa/ (c) insieme.

/Farlo/ (d) quindi bene!
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Alle volte si fanno gli esami di coscienza con il taccuino. Sì. /E/ (a) si può fare questo anche una volta al giorno, sì. Ma può essere che sia una volta alla settimana, quindi per fermarsi [a considerare] come è stato il tempo passato, cioè dopo la settimana, con la preparazione alla confessione. Ecco allora l'esame si rivolge tutto alla settimana e quindi il pentimento [è] più sentito.
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Ma poi vi è anche l'esame di coscienza mensile, dopo l'esame settimanale. L'esame mensile. Questo è nel giorno del ritiro mensile. Quindi c'è un esame che si estende al mese passato. E poi l'esame più profondo e più largo quando ci saranno /gli esercizi/ (a) spirituali. Quindi per la giornata gli esami, poi l'esame /per la settimana/ (b) e poi l'esame mensile e poi l'esame annuale quando ci saranno gli esercizi spirituali. Sì.
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Oh, questo esercizio di esame di coscienza è fondamentale. E' fondamentale. Come noi ci esaminiamo e cioè ci sentiamo: abbiamo buona salute o non abbiamo salute, se progrediamo nello studio o meno... Se [si è] durante il noviziato: quale cammino, quale progresso ci sarà?
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Quindi: Nosce te ipsum, vedi di conoscer te stesso! Molte persone, che sono leggére, parlano di tutti gli altri, anche dei difetti, e poi non leggono nella propria coscienza come sono. Come sono.
Conoscere noi stessi, sì. A che punto siamo di lavoro spirituale? e di risultati ottenuti? E il progresso che ci sarà. Benedetto il Signore. Che vi dia questa grazia, di avere molta fede e poi molta diligenza in quello che riguarda l'esame di coscienza.
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Il secondo punto: la meditazione, altra pratica veramente importante e necessaria. Sì, la meditazione vuole /riflessione/ (a), perché la nostra mente sia illuminata, e la volontà sia rafforzata, e [anche] l'amore a Dio, sì, con la preghiera.
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La meditazione deve sempre avere tre parti. Primo è conoscere, quindi o si legge il libro o si riflette sopra una verità, oppure c'è stata la meditazione così detta, la meditazione. Ma la meditazione /non è la predica/ (a), [è] cosa diversa. Quando vi è la predica come meditazione è solamente una parte. Quindi dopo aver sentito quello che è stato detto, allora *** (1)... o con la lettura, o con l'ascoltare una meditazione, cioè una predica, oppure riflettendo sopra una frase, una sentenza, una verità che può essere il paradiso, l'inferno, ecc.
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Quindi richiamare verità e, se si usa il libro - forse almeno qualche volta serve molto il libro -... E [ci sono] persone che tengono /il/ (a) crocifisso in mano e, solo guardando il crocifisso, lo spirito si raccoglie, entra nell'intimità con Gesù. Quindi la prima parte è sempre il lavoro della mente.
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Poi, in secondo luogo viene quel che porta alla /riflessione/ (a), e gli argomenti che si devono considerare, e poi eccitarsi a far l'esame di coscienza. Se abbiamo fatto una considerazione, supponiamo sulla carità, allora ci saranno i propositi sopra la carità.
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Poi, dopo, la terza parte /della meditazione/ (a), [è] la preghiera. Dopo avere /esercitato la/ (b) mente, dopo aver /esercitato la/ (b) volontà, la terza parte è il cuore, cioè la preghiera. La preghiera. Perché, se vi fossero trenta minuti /per la/ (c) meditazione, sarebbero da dividersi in una maniera più giusta. Quindi la lettura o quello che riguarda la mente /sarà/ (d) la parte più breve; poi il lavoro della volontà un po' più ampio, sì; - e potrà essere la prima parte cinque minuti, la seconda parte saran dieci minuti -; e l'altra parte; quindici minuti. Le altre parti che sono ancora quindici minuti: pregare, pregare.
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Perché generalmente conosciamo che abbiamo bisogno di Dio, della sua grazia e della riflessione e delle considerazioni, sì. Ma, fatti i propositi a metà circa della meditazione, allora prevale /la preghiera/ (a), fosse anche dire il rosario, oppure far altra preghiera per mantenere i propositi, e d'altra parte perché il Signore ci illumini sempre, /sì/ (b). Nel tempo /della meditazione/ (c) eccitarsi ai propositi; la meditazione che può essere fatta dopo la messa o prima della messa, secondo le circostanze e secondo è disposto, sì.
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Queste due pratiche, l'esame di coscienza e [la] meditazione, sono di massima importanza in sé, in quanto hanno le conseguenze, i risultati. Molte volte [sul]le formule di preghiera si passa con [una] certa /superficialità/ (a), ma invece se siamo /noi stessi/ (b) che lavoriamo, allora è già l'amore a Dio. E poi [ci sono] le conseguenze e i propositi che porteranno i loro risultati.
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Ora /chiedere/ (a) al Signore queste due grazie: [primo] /un buon esame di coscienza/ (b); secondo, la meditazione, sì. Ora [a] poco a poco, /si progredirà/ (c) in queste due pratiche. Sì. E porta[no] d'altra parte una riflessione sopra di noi stessi.
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E molte grazie certamente si ricevono perché sia per l'esame di coscienza e sia per la meditazione vi è un vero amore al Signore e un impegno di progresso in noi. Di progresso in noi.
Perché se le formule si recitano superficialmente e [si] seguono soltanto queste formule con le parole... Ma quello che importa è [l']impegno non solamente con la bocca, ma l'impegno in queste formule.
377
Oh, quindi nella meditazione e nell'esame di coscienza operano tutte e due le facoltà, anzi le tre facoltà: la mente, la volontà e il cuore. Si lavora: è una preghiera piena, completa. Completa.
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E vi è proprio anche da temere che nelle pratiche di pietà /principali/ (a) forse, o almeno /non sempre/ (b) si /applicano/ (c) tutte le facoltà nostre: mente e volontà e cuore. Ma quando c'è la meditazione e l'esame di coscienza, allora entrano tutte le tre facoltà: la mente, la volontà e il cuore.
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Il Signore vi benedica /e potete offrire la giornata di domani al Signore/ (a). Offrire al Signore le vostre preghiere per l'arrivo della madre (2). E quindi portare incontro, che cosa? il proposito di seguirla e di osservare e di fare quanto ella insegnerà e sempre ha insegnato (3).

Albano Laziale (Roma)
3 marzo 1967

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(1) Albano Laziale (Roma), 3 marzo 1967.

357 (a) R: le le fate.

358 (a) R: quotidiana l'esame quotidiana.

360 (a) R: in noi ste in noi stessi cioè che entriamo.

361 (a) R: co come.

362 (a) R: che sono non nè passa nè passa nè passa per avanti.

363 (a) R: conos conosciamo.

364 (a) R: e abbiamo sc abbiamo caduti.
(b) R: col pentimenti e insieme.
(c) R: si è.
(d) R: fare.

365 (a) R: che si.

366 (a) R: gli eserc gli esercizi.
(b) per sett la settimana.

369 (a) R: riflett riflessione.

370 (a) R: non è una non è la predica.
(1) Frase interrotta perché termina la 1ª parte del nastro originale. Nella seconda parte riprende con quanto segue.

371 (a) R: col.

372 (a) R: ai riflessio alle riflessioni.

373 (a) R: della preghiera della vi[sita] meglio della meditazione.
(b) R: esercitato con la.
(c) R: della (d) R: sarà più sarà.

374 (a) R: la con le la preghiera.
(b) R: sì il tempo quindi della esame di di coscienza si oh.
(c) della adorazione.

375 (a) R: superci supercifilità superficialità.
(b) R: stessi noi.

376 (a) R: chiede chiedere.
(b) R: una buona es buona l'esame di coscienza.
(c) R: questo si progredirà.

379 (a) R: in principali.
(b) R: non sempre non sempre.
(c) R: applica

380 (a) R: e la giornata domani potete offrire al Signore.
(2) Sr. Celina Orsini rientra dal Brasile il 3 marzo 1967.
(3) Segue la benedizione del Fondatore.