Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXVIII. GESU' VIA VERITA' E VITA
Sono passato per farvi gli auguri: che il Bambino vi dia di più di quanto chiedete, e ci dà sempre di più e di meglio il Signore e, anche quando non domandiamo, egli ci previene, come ci ha dato il battesimo senza che allora potessimo desiderarlo.
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Nel 1900, anno 1900, si celebrava l'Anno Santo - ogni venticinque anni, regolarmente - e il Papa Leone XIII, mentre stava per spuntare il nuovo secolo, ha mandato una lettera enciclica (a) a tutto il mondo cristiano e parlando anche a tutti gli uomini, tutta l'umanità.
Leone XIII diceva in quella lettera, uscita alla fin dell'anno, quale sarebbe stato l'indirizzo religioso che doveva prendere la cristianità e il mondo intero per aver le benedizioni di Dio in questo secolo che stiamo attraversando.
Egli diceva che non mancavano le preoccupazioni per il futuro, d'altra parte aveva anche molte ragioni di sperare, poi passava a dire, nella sua enciclica, che la salvezza è in Gesù Cristo via, verità e vita.
La salvezza e la santità per ognuno, la salvezza per la società, per l'umanità.
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In Gesù Cristo che è via, cioè colui che ci ha dato i suoi comandamenti, è colui che ci ha dato i consigli evangelici, è colui che ci ha lasciato i suoi santi esempi, è colui che dà valore alle nostre opere buone, alle nostre preghiere.
Egli è via dal presepio fino quando arriva alla destra del Padre celeste: è tutto una via che segue, egli stesso si fa via per noi perché possiamo seguirlo nelle sue virtù, nelle sue virtù santissime.
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Secondo, Gesù Cristo è verità: e ci ha predicate le verità della fede e noi abbiamo da credere. Il mondo deve ricevere le verità rivelate da Gesù Cristo perché è Dio e manifestate a noi dalla Chiesa che è infallibile. Perciò il mondo deve piegarsi a Gesù che è la verità stessa per essenza, la verità assoluta.
Non è un sapiente ma è la Sapienza; non è uno che conosce la verità, ma è la stessa Verità.
Coloro che non credono a Gesù Cristo si abbandonano agli errori e dagli errori passano poi ai disordini e il mondo arriva a disgrazie.
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Poi Gesù Cristo è vita. Vita perché ha creato lui la vita; egli è la vita e l'ha creata dandola alle piante, agli animali, all'uomo, agli angioli. Sì, ma soprattutto è la vita soprannaturale della grazia.
Quando l'anima è in grazia <e> l'uomo consta allora di tre elementi, cioè: corpo, anima, grazia, che è la vita divina.
La Chiesa amministra, somministra questa vita divina per mezzo del battesimo e degli altri sacramenti e tutti devono riceverli dalla Chiesa. I sacramenti e poi dopo in generale il culto e la preghiera; e sono fonti della grazia che viene da Gesù Cristo e che ci è somministrata dalla Chiesa.
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Ecco quello che si ha da chiedere al bambino Gesù: la grazia di accoglierlo, accoglierlo come egli è, la via, la verità e la vita.
Molti non lo ricevettero: Sui eum non receperunt [Gv 1,11], ma quelli che l'han ricevuto son diventati figli di Dio e quindi eredi del paradiso e se continuano sulla buona via, eh, saranno salvi in cielo.
Oh, occorre allora che noi lo riceviamo bene, Gesù Cristo, e riceverlo bene vuol dire: credere alle sue parole, fede sempre più viva; amare Gesù sempre di più, un amore sempre più ardente e con lui amare anche gli uomini; e poi seguire i suoi comandamenti, i suoi consigli evangelici.
Ecco, riceverlo così, Gesù, com'è: via, verità e vita.
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Man mano che progredirete in questa conoscenza vi troverete sempre più felici perché lì vuol dire: credere a tutto ciò che è insegnamento dogmatico, tutto ciò che è insegnamento morale e tutto ciò che è insegnamento liturgico, ai mezzi della grazia.
Tutti i cristiani devono seguire Gesù Cristo via, verità e vita, ma i religiosi e le religiose in un grado molto perfetto: «Se vuoi esser perfetto... vieni e seguimi» [Mt 19,21], sì, dopo esserti distaccato dalle cose della terra.
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Il Papa diceva che questo doveva esser l'indirizzo religioso per l'umanità, per la società e per ogni individuo nel nuovo secolo.
E il suo successore Pio X ha confermato nella sua prima Enciclica, in altre parole, quel che aveva scritto Leone XIII.
Ed ecco che, nella Famiglia Paolina, gli articoli fondamentali delle costituzioni sono proprio così:
- uniformarsi a Gesù Cristo via, verità e vita nella pietà;
- uniformarsi a Gesù Cristo via, verità e vita nello studio;
- uniformarsi a Gesù Cristo via, verità e vita nell'apostolato; -
e uniformarsi a Gesù Cristo via, verità e vita nella disciplina religiosa, nell'andamento della vita quotidiana, negli usi; e poi ci sono le costituzioni che spiegano come noi, nelle particolarità della vita, abbiamo da vivere Gesù Cristo via, verità e vita.
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Il Pastore che è via, verità e vita, il Pastore divino: oh, questo è lo spirito della Famiglia Paolina; lo spirito, il quale è diverso dal corpo.
Il corpo da sé non forma la persona, ci vuole corpo e anima. L'anima è costituita da questo spirito, da questa devozione fondamentale e, stabilirsi in questa devozione fondamentale, vuol dire stabilirsi nella vocazione, vuol dire vivere in Cristo e nella Chiesa.
Oh, allora questo è veramente ciò che dobbiamo chiedere al Bambino: capirlo, questo spirito, per poterlo vivere. Sì.
Avrà bisogno di essere spiegato, certamente, ma con la grazia di Dio tante cose si capiscono perché il Signore illumina ogni uomo di buona volontà e chi porta la buona volontà al presepio certamente verrà illuminato.
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Del resto questo principio, o meglio - come dice Leone XIII - questi tre principi: Gesù Cristo via, Gesù Cristo verità, Gesù Cristo vita, questi tre principi sono i fondamentali, son la sostanza, sì, son la sostanza della vita religiosa e della vita perfetta, della santità.
E se il mondo si rivolgesse a Gesù Cristo in quanto via, verità e vita avrebbe ogni benedizione e non staremmo sempre con il timore di disordini maggiori di quelli che già stiamo vedendo e che stanno succedendo un po' vicino e un po' lontano da noi. Sì.
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Oh, pregare il Bambino per tutta l'umanità; che riconoscano, tutti gli uomini, Gesù Cristo via, verità e vita; che vengano a lui, ascoltino la sua parola, meditino i suoi esempi e vivano della vita cristiana, della vita divina per mezzo della grazia.
Si celebra il Natale, ma per quanta gente non è ancor conosciuto il Natale!
Quanta gente - ma specialmente nell'Asia, nell'Africa - quanta gente ha mai sentito parlare di Gesù Cristo, della Chiesa!
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Noi, siamo riconoscenti a Gesù per la bella vocazione perché l'istituto non è un istituto che si attacchi a una devozione più o meno santa, più o meno importante, ma si fonda su Gesù Cristo e sulla Chiesa, proprio sta nel centro della Chiesa, nel centro stesso del vangelo, nello spirito del vangelo, nello spirito di Gesù.
Ringraziare il Signore della bella vocazione. Del resto amarla sempre di più perché, vedete, una cosa la quale è tanto importante e non si può dire tutti i giorni, ma bisogna aspettare i momenti delle maggiori solennità, una è il Natale.
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Il vero segno della vocazione alle suore pastorelle è l'amore alla congregazione: il segno sostanziale, il segno sostanziale. Sì, si richiedono poi altre qualità di intelligenza, di salute, ecc., sì, quelle cose lì sono requisiti necessari, ma il giudizio sostanziale, e le cose che sono sostanziali in riguardo alla vocazione stanno qui: l'amore alla congregazione.
Poi che una sappia un po' di più o un po' di meno; un po' più salute, un po' di meno; che sia un po' così e un po' così...: ci son tante mansioni nell'istituto, ma se è attaccata alla congregazione è attaccata al volere di Dio e dovunque sia messa, adopererà le sue attitudini, le sue qualità, i suoi talenti in quell'ufficio, in servizio della congregazione che vuol dire - attraverso la congregazione - in servizio a Dio.
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Segno sostanziale: grande stima e amore alla congregazione, alle sue costituzioni, alle persone che ci sono, ai suoi apostolati e agli usi e a quello che viene disposto in congregazione perché bisogna sempre stare dove uno si sente bene, dove uno si trova <a suo> a sua soddisfazione. Ora questo vien dall'amore all'istituto altrimenti si creano delle scontente, un po' più tardi, le quali sono scontente e scontentano, ma quando c'è il vero amore alla congregazione si gioisce con la congregazione, si pena con la congregazione, si fanno continui sforzi per la congregazione, si cerca di essere soggetti utili alla congregazione.
E, se una dovesse anche farne l'ufficio minimo, sarebbe felice di farlo perché sa di prendere e di prender parte a tutti i mezzi della congregazione, in qualunque ufficio che sia.
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E allora si vive nella gioia, nella letizia che è necessaria nella vita religiosa, la letizia, la gioia... e quindi la vita si riempie di meriti.
E dove si ama non si fatica e anche se c'è fatica si ama la stessa fatica.
Gesù Cristo vi conceda queste grazie; grazie da chiedersi proprio specialmente, da meditarsi nelle maggiori solennità. Una è il presepio, è il Natale.

Albano Laziale (Roma)
24 dicembre 1957

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610 (a) Si tratta dell'Enciclica «Tametsi futura prospicientibus» pubblicata il 1° novembre del 1900 da Leone XIII.