Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XI. FORMAZIONE
Il Signore manda i bambini alle mamme e quando una mamma è santa li riceve come un tesoro di cielo che ella deve custodire nell'innocenza e poi crescere nella virtù, preparare alla vita cristiana e quindi indirizzarlo efficacemente sulla strada del cielo.
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Così ogni aspirante che arriva. Non possiamo dire: questa è una vocazione nuova; questa è un'aspirante invece, la quale può essere una vocazione, come si spera e per lo più lo sarà, e può essere non una vocazione.
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Allora si riceve come un dono del buon Pastore, un dono della Madonna, un dono dei santi apostoli Pietro e Paolo. E questo dono viene fatto particolarmente agli istituti quando sono capaci di formare perché il dono procede da Dio che è Padre celeste.
Se il Padre celeste vede che un istituto fa bene allora manda le figlie che hanno vocazione. Se un padre ha da mettere una figlia in collegio sceglie il collegio dove la figlia sarà più ben istruita, più ben educata, e così il Signore manda le vocazioni negli istituti dove c'è fervore di vita religiosa e dove le aspiranti verranno formate secondo la loro vocazione.
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Gran segreto questo: vivere santamente la vita delle suore pastorelle perché il Signore, vedendo che vi è una buona formazione, il Signore preferisca inviarle qui al vostro istituto. Oh.
Quando dunque si ricevono si pensa al gran dono di Dio e perciò si pensa che si ha una grande responsabilità: condurle alla santità della vita religiosa, condurle nella via del proprio apostolato, renderle contente nella vita perché quando vi è gente contenta è già una gran cosa in una casa, quando invece si è fra persone scontente si vive male e tutto resta più pesante e il cammino più stentato.
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La formazione risulta di quattro parti e cioè: c'è la formazione spirituale, poi c'è la formazione intellettuale, poi c'è la formazione apostolica e poi c'è la formazione umana-religiosa.
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Prima la formazione spirituale.
La formazione spirituale porta, e deve maturare, una coscienza delicata e ben profonde le tre virtù: fede, speranza e carità.
Fede nel Signore Dio, speranza e quindi fermezza nella virtù per guadagnare il cielo, e poi carità verso Dio, amore a Dio e amore al prossimo.
Fino lì è formazione comune. Formazione spirituale.
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Quando si è giunti a stabilire bene nel cuore la fede, i principi soprannaturali, allora si arriva all'obbedienza perché si venera nella guida, nelle persone che guidano, si venera l'autorità di Dio, si vede Iddio. Fede!
E si vede nelle disposizioni date il volere di Dio e si vede in quello che c'è da fare quello che veramente ci guadagna meriti per la vita eterna, che lì è la via della santità. Allora si arriva all'obbedienza che perfezionandosi poi a suo tempo darà il voto di obbedienza, cioè l'anima si legherà al voto, emetterà il voto dell'obbedienza per perfezionarsi nell'obbedienza.
Il legarsi col voto è per esser più obbediente, più virtuoso: il voto è ordinato alla virtù.
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Così se l'anima ha una grande fiducia in Dio, meglio, se vive di speranza in Dio, speranza del paradiso e speranza dei mezzi necessari per arrivarci, e volendo arrivare al paradiso compie generosamente la volontà di Dio: fa i meriti, ecco che cosa avviene.
Se quest'anima aspira ai beni eterni, aspira ai meriti, alla virtù, aspira alla santità, è facile che rinunci alle cose del tempo, e ai vestiti e a quello che contenta l'orgoglio, quello che forma la comodità; rinunzia, ed ecco che, volendo rinunziare del tutto, arriva al voto di povertà.
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Io cerco Iddio.
Solo Iddio, il resto non lo voglio, non lo cerco; le cose della terra le adopererò come mezzi per guadagnarmi il paradiso e nulla più.
Adopererò la chiesa per guadagnarmi il paradiso, la sala di studio per guadagnarmi il paradiso; lo stesso vestire, lo stesso nutrirmi, per guadagnare il paradiso, mantenermi nel servizio di Dio, così acquistare i beni, i premi eterni. Oh, sì!
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Allora uno si distacca subito dalle cose della terra: cosa giova?... E giova avere del denaro solo in quanto si può fare del bene; e giova avere una casa in quanto abbiamo il posto di pregare, di lavorare, di esercitar la vita religiosa e di chiamare altri, altrettanto.
Quindi il voto di povertà è il risultato della speranza del cielo.
Quaerite [ergo] primum regnum Dei, et iustitiam eius: at haec omnia adiicientur vobis [Mt 6,33].
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Poi se l'anima pratica la carità, vive di amore di Dio e di amore alle anime, vuol esser tutta di Dio per riservarsi più niente e allora spontaneamente, magari non è ancora preparata, non ha ancora sufficiente forse cognizione, già chiede il voto di castità... «Ma lo faccio privato, ma lo faccio per poco tempo...», vuole che tutto il suo cuore già sia di Dio e se potesse anticiperebbe il suo legame con Dio anticipando i voti, sempre però in concordia con chi dirige lo spirito, d'accordo.
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E il voto quindi di castità è un mezzo per praticare più facilmente la virtù, più perfettamente l'amore a Dio e l'amore alle anime. Si vuole riservare tutto il tempo e tutta l'attività per i bambini che son molti nelle parrocchie, per tutta la vita.
Non si /sceglie/ (a) una famiglia umana, si vuol una famiglia più grande.
Ecco: formare le virtù della fede, speranza e carità per arrivare ai voti: povertà, castità e obbedienza.
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Secondo, la formazione intellettuale. Bisogna studiare e studiare secondo l'ordinamento che è dato in casa: vi sono quelle classi di studio, vi son quei corsi da fare, quegli esami da superare... Ecco, sì.
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Ebbene, non è però la sola scienza questa da imparare: vi è tutta l'ascetica, vi son tutte le costituzioni, vi è tutto lo stato religioso, vi sono tutti quegli avvertimenti e quelle cose che si dicono nelle conferenze e nelle meditazioni, nelle istruzioni, nelle prediche.
Quanto vi è da imparare! Non si finisce mai, anche perché, eh, se si può, si impara la cucina, se si può si impara il canto, <lo studio> il suono, se si può si imparano le cose della vita domestica, l'economia domestica, si imparano tante cose che poi in seguito nella vita sono utili; anche il sapere tenere un laboratorio, ecc.
Istruzione intellettuale; formazione, meglio, intellettuale.
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Terzo, la formazione apostolica, e cioè all'apostolato.
Dall'entrata nell'istituto tutto, oltre che alla santità, deve orientarsi verso l'apostolato, e le cose che si dicono e le occupazioni che si danno sono per preparare all'apostolato: se si insegna il cucito e se si insegna il ricamo, se si insegna a trattare le persone convenientemente, se si impara quella sveltezza e quella semplicità che sono tanto belle e sono ornamento di una suora che deve convivere, vivere in società.
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Così tutto quel che riguarda la preparazione a tener il catechismo, a tener l'asilo, a far conferenze, a formare la gioventù; andare dai malati, a tenere sufficienti relazioni per quello che riguarda i poveri della parrocchia e il modo di trattare, le industrie sante da usare, ecc.
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Eh, l'apostolato è così vasto! Perché nel secondo punto delle costituzioni vi è appunto questo, che l'apostolato ha opere di istruzione e poi ha opere di formazione e poi ha opere che riguardano il culto, la preghiera, come per esempio, tener un corso di tre giorni di esercizi. E questo sarebbe tanto, tanto utile, che in ogni zona si facessero dei piccoli corsi di tre giorni per la scelta di vocazioni, raccogliendo solo quelle che danno qualche speranza e, se non possono essere tre giorni, basterebbe un giorno, forse, quando non si può far di più.
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Un ritiro mensile ben fatto, ben preparato, con esortazioni o tenute da un sacerdote oppure dalla suora; ma in generale dal sacerdote sarà [tenuta] una esortazione e la suora poi dovrebbe tenere l'altra parte.
Questo è un grande mezzo per raccogliere vocazioni!
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Nel ritiro mensile poi si manifestano, dicono tutte e allora si possono sentire le loro cose, si può vedere come stanno di intelligenza, di delicatezza di coscienza, come stanno di pietà, come stanno quanto allo spirito di laboriosità; se sono /socievoli/ (a) se son generose, <con> quanto hanno di istruzione, come han frequentato la chiesa, se sanno cooperare coi ministri di Dio già forse...
E non tutti questi doni, queste qualità saranno sempre radunate in una persona sola, ma vi sarà tanto da poter dire: qui ci sono dei buoni segni di una chiamata di Dio all'istituto.
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Questo deve farsi molto, con impegno, perché a ogni parrocchia dove si va bisogna portare e ricevere: portare la attività, portare tutto il bene spirituale che può portare una pastorella, e ricevere del bene spirituale, anche.
Tra i beni spirituali importantissimo quello di una vocazione.
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Poi, dopo la formazione apostolica c'è la formazione umana e religiosa.
Formazione umana vuol dire acquistare le virtù naturali: la rettitudine, la sincerità, l'amore alla giustizia, il saper trattare, il galateo, saper scrivere una lettera con bel garbo e poi saper vivere un po' fra le persone che si incontreranno nell'apostolato, nell'apostolato parrocchiale.
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Formazione umana!
E' contraria alla formazione umana l'abitudine delle bugie; è contraria alla formazione umana la grossolanità; è contraria alla formazione umana la mancanza di rispetto tanto a chi sta sopra come a chi sta daccanto, alle eguali e poi, ancora più grave, la mancanza di rispetto quando questa mancanza viene riguardo ad un bambino, ad un povero, ad un vecchio, [nei confronti] di un disgraziato...
Formazione umana: non fare agli altri quel che ragionevolmente non vorremmo fatto a noi e fare agli altri quel che ragionevolmente vorremmo fatto a noi.
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Pensare in bene, giudicare in bene, parlare in bene, aiutarsi vicendevolmente: sono tutti precetti e cose che riguardano la formazione umana.
Come si potrebbe stabilire sopra di una persona la virtù, la vita religiosa, se manca la base che è la rettitudine umana.
Rettitudine umana vi è, si può dire, in ogni momento della giornata da realizzarsi. I comandamenti son tutti precetti di legge naturale, cioè per la formazione umana, eccetto la terza parte che riguarda la disposizione positiva, per il terzo precetto.
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Vi sono persone che si odierebbero, piene di invidia, non sanno perdonarsi... Ma qui non c'è la formazione umana. Oppure c'è la pigrizia, c'è la sensualità, c'è la golosità; non sanno regolarsi, non san disciplinarsi in una vita; come si può sperare lì la virtù religiosa?
E' come se si volesse mettere, non so... un abito in aria senza attaccarlo, appenderlo: non sta su, perché la base è la formazione umana; poi sopra si sovrappone la formazione religiosa, quindi: umana-religiosa.
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Saper tener da conto del denaro, far la giusta economia, saper amministrare.
Persone che non sanno equilibrarsi quando hanno quattro soldi in mano: il bambino corre subito dal pasticciere!
Vi sono proprio persone che non sanno vivere, non hanno le virtù che forse ha la mamma a casa. Eh, qualche volta mancano anche alla giustizia perché chiedono beneficenza per una cosa e poi la danno per un'altra cosa, cioè per sé o per qualche cosa che piace a loro: allora c'è da restituire perché un'offerta fatta per una cosa va a quel fine altrimenti è un furto. Oh...
Abbiamo da esser molto delicati in questi punti.
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Noi abbiamo da essere formati anche civilmente bene. Fare i nostri doveri civili.
Per esempio ci son le elezioni: noi abbiamo da votare un programma, quello che è favorito e secondo l'azione cattolica e secondo l'indirizzo che viene dall'alto. Non dobbiamo mica creare partiti o personalità. Rettitudine nella nostra coscienza, sempre.
E non è mica che sempre gli uomini che abbracciano un partito siano i migliori, poi.
Qualche volta non sono anche i migliori ma noi non votiamo la persona, votiamo il programma: quello che ha un programma conforme ai principi cristiani. E così è in tutto.
I doveri umani, i doveri civili. Oh.
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Poi ho detto la formazione religiosa.
La formazione religiosa riguarda questo: quanto è contenuto nelle costituzioni; conoscerle, amarle, praticarle. Ecco; e lì non solamente quindi si sa che cos'è lo stato religioso in generale, ma si /sa/ (a) che cos'è la vita religiosa delle suore pastorelle.
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Poi siccome sono la via della santità, le costituzioni, 'impararsi' profondamente perché basta vivere secondo le costituzioni per farsi sante, per farsi sante.
E studiare anche alla lettera le cose principali e tutte saperle poi a senso.
Questo quanto a conoscerle, ma soprattutto amarle e praticarle. Viverle. Uniformar la vita secondo le costituzioni.
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Le costituzioni prescrivono certe norme nelle accettazioni; prescrivono certe norme per il noviziato e come va tenuto e i frutti che deve dare; prescrivono che cosa bisogna che ci sia, le disposizioni che ci siano per la professione, poi gli obblighi della professione; quindi gli studi come son determinati e la vita della congregazione come è organizzata; qual è l'apostolato e i doveri di umiltà, pazienza, carità vicendevole.
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Poi quello che riguarda la cura delle malate, quello che riguarda i suffragi ai defunti.
Quindi il governo, che è la terza parte delle costituzioni. Come è regolato il governo e cioè: la superiora generale e il consiglio generalizio, quindi le superiori locali per riguardo al governo delle case singole, e l'ufficio delle consigliere.
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D'altra parte bisogna poi dare la giusta importanza alle costituzioni perché sotto il pretesto che non obbligano sotto la pena di peccato, eh!, si cade in un errore. E' ben poco in pratica quello che non obbliga sotto pena di peccato, si potrebbe piuttosto domandare che cos'è che non obbliga sotto pena di peccato.
D'altra parte fosse anche solamente una regola disciplinare o ascetica, chi lascia di seguire quelle regole trascura un mezzo di perfezione.
Se si viene nell'istituto per perfezionarsi, ecco, si devono prender tutti i mezzi di perfezionamento.
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Alle volte si abbraccia un istituto e si vorrebbe viver secondo lo spirito di un altro, oppure si abbraccia l'istituto e poi, col mutare confessore e col farsi dirigere a destra e a sinistra, con le lunghe conversazioni di qua e di là, che cosa si finisce coll'essere? Né pastorelle, né salesiane, né benedettine... si finisce col non fare proprio quel che piace al Signore: noi abbiam da fare quel che piace a noi /oppure quel/ (a) che piace a Dio? Quello che piace a Dio!
Ciò che fanno gli altri non ci è comandato, Gesù non ce lo impone, ma Gesù vuole che facciamo quello che è comandato, quel che è disposto e secondo lo spirito del nostro istituto.
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Benedica il Signore dunque tutta la formazione, dall'entrata nell'istituto sino alla professione perpetua e anche successivamente, i primi anni dopo emessa la professione perpetua.

Albano Laziale (Roma)
8 agosto 1957

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310 (a) R: scelga.

317 (a) R: socievole.

325 (a) R: sta.

330 (a) R: oppure da quel.