Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XX. IL ROSARIO - MISTERI GLORIOSI *
*** Nei misteri gaudiosi del santo rosario particolarmente consideriamo la povertà e domandiamo al Signore, per intercessione di Maria, la grazia di amare questa virtù e di compiere anche, osservare, il voto come mezzo per esser sempre più perfetti in questa virtù.
Così, nei misteri dolorosi, consideriamo le sofferenze di Gesù, le sofferenze di Maria, e domandiamo la grazia di sapere mortificare il nostro corpo, lo spirito, la mente, la fantasia, perché tutte le energie del nostro corpo vengano consecrate e vengano consumate per Gesù e per le anime senza dividere il cuore, solo e sempre cercando lui, il Signore, e cercando le anime che dobbiamo aiutare nell'andare al Signore. Quindi verginità di pensiero, del cuore, di attività: verginità completa.
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Nella terza serie invece [parliamo] di meriti e di premi; cioè nella considerazione dei misteri gloriosi noi chiediamo la grazia di tendere ad un'obbedienza sempre più perfetta, se piacerà al Signore anche legandosi a questa obbedienza per mezzo del voto poiché il voto è un mezzo per perfezionare la virtù.
In generale il pensiero è questo: «Chi si umilia sarà esaltato» [Lc 14,11], e chi è che si umilia? Colui, in primo luogo, che si sottomette al volere di Dio, riconosce cioè l'autorità di Dio, riconosce che vi è rappresentato sulla terra dai superiori, riconosce che tutto quello che è disposto dal Signore o che è permesso, è sempre disposto in sapienza ed amore.
Allora chi si umilia sarà esaltato.
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L'esaltazione come avviene? La esaltazione avviene sulla terra con una grande ricchezza di meriti, in una partecipazione più intima alla vita divina.
Una partecipazione più intima perché, veramente chi è grande? Dio solo! "Tu solo grande" diciamo al Signore, s'intende in senso assoluto; quindi ancorché l'anima sia poco istruita, la persona sia poco istruita o che sia per compiere un ufficio umile, eh... mentre compie un ufficio umile forse arriva ad una ricchezza interiore superiore a coloro che si trovano in più alto grado, in una posizione più distinta. Questa è la vera ricchezza, la vera grandezza: una maggior partecipazione ai doni di Dio.
E poi, su in cielo, nell'altra vita, un più alto grado di gloria.
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E allora chi si umilia nell'obbedienza sarà esaltato.
Quanto più noi ci umiliamo sulla terra tanto più saremo esaltati in cielo; l'essere umiliati sulla terra nell'obbedienza, particolarmente è quello che determina la misura della gloria in cielo.
Allora ecco la glorificazione di Gesù, ecco la glorificazione di Maria nei misteri gloriosi.
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Ricchezza di merito in Gesù Cristo, una ricchezza veramente eccezionale: «Questo è il mio Figlio diletto del quale mi sono compiaciuto» [Mt 17,5].
E ricchezza di gloria: Gesù alla destra del Padre, Maria presso Gesù in cielo.
Egli, Gesù, si era umiliato ed aveva obbedito: «Factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis. Propter quod Deus exaltavit illum, et donavit illi nomen, quod est super omne nomen; ut in nomine Jesu omne genu flectatur caelestium, terrestrium et infernorum, et omnis lingua confiteatur, quia Dominus Jesus Christus in gloria est Dei Patris» [Fil 2,7-11]
Parole che si traducono così: il Figliuolo di Dio s'incarnò e si umiliò prendendo umana carne, egli che era Dio, e presentandosi al mondo come uomo ordinario, anzi si umiliò fino ad accettare sopra di sé la responsabilità di tutti i peccati dell'umanità per soddisfarli nella sua carne e nel suo spirito.
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Fatto obbediente nella vita privata e nella vita pubblica e quindi nella vita dolorosa: obediens usque ad mortem. E quale morte? La morte più ignominiosa, morte di croce e in mezzo a due ladroni, quasi per indicare che egli meritava di stare in mezzo, di essere accomunato con loro e come il peggiore di loro: mortem autem crucis.
E mettiamo la parola «per questo» - propter quod Deus exaltavit illum - per questo il Padre lo esaltò. «Lo esaltò» - exaltavit illum - e gli diede un posto in cielo alla destra del Padre - sedet ad dexteram Patris - e volle che tutto il creato gli fosse sottomesso - caelestium, terrestrium et infernorum - il cielo, la terra e l'inferno: tutto sottomesso!
Come viene esaltato? Quia Dominus noster Jesus in gloria est Dei Patris: è nella gloria del Padre celeste. Ecco la glorificazione di Gesù.
Come avvenne questa glorificazione? Primo con la resurrezione, il primo mistero glorioso; secondo con l'ascensione al cielo, secondo mistero glorioso.
Glorificazione !
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Quel corpo era stato tutto coperto di piaghe, dalla testa ai piedi si può dire una piaga sola: i flagelli e le spine, i chiodi, la lanciata; tutto una piaga. E anche gli sputi, e i sudori, e il sangue che scorreva sopra le sue carni. «Io sono ridotto allo stato di un verme, non di uomo» [cf. Sal 22,7]. Un verme si pesta tante volte: era stato pestato dai flagelli.
Ed ecco che quel corpo così ridotto, al terzo giorno esce dal sepolcro ornato di tutte le doti del corpo glorioso.
Le sue piaghe risplendono come il sole ed egli è risorto per non mai più morire.
Egli, Gesù, ora è diventato, per la sua resurrezione, impassibile e immortale, e le altre qualità pure del corpo glorioso: la leggerezza e poi il potersi trasportare da posto a posto, non solo, ma di entrare nei luoghi chiusi.
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Tutto uno splendore Gesù risorto, sebbene agli apostoli si è presentato ancora come un corpo ordinario - sebbene risorto - perché non avrebbero potuto sostenere uno splendore di quel corpo risuscitato, del corpo di Gesù ravvivato nella risurrezione.
E così risorgerà glorioso l'obbediente che sopporta, perché è abbandonato in Dio, quel che Dio dispone, dispone direttamente oppure dispone per mezzo di [chi] guida, o dispone - o meglio permette - nelle varie circostanze della vita.
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E Gesù fu glorificato nel giorno dell'ascensione quando egli condusse nel monte dell'ascensione i suoi discepoli e là li benedisse, e poi si sollevò al cielo ed una nube lo avvolse e lo sottrasse agli occhi dei discepoli.
Ecco, gli angeli discendono, due angeli e, agli apostoli che ancora guardavano verso il cielo, un po' sconfortati perché era finita la presenza fisica o visibile di Gesù fra di loro, gli angeli dicono: «Quel Gesù che è salito al cielo tornerà come è partito» [cf. At 1,11]. E, come Gesù aveva annunziato, [sarà] il suo ritorno.
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Ecco, l'avevano condannato a morte; egli aveva accettato la volontà di Dio nel Getsemani e l'aveva compiuta tutta: «Padre, non come voglio io, ma come vuoi tu» [Mt 26,39].
E gli uomini si fecero trastullo di lui fino a bendargli gli occhi e poi a dirgli, dopo avergli dato uno schiaffo, «Indovina un po', tu che vuoi esser profeta, chi ti ha battuto adesso, chi ti ha percosso?» [Mt 26,68].
E arrivarono, nella loro crudeltà, a inveire e a incrudelire contro il suo corpo e Gesù lasciò fare tutto; non si oppose né agli sputi, né alle spine, né alla condanna a morte, né ai carnefici che lo inchiodavano, ed ecco, allora «siede alla destra del Padre»; non solo, «verrà di nuovo» - e, voleva dire l'angelo che parlava così - a giudicare tutti questi che l'hanno condannato (a).
Siederà giudice su tutta l'umanità, non solo, ma quelli che si saranno umiliati, che avranno partecipato al suo apostolato e si saranno sacrificati, ecco, giudicheranno con lui, anch'essi saranno esaltati.
Non importa che il mondo condanni, bisogna che non ci condanni mai Dio e siamo sempre sicuri che il Signore è contento, qualunque cosa venga detta, è contento perché «io ho fatto la sua volontà e sono stato obbediente».
E penserà lui a giustificarci davanti al mondo intiero, alla fine, anche se sacerdoti e suore vengono così perseguitati in tante nazioni, penserà il Signore a far loro ragione.
Nel giorno del giudizio universale tornerà come l'hanno veduto partire.
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E allora, che cosa fa Gesù in cielo alla destra del Padre? Manda lo Spirito santo sulla Chiesa, e manda lo Spirito santo sopra ogni anima in particolare e, chi è più arricchito dei doni dello Spirito santo nella Pentecoste è Maria, poi gradatamente tutti i presenti, tutti i discepoli: lo Spirito santo sopra tutta la Chiesa che è diventata così infallibile e indefettibile.
E che cosa opera lo Spirito santo in un'anima? Ecco: «Egli vi insegnerà tutto, vi suggerirà tutto, egli, lo Spirito santo, sarà un altro "paraclito", egli vi consolerà, egli vi fortificherà. E quando anche sarete condotti davanti ai giudici e vi accuseranno, non preoccupatevi di quel che dovrete rispondere: il Signore, lo Spirito santo c'è, vi suggerirà le cose che dovete dire, come difendere la vostra fede e professare il vostro amore per Gesù Cristo» [cf. Mt 10,18-20].
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E quindi il terzo mistero glorioso vi ricorda i doni dello Spirito santo, soprattutto questo dono della fede, virtù teologale; fede, speranza e carità, virtù cardinali, ma in modo particolare l'umiltà, la obbedienza, la sottomissione, l'abbandono nelle mani di Dio, come se non avessimo altro noi da pensare che questo: piace al Signore allora piacerà anche a me, piace a me, e io lo faccio ancorché la natura si ribelli ma il mio spirito invece deve sentir gioia perché compie la volontà del Padre celeste.
Alla religiosa poi lo Spirito santo infonde: povertà, castità, obbedienza.
E siccome la religiosa si santifica nell'osservanza dei consigli, nell'osservanza delle costituzioni e nel suo apostolato, la religiosa riceve questa docilità all'obbedienza, questa docilità alle costituzioni, questa docilità nel fare tutto il volere di Dio, particolarmente in quello che è la vostra missione: aiutare le anime alla salvezza.
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Abbiamo ancora da considerare che come fu esaltato Gesù, così fu esaltata Maria perché, come è stato obbediente Gesù in tutto al Padre celeste fino alla morte in croce, così Maria fu obbediente in tutto, partecipò a questa docilità di spirito del suo Figliuolo verso il Padre, partecipò pienamente fino al calvario e fino ad accettare noi come figli, e fino a prendersi ancora cura - com'è la volontà di Gesù - degli apostoli e della Chiesa per vari anni, la Chiesa che muoveva i primi passi, difficili passi per le persecuzioni.
Ecco, Maria accettò tutto e allora, come ella aveva imitato l'obbedienza, la docilità di Gesù al Padre celeste in tutto, così adesso appartiene, partecipa alla glorificazione che ebbe Gesù. E se Gesù è risuscitato, Maria è risuscitata: quarto mistero glorioso; e se Gesù in cielo riceverà la corona di potenza e la corona suprema per cui domina paradiso, terra, inferno, Maria partecipa a tutta questa glorificazione di Gesù e riceve una corona di potenza, sapienza e d'amore, dipendentemente da Gesù, ma unitamente a lui in partecipazione intima: quinto mistero glorioso.
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Allora praticamente noi consideriamo Maria che viene risuscitata, non subisce l'umiliazione del sepolcro.
Noi siamo nati peccatori e peccati ne abbiamo tutti quindi andiamo a purgare il nostro corpo; va a purgarsi, nel sepolcro, e subisce l'umiliazione perché siamo stati disubbidienti a Dio. Adamo ha disubbidito e i figli suoi hanno disubbidito.
E tutti i peccati si possono raccogliere in un peccato solo: la disubbidienza al volere di Dio e allora: l'umiliazione del sepolcro. Maria non la subì perché non fu mai disubbidiente e non fu mai macchiata del peccato di disubbidienza. Se non ebbe le conseguenze della disubbidienza di Adamo, non le ebbe neppure nella sua concezione che fu immacolata, allora non aveva bisogno di questa umiliazione, che è il disfacimento della salma sua nel sepolcro, e Iddio l'assunse al cielo e là la incoronò regina di tutto il mondo, regina di misericordia, madre di misericordia.
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E siccome era stata la più obbediente in tutto: Fiat mihi secundum verbum tuum [Lc 1,38], cioè: di me il Signore faccia tutto quello che vuole, così ella acquistando il potere di regina e la dignità di regina sopra tutto il creato, ella ancora ha un potere grande sul cuore del Figlio e sul cuore del Padre celeste.
Dispensiera di grazie per cui, chi vuole grazie si rivolga a lei e viene ascoltata, per cui ognuno il quale a lei si abbandona e ognuno che la imita, può arrivare a grande santità e un giorno essere vicino a lei nella gloria del cielo.
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La via dunque dell'esaltazione e la via della umiliazione, per noi, ma non fermiamoci tanto a considerare le umiliazioni, le sofferenze, la difficoltà nell'obbedienza, bisogna sempre che contempliamo quel che sarà alla fine.
Si possono anche ricevere dei torti, certamente, e può essere che il Signore lasci l'anima stessa che vorrebbe amarlo, la lasci nell'aridità, in sofferenze intime, ma non contemplare le cose che si vedono e che si subiscono, ma contemplare quel che sarà in cielo. Anche noi risorgeremo e avremo le doti del corpo glorioso se avremo saputo umiliarlo, e saliremo al cielo dietro a Gesù, nel giorno estremo: «Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio» [cf. Mt 25,34], e in quella gloria che è eterna saremo in un grado tanto elevato quanto qui, sulla terra, siamo stati umili, obbedienti.
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Comparve un re dopo morte - si dice - e manifestò che era salvo in cielo, ed era salvo come lui un servo nel palazzo reale, ma aggiunse che quel servo era tanto più in su, in cielo, quanto era stato più in giù in dignità e in posizione sulla terra.
Ogni volta che noi ci sottomettiamo, ci umiliamo, abbiamo un grande privilegio: di acquistare un diritto ad una glorificazione maggiore; e se l'obbedienza qualche volta fosse dura, sottomettiamo volontà e cuore e anche la mente: la glorificazione sarà più grande.
E quindi i misteri gloriosi sono veramente adatti a chiedere per l'obbedienza di Maria, per l'obbedienza di Gesù, la grazia di osservare il voto e di arrivare ad una obbedienza perfetta.

Albano Laziale (Roma)
2 ottobre 1957

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(*) Intera meditazione presa da T.

489 (a) Congettura del curatore: ma ancora a giudicare ciascheduno per quello che avrà fatto.