I. ESERCIZI SPIRITUALI
/Incominciamo col ringraziare il Signore/ (a) del grande beneficio degli esercizi spirituali.
Gli esercizi spirituali sono un incontro prolungato di Gesù con l'anima; è una comunicazione e una conversazione fra l'anima e Gesù e quanto più questa conversazione è intima, tanto più gli esercizi hanno frutto.
Certamente vi è la conversazione che noi facciamo al mattino nella meditazione, la conversazione che noi facciamo con Gesù nella visita, la conversazione che noi facciamo specialmente nella comunione con Gesù, l'incontro più prezioso.
Gli esercizi sono un incontro prezioso e lungo, otto giorni, secondo che è determinato dalle costituzioni. Ecco. Si tratta di entrare in comunione con Gesù, dimenticando tutto il rimanente, cioè quello che non ci serve per la nostra anima, quello che è alieno dagli argomenti spirituali: entrare in comunicazione.
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La Maddalena Maria, quando Gesù venne a chiedere ospitalità alla sua casa, lasciò che Marta attendesse alle faccende domestiche, a preparare il ristoro a Gesù e agli apostoli.
Essa chiamò in disparte, in un luogo solitario, Gesù, si mise ai suoi piedi, e aveva tante cose da dire a Gesù e Gesù aveva tante cose da dire a lei.
Si trattava del cambiamento di vita. Sì. La vita precedente non era stata buona, ma essa aveva trovato in Gesù la luce e un orientamento nuovo della vita; aveva trovato una cognizione profonda della nullità dei suoi giorni, della sua vita; aveva potuto conoscere i pesi che opprimevano la sua anima e il suo cuore.
Maria optimam partem elegit, quae non auferetur ab ea [Lc 10,42].
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Voi avete eletto in questi giorni la migliore occupazione che si possa fare, che si possa avere; Optimam partem elegit, quae non auferetur ab ea perché, in questa comunicazione con Gesù, voi riceverete nuova luce, farete nuovi meriti, acquisterete nuovi propositi, orienterete meglio la vostra vita religiosa, ritornerete a pensare sul modo con cui si compiono gli apostolati vari e si cercherà di migliorarli.
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Difatti gli esercizi devon terminare con due specie di propositi; primo, i propositi personali, della propria santificazione: santificazione della mente, santificazione della volontà, santificazione del cuore, del sentimento, e anche del corpo; poi, il programma che riguarda l'apostolato: conoscerlo sempre meglio per compierlo meglio, l'apostolato.
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Eh, sì, anche quando si avranno già parecchi anni di esperienza, ci sarà ancor da imparare, sempre da imparare e è segno di buona volontà riconoscere che abbiam ancor da imparare molte cose.
Chi si ferma e crede già che basti quello che sa fare, il modo con cui si comporta, in casa, con le sorelle; il modo con cui si comporta coi bambini, con la gioventù femminile, con le autorità religiose, ecc.; chi crede già di far bene, non ricaverà frutto dagli esercizi.
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Allora un'idea degli esercizi.
Gli esercizi si dividono sostanzialmente in tre parti: primo, meditare le verità che sono contenute nel Credo: dodici articoli o dodici dogmi della nostra santa fede. Io credo in Dio Padre Onnipotente creatore del cielo e della terra, primo articolo, e «Dio è il nostro principio, Dio è il nostro fine e Dio è colui che ci governa, con la sua autorità e la sua provvidenza».
Poi, Gesù Cristo, il quale è la via per arrivare al Padre celeste e, quindi, come ha condotto avanti la sua vita Gesù Cristo, per imparare a seguirlo.
Egli fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria vergine, patì e morì sulla croce, fu sepolto, risuscitò da morte, dopo essere disceso, a quello che diciamo, all'inferno, che va inteso giusto, ecc.; e poi i mezzi di salvezza: la Chiesa, la remissione dei peccati, il corpo mistico di Gesù Cristo che è la Chiesa, la vita eterna.
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Meditare le verità contenute nel Credo, specialmente le verità eterne: il giudizio di Dio con quel che lo segue, il giudizio particolare con la sentenza o di eterna salvezza o di eterna perdizione.
Considerare anche il giudizio universale, nel quale si vedrà che cosa avremo fatto noi, nella nostra vita, in riguardo all'apostolato e nelle relazioni che abbiamo con gli altri: se abbiamo avuto carità, se abbiamo avuto prudenza, se abbiamo osservato la giustizia, se ci siamo impegnati a fare ciò che potevamo: coi bambini, con la gioventù con gli infermi, coi poveri, ecc. Oh, sì. Il giudizio universale! Con la sua sentenza e con l'eternità.
Mirare poi all'ultimo articolo credo la vita eterna: il paradiso!... che ci attende. Il paradiso.
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La seconda parte degli esercizi è specialmente per meditare quello che riguarda la volontà di Dio; non più la fede, ma la volontà di Dio, cioè i comandamenti e i consigli evangelici, e la nostra coscienza, e quindi l'esame di coscienza, le virtù, il vizio, il difetto... In sostanza la pratica della vita.
I comandamenti si esaminano e, d'altra parte, servono ad esaminarsi, sopra i vari punti, cioè riguardo a quello che essi ordinano e a quello che proibiscono.
L'osservanza dei comandamenti è sempre la base anche della vita religiosa.
Poi vengono i consigli evangelici, cioè l'esame sulla povertà, sulla castità, sull'obbedienza, e sulla vita comune, e sull'apostolato.
Poi quello che riguarda in generale la volontà di Dio: sempre pronti all'obbedienza e se si arriva alla perfezione, all'abbandono nelle braccia di Dio per tutto quello che Egli vuol disporre di noi.
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La terza parte poi riguarda i mezzi di grazia e l'unione con Gesù, con Dio che, è poi la carità, è poi la perfezione.
I mezzi di grazia sono: la confessione, la comunione, la messa, la visita, le varie divozioni del mese: alle anime del purgatorio, a Maria santissima, ai santi apostoli Pietro e Paolo, le divozioni agli Angeli custodi, la via crucis, il rosario, e tutto quello che abbiamo di pratiche di pietà, secondo le prescrizioni delle costituzioni.
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Quindi stabilire l'anima in Dio. Unirsi a Gesù così che tutto il nostro essere, mente, volontà e cuore, siamo in lui. Vita vestra ascondita /sit/ (a) cum Christo in Deo [Col 3,3], la vostra vita nascosta con Cristo in Dio. Ecco allora, si stabilisce come una comunione perpetua con Dio, una comunione, cioè sentire sempre Gesù in noi, e sentire che portiamo Gesù, e comunicare Gesù alle anime con le nostre parole, con le nostre opere, col nostro apostolato.
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Vivere in Gesù Cristo. Ecco. «Non sono più io che vivo ma è /Gesù Cristo/ (a) che vive in me» [Gal 2,20]. Quanto bene in questo, quanto bene in questo!
Allora, stabilita con profondità questa unione con Dio, con Gesù Cristo, nel corso dell'anno si passano i giorni diversamente perché si pensa secondo Gesù Cristo e si parla secondo Gesù Cristo, e si opera secondo Gesù Cristo. La vita si eleva, così che ogni anno accresca un po' la nostra fede nei dogmi, e ogni anno la perfezione nell'osservanza dei comandamenti e dei consigli evangelici e dell'apostolato; e ogni anno ci stabiliamo sempre di più coll'anima, col cuore, in Dio, e facciamo sempre meglio le nostre pratiche di pietà. Sì. La vita così migliora.
Bei giorni perciò questi! Dono di Dio, questi giorni! Perché, ecco, siete entrate come in una santa solitudine, e Gesù vuol parlare: Loquar ad cor eius [Os 2,14], parlerò al suo cuore!
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Allora, praticamente, ci vogliono due disposizioni. Per far bene gli esercizi, primo: l'umiltà. Capire, sentire, che ne abbian bisogno; capire e sentire che abbiam bisogno di luce, perché siamo ancor ciechi su tante cose; capire e sentire che abbiam bisogno di forza perché siam tanto deboli, poco perseveranti; capire e sentire che dobbiam aver più unione, più amore, a Gesù. Amare ancora di più l'intimità con Gesù e le pratiche di pietà per stabilire questa unione perpetua con Gesù!
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Gli esercizi sono come una pioggia salutare che discende, calma, dal cielo; questa pioggia cade sulle montagne e cade nelle valli indistintamente.
Quella che cade nelle valli si ferma, penetra; quella che cade sulle montagne, scorre al basso, non penetra la montagna che per lo più è di pietra, o anche se vi è molta terra, tanto vi è la pendenza, per cui l'acqua discende alla valle. Così che nell'anima umile si concentrano le grazie dirette e le grazie indirette. Ha un doppio ordine di grazia l'anima umile. La grazia finisce lì, in quell'anima.
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Se vogliamo esser degli esseri fortunati, se vogliamo che gli esercizi abbiano da produrre un grande beneficio alla nostra anima, umiliamoci quanto ci è possibile. Non solamente a parole, ma sentire quanto siamo ignoranti nelle cose spirituali, quanto siamo deboli nelle virtù, quanto incostanti, quanto è poca la nostra unione con Dio, il nostro raccoglimento nella pietà, quanto poco abbiamo di fervore, di zelo nell'apostolato.
Sentire che abbiamo tanti torti davanti a Dio, perché, chi può numerare i nostri peccati? Le nostre deficienze? Chi? Sia che ci voltiamo sopra, sia che ci voltiamo sotto, troviamo innumerevoli deficienze.
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L'orgoglioso è accecato, non vede dei difetti, vede solo quello che ha di bene e, l'orgoglioso, mette i suoi difetti dietro alle spalle e non li vede, e mette i difetti degli altri davanti, e perciò i difetti degli altri li vede e i suoi non li vede, allora: «Cavati prima la pagliuzza... cavati prima il (a) trave dal tuo occhio», poi potrai dire al fratello, alla sorella: - Vieni, permetti, ti toglierò la pagliuzza che è nel tuo occhio - [cf. Mt 7,5].
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Specialmente chi è già più anziano, che dovrebbe già aver progredito di più, e specialmente se noi siamo superiori, in cui abbiamo degli obblighi verso degli altri, e un duplice ordine di doveri, per esempio di obbedire e di comandare e indurre all'obbedienza, di far bene e disporre il bene per gli altri.
Duplice ordine di doveri e duplice ordine di meriti, si sa, ma abbiamo bisogno di esaminare l'una e l'altra cosa: come abbiam obbedito e come abbiam indotto gli (a) altri all'obbedienza e come abbiam disposto bene per quello che riguarda gli altri.
Sentir la maggior responsabilità.
/A peccatis/ (b) meis munda me Domine et ab alienis parce servo tuo, dai miei peccati mondani, o Signore, e da quelli fatti dagli altri per causa mia, Signore, perdonami anche, ancora... o perché abbiamo avuto poco zelo, o perché abbiam dato poco buon esempio, o perché abbiam pregato meno, o perché non abbiam avuto abbastanza comprensione, ecc.
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Oh allora: l'umiltà! Perché noi possiamo anche vedere una bella fontana e non bere e restare assetati. La samaritana domandava a Gesù: «Dammi di quest'acqua» [Gv 4,15].
Ecco, sì, acqua spirituale!
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Particolarmente se non troviamo i difetti ci deve dare spavento, perché allora, non conoscendo le nostre deficienze, cosa chiederemo al Signore?
Se neppure il malato sa dove ha male o conosce il suo male, non potrà dire al medico, chiedere rimedi e chiedere la guarigione.
Aver tanta paura del nostro orgoglio, che impedisce tante cose, non solamente di pace con gli altri ma di grazia per la nostra santificazione.
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Seconda condizione è di aver molta fede, perché il Signore è con voi; il Signore, ecco, vi ha condotte qui per parlarvi, per distribuirvi maggiori grazie, per farvi fare un passo nella santità; perché si migliori la nostra vita, perché facciamo bene e meglio il nostro apostolato, perché siam più generosi con lui... Ecco, ci ha condotto qui per questo, il Signore, e perché arrivassimo a una intimità con lui, arrivassimo ad una fede più viva, ad una speranza più ferma, ad una carità più ardente, a una maggior osservanza religiosa, e a una vita comune e conformata e ispirata alla umiltà e alla carità.
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Oh, quante grazie ha preparato il Signore!
Abbiamo fede? Le vuol dare, Gesù!
Quasi Gesù si volge attorno, offre le sue grazie e non c'è chi le accetti, tante volte.
Ma voi, volete accettarle, le volete, queste grazie. Ecco. Fede! Fede!
Che il Signore ci trasformi: Mutaberis in virum alium, ti cambierò! Sì, fede!
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Poi vi sono alcuni mezzi che già sapete e che usate. Primo (a), l'osservanza buona del regolamento, dell'orario; ma, farla in spirito di penitenza, di riparazione. Per esempio, si è fatto bene la meditazione nel passato? Forse adesso si farà anche meglio; non si è fatta bene la meditazione nel passato? In questi giorni si faranno più riflessi, si penetra meglio. Tenendo presente questo: che il predicatore conta poco, ciò che conta è la meditazione che fa ognuno.
La parola del predicatore potrebbe anche non esserci e, anche ieri, sentivo che entravano negli esercizi diversi sacerdoti, esercizi di un mese, e senza predica, per poter meglio riflettere da sé, ciascheduno, sui propri bisogni.
Gli esercizi si possono fare senza predicatore e anche senza libro, ma mai senza i riflessi, la meditazione e la preghiera, e la preghiera di comunicazione con Dio.
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Ma, dicevo, se abbiam fatto poco bene gli esami di coscienza, come penitenza in questi giorni li faremo meglio; se abbiam fatto poco bene le visite, come penitenza in questi giorni le faremo meglio; se abbiamo ascoltato la messa un po' distratti in questi giorni la sentiremo più raccolti; e così via. Fare meglio!... quello che noi abbiamo da fare, anche in spirito di penitenza.
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E può essere che abbiamo detto delle parole inutili nell'anno, e in questi giorni tacciamo di più.
Tacere, ecco, in spirito di penitenza, e nello stesso tempo questa mortificazione ci servirà anche come preghiera per fare meglio nell'annata spirituale che poi cominceremo dopo gli esercizi.
Ciascheduna può avere qualche libro da leggere, anche, ed è utile; poi, quando c'è il tempo libero non è per chiacchierare, il tempo libero è perché uno può o meditare o dire il rosario o leggere un libro o conferire con chi deve conferire per la sua vita, la sua condotta, il suo spirito... o altra cosa buona, sì, altra cosa buona.
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Particolarmente nell'interno conservare una santa solitudine: l'anima con Gesù! L'anima con Gesù!
Entrare, come ho detto, in intimità di colloquio con Gesù.
Oh, vi son tante cose da dire, a Gesù!...
Di adorazione, di ringraziamento, di riparazione, di supplica, di propositi, di offerta...
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Poi, la solitudine esterna e, quando una cosa non è necessaria che si faccia, perché sarebbe un rompere la nostra unione con Dio, non facciamola, non facciamola.
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Il Signore dunque vi copra con la sua grazia, vi dia tante /ispirazioni, consolazioni,/ (
a) in questi giorni.
Avete lavorato tanto per gli altri, [in] questi giorni lavorare per l'anima vostra. Avete fatto molto del bene, nelle varie parrocchie dove siete state, nelle varie mansioni che avete avuto; adesso, che si è tanto lavorato per gli altri:
Venite [seorsum] in desertum locum, et requiescite pusillum [Mc 6,31], venite in un luogo separato, raccolto, e riposate il vostro spirito, cioè non preoccupazioni degli altri, pensieri a noi stessi.
Che bella grazia! Che bella grazia, Gesù vi fa!
Albano Laziale (Roma)
1° agosto 1957
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1 (a) Così T. Omette R.
[T = 1ª trascrizione. R = registrazione. Vedi legenda].
10 (a) V: est.
11 (a) V: Cristo.
15 (a) Forma arcaica e regionale. Sta per: la.
16 (a) R: agli.
(b) Ab occultis, dal Messale Romano latino-italiano feriale, Graduale, feria tertia post dominicam tertiam in Quadragesima Ed. Paoline, Alba, 1965, p. 148.
21 (a) A volte Don Alberione parlando inizia una classificazione che, nel seguito del discorso, tralascia di esplicitare.
26 (a) R: ispirazione, consolazione.