Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2-SOLENNITA' DELL'EPIFANIA DEL SIGNORE1 *
San Bernardo commenta il tratto di Vangelo in cui si dice che a Gesù Bambino fu imposto il suo nome2, il nome che era già stato annunziato dall'angelo a Maria, il nome che indicava salvezza, nome di Gesù, indicato pure a San Giuseppe. E' un nome che non viene imposto, quindi, dagli uomini, ma è un nome che è l'ufficio, è la natura. «Gesù» vuol dire Salvatore. E veniva, il Figliuolo di Dio, ad incarnarsi ed essere il nostro Salvatore. Egli salverà il popolo suo. Ora, questo nome è di ufficio, quindi né l'angelo, né gli uomini potevano cambiargli l'ufficio, quindi avessero anche dato a lui un altro nome restava sempre Gesù, il Salvatore: Jesus hominum Salvator.
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San Bernardo, commentando il passo: oleum effusum, nomen tuum1, dice che l'olio ha tre uffici: da una parte è medicina, dall'altra è cibo, e poi l'olio serve anche per illuminare, luce.
Il nome di Gesù indica veramente che egli è cibo oleum effusum nomen tuum (1). Com'è Gesù che è cibo? Nell'Eucaristia, specialmente. Del resto, egli è cibo, per lo spirito, con la verità, con la mente. E siccome il cibo di Gesù era di far la volontà di Dio2, così noi, facendo la volontà di Dio, ci nutriamo di questo cibo.
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Poi, il nome di Gesù, ancora è medicina. Si adopera in tante cose l'olio. E il nome di Gesù [è] veramente medicina. Colui che fu ferito dal peccato, ad esempio, chi ha commesso il peccato veniale, il nome di Gesù è medicina, perché invocando il nome di Gesù, ecco il perdono dei peccati veniali. Vi è poi un peccato grave che è oltre la malattia, non è soltanto la malattia e allora noi abbiamo la confessione la quale rimette i peccati in nome di Gesù Cristo, per virtù di Gesù Cristo. D'altra parte, quando si è tristi, afflitti, si va da Gesù, ecco la consolazione. E quante specie di malattie ha la nostra anima, quante specie di malattie ha il nostro spirito! Il nome di Gesù serve per tutte le malattie spirituali, ricorrendo a lui con la preghiera.
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Il nome di Gesù, poi, è rassomigliato all'olio, perché serve l'olio ad illuminare. Si accende la lampada a olio e la lampada a olio deve sempre illuminare il tabernacolo in continuità. Quante volte noi, nelle tenebre dello spirito, ricorrendo a Gesù siamo illuminati. Sulla vocazione, ad esempio, si è illuminati ricorrendo a Gesù presente nella Santissima Eucaristia. E quante volte noi leggendo il Vangelo ci sentiamo illuminati, sentiamo che le nostre idee cambiano. Se si esce dal mondo, si ricordano tante frasi, tanti detti che sono stati pronunziati, che abbiamo udito o nelle famiglie, o più facilmente, nelle persone del paese, della parrocchia. Gesù ha una luce che è verità. Gesù ci fa subito mutar le idee. Mentre che nel mondo si dice, ad esempio, «beati i ricchi», Gesù ci illumina con una luce ben diversa: «Beati i poveri»1. E se il mondo dice: «beati quelli che se la godono»? Gesù dice: «Beati quei che piangono»2. Allora, la luce nuova che è Gesù. Invocando Gesù noi siamo risanati nella mente e nelle malattie del cuore e nelle debolezze della volontà. Il nome Santissimo di Gesù.
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Ora, perché è stata stabilita questa festa? Questa è la festa che si può dire del Divino Maestro perché si celebrano le tre manifestazioni di Gesù. Se una volta questa festa era celebrata con la massima solennità, si può dire più che il Natale, vi eran le ragioni e vi sono ancora adesso. E in Oriente anche adesso supera, la solennità dell'Epifania, supera nelle sue manifestazioni, la solennità del Natale. Perché? Perché la redenzione da Gesù fu compita, ma la redenzione compita non può stare, non sarebbe utile a noi se non ci fosse applicata. Come se, pure Gesù ha istituito l'Eucaristia, e c'è nessun sacerdote che celebri e che dia la comunione, l'Eucaristia non viene a noi, Gesù eucaristico non entra in noi. Ora, la solennità dell'Epifania era per ricordare il grande mistero, la grande misericordia di Gesù per gli uomini: chiamare a sé i Magi, cioè i Gentili, i popoli pagani, i rappresentanti dei popoli pagani. E quelli che facevano come da pionieri, i pagani che entravano nel servizio, alla sequela di Gesù, ecco indicavano poi tutti coloro che, nel corso dei tempi, in ogni nazione avrebbero creduto a Gesù, l'avrebbero adorato e gli avrebbero offerto: oro, incenso e mirra. Questa manifestazione di Gesù per mezzo della stella. E così egli attirava quei re lontani alla sua culla. Ecco: lumen requirunt lumine1. Attirati da una stella son venuti [ad] adorare Colui che era la luce, la luce del mondo. Ego sum lux mundi2: io sono la luce del mondo. Questa è la prima manifestazione che ci ricorda la festa odierna.
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Ma nella Epifania si celebrano ancora due altre manifestazioni che son ricordate poi in altre occasioni e cioè: la manifestazione di Gesù al Giordano, quando egli ricevette il battesimo da Giovanni. E dopo che Gesù fu battezzato e stava pregando, si apersero i cieli e si fece udire la voce del Padre celeste, il quale rivelò, manifestò, (epifania vuol dire manifestazione), rivelò, manifestò il Figlio suo: «Questo è il mio Figlio diletto in cui mi sono compiaciuto»1. Il Padre manifesta il suo Figlio al mondo e dice che è il suo Figlio diletto, e dice che gli piace, questo Figliuolo. Era come una presentazione agli uomini perché lo ascoltassero, lo seguissero.
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Inoltre, questa festa ricorda un'altra manifestazione. Nella antifona si dice: Tribus miraculis ornatum sanctum diem, colimus1. Quest'oggi santifichiamo un giorno che è ornato, cioè che è solenne, per tre miracoli. I tre miracoli sono: la stella che ha condotto i Magi al presepio; e poi il Padre che dal cielo rivela suo Figlio, manifesta suo Figlio; e il terzo miracolo è quello di Cana, la quale manifestazione avviene per il miracolo, il primo miracolo solenne operato da Gesù Cristo per intercessione di Maria.
Quando alle nozze di Cana quegli sposi erano rimasti senza vino, Maria si accorse. Maria è sempre la madre pietosa che guarda i bisogni nostri ed è tanto delicata questa madre. Vedete, agli sposi si trattava solamente di risparmiare un po' di vergogna: sembrava una umiliazione dire: «non abbiam più vino». «E come? ad una festa così, non si è provveduto abbastanza il vino?» avrebbero potuto dire, e restava un po' di rossore, forse, e di turbamento per quella festa. Maria, anche per risparmiare un po' di rossore! Qualche volta per cose che a noi sembrano di così poco valore, Maria ci vuol così bene che interviene. E là intervenne non pregata. «Fate - disse ai servitori - tutto quello che vi ordinerà Gesù»2. E all'ordine di Gesù furono riempite le idrie di acqua e quando fu disposto che si portasse in tavola, ecco che quell'acqua diventava vino e vino prelibato. E come conchiude il Vangelo questo episodio? Manifestavit se, Jesus, discipulis suis. Hoc initium signorum fecit Jesus, manifestavit se discipulis suis3. Si manifestò, cioè fu una epifania quella. Così le tre epifanie notiamo e celebriamo oggi.
E allora ecco che Gesù mostrandosi, con questo miracolo, vero Dio, il Messia atteso, gli apostoli cominciarono a credere. Et crediderunt in eum discipuli eius4. Si manifestò Dio, Messia, mentre che prima era il falegname del paese. E questa era comune estimazione che si aveva di lui. Si manifestò Messia e Dio, il Dio incarnato, e perciò cominciarono a seguirlo con fede e a credere alle sue parole.
Dunque, quest'oggi, tre manifestazioni abbiamo che si può dire, quindi, il giorno del Maestro Divino. Da prima Gesù si manifesta con una stella; poi Gesù viene manifestato dal Padre con la voce celeste; e poi, alle nozze di Cana, per mezzo di Maria, si manifesta ai discepoli, a quelli che poi l'avrebbero predicato nel mondo intiero.
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Che cosa dobbiamo pensare noi? Che per noi Gesù è tutto. Questo: è cibo, è luce, è medicina. Perciò in qualunque necessità noi abbiam da trovarci, sempre ricorrere a Gesù. Anche un'anima che sia perduta, per la serie continuata di peccati gravi, se, in punto di morte, si rivolge a Gesù, è salva. E lo provò subito il buon ladrone quando disse: «Ricordati di me, quando arriverai nel tuo regno»1, disse a Gesù. Hodie mecum eris in paradiso2: quest'oggi sarai con me in paradiso. Gesù è il Salvatore. Non restare lì col cuore chiuso, non restare sotto la pressione di turbamenti, di agitazioni, di dubbi. Andare a Gesù. Pregare Gesù. Fare degli atti di riparazione dei nostri peccati. Recitare molti Miserere. Invocare la sua luce. Domandar che mandi il suo Spirito. E ci sollevi e ci fortifichi Gesù, poiché è nello stesso tempo: cibo e luce e medicina.
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Oh, quale fortuna, quale grazia per le Pie Discepole che sono come quasi costrette ad andare a Gesù in tutte le loro necessità, poiché le due ore di adorazione, e se sono obbligatorie, quindi si è come costrette. E da una parte bisogna imparare a compierle bene, non che siano solamente due ore, tempo passato lì, davanti a Gesù, un tempo che debba essere ozioso... No! Come Gesù non è ozioso nel tabernacolo, la Pia Discepola non può essere oziosa, taciturna con il suo sposo celeste, ci deve essere come uno scambio che mostra l'amicizia di Gesù verso l'anima. L'amicizia propriamente è uno scambio di doni e Gesù si dona e la Pia Discepola si dona a lui. Fortunate voi che avete questo cibo continuato, questa luce continuata, questa medicina continuata e che la stessa regola, le stesse Costituzioni vi obbligano a prendere. Ringraziare il Signore perché questa è una grazia grande. Che cosa poteva dare di più il Signore agli uomini che se stesso? Cosa poteva fare di più che darsi totalmente agli uomini e voler rimanere continuamente fra di noi? Ecco quel cuore che tanto ha amato e nulla ha risparmiato, eh!, dice. Quindi diciamo: cosa poteva far di più? «Nulla ha risparmiato per essi»1. Ma se egli si è dato a tutti gli uomini, voi avete da ricevere i primi doni, voi avete da accoglierlo per tutti gli uomini, avete da parlargli di tutti gli uomini. Eh, la Pia Discepola quando è animata da una fede illuminata, da una speranza ferma, da un amore intenso, troverà sempre la sua gioia, la felicità, è riposante il suo turno di adorazione. Sempre! Privilegio, privilegio!
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Il secolo nostro è il secolo dell'Eucaristia, è il secolo della Vergine Madre celeste. Le Famiglie Paoline son nate dal tabernacolo. E voi avete il privilegio di ottenere ad esse quell'alimento spirituale, interiore che deve essere per tutte come una linfa che alimenta la pianta, la quale produrrà i suoi frutti, e questi frutti bisogna che si estendano, che si allarghino, arrivino agli uomini. E quanto ci sarà di purezza, di santità, tanto questi frutti saranno abbondanti e saporiti per gli uomini. Erit sicut lignum [quod plantatum est] secus decursus acquarum1. Allora la Famiglia Paolina sarà come un albero piantato lungo la corrente delle acque preziose. Ego fons aquae2. E queste acque sgorgano dal tabernacolo, Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro
Roma, Via Portuense 739, 6 gennaio 1957*
* Nastro 9/e ( = cassetta 23/a). - Per la datazione. cf PM: «...la solennità dell'Epifania era per ricevere il grande mistero...». - dAS, 6/1/1957: «dopo la recita del Breviario (in ufficio) [il PM] va in v. Portuense, Casa Generalizia PD a fare una predica (4,30)» [pomeridiane].

2 Cf Lc 2,21.

1 S. BERNARDO, Sermones tres in Nativitate Domini, Sermo I, PL 184, 831; cf Breviarum Romanum, Festum Sanctissimi Nominis Jesu, ad Matutinum, in II Nocturno, lectiones IV e VI.

2 Cf Gv 4,34

1 Mt 5,3.

2 Mt 5,5.

1 Liber Usualis, in Epiphania Domini, hymnus in II Vesp. p. 464.

2 Gv 8,12.

1 Mt 3,17

1 Liber Usualis, in Epiphania Domini, ant. ad Magnif. p. 466: più esattamente è: ...diem sanctum...

2 Gv 2,5.

3 Gv 2,11: più esattamente: «Hoc fecit initium signorum Jesus (...) et manifestavit gloriam suam et crediderunt in eum discipuli eius».

4 ib.

1 Lc 23,42.

2 Lc 23,43

1 Parole di Gesù a s. Margherita Maria Alaquoque.

1 Cf Sal 1,3.

2 Cf Gv 4,14.