Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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16-IL «CREDO» (articoli 5-8)1 *
...la santificazione della mente, la santificazione del cuore, la santificazione della volontà o della vita. E prima la santificazione della mente. Pensieri santi. Della mente si fa spesso sciupìo perché si pensano tante cose inutili, tante cose che non giovano e, alle volte, sono contrarie alla fede, contrarie alla speranza, contrarie alla carità, contrarie all'obbedienza, contrarie alla povertà, contrarie all'umiltà.
La santificazione della mente è la prima e fondamentale: «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente»2. Ma se nelle 24 ore della giornata la nostra mente non è tutta occupata in cose che riguardano Dio, il suo servizio, il resto è sciupìo. E' il dono di Dio di cui si fa maggiore spreco, in generale; eppure è il più eccelso dei doni. Essere penetrati dalle grandi verità del cristianesimo significa trovare una maggior facilità a usar bene di tutta la mente. «Vi amo con tutta la mia mente».
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Perciò, ieri abbiam considerato le grandi verità fino: «Gesù discese all'inferno».
E poi, risuscitò. La sua risurrezione è quella che ci garantisce la nostra risurrezione. Verrà il grande giorno del giudizio e noi saremo chiamati dal sepolcro alla vita. L'anima si riunirà al corpo che prima aveva; l'anima e il corpo devono essere compagni nel gaudio eterno in cielo; oppure devono esser compagni nel tormento eterno nell'inferno. Soltanto a leggere quello che la Vergine di Fatima ha mostrato ai tre veggenti, c'è da rimanere colpiti, colpiti profondamente. Per misericordia di Maria i tre veggenti videro l'inferno e i tormenti di quelle anime disperate. Quando avverrà il gran giorno: «Sorgete, morti, venite al giudizio», allora il corpo comincerà ad essere partecipe delle sofferenze dell'inferno. Quei corpi arsi nel fuoco, tutti i mali: crucior in hac flamma1, sono arso in questa fiamma.
I corpi, invece, dei santi, dei giusti, risusciteranno segnati dalle virtù esercitate e dagli atti buoni compìti, risplenderanno sicut sol2, sì, risplenderanno come i soli, nel gran giorno del giudizio. E il corpo sarà immortale, impassibile, leggero, sottile; sarà ornato di quelle doti, in sostanza, del corpo glorioso di Gesù Cristo quando uscì dal sepolcro, e delle doti del corpo di Maria, assunta in cielo anima e corpo. La beatitudine che avranno i corpi dei martiri, i corpi dei vergini santificati dalle loro virtù; i corpi delle persone che son vissute nel lavoro, che hanno santificato gli occhi, l'udito, la lingua, il tatto. Quali splendori! quali splendori! ecco.
Ora, qual è il vero amore al corpo? Il vero amore al corpo è precisamente questo: di procurargli i gaudi eterni anche a costo di sofferenze, di fatiche; anche a costo di negare, tante volte, al corpo, quello che il corpo chiederebbe, vorrebbe. Ma se la persona religiosa passa le sue giornate nel lavoro, nella preghiera, negli esercizi dei suoi apostolati e sopporta in pace le piccole privazioni, porta in pace la sua croce, quale felicità procura al corpo!
Risuscitò da morte. E risusciteremo. E guardiamo di risuscitare adesso. Persone che si accontentano in tutto, persone che si rinnegano in tutto. Oh, e domani è la festa di un santo il quale è celebre per i suoi rinnegamenti. Bisogna, allora, che anche negli Esercizi stabiliamo un po' di regola al corpo, come il vitto, come la fatica da farsi, come sono le abnegazioni che dobbiamo imporre, quale la vigilanza sui sensi: occhi, udito, cuore, tatto. Che lo mettiamo in regola il nostro corpo. E qui viene anche l'esercizio della povertà; la misura del riposo, giusta. Poi risuscitò. Risusciteremo.
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Risuscitò da morte, salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre. Questo è l'ultimo viaggio di Gesù, quando egli, il giorno dell'ascensione, parte dalla terra e va a sedersi alla destra del Padre. Sì, il giorno in cui lasceremo la terra e andremo sù, nell'eternità.
Ecco, il Padre celeste ha segnato 33 anni di vita terrena al suo Figliuolo Gesù. Vi sono persone che vivono minor numero di anni: Sant' Agnese, ad esempio; San Luigi. Vi sono persone che vivono più anni: 70 anni e 80 anni. Ma vive sempre abbastanza chi si fa santo negli anni che ha. Se uno vive fino a 14 anni, come Sant' Agnese, e si fa santo, è vissuto abbastanza; se uno vivesse anche 100 anni e li adoperasse, questi anni, a peccare, vive troppo perché si accumula pene eterne; e non vive mai abbastanza chi non decide finalmente di convertirsi definitivamente e di darsi a Dio e di procurarsi la salvezza eterna, non vive mai abbastanza. Ma di ogni anno della vita il Signore ci chiederà conto...; ma non soltanto conto per colpire i peccati, ma ci chiederà conto per premiare il nostro attivo. Dopo tutto quel bene che si è fatto, si potrà aspettare la ricompensa, non è vero? Dopo tanti anni passati nel servizio di Dio, ognuna può presentarsi serena al tribunale di Dio.
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Siede alla destra del Padre. In cielo tanta gloria, quando noi, sulla terra, ci umiliamo, perché: «chi si umilia viene esaltato»1. E vi sono le anime umili che servono il Signore nel nascondimento, nella semplicità, amano assai più di obbedire che di comandare. Recumbe in novissimo loco2. Vanno volentieri all'ultimo posto. Oh, quanto uno si umilia, tanto sarà esaltato. E quanto uno si esalta, tanto sarà più umiliato. E' vero che il mestiere del Superiore, della Superiora, è un mestiere di pazienza. E se uno lo fa bene, è un mestiere di umiliazione. Siamo umiliati un po' dappertutto. E quindi, non è tanto l'ufficio, è il sentimento interiore. Vi sono le persone orgogliose che pure sono, stanno all'ultimo posto della scala e son pieni di orgoglio, non accettano mai un avviso, un consiglio. E vi sono persone che sono umilissime e stanno al più alto posto. E' il sentimento interno che, o è umile o è orgoglioso, superbo.
Il cuore benedetto di Maria, umilissimo cuore di Maria, come piaceva al Signore! E come dobbiamo noi cercare di adempiere il comando: «mettetevi all'ultimo posto». «Imparate da me che son mansueto ed umile di cuore»3. Il Maestro Divino, che cosa dice alla sua discepola? E, chi è prima tra di voi, sia come serva di tutte4. Se capissimo bene come l'ufficio di Superiore vuol dire «servire», quanto più accontenteremmo le persone che stan sotto e le faremmo più docili e le renderemmo più contente. Quante responsabilità, in certi uffici, abbiamo! Alle volte bisogna proprio dire: nihil mihi conscius sum sed non in hoc justificatus sum5: non conosco che peccati ho; ma per ciò stesso che non conosco, non vuol dire che non ci siano. Vedremo al giudizio di Dio come, alle volte, si è fatto penare; alle volte non si è soccorso chi era debole, non si è corretto bene, non si è intervenuto a render le anime contente, incoraggiate. E' il servizio, l'ufficio di Superiore.
San Filippo, che qui a Roma, fu mandato dal Papa a vedere un convento dove si diceva che la Superiora era santa; ed egli usò uno stratagemma per scoprire i sentimenti; perché la santità sta solo con l'umiltà ed è tanta quanto c'è di umiltà e di mira alla gloria di Dio; in sostanza, il fine di Dio, la gloria: se noi ci gloriamo da noi stessi, abbiamo ambizioni, siam sempre contro Dio; se invece ci umiliamo e la gloria la diamo tutta a Dio, allora siamo con Dio. San Filippo, dopo avere usato quella sua originale maniera di visitare il convento, andò a dire al Papa: sì, c'era una santa in quel convento, però è la portinaia, non è la Superiora, la santa.
Occorre che guardiamo bene. A forza di farci chiamare «madri» o «padri», noi possiamo essere neppur figliuoli e neppur figliuole. Esaminiamo i sentimenti interiori. Valersi del proprio ufficio, proprio per contentare l'orgoglio, la vanità. Guai se si cambia una Superiora, eh! che fastidio! Era prima in una casa grande, adesso è andata in una casa piccola. E non si dan più pace e portano il nervoso per tre anni, quanto devono stare là. Oh, vediamo che cosa facciamo. Tanto saremo esaltati, quanto ci umiliamo e ci mettiamo a servir tutti, servir tutti. Quindi il Papa è chiamato negli atti ufficiali «Servo dei servi». Vi sono molti preti che hanno il voto di «servizio», cioè di servir, tutto il tempo della vita, le anime. E questo dovrebbe essere proprio anche, se non il voto, la promessa, l'impegno, il sentimento di ogni Superiora, di ogni Superiore, sempre tenendo di mira le responsabilità che abbiamo anche quando gli altri mancano. Chi sa se non abbiam fatto pregare abbastanza bene, se non abbiamo aiutato quelle anime, ecc.
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Oh! Salì al cielo, siede alla destra del Padre. Perché? Perché si umiliò facendosi obbediente, Gesù, obbediente fino alla morte, morte di croce, propter quod, per questa umiliazione, per questa obbedienza di sottomissione, propter quod Deus exaltavit illum et dedit illi nomen quod est super omne nomen; ut in nomine Jesu omne genu flectatur caelestium et terrestrium et infernorum et omnis lingua confiteatur quia Dominus noster Jesus Christus in gloria est Dei Patris1. Sempre al venerdì ci inginocchiavamo alle tre dopo mezzogiorno e dicevamo questa preghiera dopo aver recitato le cinque preghiere, i cinque Pater, alle cinque piaghe del Salvatore.
Ufficio di servizio. Sono molte le persone, le Superiore, nelle Pie Discepole, che hanno compreso questo? Non voglio rispondere, ma potrei rispondere. Vi sono Case dove, quando si va, si può proprio far del bene e vi sono Case in cui, quando vado, non posso far del bene, perché non c'è la preparazione. E come dice appunto la Scrittura: non poté molto fare2 perché non c'era la preparazione. E quasi sempre sta dalla Superiora, quasi sempre.
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Oh! «Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti». Ecco, la nostra vita va incontro a tre giudizi o, possiamo dire, a due, tre per distinguere di più e chiarir di più il pensiero. Giudizio degli uomini: vedete come sono andate le elezioni?1 Era un po' il giudizio che hanno le suore che vedono chi è veramente virtuoso, chi stima di più. Oh, giudizio degli uomini.
Secondo: il giudizio di Gesù Cristo, andiamo incontro. Appena morti, l'anima nostra si incontrerà col Giudice. Omne judicium dedit Filio2. Si presenterà al Signore. Omnes manifestari ante tribunal Christi ut referat unusquisque prout gessit sive bonum sive malum3. Render conto. E, per chi ha fatto bene, è il giorno in cui si va volentieri incontro a Gesù, perché si sa, si è vissuti per lui, e lui aspetta l'anima per il premio. Ma vi sono anche dei giudizi che ci possono far pensare, sì; pensare se si sono adoperati tutti i talenti, tutte le forze per il Signore.
E poi, dopo, vi è il giudizio universale. Pensiamo questo, che sempre è una verità da considerarsi bene. Ci troveremo davanti ai nostri e ciascheduno vedrà tutto quel che noi abbiam fatto e noi vedremo tutto quel che gli altri han fatto. Manifestazione. Allora, noi staremo sempre con la fronte alta? Potremo stare con la fronte alta? davanti a tutti? oppure dovremo abbassar la fronte, perché non abbiam fatto sempre tutto bene, non abbiamo sempre dato tutti buoni esempi, non abbiam dato sempre a tutti incoraggiamento, non abbiam sempre detto buone parole, la sincerità, ecc.; oppure dovremo anche umiliarsi perché abbiamo nascosto, alle volte, [quello] che dovevamo dire; perché si è mormorato, lontani; perché si diceva una cosa con la bocca, magari una parola gentile, ma nel cuore c'era l'amarezza, si nascondeva, in sostanza, il proprio sentimento; perché quando si era al buio non ci si regolava come quando si era alla luce; perché, in sostanza, noi non abbiamo fatto bene.
Ecco, da un'anima semplice e bella, verranno fuori innumerevoli meriti che neppur l'anima stessa sospettava di essersi fatti. Ma da un'anima torbida, triste, sempre con pensieri sinistri che va escogitando, sospettando, giudicando, pensando cosacce... Ecco, si sprigioneranno tante cose come da un pezzo di carne corrotta - dice un santo -verranno fuori tanti vermi3.
Oh: «di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti». E allora, la bella parola con cui Gesù chiuderà la storia del mondo, è una parola che indica che l'ultimo giudizio si fa col metro della carità. Paradiso eterno o castigo eterno. Il metro della carità: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ignudo, mi avete coperto; infermo, mi avete curato, ecc.»5.
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Come è bello, questo, nelle Pie Discepole che attendono al servizio sacerdotale, che non possiamo ancor chiamarlo servizio sacerdotale, dobbiam chiamarlo servizio domestico perché si va evolvendo la dottrina. Siete più avanti di quello che pensano moltissimi. Il Signore vi ha spinto più avanti, prevenite i tempi. Il segreto della donna associata allo zelo sacerdotale vi ha spinto più avanti di quello che si è al livello attuale del pensiero: l'ufficio di Maria. E ho dovuto ancora mettere nel cassetto delle Pie Discepole, nel cassetto dove conservo le carte, il pensiero proprio giusto vostro a questo riguardo, perché la comune dei pensieri non è ancora arrivata fino lì, ma intanto cominciate a fare, poi..
Oh, il pensiero della Chiesa a riguardo alle suore è tanto progredito in un altro punto. Quattro volte, il Santo Padre, nella Costituzione riguardo alle suore, quattro volte ripete: che lavorino, che lavorino, che lavorino, che lavorino. Ci torna sopra. E il lavoro va rimesso in onore sull'esempio di Maria e sull'esempio del Salvatore Gesù. Così sarà poi questo punto che, poco per volta, progredisce e allora il pensiero giusto, il pensiero giusto, dello spirito dell'apostolato del servizio sacerdotale. Ed è naturale che come il Papa si prende le suore, il cardinal, padre Larraona ha le sue suore, ora si vadano generalizzando queste cose perché Maria è stata associata a Gesù. Bisogna, tuttavia, esser santi da una parte e dall'altra.
Dunque, scriverlo bene nelle Case: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete, ero ignudo, ero infermo»1: questa benedetta infermità che ovunque le suore fanno i servizi negli ospedali, nelle cliniche varie, ecc. Oh... idee da chiarire.
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Adesso, invece, l'opposto: «Avevo fame e non mi avete dato da mangiare; avevo sete e non mi avete dato da bere; ero ignudo e non mi avete coperto; ero infermo e non mi avete curato. E ogni volta che non lo avete fatto a uno dei miei fratelli, fosse pure il minimo, non lo avete fatto a me»1. E il giudizio universale sarà a base della carità. Chi capisce bene l'ufficio del servizio sacerdotale, può presentarsi serenamente al giudizio universale, perché sarà esaltato. Però vi sono ancora errori sopra questi punti che ho accennato adesso, errori che non mancano anche fra le Pie Discepole, sui vari punti che ho accennato adesso. Bisogna progredire. Gli Esercizi, se non rettificassero le idee, avrebbero il primo danno, perché la conversione nostra, come la santificazione, comincia dalla mente, cioè, a cambiare idee, principi. Oh, le idee esattissime sulla vostra vocazione.
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Oh, poi, adesso è quasi passata l'ora.
«Credo nello Spirito Santo». Noi crediamo che il Figlio di Dio Incarnato ha acquistato la grazia. La comunicazione è per mezzo dello Spirito Santo, ecco. Lo Spirito Santo ha santificato il Cristo; lo Spirito Santo ha santificato Maria; lo Spirito Santo santifica ogni giusto; lo Spirito Santo santifica la Chiesa e rende la Chiesa infallibile. «Lo Spirito che io vi manderò dal Padre»1. Perciò, ecco, dobbiamo noi avere una grande stima dell'opera dello Spirito Santo in noi. Lo Spirito Santo che illumini la mente; lo Spirito Santo che santifichi il cuore; lo Spirito Santo che fortifichi la volontà. In sostanza, formi in noi Gesù Cristo, lo Spirito Santo. Il peccato grave caccia lo Spirito Santo; il peccato veniale diminuisce l'opera dello Spirito Santo in noi. «Non vogliate contristare lo Spirito Santo che è in voi»2 - dice la Scrittura. «Siete templi dello Spirito Santo. Portate Iddio con voi»3. Ecco, lo Spirito Santo sta in noi finché non c'è il peccato, il peccato caccerebbe lo Spirito Santo.
Lasciamolo operare lo Spirito Santo in noi. E, nel giorno, custodiamolo nel nostro cuore, come se noi fossimo tanti tabernacoli che portiamo Gesù, tanti tabernacoli che contengono e portano lo Spirito Santo, sì. «Credo nello Spirito Santo». Beh, adesso basta. Poi... seguitiamo poi in seguito, dopo.
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Intanto questi articoli del Credo ci portino a considerare le grandi verità fondamentali. Come ho detto ieri sera, cresceremo nella santità a misura che siam persuasi e che sentiamo queste verità, a misura che le penetriamo e ne facciamo come la direzione della nostra vita, sempre in ordine al paradiso. Questi giorni poi, in modo speciale, siano come una Pentecoste: siete raccolte, prima di nuovo tornare ai vostri uffici, nelle vostre Case, invocare, insieme a Maria, lo Spirito Santo. Che ci dia l'odio al peccato, l'amore a Gesù, spirito profondo di fede, una speranza ferma, una carità e una bontà grande. Che siamo cambiati in altre persone. L'azione dello Spirito Santo.
Fare, dunque, gli Esercizi con Maria e tutti insieme con Maria, chiedere lo Spirito Santo. Che intervenga, non solo nelle elezioni e nel discutere i punti che sono discutibili, dopo le elezioni, nel Capitolo; non solo che intervenga lì, ma cambiando noi, i nostri pensieri, lo Spirito Santo; i nostri desideri, i nostri sentimenti, la nostra vita, il nostro modo di operare.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (25 marzo-1° aprile 1957) alle «Capitolari» Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione al 1° Capitolo Generale
Roma, Via Portuense 739, 27 marzo 1957 *
* Nastro 12/b (=cassetta 29/b). - Per la datazione, cf PM: «Ieri abbiam considerato le grandi verità fino: "&Gesù discese all'inferno"&» (cf PM in c141). «E poi risuscitò...». Intanto questi articoli del Credo ci portino a considerare le grandi verità fondamentali. «Come ho detto ieri sera...» (cf PM c141). «Domani è la festa di un santo il quale è celebre per i suoi rinnegamenti...» [si riferisce a s. Giovanni da Capistrano (?). Nel 1957, tale festa, ricorreva al 28 marzo, attualmente ricorre al 23 ottobre]. - dAS, 27/3/1957: «Dopo la meditazione ai sacerdoti va [il PM] a tenere meditazione alle suore PD in via Portuense. Dopo la recita del Breviario (ore 15) va dalle suore PD di via Portuense per la seconda predica».
(La seconda predica, di cui in dAS, non ci è pervenuta).

2 Cf Mt 22,37

1 Lc 16,24.

2 Mt 13,43.

1 Cf Lc 14,11.

2 Lc 14,10.

3 Mt 11,29.

4 Cf Mc 10,44.

5 1Cor 4,4.

1 Cf Fil 2,9-11.

2 Cf Mc 6,5.

1 Si riferisce alle elezioni delle Delegate al Capitolo Cenerale.

2 Gv 5,22.

3 Cf 2Cor 5,10: più esattamente: Omnes enim nos manifestari oportet ante tribunal Christi, ut referat unusquisque propria corporis, prout gessit sive bonum sive malum.

4 S. ALFONSO, Apparecchio alla morte, 1,2

5 Cf Mt 25,35ss.

1 Ib.

1 Cf Mt 25, 42-43.45.

1 Cf Gv 15,26.

2 Cf Ef 4,30.

3 1Cor 3,16.