Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

1. ANNO NUOVO1 *
Incominciare l'anno con la Santa Messa e la santa comunione è il più bel modo. Cominciare l'anno con Gesù va tanto più bene in quanto vi chiamate le «Pie Discepole di Gesù Maestro». Essere intieramente sue. E allora, chi ben comincia... continui bene. Ed è molto facile continuar bene, quando si è incominciato bene. Soprattutto si è incominciato col donarvi di nuovo a Gesù ripetendo la formula della Professione, chi ha già i voti, e per chi non ha ancora i voti, facendo i propositi, i propositi scelti perl'anno 1957.
Chiudendo il '56 abbiamo recitato il Miserere2 per tutti i nostri mancamenti commessi durante tale anno e abbiamo cantato il Te Deum3 in ringraziamento al Signore per le sue innumerevoli misericordie. Ora, il Veni Creator4, perché dallo Spirito Santo possiamo avere luce e forza e conforto per camminare bene nel '57.
Che cosa dobbiamo pensare di questo anno? Lo abbiamo incominciato, non sappiamo se lo termineremo. In ogni modo, o tutto o parte che abbiamo da riceverne, da percorrerne, che sia tutto per il Signore, per il paradiso. Tutte le cose per il Signore, per il paradiso. Ora, volendo noi passare questo anno santamente, abbiamo da guardare alcune cose e da domandare alcune grazie.
1
La prima grazia è sempre quella della volontà retta, cioè la retta intenzione: fare le cose per Dio, per il paradiso; sì. Questo è il vero amore al Signore: tutto, solo e sempre per il Signore e per il suo paradiso che è poi la stessa cosa, poiché il paradiso è tale perché c'è il Signore che è nostra eterna felicità. Retta intenzione.
Condannare adesso, all'inizio, ogni altra intenzione non buona, non santa, che possa nascere nei nostri cuori, nelle nostre menti. Condannarle già prima, protestando che intendiamo di soltanto fare quello che a Dio piace. Nell'oremus della domenica scorsa sempre si è domandato al Signore che diriga le nostre volontà nel suo beneplacito, nel suo volere, e che possiamo essere abbondanti nelle opere buone1.
Oh, allora, il patto con Dio: ogni respiro che daremo: per il Signore; ogni movimento del sangue, ogni battito del cuore: per Gesù; ogni atto di obbedienza, di osservanza degli orari e del compimento dei nostri doveri di ufficio: per il Signore; anche il riposo, anche il prendere il cibo: per il Signore; e per il Signore tutti i pensieri della mente; e per il Signore tutti i sentimenti del cuore; e per il Signore ogni parola, ogni passo; e per il Signore ogni azione. Che niente si prenda il demonio di noi, nulla abbia egli da impossessarsi di noi. Solo, sempre, in tutto: Dio, il paradiso.
2
In secondo luogo, oltre la retta intenzione: operare in grazia di Dio. In grazia di Dio, cioè, con l'anima bella, con l'anima pura, volendo corrispondere alla vostra bella vocazione, sia nell'apostolato eucaristico, sia nell'apostolato del servizio sacerdotale, sia nell'apostolato liturgico; ecco, come sempre vi è stato predicato. Oh, operare in grazia di Dio, ma nello spirito di obbedienza, nello spirito di obbedienza che vuol dire in dipendenza da Dio, piegando innanzi a Dio, innanzi a Gesù, la nostra volontà, la nostra testa, in omaggio.
I Magi sono arrivati alla culla di Betlemme e hanno portato, al Bambino, i loro doni. I doni indicavano l'omaggio della mente, I'omaggio della volontà, l'omaggio del cuore. Omaggio significa sottomissione, significa ossequio. E l'omaggio che si fa a Dio, la sottomissione che si fa a Dio, è del nostro essere, cioè: uniformare il nostro giudizio a chi guida; è uniformare il nostro volere a chi guida; è seguire la volontà di Dio nei nostri vari uffici, come sono. Che nulla sia fatto di nostro proprio volere, perché quello non sarebbe ricompensato da Dio. Dio paga il lavoro che è eseguito secondo i suoi ordini, secondo il suo volere. Quando operiamo noi, fuori del volere di Dio, allora possiam fare anche delle cose che fanno impressione, che sembrano belle, ma i libri ascetici dicono: magni passus, sed extra viam1, dei bei passi, ma fuori di strada. Fuori di strada e, se son fuori di strada, significa che non sono secondo la strada di Dio, il beneplacito di Dio e allora noi lavoriamo lavoriamo e non prendiam nulla. E potrebbe applicarsi, per spiegarci, non perché corrisponda nel senso: per totam noctem laboravimus et nihil cepimus2; sì.
Diceva una persona, che aveva fatto del bene nella vita, e stando per avvicinarsi l'ultimo suo momento: «Oh, se il Signore non mi parla di quel bene, non gliene parlerò io, perché non era secondo il suo volere, secondo il mio gusto era, secondo le mie tendenze».
Nulla, nell'anno, che non sia approvato, né il lavoro interiore, né il lavoro esteriore. Il lavoro interiore voi lo fate approvare negli Esercizi Spirituali, quando vi fate il programma e i propositi; ecco, allora, tutto quel lavoro di esami di coscienza, di confessioni, di tutti quei... quel lavoro che fate rinnovando i propositi, vigilando, pregando per progredire in quel determinato proposito, è tutto un lavoro approvato, il lavoro del cuore, il lavoro interiore, ecco. E questo lavoro fatto così, ha tanto merito presso Dio.
Quanto poi, al lavoro esterno, è più facile, ce ne accorgiamo di più se siamo obbedienti al campanello, se facciamo l'ufficio bene che ci è stato dato, se si studia quando si è mandati a studiare e se si fa l'apostolato, quando si è mandati a far l'apostolato. Questo si vede più facilmente. Tutto nell'obbedienza e, senza di quella, niente. Allora, faceste anche [il] lavoro minimo di trasportare una sedia, di pulire le scale e anche altre cose ancora meno stimate di queste, il merito è grande. E allora può guadagnare di più chi adopera la scopa per amor di Dio che non chi adopera il pennello e ci metta un poco di amor proprio. Tutto. Non soltanto guardare di far molto, ma, in primo luogo, di far bene, che sia nel volere di Dio; sempre. Non è necessario che si divenga strani con i permessi di ogni istante, ripetuti. I permessi si devono chiedere, ma vi è sempre il modo ragionevole, il modo adatto secondo la vita religiosa. Però, tutto sia nel volere santo di Dio. Perché, se noi dessimo anche tutto ai poveri e dessimo cose che non ci appartengono, noi facciam solo dei peccati. Bisogna che facciamo le cose per volere di Dio.
Come viveva Maria? Cose semplicissime faceva. Non si distingueva apparentemente, all'esterno, dalle comuni donne di Israele del suo tempo, ma tutto era un fiat, «sì» al Signore. Un «sì» bello al Signore, ecco. Un «sì» anche nel dare un punto, anche nel fare quello che agli occhi degli uomini sembra inutile, sembra che si debba tener nascosto, oh, quanto è prezioso! L'apostolato del servizio sacerdotale, nello spirito di Maria; I'apostolato eucaristico, nello spirito che è stato spiegato; I'apostolato, invece, liturgico, come è l'indirizzo della Chiesa e come è detto, come fu spiegato. Sempre, tutto nel santo voler di Dio. Sì, così il Signore paga ciò che ha comandato lui. E se un operaio fa una cosa di sua iniziativa, di suo volere, che non avete comandato, oh, non si paga. Così è rispetto a Dio. Siamo gelosissimi in questo!
3
Terzo punto: progredire un tantino ogni giorno1.
Se noi continuamente facciamo il nostro lavoro spirituale, se apportiamo al lavoro spirituale le due condizioni di preghiera e di buona volontà, si progredirà e, nei 365 giorni, quanto andrete avanti nella virtù! Bisogna, però, sempre distinguere ciò che è difetto da ciò che è peccato. Difetti ne abbiamo sempre, il peccato è un'altra cosa e non c'è da spaventarsi del difetto, c'è da spaventarsi del peccato. Se noi abbiamo queste due condizioni: preghiera e buona volontà, del progresso se ne farà.
Finito l'anno, ecco ci si potrà poi accorgere quando si arriva al corso degli Esercizi; sì. Noi, chiudendo l'anno '56 abbiamo fatto anche la rivista ai nostri conti spirituali, avrem trovato delle passività che, per grazia di Dio, vi è stato il modo di scancellarle per mezzo del sangue di Gesù Cristo che viene applicato nella confessione.
Non facciamo passività, cioè, un passo avanti e un passo indietro, perché se facciamo un passo avanti e un passo indietro, siam sempre allo stesso punto, non facciamo che muovere i piedi ci affatichiamo in far nulla, come dice il proverbio latino: In nihilo agendo occupatissimi. Lavorano a far niente. Oh, progredire costantemente, con calma, un tantino, piccoli passi, ma costanti passi.
4
Oh, il Signore benedica questo anno. Dev'essere un anno di molta grazia, questo. Dovete cominciarlo con grande letizia. Dovete cantar spesso il Magnificat1. Soprattutto: paradiso, paradiso, sempre. Ripeterla spesso quella lode del «Paradiso»2.
Dunque, tre condizioni perché questo anno sia passato santamente e frutti per l'eternità. Il '56 già è finito. Il bene che si è fatto dov'è? Se aveste guadagnato dei soldi, voi direte: li abbiamo nel portamonete (se lo avete...). E i meriti dove sono? Sono andati sulle porte del paradiso e ci aspettano per il premio. E le opere più buone sono state le umiliazioni, gli atti d'amor di Dio, gli atti di fede, le diligenze, l'applicazione amorosa ai nostri uffici, ai nostri doveri. Dunque, sono già andati sulle porte del paradiso questi meriti e ci aspettano per il premio. Dunque: retta intenzione. Mandiamo tante altre opere sulle porte del paradiso ad aspettarci, tanti meriti. E la gloria sarà proporzionata al merito, ai meriti fatti.
Poi, secondo: abbiamo sempre da compiere il volere di Dio. Siamo gelosissimi, non muovere neppure un dito che non sia nel voler di Dio, aveste anche da rigovernarvi il letto. Tutto nel modo che è insegnato, le cose precisamente come sono state insegnate.
Terzo, poi: il progresso di ogni giorno, piccoli passi, ma costanti passi. Come sarà bello quest'anno allora! Come conterà là, quando arriveremo sulla porta dell'eternità! Che bel premio! I Santi han fatto così. Hanno speso bene i loro giorni, i loro anni e ora son felici. Lassù non contano più gli anni, perché là è eternità che è ferma e che dura sempre. Ma qui dobbiam contare gli anni. Ma santificando gli anni assicuriamo la eternità felice. E così vi auguro. E così ho pregato il Signore, nella Messa, per voi. E così voi pregherete anche per le mie intenzioni.
Sia lodato Gesù Cristo.
5

1 Omelia alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro nella S. Messa di mezzanotte
Roma, Via Portuense 739, 31 dicembre 1956 - 1° gennaio 1957*
* Nastro 9/d (=cassetta 22/b). - Per la datazione, ci riferiamo al PM stesso e al dAS. PM: «Chiudendo il '56 abbiamo recitato il "&Miserere"&. Ora, il "&Veni creator"&, perché dallo Spirito Santo possiamo avere luce e forza e conforto per camminare bene nel '57». - dAS, 31/12/1956: «Alle ore 11,30 [23,30] vengono a prenderlo [il PM] le PD per la Messa di mezzanotte (v. Portuense)». - VV: «...meditazione del PM nella Messa di mezzanotte per il 1° dell'anno 1957».

2 Sal 50: cf Liber Usualis, p. 652.

3 Inno «Pro Gratiarum Actione»: cf Liber Usualis, p. 1832.

4 Inno ai II Vespri di Pentecoste: cf Liber Usualis, p. 885.

1 Cf Messale Romano Quotidiano, domenica tra l'ottava del Natale.

1 S. AGOSTINO

2 Cf Lc 5,5.

1 Motto di Maggiorino Vigolungo, aspirante SSP (1904-1918).

1 Cf Lc 1,46-55.

2 Cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, EP, Ostia 1965, p. 327.