Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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32-IL PARADISO1 *
Quest'oggi, la festa di Santa Maria ad Nives, cioè la chiesa dedicata e chiamata col nome di «Santa Maria Maggiore». Ricorda un prodigio. Sovente la Madre celeste, lungo i secoli, è venuta sulla terra a parlare con gli uomini e soprattutto, spesso, per la sua intercessione, sono stati operati prodigi. E molte volte ella ha manifestato la sua volontà, il suo desiderio agli uomini con dei segni straordinari. Uno di questi è il prodigio con cui ebbe inizio il santuario o basilica di Santa Maria Maggiore. Vi erano, in Roma, due coniugi anziani, molto ricchi, senza figli, i quali, per la loro divozione a Maria, avevano deciso di lasciare erede, lasciare le loro sostanze, in qualche opera buona, e pregavano il Signore a voler far conoscere quale opera egli desiderava. Ed ecco che, nella notte dal 4 al 5 di agosto (che sarebbe stata la notte scorsa), ella comparve, Maria, in sogno, separatamente, ai due coniugi e, nello stesso tempo, al Papa Liberio che allora governava la Chiesa2. Disse che sarebbe stato gradito a lei se avessero costruito a suo onore una chiesa nel luogo che al mattino avrebbero trovato coperto di neve. (La neve in agosto, a Roma, non è una cosa naturale). E al mattino il posto coperto di neve si trovò che era l'Esquilino, precisamente vicino al luogo dove avete il Centro Liturgico. Costruire una chiesa. E allora, il Papa processionalmente venne sul posto e tracciò così, diciamo, sommariamente, il luogo da dedicarsi, il posto, il terreno da dedicarsi alla costruzione della nuova chiesa. E riuscì una grande basilica. Si chiamava, da principio, con vari nomi, poi, siccome in Roma vi erano parecchie chiese già dedicate al nome di Maria, il popolo prese a chiamare quella chiesa Santa Maria Maggiore, perché, per l'ampiezza, per la ricchezza e per il suo posto centrale, rispetto a Roma, si distingueva dalle altre chiese pure dedicate a Maria.
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Ricordate che Maria è in cielo e che spesso, come a Lourdes, come a Fatima, come in tante altre occasioni, venne ad avvertire gli uomini di camminare sulla via del cielo; avvertire gli uomini che ella è la Madre della misericordia, che è disposta ad aiutarli e, nello stesso tempo, venne a richiamarli dalla via del peccato.
Maria in cielo non dimentica i suoi figli e quindi le diciamo con molto cuore: Salve, Regina, Mater misericordiae: madre di misericordia e speranza nostra. E la «Salve Regina» si conchiude, poi, con le parole: «e mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno». Cioè, che Maria, in paradiso, ci mostri Gesù. Come Gesù è il figlio di Maria e sta qui in chiesa, coperto, diciamo così, dalle specie eucaristiche, così un giorno ce lo sveli, non più coperto dalle specie eucaristiche, ma così da poterlo vedere «faccia a faccia»1 «come egli è»2. E Gesù ci sarà mostrato da Maria, come ella, Maria, mostrò il suo bambino ai pastori, ai magi, al tempio; dal paradiso.
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E domani, poi, è la festa della Trasfigurazione di Gesù sul monte, quando Gesù prese a parte Pietro, Giacomo, Giovanni e poi con loro salì sul monte e là si trasfigurò. Il suo volto divenne raggiante come un sole e le sue vesti bianche come la neve e comparvero daccanto a lui Mosè ed Elia. I tre Apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni rimasero stupiti e, d'altra parte, pieni di gioia. Non avevano mai veduto il loro Maestro in quell'atteggiamento. E anche nel loro cuore era discesa una grande consolazione per cui Pietro esclamò: «Si sta bene qui; se vuoi faremo tre tende: una per te, Gesù, una per Mosè ed una per Elia». Era un saggio di paradiso, un saggio solamente, come potevano, allora, capire gli apostoli, un saggio breve perché gli apostoli caddero in ginocchio quasi tremando e poi, quando alzarono gli occhi, videro solamente più Gesù nell'atteggiamento ordinario. E discesero dal monte1. Ma intanto avevano conosciuto chi era Gesù, meglio l'avevano conosciuto. Oh, la Trasfigurazione è un piccolo saggio di paradiso.
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Dopo queste feste, viene la novena dell'Assunta. Cioè, noi celebriamo, con l'Assunzione di Maria, quel giorno fortunato in cui Maria fu trasferita, dalla potenza di Dio, in paradiso anima e corpo, dopo il suo terreno pellegrinaggio sulla terra. La novena dell'Assunta è per ricordarci che Maria è in cielo e che aspetta i suoi figli, aspetta noi. E non sta oziosa, no, in cielo, pensa sempre a noi, a ciascheduno di noi e a ciascheduno di noi pensa, come se non ci fossero altri a cui debba pensare.
Poi vi è la festa dell'Assunzione e poi dopo si celebrava l'ottava dell'Assunzione e difatti l'ottava si celebra ancora ricordando il Cuore Sacratissimo di Maria, pieno di misericordia, di bontà.
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Tutto questo ci fa meditare il paradiso, ci fa ricordare che sulla terra siam di passaggio. Il Signore ci vuole in paradiso e ci ha creato per il paradiso: Fecisti nos, Domine, ad Te, [et] inquietum est cor nostrum donec [re]quiescat in te1. Però vuole che ce lo meritiamo e quindi ci ha assoggettati ad una prova. La prova sulla terra è triplice: prova di fede: credere, fede. E prova di amore: amarlo Iddio, vivere uniti a lui. E prova di fedeltà: osservanza dei comandamenti. E, per chi ha i voti, osservanza dei consigli evangelici.
Prova. E se la prova è superata: paradiso eterno. Cosa sarà di chi non supera la prova? Anche gli angioli del cielo furono assoggettati, dopo la loro creazione, ad una prova. E tanti, con a capo San Michele, rimasero fedeli. E tanti, con a capo Lucifero, si ribellarono a Dio. E così avviene anche degli uomini. Cominciò Eva a trasgredire il comando di Dio. Ecco, tanti figli suoi, poi, prendono la via del male e non sempre riconoscono i loro errori per mettersi di nuovo sopra la via di Dio, la via del cielo. Gli angeli fedeli son felici in paradiso e sono i nostri angeli custodi o gli angeli protettori e sono gli angeli che cantano eternamente le glorie di Dio. Gli angeli infedeli sono i tizzoni d'inferno i quali hanno il potere o, diciamo, il permesso di tentare gli uomini; e qualche volta avvengono anche ossessioni, come risulta dal Vangelo e come risulta dalla storia. Occorre, allora, che pensiamo che degli uomini ce ne sono dei saggi e ce ne sono degli stolti. E noi possiamo metterci come gli angeli buoni, fra i saggi, che si lasciarono guidare da San Michele, e possiamo sempre esser tentati di metterci con gli stolti. E tanti angeli seguirono Lucifero.
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Sulla terra, adesso, vediamo sempre le due classi di uomini: quelli che tengono la strada del cielo e vi fanno dei passi buoni, camminano diritti su quella via; e quelli che, ingannati, illusi, si mettono sulla strada del male, del peccato e camminano verso l'inferno, e si credono saggi perché la via dell'inferno è più comoda, mentre che la via del cielo è la via che ha tenuto Gesù: vita di sacrificio, di abnegazione; è la via che ha tenuto Maria, maestra di ogni virtù; è la via che ha tenuto San Giuseppe, umile e sempre disposto al volere di Dio; è la via di tanti santi, che son già in cielo, e di tanti santi, che sono sulla terra ancora, ma per quanto si può prevedere, un giorno saranno annoverati fra i santi in paradiso. Lassù, i patriarchi, i profeti, gli Apostoli, i martiri, i confessori, i vergini e, dopo di essi, una gran turba, una gran turba di semplici cristiani, i quali sono entrati in cielo o come innocenti, perché conservarono la stola battesimale intatta, o sono entrati in cielo come penitenti perché lavarono la loro stola, prima macchiata, nel sangue dell'Agnello Gesù: Turbam magnam vidi1, dice il libro dell'Apocalisse. Scrittura.
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Oh; le tentazioni di mettersi sulla via del male son continue, e non vale che uno sia vestito dell'abito religioso perché il diavolo non si accosti, e non vale che uno si sia consacrato a Dio per non subire più tentazioni della carne, e non vale che uno abbia dei buoni propositi per non sentire, qualche volta, la ribellione della volontà. Il diavolo tentò anche Gesù Cristo. E i santi passarono tutti per molte tentazioni e prove, e superando le tentazioni e sopportando le pene della vita, entrarono in cielo. E questa è la via. I beati son tutti segnati dalla croce. Come il loro capo Gesù Cristo, Re dei salvi, dei beati, Re del cielo, mostra in cielo la sua croce che è la più grande di tutte, perché egli ha sofferto più di tutti i santi, più di tutti noi. Sofferenze d'ogni parte. E non è che queste sofferenze vengono sempre così, casualmente, qualche volta possono venir dalla malizia degli uomini o anche, senza che ci sia malizia, dagli uomini che, magari, operano in buona fede; son da scusarsi davanti a Dio, ma intanto fanno soffrire.
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Allora contemplare spesso il paradiso. Il mese di agosto è da consacrarsi al pensiero del paradiso, proprio un mese per crescere nella fede sul paradiso, la vita eterna. «Credo la vita eterna»1. E per meditare il paradiso e per eccitare i nostri cuori al desiderio del cielo e, nello stesso tempo, per ordinar la nostra vita verso il cielo, e fare, operare per il cielo. Basterebbe il pensiero del paradiso a farci tutti santi e, più c'è la fede viva in questo articolo del Credo, e più noi viviamo la nostra giornata terrena in letizia: laetantes ibimus2. Camminiamo lietamente perché la strada ci porta al paradiso, anche se i nostri piedi vanno a posarsi su delle spine, anche se la via è ripida, anche se molte volte incontriamo pietre; ecco: paradiso. Laetantes ibimus, se noi pensiamo al paradiso.
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D'altra parte, a che cosa si vuol pensare? Dopo che si son fatti i voti, che cosa hai ancora sulla terra? Denari non ne hai, distinzioni non puoi averne perché le signorine per esser distinte si adornano tanto e voi, invece, portate un abito che è comune a tutti e abito di mortificazione. D'altra parte, la vita è mortificata, non possediamo neppur più la nostra volontà, l'abbiamo offerta a Dio e abbiamo offerto a Dio tutto l'essere. Sempre la professione: «tutto mi dono, offro, consacro»1.
Dunque, sulla terra più niente, il nostro tesoro è lassù. Siete state come le vergini prudenti2? come colui il quale andava in cerca di perle preziose, pietre preziose e fra tutte ne trovò una che era preziosissima, di un valore incalcolabile e allora vendette tutto, diede via tutto, mise insieme la somma per acquistare quella perla unica e rimase ricco3. Avete fatto un omaggio di tutto voi stesse al Signore per conquistare quel luogo o, diciamo, quel tesoro che è il cielo. E man mano che noi, giorno per giorno, ci rinneghiamo e offriamo la nostra volontà al Signore, accettiamo con letizia tutte le disposizioni e ci sforziamo di esser sempre più di Dio, man mano che facciamo così, non solo ci assicuriamo il paradiso, ma ce lo assicuriamo bello.
Ecco, Gesù è andato in cielo a prepararci il posto4. E allora guardarlo questo posto, ricordarlo. Se quello è tutto il nostro tesoro, c'è bisogno che vengano a ricordarci che siam fatti per il cielo? Eppure siam così infermi che spesso lo dimentichiamo e ci preoccupiamo solo di qualche cosa della terra o di fastidietti che abbiamo o di salvare il nostro amor proprio, oppure di assicurare quello che a noi sta più a cuore che può essere salvar l'orgoglio e concedere ai nostri sensi qualche cosa che, forse, non piace a Dio. Paradiso. Pensiero dominante di agosto.
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Ma sentir di più la fede in questo, perché se non la sentiamo, non ci fa impressione e non ci induce a fare il bene; mentre che se noi abbiamo vivo il pensiero del paradiso, più niente ci costa. Che cos'è tutto questo? Di Gesù è detto: Proposito sibi gaudio, sustinuit crucem1: essendosi proposto di giungere alla gloria del cielo, portò la croce. E la portò serenamente, guardando il cielo, guardando la faccia del suo Padre celeste; ecco; anche nei momenti in cui sembrava che il Padre celeste avesse chiuso i suoi occhi e non considerasse più il suo Figlio amatissimo. Dunque: fede più viva nel paradiso.
Poi, pensare: son creato per il cielo e qui, sulla terra, devo dar prova di fede, cioè, conoscer Dio; e prova di fedeltà, cioè, servir Dio; e prova di amore, cioè, amare Iddio. Poi paradiso eterno. Il Padre celeste mi aspetta, la mamma del paradiso mi aspetta, San Paolo mi aspetta, tutti i beati mi aspettano; me exspectant justi2.
Allora, se tutta la vita è così, la giornata di oggi è così, ce la concede il Signore perché lavoriamo per il paradiso. Come tutta la vita, per questo, così ogni giornata, ogni ora, ogni momento ci è concesso per lavorare per il paradiso.
E guardiamo di arricchirci tanto. Vi sono persone che arrivano in punto di morte con le mani vuote. Vi sono persone che arrivano in punto di morte con tanti peccati. Vi sono persone che arrivano in punto di morte, e i loro giorni sono stati pieni di meriti: dies pleni invenientur in eis3.
Quali vogliamo imitare? Guardar su i beati. Sul paradiso si dovrebbero fare 30 meditazioni, come è segnato nel libro: «Brevi meditazioni per tutto l'anno»4. Non abbiamo tempo a fare 30 meditazioni qui, adesso, in questo momento, ma potete farle lungo il mese di agosto, pregando Gesù trasfigurato, che infonda in noi la fede nel cielo, e pregando l'Assunta, che infonda in noi la fede nel cielo, e che dal paradiso rivolga i suoi occhi misericordiosi sopra di noi affinché un giorno ci mostri Gesù, frutto benedetto del suo seno e conchiudere: o clemens, o pia, o dulcis virgo Maria.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro
Roma, Via Portuense 739, 5 agosto 1957 *
* Nastro 16/b (=cassetta 37/b). - Per la datazione, cf PM: «Quest'oggi, la festa di S. Maria ad Nives... e domani, poi è la festa della Trasfigurazione di Gesù sul monte». - dAS, 5/8/1957: «Va [il PM] a tenere meditazione alle PD di via Portuense». - VV, 5/8/1957: «meditazione del PM: S. Maria ad Nives...».

2 Papa Liberio, pontefice dal 352 al 366.

1 1Cor 13,12.

2 1Gv 3,2.

1 Cf Mt 17,1-8.

1 S. AGOSTINO. Confessioni, I,1,1.

1 Ap 7,9.

1 Simbolo Apostolico.

2 Cf Sal 121,1.

1 ) Formula della Professione religiosa della PD, Cost.
(
1948), art. 89.

2 Cf Mt 25,1-13.

3 Cf Mt 13,45-46.

4 Gv 14,2.

1 Eb 12,2.

2 Sal 141,8.

3 Sal 72,10.

4 G. ALBERIONE, Meditazioni..., EP, Roma 1952, 2 voll.