Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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31-LA PESCA MIRACOLOSA (Domenica IV dopo Pentecoste)1 *
E' utile che in questa domenica consideriamo alquanto il Vangelo, il quale è ricavato da San Luca, capo V, versetto 1° fino all'11°. In quel tempo, mentre la gente si affollava intorno a Gesù, per udire la Parola di Dio, egli stava presso il lago di Genezaret e vide due barche ferme alla riva del lago, essendone i pescatori scesi a lavar le reti. Salito in una di quelle barche che era di Simone, lo pregò di scostarsi un po' da terra e sedutosi, dalla barca ammaestrava le folle. E come ebbe finito di parlare disse a Simone: «Prendi il largo e calate le vostre reti per la pesca». Ma Simone gli rispose: «Maestro, ci siamo affaticati tutta la notte e non abbiamo preso niente. Nonostante, sulla tua parola calerò le reti». E fatto così, presero tanta quantità di pesci, che la rete loro si rompeva, e allora essi fecero segno ai compagni dell'altra barca di venirli ad aiutare. E venuti quelli, riempirono tutte e due le barche da farle quasi affondare. Veduto questo, Simon Pietro si gettò ai ginocchi di Gesù, dicendo: Signore, allontanati da me, perché sono uomo peccatore. In verità, egli e quelli che erano con Lui rimasero storditi della presa dei pesci che avevano fatta. Così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che eran soci di Simone. E Gesù disse a Simone: «Non temere, d'ora innanzi, tu sarai pescatore di uomini». Ed essi tirate a riva le barche abbandonarono ogni cosa e seguirono Cesù2.
La gente si affollava intorno a Gesù per udir la parola di Dio, e Gesù stava presso il lago di Genezaret. Le parole latine sono più forti e dicono: cum turbae irruerent in Jesum. Le turbe, non solo si affollavano, ma sospingevano Gesù, volendo ognuno esser più vicino a lui e udire più chiaramente la sua parola e sentire la bontà, vedere la bontà con cui egli parlava.
Questo indica quello che dobbiamo fare noi e quello che è sempre il principio della salvezza: la Parola di Dio. Ascoltare la Parola di Dio, leggere la Parola di Dio, meditare la Parola di Dio. Sete della Parola di Dio. Vi sono persone che cercano sempre la sapienza di Dio: leggono la Bibbia, leggono il Vangelo, leggono tutto l'insegnamento della Chiesa quale ci viene dai catechismi e dai libri che escono sotto la guida della Chiesa. Chi è assetato della Parola di Dio, riceve poi infusione di luce, non soltanto, ma di grazia. Gesù si comunica all'anima e infonde una forza nuova.
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Le turbe lo sospingevano quasi nell'acqua, perché Gesù era sulla riva del lago di Genezaret. Allora Gesù vide due barche ferme alla riva del lago. Erano discesi i pescatori per lavare le reti. Gesù voleva essere sentito da tutti, non solamente dai vicini; quindi salì su una barca, che fece scostare alquanto dalla terra, e così, avendo tutta la moltitudine sulla spiaggia quasi in circolo, poteva parlare ed essere udito da tutti.
Ma la barca - nota il Vangelo - era di Simon Pietro. Gesù, nei secoli, predicherà sempre dalla barca di Pietro, cioè dal Papa, egli insegnerà la sua parola. E' un grande insegnamento questo. In tutte le varie sentenze che possiamo udire sempre dobbiamo rivolgerci a Simon Pietro, cioè al Papa, perché Gesù ha voluto insegnare dalla barca che era di Pietro.
Sedutosi sulla barca, ammaestrava la folla. Gesù regna nel mondo, egli ha una grande bontà, non è turbolento: non audietur vox eius foris1. La sua voce non è uno schiamazzo al modo dei conferenzisti e dei demagoghi, no, parla alle anime con soavità e la sua parola discende fino al fondo dei cuori che sono ben preparati. Quindi, stava seduto serenamente e ammaestrava la folla. Così nei secoli, l'insegnamento della Chiesa è fatto in modo molto diverso da quelli che vogliono arringare il popolo e condurlo verso l'errore. Sempre dobbiamo ammaestrare con soavità e mitezza.
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Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «prendi il largo e calate le vostre reti per la pesca». Ecco, Gesù si rivolge a Simone, non agli altri, perché sarà sempre Pietro che dovrà insegnare quello che si deve fare; e gli altri, assecondarlo, seguirlo, poiché il Papa non ha solamente l'incarico di insegnare la dottrina, ma ancora l'incarico e l'ufficio di insegnare la morale, quello che si deve fare per piacere a Dio.
Ma Simone, Pietro, gli rispose: «Maestro, ci siamo affaticati tutta la notte e non abbiamo preso niente: nonostante ciò, sulla tua parola calerò le reti». Vedete, alle volte ci affatichiamo, non concludiamo niente perché non operiamo nello spirito di Dio e non lavoriamo per amor di Dio, ma lavoriamo per amor nostro, per egoismo. E allora la vita resta anche inutile. Vi sono persone che si affaticano e sopraffaticano e conchiudono ben poco e vanno avanti in mezzo a pene e delusioni, raccolgono niente per l'eternità, perché non operano per Dio. Le nostre fatiche, anche le più umili, siano sempre indirizzate al Signore. Operare per lui e allora, anche nelle opere minime, noi acquistiamo merito.
Nella notte, Simon Pietro e i suoi compagni Giacomo e Giovanni, ecc., non avevan preso niente senza Gesù. Operiamo sempre con Gesù, per Gesù, nelle intenzioni di Gesù e prenderemo tanto. Ma Pietro qui rimedia. In che modo? «Sulla tua parola calerò le reti», che vuol dire: è vero che sono un deluso, perché tutta la notte ho preso niente, ma alla tua parola io ci credo, e credo che se me lo comandi, eh, otterrò quello che desidero. E obbedì.
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Quante volte bisogna dire così: «sulla tua parola», sul comando, sulla disposizione che ci vien data: «calerò le reti», cioè: obbedirò. Non ci vedo, non capisco, mi sembra che si dovrebbe fare il contrario (tanto che Pietro già stava lavando le reti per non pescare più); ma sulla parola di Dio, l'obbedienza opererà sempre prodigi, miracoli. State fermi a questa cosa perché nella vita è di importanza capitale. Quando si obbedisce c'è il Signore con noi, perché noi siamo con lui, cioè accettiamo la sua volontà.
«E, fatto così, presero tanta quantità di pesci che la rete loro si rompeva». Ecco il frutto dell'obbedienza, proprio il miracolo. Nello stesso luogo non avevan preso niente, da sé, tutta la notte lavorando, ma nello stesso luogo, sulla parola di Gesù, tanta quantità di pesci che la rete loro si rompeva.
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«Ed allora essi fecero segno ai compagni dell'altra barca di venirli ad aiutare». Sì, perché era Pietro, dalla sua barca, che aveva gettato le reti, ma vedendo tanta quantità di pesci, chiamarono i compagni che conducessero la barca vicino e così aiutassero a prendere, a raccogliere i pesci che erano nella rete e si riempirono tutte e due le barche, così che sembrava che dovessero affondare. Annuerunt socis. Che vuol dire: la messe è molta, chiamate operai1. Mandate, o Gesù, buoni operai alla messe. Le vocazioni.
Quanto è ampio il vostro apostolato: liturgico, eucaristico, servizio sacerdotale. Chiamate vocazioni, sempre lo zelo per le vocazioni. Pietro chiama, dà l'esempio, chiama i compagni a venirlo aiutare, perché potessero raccoglier tutti i pesci che erano stati presi nella rete.
E allora Pietro, sempre generoso e pronto, «veduto questo Simon Pietro, si gettò ai ginocchi di Gesù dicendo: Signore, allontanati da me, perché son uomo peccatore». Eh, doveva allontanarsi lui, caso mai... ma Pietro ciò che aveva nel cuore lo diceva subito, e poi Gesù gli faceva l'osservazione, e la prendeva, e l'accettava, sempre ben disposto.
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Gettarsi ai piedi di Gesù significa riconoscerlo come colui che ha diritto di comandarci, diritto di disporre di noi; colui che, mentre che comanda, dà la grazia per fare, dà la grazia per fare. E allora la obbedienza accompagnata dalla grazia di Gesù opera miracoli. Cosa faremo da noi? Ma con Dio posso tutto. La più alta santità può raggiungere qualunque anima, qualunque Pia Discepola che sa camminare nello spirito di Dio, nello spirito dell'obbedienza. Essere contrari ai superiori vuol dire essere contrari a Dio; vuol dire rifiutare la sua grazia, vuol dir rimaner soli. E che cosa succederà? quali errori potremo fare? Tuttavia riconoscersi per peccatori e cioè, indegni della grazia di Dio e indegni anche di far le opere di Dio. Ma quando Iddio ci concede la grazia di far la sua volontà, pensiamo che è una grande grazia quando possiam far la volontà di Dio, è una grazia aggiunta alle altre grazie.
In realtà egli, Pietro, Simon Pietro e quelli che erano con lui, rimasero storditi, stupiti vuol dire, della presa di pesci che avevano fatto. E non era mai successo a loro, forse, una pesca così abbondante. E così pure Giacomo e Giovanni, che erano altri due apostoli, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone, erano soci nella pesca. Oh, sì, quelli che accompagnano sempre i Superiori e si lasciano guidare da loro, vedranno l'opera di Dio.
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Poi viene la conclusione. Quella pesca miracolosa aveva un fine, il miracolo era per insegnare una verità: Gesù disse a Simone: «Non temere, d'ora innanzi tu sarai pescatore di uomini». Voleva dire che Simone, a cui cambiò il nome e diede poi il nome di Pietro, non doveva spaventarsi mai, anche se qualche volta avrebbe dovuto spargere la Parola di Dio in mezzo a gente contraria, pagana: «sarai pescatore di uomini». Dalla professione o dal mestiere così umano e umile, Pietro viene chiamato alla più alta dignità, al più alto ufficio: salvare anime, pescare non più pesci, ma uomini. E allora, il frutto? Tirato a riva le barche, abbandonarono ogni cosa e seguirono Gesù. Credettero alla parola di Gesù e diventarono i suoi apostoli, seguirono Gesù.
La corrispondenza alla vocazione dev'esser generosa, pronta, dev'essere tutta ispirata dall'amore di Dio e dall'amore dalle anime: sempre fine soprannaturale. Nell'Istituto non si ha da cercare noi stessi, ma si ha da cercar Dio, la sua gloria e il bene delle anime. E ogni giorno cercar Dio, la sua gloria, la nostra santità, il bene delle anime, bene che si promuove per mezzo dell'apostolato.
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Ecco, allora, comprendiamo sempre meglio quello che il Signore ha voluto insegnarci. Sottomettersi al Papa e prender da lui tutto l'indirizzo. Sulla parola di chi ci guida, obbedire. L'obbedienza opererà prodigi. Il Signore, poi, a chi obbedisce dà la grazia di fare cose sempre più belle e eleva le anime e le attira nella sua intimità; ecco, le eleva, le anime, alla santità e le attira nella sua intimità.
Allora benediciamo il Signore. E questo Vangelo è bene che sia letto parecchie volte, perché è tanto pieno di insegnamenti e ha avuto per noi anche una efficacia, fin dall'inizio, una efficacia grande, di molte conseguenze, quindi. Questo Vangelo amarlo in modo particolare, cercando di penetrare il senso di ogni parola.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (30 giugno-8 luglio 1957) alle Pie Discepole del Divin Maestro
Roma, Via Portuense 739, 7 luglio 1957 *
* Nastro 16/a (=cassetta 37/a). - Per la datazione, in PM non vi è nessun indizio cronologico. - dAS, 7/7/1957: «Verso le ore 6 [il PM] è dalle PD di via Portuense». VV (cf c259).

2 Lc 5,1-11.

1 Is 42,2.

1 Cf Lc 10,2.