II
IL NOSTRO FINE1
Abbiamo considerato lo spirito del primo articolo delle Costituzioni, e cioè l’Istituto ha per fine la gloria di Dio e la perfezione, la santificazione dei membri mediante l’osservanza dei santi voti nella vita comune. Per tutti, questo è il primo impegno necessario per corrispondere al primo articolo mediante il lavoro interiore, il lavoro spirituale che ha sempre due parti: emendazione e costruzione, cioè conquista delle virtù.
Entrati in un Istituto, la via della santità è una, e si è già scelta, non si va più in cerca di spiritualità o di indirizzi nuovi, di tendenze, consigli vari, ma si deve vivere quella vita, poiché è la via segnata dall’obbedienza, e dall’obbedienza al superiore massimo che è il Papa che, approvando le Costituzioni e dandole a chi deve farle osservare, ha segnato qual è la volontà di Dio. Non potete trovare né un confessore, né un libro di spiritualità, né un altro indirizzo, no! Niente può superare quello che ha detto il Papa e la volontà di Dio per ciascuno.
La santificazione, comunque intesa, si fonda solo sull’obbedienza bene intesa, poiché le Costituzioni hanno tante disposizioni, ma si riducono tutte ad una: la volontà di Dio. La volontà di Dio è per tutti i cristiani, ma per chi fa i voti è sull’osservanza dei voti, e chi prende la strada paolina, l’osservanza dei voti secondo le Costituzioni, cioè secondo la vita paolina. Temete altre tendenze e consigli come tentazione; stare raccolti nella propria via, perché è la via certissima indicata dalla Chiesa e sulla quale non ci possono essere discussioni.
Il secondo articolo riguarda l’apostolato. Apostolato che s’intende come collaborazione alla Chiesa. La Chiesa ha
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ricevuto il mandato dal suo fondatore Gesù Cristo: «Andate, insegnate e fate discepole tutte le nazioni2. Ora, a questo ministero che appartiene alla Chiesa, la dottrina è data sempre dal sacerdote, dall’episcopato, dal Papa. Il sacerdote ne è ministro e la applica alle singole popolazioni, ai singoli istituti. La missione è data agli apostoli: Papa ed episcopato. Ma tutte e tutti possono essere cooperatori in questo grande ministero. S. Paolo dice: «Agli altri miei cooperatori3.
Allora noi dobbiamo ricordare che la Chiesa ci ha assunti, vi ha assunte a collaboratrici della Parola di Dio, della predicazione del Vangelo. Perciò facendo l’apostolato occorre per prima cosa la retta intenzione. La retta intenzione in che cosa consiste? Dare alle anime, secondo la vostra condizione, ciò che Gesù Cristo stesso ha dato al mondo quando ha predicato la divina Parola. Quello che Gesù Cristo ha predicato deve essere ripetuto, perché il messaggio della salvezza arrivi a tutti, poiché non vi è altra salvezza: «Non est in aliquo alio salus4. L’intenzione, perciò, è di esercitare il secondo comandamento: «Amerai il prossimo tuo come te stesso5. Siccome noi vogliamo essere salvi, chi ama desidera per gli altri i doni che lui ha. Allora l’intenzione, il desiderio che siccome vogliamo il paradiso, così desideriamo e vogliamo procurarlo, per quanto sta a noi, anche agli altri, alle anime. Intenzione retta di giovare alle anime.
Quando vi dicono: Questo fa del bene, che cosa significa? Significa che questo giova alle anime. Quando dicono: Questo non fa del bene, significa che non giova alle anime. Quindi nelle pellicole, nel libro o nel periodico che vogliamo dare, dobbiamo sempre pesare, misurare le cose: Se ciò che vogliamo portare, giova alle anime. Quanto più è retta l’intenzione, tanto più è grande il merito.
È vero che sempre si richiede l’offerta, ma si richiede quel tanto che è necessario perché l’apostolato duri e perché l’Istituto possa svilupparsi. Non si può regalare all’infinito senza ricevere, perché l’apostolato finirebbe. La Chiesa
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stabilisce che la Santa Sede, l’episcopato e i sacerdoti abbiano un’entrata, cioè abbiano tanto da poter portare avanti la vita, diversamente l’apostolato non potrebbe continuare. La Congregazione deve formare le aspiranti, sostentare e provvedere ai bisogni vari, pensare anche ai malati e a quelle persone che sono già anziane e quindi hanno bisogno di cure e devono prepararsi per l’ingresso in paradiso. La Congregazione è fatta in primo luogo per questo, ossia preparare le anime dei suoi membri all’ingresso in paradiso. E poi l’apostolato per coloro che non sono membri dell’Istituto. Quindi l’apostolato ha bisogno di quello sviluppo che è nell’ordine delle cose, che è conforme allo spirito della Chiesa e alla natura delle cose stesse: una famiglia che cresce.
Amare la Congregazione, quindi essere buone amministratrici quanto alla parte economica. Amare la Congregazione che è così bella, che è tutta ispirata, voluta da Dio, che è conforme ai desideri della Chiesa, che ha delle Costituzioni che sono modello per gli altri istituti, che è organizzata bene, amarla, amarla tanto. Amarla tanto, perché è come amare voi stesse. Ognuna è un membro, quando il membro è sano, contribuisce a tutto il corpo; se una mano è malata, ecco che il corpo ne risente. Quindi il bene che procuriamo per ciascuno di noi è bene anche del corpo sociale, cioè della comunità.
Secondo: l’intenzione retta nell’apostolato è necessaria, perché l’apostolato riesca bene. Primo, metterci la mente, secondo metterci il cuore e terzo metterci le forze, cioè la volontà. L’obbedienza che cos’è? È solo un’esecuzione materiale? Se vedete i soldati che fanno le manovre e coloro che guidano, che comandano, danno ordini: Alza le mani, cammina così, adopera l’arma in quel modo. Ma il soldato può pensare tutto diverso. L’obbedienza invece è la conformità al volere di Dio, cioè l’unione della nostra volontà alla volontà del Signore. Allora metterci tutto l’essere, prima la mente: capire bene che cos’è l’apostolato, capire le intenzioni che ha la Congregazione nel dare questo o quello alle anime; capire la collana dei libri, capire la serie delle pellicole e il bisogno proporzionato all’ambiente al quale è diretto. Comprendere perché ti è assegnato quell’ufficio, quale era l’intenzione di chi ha disposto, quando ha disposto.
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Dobbiamo, poi, metterci il cuore, cioè amare l’apostolato, amarlo come un privilegio che il Signore vi ha dato, poiché vi ha elevato a collaborare con la Chiesa. Tutti gli uffici che hanno le suore dei vari Istituti sono buoni quando sono approvati dalla Chiesa. Il vostro è così nobile e così alto: Dare la verità per amore di carità. Non è soltanto dare la minestra alla porta del convento, ma è dare la verità che salva. E da chi andremo, se non dalla Chiesa per la salvezza? Allora tutte le suore, ancorché non abbiano fatto studi, quando sanno far bene la propaganda, guadagnano grandi meriti, collaborano, sono insegnanti, perché portano il catechismo, lo insegnano, lo danno tutto. E così per il Vangelo. Metterci il cuore. Questo è anche uno dei segni della vocazione paolina: se si ama l’apostolato.
Camminando, magari nascono degli scoraggiamenti, e questi portano a lavorare meno, come capita a persone, a suore, in certi luoghi che avete anche veduto. Stanno in chiesa, magari due ore sedute, guardando le volte o per riposarsi. Allora viene la tentazione: Qui tanta fatica. Se vado in clausura, finisco la fatica, me ne sto tranquilla. Questa è una delle tentazioni! Una volta abbracciata una vita, se non sono casi veramente straordinari, e sono pochissimi nella storia, per regola generale bisogna stare all’ordinario.
Perseveranza! Perché ciò che fa virtù, cioè quello che eleva l’atto a dignità di virtù, è la perseveranza, il resto può essere anche entusiasmo, un desiderio, ma occorre che noi seguiamo la virtù che viene formata dalla perseveranza. Quindi amare l’Istituto, e se non lo ami subito, prega il Signore che te lo faccia capire, e poi un po’ di sforzo ci vuole. Certo è fatica, ma alla fatica sono anche uniti i due meriti nella vita paolina: quello della santificazione e quello dell’apostolato. E non siete contente di guadagnare il più?
Del resto nostro Signore e la Vergine santissima hanno atteso alla santificazione, al perfezionamento, ma nello stesso tempo hanno compiuto l’apostolato. Quindi il Maestro Divino ci insegna, Maria ci insegna, quanto più poi l’apostolo Paolo, il quale è anche modello del nostro apostolato quanto a edizioni. Come ho detto. Nel Vangelo che porto sempre con me,
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i quattro Vangeli occupano duecentotrentaquattro pagine, e le Lettere di S. Paolo da sole occupano altrettante duecentotrentaquattro pagine; poi ci sono ancora i discorsi di cui parla il libro degli Atti degli Apostoli.
Metterci le forze. Vigilare sulla salute è buono, però è certo che tutti gli uomini consumano la vita, le forze in qualunque ufficio si trovino, ma c’è modo e modo di consumarle. Alcuni le consumano nei piaceri o nelle vane ricerche dell’onore, ecc., oppure anche solo per denaro; altri consumano le forze in un lavoro materiale, come gli operai, gli agricoltori, ecc. Noi consumiamo le forze in ciò che è tanto nobile, ma le forze si consumano per tutti. Quindi da una parte le Costituzioni dicono di avere una cura moderata, ragionevole della salute, e dall’altra parte però è già certo che la nostra salute ha dei limiti. Quando suona il campanello con un avviso: gli occhi diminuiscono di vista, l’udito diviene un po’ più duro, il respiro non è più così buono e la stanchezza si prova più facilmente, … ecco il campanello di Dio: preparati all’eternità. Non devi fare qui una dimora, una casa stabile: «Quia morieris tu et non vives: Devi morire, non vivrai» in perpetuo sulla terra. Sono tante le scampanellate che la misericordia di Dio ci fa sentire perché ci prepariamo. «Dispone domui tuae»6, disponiti e preparati, cerca le disposizioni che occorrono per entrare in quella casa del Padre celeste.
Un altro punto. Nell’apostolato c’è una gerarchia, un ordine nella diffusione sia dei periodici, del libro, come delle pellicole, ecc., fosse pure dei dischi, delle filmine. La prima cosa da dare nell’apostolato è il catechismo che riguarda la dottrina della Chiesa. La seconda cosa da dare è la Sacra Scrittura, per cui faremo l’Anno biblico. La Scrittura, il Vangelo devono essere sempre diffusi, ma particolarmente vi dedichiamo un anno per onorare l’apostolo Paolo per la sua venuta a Roma, al centro della cristianità. Poi viene la Tradizione, tutto ciò che spiega la dottrina della Chiesa, quello che hanno scritto i santi Padri e ciò che quotidianamente il Papa insegna. Quindi la
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vostra collana Il Pastore della Chiesa che ci guida7 e i discorsi stampati del Papa, ottimo apostolato. Poi tutto il resto che aiuta le anime: l’ascetica, la mistica, e innumerevoli libri che trattano specialmente delle cose sacre e, a volte, anche la scienza umana, ma sempre in ordine alla scienza divina, come sono, ad esempio, i libri di filosofia o di psicologia e simili.
Una gerarchia. In primo luogo quindi il catechismo, per il quale non avete una missione indefinita, come andare tanto facilmente in certi uffici, ma il catechismo in generale. I particolari possono essere chiariti anche in seguito, intanto si sta al volere di Dio.
Dopo la Bibbia. Su questo già state meditando, però bisogna che ci sia un grande amore alla Parola di Dio nel catechismo, un grande amore alla Parola di Dio nel testo della Bibbia, un grande amore alla parola che ci viene dalla Chiesa per Tradizione, cioè i libri scritti da quegli autori che nella Chiesa hanno cercato di svolgere l’insegnamento; questi sono particolarmente i Dottori.
Negli ultimi due secoli, particolarmente da un secolo e mezzo, quanto ampiamente parla il Papa! La Chiesa diviene come una parrocchia dove il Papa è il parroco e parla con abbondanza: Pio IX8, Leone XIII, S. Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII e l’attuale9, che non mettono fine allo scrivere, al parlare e all’operare. È da notare che il Papa insiste su tre punti: la legge del pregare, la legge del credere e aggiunge lex agendi, la legge dell’operare, ossia che si arrivi alle virtù, alla vita cristiana. Questo si deve presentare nelle nostre librerie e si deve portare al popolo.
Naturalmente poi, siccome non siamo solamente degli editori o stampatori, dobbiamo fare la redazione e dare il pensiero paolino come lo abbiamo appreso, quindi sempre la preferenza a ciò che viene scritto, stampato e proposto dalla Congregazione:
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le nostre cose. Il resto è servizio alle anime, per esempio procurare libri dalla Francia per l’Italia. Ci sono libri francesi molto utili, e così di altre nazioni, ma questo è un servizio un po’ a fianco; si possono procurare libri di case editrici per fare un servizio al clero e al popolo, ma la preferenza in modo assoluto e obbligatorio in coscienza, va a ciò che viene dato dalla Congregazione. Particolarmente quello che viene dato dal sacerdote e tutto quello che viene scritto da voi e dato da voi, in collaborazione con il sacerdote che ha il mandato, il comando di predicare. Dunque, nelle nostre librerie e nella propaganda questo è l’ordine che deve essere conservato ed è obbligatorio.
Si può fare la domanda: E circa gli oggetti religiosi? Questo deve sempre più diminuire, particolarmente perché non avete voi l’impegno di confezionarli. Gli oggetti, i paramenti o altre cose sono riservate all’altro Istituto10. Ognuno si tenga nella sua via. Non usciamo di strada, perché ci sarà sempre questa tendenza, ma l’impegno nostro è di fare la volontà di Dio, quella che il Signore ha su ciascun Istituto. Anche se si dà il permesso per qualcosa, sarà piuttosto da ridurre e fare solo come servizio per quelli che vengono da voi e non vorrebbero andare in due posti, ma è sempre un servizio secondario. Quindi le Pie Discepole non devono stampare e voi non dovete confezionare le cose che sono oggetti sacri. Ciascuna nella sua strada. E se le Pie Discepole hanno bisogno di libri liturgici, devono farli stampare alla Società San Paolo o alle Figlie di San Paolo, o se non si può, da qualche tipografo esterno, ma non devono mettere su la tipografia. Così a vostra volta per quello che riguarda gli oggetti religiosi. Così è stato inteso quando ogni Istituto è stato messo sulla sua strada11.
In quarto luogo: prudenza nella diffusione, prudenza in tante maniere: dove si va, ciò che si porta, ciò che si espone, come si tratta con le persone, e come si intendono i bisogni delle persone che vengono nei centri, come si sa proporzionare e
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quindi la necessità di seguire bene Il Raggio12 per comprendere che cosa c’è, che cosa non c’è. Specialmente adesso, l’ufficio della librerista diviene sempre più difficile. Prima avevamo magari cinquecento titoli, ed era già parecchio, ma adesso ne abbiamo tremilacinquecento quasi: povera librerista che ha da tenere tutto a memoria! Ha bisogno dello Spirito Santo, e allora si preghi, e tante volte stare un poco a leggere, anche impiegando forse qualche mezza giornata della settimana, rende di più per la gloria di Dio, per le anime e per il bene stesso della Congregazione che non il continuo camminare. Il Signore, poi, va destando fra di voi delle gare sante. Chi poteva pensare, sicuro che ci pensate, che così presto si potesse lavorare così, e formate a lavorare, per esempio, in mezzo agli operai o nelle agenzie del cinema? Sembrava che si dovesse tardare…, ma ci sono ancora tante altre cose.
Insisto poi, fuori dell’argomento: Confessioni brevissime. Siate gelose del vostro spirito e non vogliate risolvere tanti problemi fuori dal vostro spirito. Il Signore ha detto delle parole che vanno molto bene per la Confessione: «Est est, non non»13, poche parole. Le lungaggini hanno sempre una certa coda che rassomiglia a quella del serpe, e per far bene, a volte, c’è un disorientamento.
Avete uno spirito eccellente. Se ci fosse qualcosa di migliore da darvi, ve l’avrei dato; ma vi ho dato quel che ha voluto il Signore e credo che sia il più eccellente, come è di fatto, oggettivamente. Quindi tenetevi sempre all’indirizzo che avete ricevuto e a quello che vi viene dato, volta per volta, specialmente dalla Prima Maestra, e poi nelle circolari, nelle esortazioni che vengono fatte sempre conformi ai pensieri, ai desideri o sono approvate dalla Prima Maestra. Voi vi arricchite così. Che cosa vale tutto il resto, se non vi arricchiste di meriti per l’eternità? Che cosa giova all’uomo far questo, far quello; faceste anche delle cose splendide, ma non vi arricchissero di meriti? Sante, sante, in primo luogo, tutte sante! E il resto è per aumentare i meriti.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il 12 giugno 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 81a = ac 136a.
2 Cf Mt 28,19.
3 Cf Fil 4,3.
4 Cf At 4,12.
5 Mt 22,39.
6 Cf Is 38,1: «Da’ disposizioni per la tua casa, perché tu morirai e non vivrai».
7 In Italia nel 1951 le Edizioni Paoline, curate dalle Figlie di San Paolo, iniziarono la pubblicazione della collana Il Pastore della Chiesa che ci guida, composta di documenti pontifici ed ecclesiali. Nel dicembre 1965, la collana cambia il titolo: Il Pastore. Dal 1975 in poi la collana assume il nome di Magistero.
8 Beato Pio IX, Giovanni Maria Mastai Ferretti (1792-1878), Papa dal 1846.
9 Papa Giovanni XXIII.
10 Si riferisce all’apostolato liturgico delle Pie Discepole del Divin Maestro.
11 Fondata dal Beato Giacomo Alberione ad Alba il 10 febbraio 1924, la Congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro è il terzo istituto della Famiglia Paolina per l’apostolato eucaristico-liturgico-sacerdotale.
12 Cf ES, 24 gennaio 1960, I, nota 12.
13 Cf Mt 5,37: «”Sì, sì”: “No, no”».