Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. LA SANTA MESSA1



Conoscere la Messa, fare centro della giornata la Messa e istruire, cioè diffondere la conoscenza della Messa in mezzo al popolo. Questo pensiero ci può servire per la meditazione presente. La Messa è anche mistero, tuttavia vi sono cose che noi possiamo conoscere e cose in cui dobbiamo piuttosto esercitare la nostra fede. L’umanità, per riconoscere il Signore padrone di tutto, principio di tutto e fine di tutto, non può fare a meno del sacrificio per ringraziare degnamente il Signore e soprattutto per riparare e rimediare ai disordini, alle offese commesse verso il Signore e per ottenere le grazie.
Ora è chiaro che i sacrifici di agnelli, di giovenche o simili non possono essere sufficientemente degni di Dio, sono piuttosto simboli che indicano la disposizione del cuore dell’uomo. Se l’uomo ha peccato, non si possono soltanto castigare gli agnelli uccidendoli, e d’altra parte l’offesa fatta a Dio, l’offesa, quando raggiunge la gravità del peccato mortale, è un’offesa infinita sotto un certo aspetto, e neppure l’uomo potrebbe dare una soddisfazione conveniente. E allora: «Perché, o Padre, non hai voluto il sacrificio, mi presento io: manda me!»2, dice il Figliuolo di Dio al Padre. E il Signore intervenne nell’annunciazione: «Virtus Altissimi obumbrabit tibi: Lo Spirito Santo inonderà la tua anima, la virtù dell’Altissimo ti adombrerà e colui che nascerà da te sarà il Santo3. Ecco allora, il Figliuolo di Dio, uomo e Dio. Come uomo ha sofferto, è morto sulla croce in adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica al Padre; e come Dio ha dato un valore infinito ai suoi patimenti. Egli sacerdote, egli vittima, una vittima che offre se stessa. Sì, sacerdote e vittima. E allora il sacrificio è degno della maestà di Dio, è sufficiente per interporre la sua intercessione presso il
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Signore per ringraziare degnamente e per ottenere le grazie di cui abbiamo bisogno. Il suo sacrificio è infinito, quindi non c’è bisogno di moltiplicare più sacrifici. Il suo sacrificio è di infinito valore e ha soddisfatto per i peccati da Adamo fino a quelli che si commetteranno fino alla fine del mondo. Questo sacrificio il Figlio di Dio, Gesù Cristo, lo presenta al Padre in cielo e ogni giorno lo ripresenta sugli altari per mano dei sacerdoti.
Allora, centrare la giornata nella Messa, in modo che tutta la serata, cioè tutto il pomeriggio venga usato come preparazione alla Messa, e alla Messa specialmente come la sentite, cioè completa, partecipando alla vittima per mezzo della Comunione. E l’altra metà della giornata, cioè il mattino, per ringraziamento alla Messa ascoltata e ascoltata bene; non solo ascoltata, ma partecipata e in comunione con il sacerdote e comunione con la vittima divina. Gesù Cristo è il principale offerente; il sacerdote, che per la sua consacrazione compie il rito e il popolo che partecipa unito al sacerdote, partecipa con il sacerdote a dare la gloria dovuta a Dio, a dare il ringraziamento, la soddisfazione e la supplica al Signore.
Notando che la Messa è sacrificio, se si vuol penetrare bene il senso della Messa, bisogna sempre più penetrare il sacrificio. Non possiamo lasciar andare Gesù solo a morire sulla croce, occorre il sacrificio della lode e il sacrificio del nostro spirito. Il nostro sacrificio degno è [l’offerta della] volontà. Così è annunziato nei Salmi quello che sarà il sacrificio di Gesù: compiere la volontà del Padre. Per partecipare degnamente alla Messa, sono sempre utili le preghiere, i rosari, le orazioni che si dicono, e specialmente se si accompagna il sacerdote secondo i vari gradi di assistenza4.
Se tutto questo ha un fine, allora non bisogna lasciar mancare l’essenziale; bisogna che oggi ci sia il contenuto, il sacrificio della nostra volontà. E questa è la vita di Gesù Cristo: «Ut faciam voluntatem eius5. E questa è la vita nostra e il culmine del compimento della volontà del Padre in Gesù Cristo: «Padre,
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nelle tue mani rimetto il mio spirito»6; «Non sia fatta la mia volontà aveva già detto Gesù prima, nel Getsemani ma la tua»7; «Non come voglio io, ma come vuoi tu8. Ecco colui che assiste bene alla Messa. E allora la Messa si diffonde nella giornata nei suoi effetti. Tutta la mattinata il sacrificio della nostra volontà unita alla volontà del Signore, e tutta l’altra metà della giornata unita alla volontà del Signore in preparazione al sacrificio.
Vi sono persone che danno molta importanza alla quantità di Messe, al numero. Il numero ha il suo valore, ma ciò che importa è di assistere il più intimamente possibile, con le nostre disposizioni unite alle disposizioni con cui Gesù si immola. Quello che avete detto finora come preghiera conclusiva: Vi offro tutte le Messe e offro me stesso, piccola vittima9... Questo incentra veramente il sacrificio e la disposizione di chi va alla Messa, e si prepara proprio con il sacrificio della vita quotidiana, religiosa, il sacrificio che ci porta a dire sempre: «Non sicut ego volo, sed sicut tu: … ma come vuoi tu».
Ho visto che fra gli articoli del Sinodo10, questo è uno dei fondamentali: centrare la giornata sulla Messa. Come una palla, per quanto grande, se si trova su una superficie pienamente levigata, la palla stessa per quanto sia grande poggia su un punto. Ora per quanto siano lunghe le ore della giornata, sono ventiquattro, poggino sopra l’ostia e, precisamente, sulla Consacrazione.
Poi viene la partecipazione della vittima. Anche nei sacrifici antichi, vi era una partecipazione e, dopo offerto le vittime, si poteva mangiare dell’offerta, la carne offerta agli idoli per i pagani, e la carne offerta al Dio vero da parte degli Ebrei, degli Israeliti.
Incentrare la giornata sulla Messa significa il continuo, abituale, lieto compimento del volere di Dio. Nei pensieri e nei desideri che si hanno, nelle attività che si compiono nella
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giornata, unione completa e offerta completa di tutto l’essere. «A che giova, dice il Salmo Miserere, il sacrificio esterno di animali? Tu vuoi il sacrificio di lode, il sacrificio dello spirito, o Signore!11. Ecco, vedere che il nostro atteggiamento anche esteriore, ma specialmente la nostra disposizione interna, sia quella del «Fiat voluntas tua»12, il centro del Padre nostro, il centro del sacrificio di Gesù. Sì, perché le sue stesse sofferenze hanno valore, perché sono unite alla volontà del Padre. Tutta la sua disposizione interna è unione con la volontà del Padre celeste.
Ora, vediamo come noi passiamo le giornate e se rendiamo veramente fruttuose per noi le Messe. Le rendiamo veramente fruttuose? La Messa è il sacrificio della croce. Il sacrificio di Gesù è sacrificio di infinito valore e basta per tutti gli uomini ed è degno di Dio. È un’offerta degna a Dio ed è sufficiente per tutta l’umanità. Ma noi abbiamo la grazia, per l’istituzione di Dio: «Hoc facite in meam commemorationem: Fate questo in memoria di me»13, ha detto Gesù agli Apostoli. Come un bel libro scritto da un autore, egli ha messo tutta la fatica, tutto il suo ingegno, ha trasfuso in quelle pagine i suoi pensieri. E quel libro poi può essere riprodotto in milioni di copie, e se ne possono fare, se è desiderato, varie edizioni, molte anche. L’autore non ha più bisogno di scriverlo di nuovo per ognuno che verrà in seguito e che vorrà leggere il libro. Basta il libro, bisogna però che ognuno ne abbia una copia per poterlo leggere. Così è il sacrificio della croce, è uno, ma viene riprodotto ogni giorno sugli altari, perché noi, proprio noi, non solamente la Madonna e S. Giovanni che erano presenti, ma proprio noi che ci uniamo, vi partecipiamo. Maria era pienamente unita al volere di Dio, e quale sacrificio le costava offrire colui che amava immensamente più di se stessa, e accettare il volere di Dio: «Et tuam ipsius animam pertransibit gladius14.
Vedere se noi abbiamo ancora degli attaccamenti alla nostra volontà, se abbiamo ancora delle vedute proprie, delle
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idee nostre un po’ singolari o se noi ci uniformiamo totalmente al volere del Signore; se noi vogliamo accontentare gli altri o se vogliamo accontentare noi stessi. Non c’è da accontentare nessuno, solo il Signore. E il Signore si accontenta con il «Fiat voluntas tua», e mirare al «Sicut in coelo et in terra»15, perché non vogliamo fare purgatorio, vogliamo essere pronti al volere di Dio sulla terra, come lo sono gli angeli in cielo. Allora saremo già abituati a fare gli angeli come lo sono quelli del paradiso, e allora il purgatorio resterà superato, perché siamo già abituati a vivere come loro: «Fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra».
Terzo, estendere la cognizione della Messa. Pare proprio che l’umanità e anche un po’ la cristianità si decentri sempre più. La Messa è il centro, ma vedete che l’assistenza alla Messa viene un po’ sempre più rara, nei giorni feriali e anche nei giorni festivi.
Nei giorni passati due parroci mi riferivano: Nella mia parrocchia, degli uomini a Messa ne vengono il 2%, e l’altro: Da me alla Messa domenicale non si arriva all’1% di uomini. Si snatura il tempo. Alla sera non si va mai a riposare, si va tardi, e allora al mattino tardi la levata, e allora corri alle occupazioni, e ci vuole tutto a dire un Pater noster, forse anche da certi cristiani che pure vorrebbero essere davvero cristiani. E a quell’ora già si sarebbe potuto aver ascoltato la Messa e mangiato il Pane eucaristico che deve accompagnarci nella giornata come partecipazione alla vittima offerta. Sì, diffondere la conoscenza della Messa.
C’era della brava gente venuta agli Esercizi, eppure non volevano che la levata fosse messa alle sette: Troppo presto!. Questo indica come ciò ormai è entrato nella mentalità. Il soprannaturale viene quasi affogato, perché la sera si prolunga troppo e i pensieri con cui si va a riposo sono altri. Quindi questo spiega l’allargarsi di abitudini e il disinteresse per la Messa.
Parliamo della domenica adesso. Quante volte Gesù si offre vittima sull’altare e quanti sono freddi e indifferenti! Non si pensa neppure a volte al: Fiat voluntas tua. E forse la chiesa
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è anche riempita di gente che non è ben unita a Dio. Forse c’è il peccato e neppure si detesta, e proprio mentre si è lì, si impedisce il frutto della Messa, perché la Messa deve portare la grazia, la pace nei cuori. Bisogna che ci sia il pentimento e, se è necessario, anche la Confessione.
Dunque, diffondere la conoscenza della Messa. Vi sono persone che si vergognano di parlarne. Ma noi siamo cristiani, siamo religiosi, siamo apostoli! Ora, l’apostolato sta nel dare la verità e nel dare la via, cioè la morale, e nel dare la vita, che è sempre quella che procede dal Calvario, che procede dal calice e dall’ostia nella Messa. Non vergogniamoci di incentrare i pensieri, i sentimenti, le nostre parole e il nostro apostolato in ciò che è sostanziale. Tutto il resto è contorno che serve, ma i muri non fanno la chiesa e i muri della chiesa non ci fanno santi. Siamo noi che andiamo in chiesa e che partecipiamo al corpo e al sangue di Gesù Cristo, e che detestiamo i nostri mali, e facciamo i nostri propositi e i nostri atti di fede, di speranza, di dolore e specialmente di amore verso il Signore. Diamo la religione com’è! C’è una quiescenza al male che si va diffondendo sempre più. Si crede, forse, di essere moderni? Bisogna essere moderni, ma davvero moderni, cioè portare sempre di più i cristiani alla fede, a vivere bene e a vivere in grazia di Dio. Gesù si immola sugli altari, e vede attorno a sé della gente che non è con Dio, vede degli uomini che non sono figli di Dio. Allora vediamo un po’ come si incentra il nostro apostolato!
Concludiamo: conoscere sempre di più la Messa. Incentrare la giornata nella Messa e portare il popolo a conoscere la Messa, far conoscere la Messa. Certamente allora noi avremo molta più grazia, cresceremo di più e prima nella santità. Perché che cos’è la santità? In fondo è l’unione con Dio, l’unione di volontà, l’unione del nostro essere: di mente, di cuore, di volontà con il Signore. Ecco, già fate questo in gran parte, tuttavia è sempre utile riesaminare le nostre cose: Come conosciamo la Messa; come incentriamo la giornata sulla Messa e come facciamo conoscere la Messa.
Generalmente quando si abbandona la religione, si abbandona la Messa. Quando si parla di uno e si dice: Beh, quello va ancora a Messa!, lo si ritiene ancora un cristiano, se
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non proprio molto bravo, almeno quasi sufficiente all’esterno; come sia nell’interno non sappiamo. Ma se c’è anche l’abbandono della Messa? Andare a Messa e accompagnare veramente Gesù che va al Calvario, compiendo ogni passo verso il sacrificio e portando la croce. E seguire noi, avvicinandoci, quasi accompagnando non solo Gesù, ma anche Maria, che è stata la creatura più devota della santa Messa.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 26 gennaio 1960. Trascrizione da nastro: A6/ an 74b = ac 127b.

2 Cf Sal 40, 7-9.

3 Cf Lc 1,35.

4 Espressioni che rispecchiano la partecipazione alla Messa prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II.

5 Cf Eb 10,7: «… per fare, o Dio, la tua volontà».

6 Cf Lc 23,46.

7 Cf Mc 14,36 «Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu».

8 Cf Mt 26,39.

9 Cf Offertorio paolino, in Le preghiere della Famiglia Paolina, Ed. 2011, p. 40.

10 Il Sinodo romano fu annunciato da Papa Giovanni XXIII (1881-1963) il 25 gennaio 1959 e si svolse nella Basilica di S. Giovanni in Laterano nei giorni 24-31 gennaio 1960.

11 Cf Sal 51,18-19.

12 Cf Mt 6,10: «Sia fatta la tua volontà».

13 Cf Lc 22,19.

14 Cf Lc 2,35: «E anche a te una spada trafiggerà l’anima».

15 Cf Mt 6,10: «Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra».