Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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LA NOVENA ALLO SPIRITO SANTO CON MARIA1



Al termine del mese di maggio raccogliere, come in un mazzetto, i fioretti che si sono fatti nel corso dei trentun giorni del mese di Maria. Raccoglierli e offrirli a Maria in ossequio, in omaggio come tante attestazioni: ogni fiore una attestazione di amore e di fiducia nella nostra Madre celeste.
In secondo luogo, chiedere le grazie che ci siamo proposte di ottenere nel mese di maggio, poiché in ogni mese dobbiamo domandare qualche cosa di particolare al Signore. In maggio sollecitare quelle grazie che già ci eravamo proposte di ottenere, domande offerte al Signore per mezzo di Maria.
E come va che non siamo ancora abbastanza santi? I giorni passano! Quando ero piccolo, tra le preghiere [che recitavo] c’era questa: Signore, moltiplicandosi i miei giorni nella vita, che io non moltiplichi le mie ingratitudini. Era una preghiera, formulata dal vescovo di Alba, che incominciava così ed era da dirsi alla sera come atto di contrizione, e che ancora si recita. Allora, domandare al Signore per mezzo di Maria questa grazia e tutte le grazie che ciascuna si sarà proposta di chiedere, ma in generale: Fateci santi.
E quand’è che finiamo di purificarci? Quand’è che arriviamo a vivere di fede, di amore al Signore e di fedeltà nell’osservanza alla nostra vita religiosa? Fateci santi, cioè che siamo veramente penetrati dalle verità della fede e che il cuore sia proprio orientato verso Dio, senza che l’amor proprio abbia da offuscarne la fiamma. E fedeltà nelle cose piccole: piccole virtù, piccole osservanze. È il tutto che fa! Come non ci piace quando viene presentato un cibo non messo bene nel piatto, non cotto bene, così non dobbiamo presentare al Signore delle opere difettose. Certo, la perfezione non ci sarà mai, ma almeno
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l’aspirazione alla perfezione, l’impegno di tendervi, come ci è possibile, con la grazia di Dio.
Talora ci sono opere fatte male anche se sono buone in sè, perché non dobbiamo solamente chiedere perdono del male fatto, ma anche del bene non fatto bene. Chiediamo a Maria la grazia di fare bene il bene. Far bene la preghiera, l’apostolato, far bene quello che dobbiamo fare nelle nostre condizioni: il malato da malato, il sano da sano; far bene di notte, di giorno e nelle varie occupazioni che si succedono nella giornata.
Da venerdì siamo entrati nella novena di Pentecoste. Certamente avete già cantato più volte o recitato il Veni Creator Spiritus2, oppure il Veni, Sancte Spiritus3, e avrete certamente fatto attenzione all’Oremus: Deus, qui corda fidelium Sancti Spiritus, ecc. Il Signore ci faccia gustare le cose spirituali, recta sapere4, le cose buone, e quindi che siamo penetrati dalla grazia dello Spirito Santo. Ciascuno ha da chiedere una parte delle grazie che gli sono necessarie. Gli apostoli erano con le donne, con Maria, con i fratelli, raccolti nel cenacolo, in attesa, facendo la grande novena allo Spirito Santo. Così anche noi con Maria chiediamo lo Spirito Santo. In generale, sono da chiedere i Sette doni dello Spirito Santo, il perfezionamento delle virtù teologali e delle virtù cardinali. Sette, che corrispondono alle sette virtù: tre teologali e quattro cardinali.
Ecco, specialmente vorrei mettere l’accento sopra uno dei doni, cioè il dono dell’intelletto. Il dono dell’intelletto è il perfezionamento della fede. Che cosa aggiunge alla fede? Aggiunge una penetrazione maggiore delle verità di fede, così che acquistiamo l’intelligenza e la sensibilità delle cose spirituali, delle cose divine. Vi sono persone che non sentono nulla della spiritualità; mondani che sanno solo gustare le cose della terra e cioè: gola, lussuria e pigrizia. Quanto più escludiamo queste cose sensuali, tanto più cresce in noi il dono dell’intelletto,
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cioè la penetrazione delle cose spirituali, perché: «In malevolam animam non introibit sapientia: nell’anima che non è buona non entrerà la sapienza di Dio»5, l’intelligenza e la sensibilità delle cose spirituali.
Vi sono anime sensibili e vi sono anime poco sensibili alle cose spirituali. Come vi sono delle persone che hanno un buon udito e altre che hanno l’udito meno buono, o sono sordastre o magari sorde, così vi sono persone che hanno poca sensibilità per le cose spirituali, e vi sono persone che hanno tanta sensibilità, sentono la voce di Dio, le ispirazioni, e corrispondono. Se c’è un male da fuggire, lo fuggono come il diavolo dall’acqua santa. E se c’è un bene da fare, l’abbracciano con cuore, ancorché ripugnante. Anime sensibili alle cose spirituali! «Nolite obdurare corda vestra hodie, si vocem Dei audieritis: Se sentite l’ispirazione di Dio, non fate i sordi6. Sensibili allo Spirito Santo, sensibili alle sue ispirazioni, alle sue grazie, all’intelligenza delle cose spirituali. S. Tommaso7 enumera sette frutti riguardo al dono dell’intelletto8, tra gli altri, la grazia di capire la Sacra Scrittura. Capire e sentirne il senso, non leggendo questo libro come un libro umano, ma come il bel libro di Dio. Essere figlioli che aprono con prontezza la lettera che arriva dal Padre, perché vogliono leggerla tutta: vanno dalla data che sta in principio fino all’ultimo segno che sta nella firma della lettera. E magari la rileggono e si investono delle condizioni del padre, dei suoi bisogni e delle notizie che dà, ecc. Così la lettera del Padre celeste agli uomini è la Sacra Scrittura. L’intelligenza della Sacra Scrittura!
Poi S. Tommaso aggiunge: Intelligenza delle cose sensibili e vedere in esse le cose non sensibili. Praticamente si possono fare molte applicazioni, ma fra le altre, questo che è utile subito: sensibilità e intelligenza della liturgia, oltre che
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della Scrittura. Vi sono anime che sono sensibilissime a tutte le parole che si leggono nella Messa o si recitano nel Breviario; sono sensibilissime e capiscono il perché di una cerimonia o di un’altra, e perché l’altare deve essere così e deve contenere le sacre reliquie; perché si devono accendere alla benedizione semplice sei candele e alla benedizione solenne dodici; perché si canta il Tantum ergo9 prima, perché c’è quel bellissimo Oremus: Deus, qui nobis sub Sacramento10, ecc., sotto le specie eucaristiche. E come ricevono bene la benedizione e dicono bene le parole! Particolarmente nella Messa, si uniscono a Gesù. Qualche volta a loro sembra persino di sentire i dolori della passione. Questo poi è un dono mistico, poiché la Messa è la rinnovazione del sacrificio della Croce. Anime che progrediscono, che salgono, sono sensibili, hanno l’intelligenza delle cose spirituali; o anime che restano sempre fredde, indifferenti. Quindi in questi giorni una penetrazione dei doni dello Spirito Santo e una penetrazione del dono dell’intelligenza. Comprenderlo e chiederlo. Il dono dell’intelletto comporta intelligenza e sensibilità delle cose spirituali.
Come chiederlo? Chiederlo con l’Oremus dello Spirito Santo, con il Veni Creator o il Veni Sancte Spiritus. Però disporre il cuore: «Beati i mondi di cuore, perché essi vedranno Dio11. Bisogna che ci sia la mondezza del cuore. Più si è spirituali e più lo Spirito Santo può agire in noi, più comunica il dono dell’intelletto. Quando invece domina la carnalità che è la gola, la lussuria, la sensualità, la pigrizia, si è schiavi del senso, del corpo. Più si è mondi: mondi gli occhi, il cuore, la fantasia, monda la memoria, monda l’intelligenza, allora c’è il dono dell’intelletto. «Beati i mondi di cuore perché vedranno Dio», lo contempleranno in cielo, ma intanto cominciano a vederlo. Come dice S. Tommaso: Quelli che sono proprio mondi di cuore, cominciano già a vedere un po’ Dio sulla terra. E vi
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sono anime che sono così sensibili alle cose spirituali, vedono Dio in tutto, perché dice S. Tommaso: Beati i mondi di cuore, perché già sulla terra vedono un poco Dio. Certo in paradiso sarà: «Tunc autem facie ad faciem»12, ma intanto vedono quello che di Dio si può considerare, si può vedere sulla terra.
Allora, con Maria la novena dello Spirito Santo. Chiedere i sette doni, e questa mattina particolarmente fermarsi oh, uno può anche fermarsi tutti i giorni della novena e anche nell’ottava! sul dono dell’intelletto, che vuol dire: una fede più viva. Più penetrate le verità di fede, diventerete anime più sensibili alle cose spirituali.
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1 Meditazione tenuta ad Albano Laziale (RM) il 30 maggio 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 79a = ac 133b.

2 Veni Creator Spiritus, Vieni Spirito Creatore, inno liturgico dedicato allo Spirito Santo attribuito a Rabano Mauro (784c.-856), monaco, poi arcivescovo di Magonza.

3 Veni Sancte Spiritus, Vieni Santo Spirito, è la sequenza della Messa di Pentecoste.

4 O Dio, che hai istruito i tuoi fedeli, illuminando i loro cuori con la luce dello Spirito Santo, concedi loro di avere nello stesso Spirito il gusto del bene e di godere sempre del suo conforto. Per il nostro Signore.

5 Cf Sap 1,4.

6 Cf Sal 95,7-8.

7 S. Tommaso d’Aquino (1225-1274), domenicano, teologo e dottore della Chiesa. Ha esercitato un influsso determinante sull’indirizzo del pensiero filosofico e della ricerca teologica nelle scuole dei secoli seguenti.

8 Cf Tommaso d’Aquino, Somma Teologica II-II, 8,8, citato in Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2003, XI ed., nn. 237-239, pp. 569-573.

9 Cf Tantum Ergo Sacramentum, inno liturgico estratto dal Pange lingua, composto da S. Tommaso d’Aquino per la celebrazione della solennità del Corpus Domini.

10 O Dio, che in questo mirabile sacramento ci hai lasciato la memoria della tua passione: concedi a noi di adorare il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue così da sentire sempre in noi il frutto della tua redenzione.

11 Cf Mt 5,8.

12 Cf 1Cor 13,12: «… allora invece vedremo faccia, a faccia».