II
LA NOSTRA SPIRITUALITÀ1
Sempre ringraziare il Signore che vi ha accolte, guidate in questa santa, bellissima Congregazione che ha uno spirito veramente santo e che indica un apostolato santo, moderno, e che è formata secondo le Costituzioni che sono un modello. Amare la Congregazione, amare la propria vocazione in questa Congregazione, allora l’obbedienza non riesce così dura, così difficile, come potrebbe apparire a prima vista. Sempre obbedire.
Può essere che qualche volta ci sia un po’ di scoraggiamento, un po’ di sconforto, tanto più che il Signore guida ogni anima e prepara a ogni anima circostanze che possono darle occasione di merito, perché lo Spirito Santo abita nell’anima giusta, nell’anima che è in grazia di Dio. Lo Spirito Santo non è ozioso nell’anima, è pieno di iniziative per guidarla, muoverla, illuminarla, sottoporla a prove, permettere tentazioni e comunicare la forza. Per la santificazione ci vogliono due volontà: la volontà dello Spirito Santo, che non manca, e la volontà nostra che aderisce all’opera dello Spirito Santo in noi. Allora, la Congregazione essendo così bella anche ieri in Congregazione2 mi ripetevano: Proponiamo ad altri Istituti le vostre Costituzioni come modello allora che cosa c’è di più sicuro che abbandonarsi alla Congregazione? Questa è la strada di Dio. C’è l’approvazione della Chiesa, c’è stata la mia chiamata, la vocazione di Dio, e allora sono certo: non si tratta di una spiritualità che uno inventa, la vostra è la migliore; non si tratta del consiglio di una persona buona, interessata a voi, o
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anche di un confessore che cerca di indicarvi la strada migliore. Si tratta della Chiesa, la volontà di Dio espressa, chiara, esterna, professata da ciascuno.
La vostra spiritualità è la migliore. Quello che adesso voglio esprimervi sembrerà, forse qualche volta o almeno per qualcuna, un po’ meno esatto, meno propizio, almeno in qualche caso. Vi è stato il convegno dei superiori generali e faceva la conferenza un padre gesuita il quale era già piuttosto anziano, ed era stato in varie nazioni a esercitare il suo ministero: Attaccatevi a Gesù Cristo, non al metodo, non alla spiritualità. Vivere Gesù Cristo: questa è la spiritualità, tutto il Vangelo. Non c’è, ed egli lo diceva, spiritualità né domenicana, né gesuitica, lo dico anch’io che sono gesuita; non c’è spiritualità né del ven. Olier3, né spiritualità di S. Giovanni Bosco4. Vi è Gesù Cristo da vivere, e viverlo pienamente, il Vangelo integrale. Vivere Gesù Cristo come egli si è definito «Via, Verità e Vita5.
La Famiglia Paolina si può dire che non ha spiritualità, oppure ha la spiritualità unica, che deve esistere, cioè vivere in Cristo. E S. Paolo dice: «Non vivo più io, Cristo vive in me6. Quando riusciamo in questo: Gesù Cristo vive in noi, allora ci troviamo nell’unica spiritualità che vale, che è la spiritualità evangelica, la spiritualità che ci innesta in Cristo. La santità sta lì: fede profonda, Gesù Cristo è verità: amore profondo, Gesù Cristo è vita; sottomissione, docilità al volere di Dio: «Io sono la Via», dice Gesù Cristo.
Non fate più questioni e non vogliate neppure sentirle: È così, è così. Se ci fosse qualcosa di meglio, sentito fra tutti i sacerdoti e religiosi e tutto quello che ho letto nelle varie Costituzioni, se ci fosse qualche cosa di meglio, ve lo avrei
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messo nelle Costituzioni o ve lo metterei oggi. Anche se fossi in punto di morte non vi direi altro: Vivere, o meglio, che viva Cristo in noi, «Vivit vero in me Christus». Qui si è guidati, si realizza quello che dice S. Paolo: «Conformes fieri imagini Filii sui7. Quelli che si salvano, cioè quelli che si fanno santi, sono conformati a Cristo.
Eh, ma la tale suora ha scritto così. Ma il tale santo dice così. Ripeto, ditemi sempre: Gesù Cristo dice così; il Vangelo dice così. Non mi pare che se un santo ha realizzato in sé un lavoro di perfezionamento e di santità è ammirabile, ma in tanto vale in quanto ha imitato Gesù Cristo. E se noi viviamo Gesù Cristo come egli si è definito, Cristo integrale, allora si arriva alla santità per la strada più breve, più larga, più sicura.
Benedite il Signore che ha dato tale spirito alla Congregazione. Cercate, a volte, di mettere da parte qualche libro che è più una tentazione che un aiuto. Vivere Gesù Cristo, ancora meglio esprimersi: «Vivit vero in me Christus: Vive Cristo in me». Come lui, il capo, così noi, le membra: la testa comanda al braccio di muoversi, comanda agli occhi di guardare da quella parte, comanda ai piedi di muoversi. Gesù Cristo sia nella nostra mente; noi sue membra, come braccia, come mano ci muoviamo dove lui vuole: Che cosa piace a lui adesso? Che cosa ha insegnato lui adesso? Come farebbe lui adesso, nel mio caso? Vivere in Cristo, Cristo vivente in noi.
È allora necessaria anche un’altra applicazione: avendo delle cose così belle, così sante, non cercare fuori, ma stare a ciò che è indicato nelle Costituzioni. Le Costituzioni interpretate genuinamente e, secondo, come vengono esposte, spiegate, applicate nell’Istituto, nella Congregazione. Qualcuno può tirarvi di qua e un altro può tirarvi di là; uno può suggerire questo, un altro può suggerire altra cosa. Specialmente alle suore giovani è facile che certe parole, che si sentono qua e là, facciano impressione, anche perché per voi è più difficile vivere nel vostro spirito. Perché se una sta nel suo convento, non
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sente nessuno di fuori e allora non subisce questa tentazione, ma voi invece avete una tentazione in più: sentire tanto e stare invece a ciò che viene dalla madre che è la Chiesa, che è la Congregazione.
Così voi non dovete obbedire a questo o a quello, ma obbedire alla Congregazione. Ogni parola che viene detta in Congregazione dopo maturo esame, da chi ha diritto e dovere di dirla, sia sacra, sia letta con riguardo, particolarmente davanti al SS.mo Sacramento, nella Visita: Signore, tu mi parli. Ecco, mi hai parlato nella Comunione, come mi hai parlato quando ero giovane e mi hai invitato a te, adesso mi parli per mezzo di chi mi hai mandato e sono certo che: «Chi ascolta voi ascolta me»8, sono certo di questa parola, e ascolto quello che mi viene detto.
Sì, anche altri potranno dire tante cose buone, ma fra le altre cose dobbiamo ascoltare le nostre, perché il Signore paga quando facciamo la volontà sua, non paga quando facciamo la volontà di un altro, fosse pure di una persona che è buona, che ha buone intenzioni. Noi abbiamo la volontà di Dio chiara e sicura, quella è da fare. Ma sarebbe anche bello che si facesse così… e in quell’istituto dicono così…; Qui parlano in questo modo…, là si sente quella conferenza.... Tutto bello! Quello che porta a vivere lo spirito vostro, prenderlo, quello che invece non porta a vivere lo spirito vostro, prendiamolo come istruzione per conoscere più cose, ma certamente non tutto quello che conosciamo dobbiamo farlo. Dobbiamo fare ciò che il Signore aspetta da noi. Ecco allora: tenersi fermi, perché con tante parole si può essere sbilanciati, fuorviati, deviati. Buonissima quella persona che è stata incantata a sentire quelle cose, come se fossero la nuova rivelazione!. No, la rivelazione è il Vangelo! Vivere il Vangelo, come è interpretato da S. Paolo sotto il manto di Maria: questa è la paolina.
Poi, di passaggio, perché ho avuto diverse volte occasione di dirvelo in questo tempo, in altri luoghi: non parlare tanto facilmente di profezie, di segreti, ecc. Ho anche letto, sentito molte cose circa gli ultimi trecento, quattrocento anni di storia:
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queste pretese rivelazioni, questi nuovi spiriti, e anche spiritualità, questi segreti non giovano molto. Almeno dal ‘900 in avanti, particolarmente durante i periodi di guerra, ecc., ho visto che queste cose hanno solo disorientato. C’è il Vangelo, quella è la Rivelazione. E le rivelazioni? State alla Rivelazione. Adesso non rispondiamo di più.
Ora dunque: affezionatissime, pronte a dar la vita all’Istituto. Il segno di vocazione che si deve guardare se c’è nelle aspiranti, nelle novizie e prima della professione perpetua, è il grado di amore alla Congregazione. Ci possono essere tutte le qualità di salute, di intelligenza, di abilità e di spirito d’iniziativa, ecc., ma ciò che forma l’anima della vocazione è l’amore alla Congregazione, l’amore alle Costituzioni, l’amore allo spirito della Congregazione, cioè vivere il Vangelo integralmente.
L’amore alle persone, l’amore all’apostolato, in sostanza l’amore alla Congregazione è il segno formale, cioè l’anima della vocazione. Vedere se questo segno c’è veramente. Quindi amare la Congregazione spendendo ogni giorno la propria vita, le proprie forze, le ore per la Congregazione. Qui mi faccio santa, deve dire ognuna, fuori di qui non raggiungerò santità. Qui ho tutte le grazie, tutti gli aiuti, sono sulla strada dove il Signore ha seminato le grazie per me, e le troverò giorno dopo giorno, man mano che vado avanti avrò la forza di passare bene la giornata, e un’altra giornata susseguente ancora. E così tutte le giornate fornite della grazia, degli aiuti di Dio che mi aspetta là, al termine del cammino.
Amare perdutamente la Congregazione, essere come sorde a tante esortazioni ed inviti, a tante altre cose che ci vengono a dire. Può essere che si senta qualcosa di utile per l’apostolato o, supponiamo, per la salute. Se veramente vi pare utile, tenetelo registrato e riferitelo alle Maestre. Può essere cosa che qualche volta può venir considerata, ma è sempre accessoria, tuttavia deve sempre esser considerata se aiuta a vivere bene la vita paolina, cioè il Vangelo com’è interpretato, spiegato da S. Paolo, oppure se porta fuori da quello.
Tutto quello che porta fuori è tentazione! Ma io ho dei dubbi su questo punto, quell’altro. Quando siete state ammesse alla
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professione, basta! Si è pronunziata la persona, si sono pronunziate le persone che hanno questo incarico, e dopo aver pregato hanno detto: La voce di Dio è stata questa, avanti!. Dunque, amore profondo alla Congregazione da essere come ciechi riguardo ad altre cose, e sordi riguardo a ciò che dicono e consigliano, e anche muti: tenere nel cuore, portare questo amore come un tesoro che è nell’anima. Amore alla Congregazione.
Questo escluderà anche una cosa che potrebbe diventare un po’ pericolosa, e cioè: troppo attaccamento ai parenti, troppi attaccamenti agli uffici, al posto, e allora? Dio o i parenti? Che cosa devi vivere? Quando vi è questa tendenza, stare alle Costituzioni, e cioè: c’è il papà grave e si va, c’è la mamma grave e si va, e basta! La vostra famiglia è la Congregazione, e per i nipoti o i cognati o altre persone che possono essere della parentela, voi dovete solo pregare. Stando fedeli e mortificando noi stessi, stando separati, si farà molto meglio, perché si otterranno le grazie con la nostra mortificazione. Eh, ma fanno tanti inviti!. «Lasciate, diceva Gesù, che i morti seppelliscano i morti9. Si può arrivare fino a lì? Certo.
Ognuno ha la sua luce e c’è chi è più separato e sta proprio nella via in cui si aiutano i parenti alla santificazione, alla salvezza, perché vivendo bene la nostra vita religiosa di rinuncia, noi li aiutiamo e portiamo un maggior aiuto. Condiscendendo invece, li danneggiamo, perché loro restano privi di quell’aiuto di preghiera e di grazia che noi dovremmo portare alle anime. C’è un obbligo, proprio per amor loro, oltre ciò che abbiamo detto e ciò che il Vangelo ci riferisce: «Chi non rinunzia a padre, madre, fratelli, sorelle, ecc. e a tutto quello che possiede e alla sua vita, non è degno di me10. Allora, non tante richieste e non occuparsi di impieghi, raccomandazioni... Perché [i religiosi], che non si sono fatta una famiglia, devono occuparsi di una serie di nipoti? Io ho trentaquattro nipoti, mi diceva una. E però hai un Padre solo che è Dio, a cui ti sei consegnata. Trentaquattro nipoti, trentaquattro preoccupazioni? Dunque, stiamo a posto.
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Inoltre, non ci sia l’attaccamento all’ufficio, al posto, alla casa, America o Australia o Piemonte, oppure Sardegna, né Londra né Francia: per noi non ci sono che le anime. Mettiamo in secondo luogo, l’articolo secondo delle Costituzioni, l’amore alle anime. Dopo la redazione, e la redazione è fatta per amore alle anime: Lì davanti a te le anime. E la tecnica, per amore delle anime: Il lavoro delle macchine e di legatura, ecc. per le anime! Sentirlo, farlo sentire alle bambine11, se sono piccole quando vengono in casa, e farlo sentire alle giovani. Vedere in tutto l’apostolato, particolarmente nella propaganda, le anime!
Vedete, la Famiglia Paolina ha un suo carattere. La Famiglia Paolina, bisogna considerarla così, è una grande parrocchia in cui la Pia Società San Paolo figura da parroco e voi figurate da catechiste, collaboratrici con il parroco. Poi vi sono quelle che devono pregare di più come le Pie Discepole, e quelle che devono andare ai singoli come le Pastorelle. Poi ci saranno coloro che pur stando fuori cooperano da fuori, poiché le Annunziatine e i Gabriellini sono membri esterni della Famiglia Paolina, ma paolini che hanno già l’approvazione pontificia12, e tante volte si trovano in difficoltà maggiori delle vostre. L’osservanza dei voti per loro è più difficile: devono amministrare e conservare la povertà, in più devono vivere in mezzo ai pericoli, eppure essere delicati di coscienza; devono disporre tante volte in libertà e devono sempre obbedire e tradurre, come dice il Papa, tutta la loro vita in apostolato.
Occorre poi che ci siano coloro che si dedicano particolarmente al grande problema che oggi ha la Chiesa: le vocazioni13. E, infine, i Cooperatori. Certamente non abbiamo ancora fatto tutto quello che dobbiamo fare, e in questo volevo dire aiutatemi un po’, perché da una parte sapete che sono vecchio, quindi ho poche forze, e d’altra parte questo nuovo movimento di persone e di anime è un grande beneficio alla Famiglia Paolina. Ma già avete fatto molte cose, almeno in parecchie parti.
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Questo donarsi alla Congregazione vuol dire non avere altra volontà che quella della Congregazione, non giudizi. Non vedere quello che fanno le altre, non il posto che si occupa, non fare obiezioni alle disposizioni. Sembra che alcune siano superiore nate, e che quando sono nate abbiano ricevuto il battesimo della superiorità, perché se una volta sono superiore, non si possono più ... Molto bene fa la Congregazione quando, qualche volta, sospende proprio in carità le suore da qualche ufficio, perché uno abbia un certo tempo in cui possa riflettere su se stesso e pensi di più a sé, come vuole S. Agostino specialmente quando dice: Prima che sia venuta la morte, ci sia un tempo di raccoglimento maggiore per unirsi con Dio e stabilire l’eterna unione con Dio.
Non perdersi in pettegolezzi, giudizi: vedere questa, quella, dove va, come è messa, chissà il motivo per cui fu cambiata, …. Questa è portata avanti a sei anni di superiorato, invece io sono solo tre anni e già vengo trasferita. Un po’ di semplicità, prendere dalla bocca di Dio: Piace a lui, piace anche a me. Semplicità e sveltezza ad accettare e coraggio nell’eseguire. Siate ricche per il paradiso, non perdiamoci in tante piccolezze che ci privano di meriti, arricchitevi ogni giorno, ogni momento di meriti.
Volevo ancora dire: Vi sia grande fiducia nella grazia del Signore. Avendovi chiamate, state sicure che ci sono le grazie che vi accompagnano. Ci sono, potete contarci! E se un giorno vi sentiste sfiduciate, potete rivolgervi con fiducia al Signore: Mi ci hai messo tu qui dentro, adesso aiutami! Devi aiutarmi, perché qui non faccio altro che fare la tua volontà, e tu mi aiuterai a fare la tua volontà. Se facessi il mio capriccio, la mia volontà, di sicuro non potrei aspettare le grazie da te, perché farei la mia volontà. E tu non puoi aiutare chi agisce contro la tua volontà. Ma poiché voglio fare la tua volontà, ecco, dammi l’aiuto, dammi la grazia. Se la Maestra ti comanda di scrivere, tu hai diritto di dirle: Dammi l’inchiostro e la penna e la carta. Sicuro che si ha diritto. Mandate per santificarvi, mandate per fare quell’apostolato, dite pure al Signore: inchiostro e penna e carta, cioè le grazie corrispondenti alla missione che avete. Grande fiducia, e domandarle persino un poco, non dico
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con impertinenza, ma come una cosa a cui si ha diritto, perché quando è comandata dal Signore una cosa, si ha diritto di avere i mezzi per eseguirla, se noi mettiamo la nostra buona volontà e se insieme preghiamo.
Poi devo fare il punto su un’altra cosa. Mi sembra che qualche volta si debba insistere di più sul lavoro interiore, sul lavoro spirituale. Si studia, si scrive, si lavora nella parte tecnica, cinema, e stampa, si fa la propaganda, ecc. Questa attività esterna è accompagnata dal lavoro e dall’attività interna in egual modo, anzi prima dell’attività esterna? Questo lavoro interiore di correzione dei difetti e di conquista delle virtù è fatto con uguale impegno? Scrivere i propositi per l’anno, per il mese, ogni mattina rinnovare questi propositi, poi chiedere le grazie per l’osservanza, e l’esame di coscienza più tardi; così ogni settimana vedere quanto abbiamo già emendato, quanto abbiamo conquistato, particolarmente vederlo nel ritiro mensile; constatarlo poi con più calma, serenità nel corso degli Esercizi spirituali. Vedere che non ci illudiamo di santificarci, perché c’è molto lavoro esterno. Prima il lavoro interiore personale anzi, da questo desiderio, il lavoro per santificarsi. Facciamo anche lavoro esterno, cioè la volontà di Dio, che riguarda il nostro apostolato, le nostre attività.
Ma anzitutto il lavoro interiore, badare a noi: «Attende tibi»14, come dice S. Paolo, guarda a te stesso, non guardare gli altri, non giudicare gli altri. Abbiamo tanto da fare per noi. Si manca alla carità quando si guardano gli altri più di noi. No, noi e Dio. Il lavoro spirituale certamente sarà accompagnato da molta grazia del Signore, molta grazia, quindi fiducia. Adesso sono persuaso che avete già preparato questo lavoro interiore, spirituale con i propositi, e se li fate benedire dalle Maestre, sarà tanto merito in più, anzi si avrà anche più benedizione da Dio, più grazia da Dio, perché si fa in obbedienza. Il nostro lavoro più prezioso è proprio il lavoro interiore che è ciò che esigono le Costituzioni. Sempre avanti nello spirito paolino.
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Quest’anno, riceverete anche la circolare, se non è già arrivata, faremo l’anno paolino, l’Anno alla Bibbia, che chiamiamo veramente Anno biblico. Comincerà dalla festa di S. Paolo, il 30 giugno, e andrà fino al 30 giugno del 196115. I modi poi saranno ricordati da circolari e dall’indirizzo che sentirete dalle Maestre nelle varie occasioni e forse anche nei prossimi giorni.
Diffondere la Parola di Dio. Dove mai potevate sognare una vocazione più bella! Voi l’avreste compresa?16 È lavoro dei sacerdoti e il Signore lo ha dato anche a voi, certo innestato sempre sulla Società San Paolo, perché la Parola di Dio, la predicazione è data al sacerdote, non può essere diverso, per il catechismo. Ma in questo voi non siete solamente collaboratrici, ma qualcosa di più: collaboratrici che, in certo senso, potete fare, a volte, più che il sacerdote stesso, guidate però sempre da chi è incaricato: «Andate e insegnate, et praedicate evangelium omni creaturae17.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il 29 maggio 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 78b = ac 133a. Stampata in Aiuti Fraterni, ottobre (1960) 10-14.
2 La Sacra Congregazione per i religiosi. Dopo il Concilio Vaticano II fu denominata: Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari.
3 Jean-Jacques Olier (1608-1657) sacerdote francese, fondatore della Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio per la direzione dei seminari, la formazione e l’aggiornamento del clero.
4 Giovanni Bosco (1815-1888), sacerdote piemontese. Nel 1859 fondò la Pia Società di San Francesco di Sales (Salesiani) per l’educazione cristiana dei ragazzi, e nel 1872, con l’aiuto di S. Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), fondò le Figlie di Maria Ausiliatrice per le ragazze.
5 Cf Gv 14,6.
6 Cf Gal 2,20.
7 Cf Rm 8,29: «Li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo».
8 Cf Lc 10,16.
9 Cf Mt 8,22.
10 Cf Mt 10,37.
11 All’epoca si accettavano anche le adolescenti.
12 Gli Istituti aggregati alla Società San Paolo furono approvati l’8 aprile 1960.
13 L’Istituto Regina degli Apostoli per le vocazioni (Suore Apostoline) è stato
fondato da Don Alberione l’8 settembre 1959.
14 Cf 1Tm 4,16: «Vigila su te stesso».
15 Cf med. 15, nota 12.
16 Parola incomprensibile.
17 Cf Mc 16,15: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».