Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XI
GESÙ È LA NOSTRA VITA

[103] Se si fa attenzione allo sviluppo dell'ascetica nella Chiesa, troviamo questo: che nei primi secoli, i cristiani cercavano di modellarsi direttamente su Gesù Cristo. Allora non c'erano ancora le regole monastiche1, le varie scuole ascetiche, i vari metodi, ecc. Gesù era l'ideale, la Verità, la Via, la Vita2; Gesù era il modello, il grande tipo; poi sono venuti i vari metodi, i vari frazionamenti. Questo ha tanto di buono, ma dev'essere tenuto nei giusti limiti: il metodo non deve uccidere la sostanza.
Ci sono di quelli, che cercano metodi a destra e a sinistra e non vanno mai avanti, non progrediscono; e ci sono invece anime semplici, che vanno direttamente a Gesù, | [104] lo amano, farebbero per lui qualunque sacrificio; non gli negherebbero mai nulla, e mentre altre cercano la via per arrivare alla meta, queste sono già arrivate.
I metodi hanno la loro importanza e voi avete il vostro, il quale non vi deve inceppare, ma aiutare a camminare verso Gesù.
È il Signore che fa sante le anime, ma ci vuole poi la buona volontà e la preghiera per camminare; senza buona volontà e senza preghiera non si cammina: sono queste le due rotaie su cui si deve camminare per progredire. Perché bisogna usare dei metodi con discrezione? Perché Gesù è il grande modello, il grande ideale: egli è la via. Il Padre celeste l'ha mandato sulla terra, perché ci indicasse la via della perfezione, la luce della verità, la grazia. Il Padre ha voluto instaurare tutto in Gesù Cristo3. Tutto quello che noi facciamo deve portarci a Gesù Cristo: la nostra via e la nostra vita.
In noi vi sono tre specie di vita: la vita vegetativa che abbiamo in comune con le piante; la vita sensitiva che è in noi come nelle bestie; la vita razionale per cui l'uomo vuole, intende ed è libero. La nostra anima vivrà in eterno. Il corpo morrà perché gli
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organi si logorano, si guastano, invece l'anima non va soggetta alla corruzione. | [105] Ma oltre queste tre vite che abbiamo, Dio ha voluto darci la sua vita, la vita divina. Egli è la verità, è la gioia, l'amore. Iddio non ragiona, perché tutto è chiaro davanti a lui: in Paradiso anche per noi sarà così.
Dio è il gaudio eterno e noi in Paradiso entreremo in questo suo gaudio4. Sulla terra si possiede la vita divina per mezzo della grazia; in Paradiso questa vita si svelerà a tutti e ci renderà beati.
Se l'uomo non avesse ricevuto l'elevazione soprannaturale ed osservasse la legge naturale, non avrebbe la vita divina, la grazia, e dopo morte godrebbe di una beatitudine naturale. Ma tra questa beatitudine e quella che toccherà all'uomo elevato allo stato soprannaturale, vi è una differenza enorme.
La vita divina ci viene data dal Battesimo: l'anima può già credere a Dio, ha la virtù della fede; può sperare la vita eterna; può amare Dio soprannaturalmente, può arrivare anche a una perfezione altissima. Questa vita divina viene conservata dalla Eucaristia (ogni vita se non è alimentata muore): «Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue», ha detto Gesù, «non avrà la vita»5. Dunque, la nostra vita | [106] spirituale deve essere nutrita da Gesù, che è la Vita.
Noi dobbiamo pensare a vivere di Cristo: «Mihi vivere Christus est»6; a mettere Cristo in noi: questo vuol dire crescere in grazia; a domandare al Signore che per mezzo di Gesù Cristo renda più forte, più rigogliosa la nostra vita spirituale, per l'azione dello Spirito Santo.
Quando si ama teneramente Gesù Cristo, si cresce in grazia. Vi sono anime che amano Gesù Cristo puramente e altre che lo amano, diciamo così, impuramente. Il loro amore può paragonarsi all'oro ancora impuro, ancora pieno della terra in cui è stato trovato. Quanto lavoro bisogna fare prima che l'oro sia libero da tante scorie e divenga puro e lucente!
Il nostro amore può essere puro, oppure può trovarsi in mezzo a tante scorie. È in mezzo a tante scorie quando abbiamo ancora tanti desideri, tanti affetti, tante preoccupazioni, tanti pensieri umani, ecc. Ci sono invece delle anime che in realtà non
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hanno che un unico affetto: Dio; e tutti gli altri affetti sono ordinati a quest'unico amore: in loro l'amore è puro.
Uno può e deve amare i parenti, i fratelli, le sorelle, ecc., ma per Dio, in quanto | [107] tutti sono immagine di Dio e possono essere condotti a Dio. Bisogna che chiediamo a Dio una grande purezza di amore. Il Purgatorio sarà lungo in proporzione della scoria che avrà ancora il nostro amore.
Vi sono anche delle persone religiose che portano fino al letto di morte tante scorie nell'amore. La Comunione deve produrre in noi questo effetto: mettere Gesù, farlo vivere, in modo che non abbiamo che un solo amore: Gesù! Finché non possiamo dire che Gesù vive in noi, il nostro amore ha ancora delle scorie. C'è la vita divina in noi, perché abbiamo la grazia, ma è così ridotta, così compressa che Gesù, per così dire, non può neanche respirare! Lo riceviamo nella Comunione al mattino, ma poi lo lasciamo solo, anzi non vogliamo che parli, perché vogliamo parlare noi; non vogliamo che ci chieda dei sacrifici, che ci imponga la sua volontà, perché vogliamo disporre noi...
La purificazione del nostro amore dalle scorie, deve avvenire specialmente nella Visita. Alle volte noi non ce ne accorgiamo, ma facciamo soffrire quelli che ci stanno attorno: vogliamo che si adattino tutti a noi. Ma | [108] un po' di santa libertà in Cristo!... Cristo è pace, è gioia, è amore, è santità!
Immaginiamo Gesù in mezzo agli Apostoli: mai una tendenza non buona, mai un modo brusco, una parola che non fosse per il cielo; che soavità, che bontà! E noi?... Purifichiamoci, domandiamo a Gesù Cristo che ci dia il suo amore, tanto da poter dire realmente: «Dio mi basta». Il distacco fatto entrando nella vita religiosa, per vivere di Dio solo, deve proprio essere vissuto. Nelle ventiquattr'ore, quante ne diamo realmente a Gesù? Oh, quante scorie! Vi sono delle persone che sembrano pie, ma hanno dei caratteracci che fanno soffrire tutte: persone che fanno la Comunione ogni mattina e poi non si ricordano più del Signore fino a sera, forse fino a quando vanno a dire le orazioni, o almeno fino alla Visita!... Oh, quante scorie!
Amare Gesù Cristo: questo è il metodo dei metodi! Nella Visita purificare la mente, il cuore, la vita nostra, onde amare sempre più Gesù Cristo, che è la nostra vita. Allora avremo le virtù, i doni dello Spirito Santo, e vivremo veramente di Gesù Cristo, sì da poter dire con S. Paolo: «Mihi vivere Christus est».
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1 La prima Regola risale a S. Pacomio (292-346), monaco egiziano, fondatore della vita cenobitica. Questa forma di monachesimo, riformata e sviluppata da S. Basilio di Cappodocia (329-379), ha trovato espressione scritta nelle sue due regole: Grandi Regole, Piccole Regole. In occidente è celebre la Regola di S. Benedetto da Norcia (480-547)

2 Cf Gv 14,6.

3 Cf Ef 1,10.

4 Cf Mt 25,21.

5 Cf Gv 6,55.

6 Fil 1,21: «Per me il vivere è Cristo».