Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE I
LA TIEPIDEZZA

[7] Quando si fanno gli Esercizi spirituali è utile chiamare in aiuto gli angeli custodi e i santi tutti del cielo: «Omnes Sancti et Sanctae Dei, intercedite pro nobis»1; perché questi santi che hanno combattuto la buona battaglia, che si sono perfezionati su questa terra, vengano in aiuto anche a noi. Invochiamo specialmente l'aiuto della nostra Maestra, Madre e Regina Maria SS., di S. Paolo e dei nostri santi protettori, affinché intercedano per noi presso Gesù Maestro, che è Via, Verità e Vita. Invochiamo oltre gli angeli custodi, le sorelle defunte2, le quali dall'eternità, sia che, | [8] come speriamo, si trovino in Paradiso, sia che si trovino ancora in Purgatorio per terminare la loro purificazione, possono soccorrerci. Chi ameranno ora queste sorelle? Certamente ameranno le sorelle che ancora vivono sulla terra! Si può dire che tutte le sorelle defunte, prima di morire si sono impegnate ad aiutare la Congregazione e volentieri hanno ricevuto le vostre commissioni per la Madonna, per S. Paolo, ecc. Sono quindi ben disposte ad aiutarvi, ed è assai utile richiederne l'assistenza in questi giorni.
Cosa sono gli Esercizi spirituali? Essi sono più un'opera della grazia, che del nostro lavoro. È lo Spirito Santo che lavora per trasformarvi; basta che voi vi mettiate davanti a Dio in preghiera umile e confidente. Lo Spirito Santo ha trasformato un S. Ignazio, che non aveva certo la mente piena di pensieri soprannaturali; un S. Andrea Avellino3, che era tutto preso dalla sua professione di avvocato. Lo Spirito Santo trasformerà anche voi riempiendovi la mente di pensieri soprannaturali e il cuore di affetti soprannaturali; fortificandovi la volontà di servire il Signore con maggior perfezione.
Basta che vi mettiate bene davanti a | [9] Dio e gli presentiate le vostre anime da riempire; come fate andando a tavola, ove presentate
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il vostro piatto vuoto, affinché ve lo riempiano. Sono buone le vostre cuoche, perché sempre vi riempiono il piatto: volete dunque che sia meno buono di esse il Signore, quando gli presentate la vostra anima? Mettetevi dunque bene davanti a Dio, con la vostra anima vuota di amor proprio, del vostro egoismo, della vostra volontà: Signore, non desidero che te; non voglio pensare che a te; desidero che venga il tuo regno nel mio cuore; non voglio vivere che per te!
La seconda condizione per far bene gli Esercizi è girar bene il rubinetto, perché se questo non è girato bene e non è aperto bene, l'acqua non verrà; poi quanto più è aperto, tanto più viene giù abbondante l'acqua. È dunque l'aprir bene il rubinetto della fede, che determina l'afflusso della grazia. Se aprite pochino pochino il rubinetto con la fede, avrete poca grazia, ma se l'aprite quanto potete, avrete la grazia più abbondante. Abbiate quindi tanta fede nella grazia di Dio. Umiltà e fede, e basta.
Avrete visto tante volte un dipinto che | [10] rappresenta gli Apostoli e la SS. Vergine radunati, il giorno di Pentecoste, in attesa dello Spirito Santo. Essi sono in atteggiamento di umile preghiera, con lo sguardo fisso verso l'alto. Venendo, lo Spirito Santo ha portato a ciascuno i suoi doni in ragione della fede; e più che a tutti a Maria santissima.
Venendo a specificar meglio: bisogna portare al Signore il nostro piatto vuoto dell'egoismo, e ciò riguarda il presente; ma ancora, vuoto di qualche cosa che abbiamo messo nell'anima, cioè il peccato. Per prima cosa vuotare l'anima del peccato, e umiliarci, perché siamo andati lontani da Dio; siamo andati a cercare tante cose fuori di lui, tante soddisfazioni di amor proprio, invece di cercare Gesù che ci invitava dal tabernacolo ad andare a lui, per darci le grazie! Umiliamoci perché tante volte le abbiamo rifiutate, e voltandogli le spalle, l'abbiamo lasciato solo! Dobbiamo vuotar bene il cuore dalla tiepidezza, che è il peccato che più facilmente prende le professe alcuni anni dopo la professione. È proprio il tarlo delle professe, la tiepidezza!
Quella vita uguale tutti i giorni, con le stesse occupazioni, gli stessi avvisi, le | [11] stesse pratiche di pietà, viene a noia e fa cadere in una specie di indifferenza e di pesantezza, l'anima che si era esercitata per un certo periodo allo sforzo e alla lotta.
Gesù è sempre uguale nel santo tabernacolo, e ogni giorno o quasi, andate a riceverlo: dovete perciò sentirne noia e andarlo a
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ricevere con indifferenza? Siete forse indifferenti verso il sole che nasce tutti i giorni e ogni giorno è uguale? Siete tutt'altro che indifferenti: infatti riempite il terreno di belle piante: seminate bene il vostro orto, contando sul sole che sorge ogni giorno. Ma la S. Comunione è altro che il sole e mai deve venire a noia!
Bisogna che su queste cose vi fermiate bene negli Esercizi. Fermatevi a poche cose ben determinate, non perdetevi in tante cose secondarie: e nella Confessione insistete lì, sulla tiepidezza. Esaminatevi bene perché questo è il punto su cui è necessario fermarsi.
Ma che cos'è questa tiepidezza4? È bene che la determiniamo, perché potrebbe esserci il pericolo che certe anime che non l'hanno, credano di averla; e chi vi fosse caduto invece non se ne accorga.
Due avvertenze: la tiepidezza non è il | [12] rilassamento; e tuttavia il rilassamento è tiepidezza.
Vi sono anime che non hanno mai avuto abbondanza di grazie: non è ancora venuta la loro ora. Vanno a Messa la domenica, recitano il santo rosario, fanno qualche volta la S. Comunione, recitano le preghiere del mattino e della sera e non di più. Questo non è rilassamento.
Ma se un'anima ha vissuto per un certo tempo nel fervore, ha fatto un buon noviziato, ha fatto i voti con proposito fermo di osservarli; e poi sentendone il peso è decaduta dal primitivo fervore nel rilassamento, questa è veramente in uno stato di tiepidezza colpevole. Questo stato dobbiamo temere!
Non c'è dubbio che tutte abbiate avuto un tempo di fervore, altrimenti non sareste arrivate ad emettere i voti con sentimento fermo di mantenerli, dopo aver fatto bene il vostro noviziato. Ché se foste entrate nella vita religiosa tanto per sistemarvi, non avendo potuto sistemarvi in famiglia, avreste ingannato Dio, i superiori e voi stesse. Andare avanti sì, ma secondo quel che dice il primo articolo delle Costituzioni5! Andare avanti cercando di far meglio ogni giorno, di perfezionarsi ogni giorno.
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[13] Alcuni santi hanno fatto il voto di far sempre ciò che è più perfetto, ma per voi ciò è già implicito nei voti; non è quindi necessario farne esplicitamente il voto o la promessa, perché chi mancasse di progredire nella perfezione mancherebbe al dovere di stato della religiosa, che è quello di tendere continuamente alla perfezione, e commetterebbe peccato.
Se un'anima è entrata con retta intenzione nell'Istituto, ha fatto con fervore il suo noviziato ed ha emesso i voti con coscienza piena dei doveri che assumeva con la professione, e poi diventa pigra, svogliata, sempre distratta, può dirsi che si trovi nello stato di rilassamento dei semplici cristiani? No, questa è tiepidezza colpevole.
Se le figlie che accettate, da principio non sono tanto fervorose, tanto raccolte, non accusatele di tiepidezza colpevole e non scoraggiatevi; nel noviziato impareranno bene i metodi, le pratiche di pietà e acquisteranno tanto fervore.
Quando un'anima dice: Io non sento più nessun gusto nella Comunione, il rosario mi annoia, il tabernacolo non mi attira più, è muto per me, vorrei lasciar tutto, ma poi non lo lascia, non è certamente in stato di tiepidezza. Se anzi l'anima si | [14] accorge che nonostante la diminuzione di ogni gusto sensibile, della giocondità che le procuravano prima le cose spirituali, va avanti con eguale delicatezza di coscienza, senza fermarsi a considerare il suo stato, come se si trovasse in fervore, allora può dire di avere il fervore robusto.
Se, dopo aver lungamente corrisposto alla grazia, il Signore volesse toglierle ogni consolazione spirituale, se venisse impiegata negli uffici più umili, contraddetta, mal giudicata e con tutto ciò rimanesse fedele, allora si irrobustirebbe nel fervore e avrebbe la vera carità. Che cos'è allora la tiepidezza?
Un'anima dice: - Io commetto qualche volta dei peccati. - Li commetti volontariamente? - No! Qualche volta mi arrabbio e rispondo sgarbatamente; sono piena di invidia, sono piena di ribellione interna; oh, se potessero vedermi dentro, di quali pensieri, di quali desideri sono piena, quanta vergogna ne avrei! Guai poi, se potessero farne la fotografia! - E ti domini? - A volte mi sfugge! Faccio i propositi, li rinnovo; faccio sempre lì la Confessione settimanale e poi ricado.
Se quell'anima fa i suoi esami, i suoi | [15] propositi, insiste nelle Confessioni, nel Ritiro vi fa un esame più diligente, negli Esercizi
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cerca di rinvigorire il suo lavoro, quest'anima non è tiepida, perché vive nella lotta.
La tiepidezza si distingue: per l'abitudine ai peccati veniali deliberati; per la trascuratezza nei suoi doveri e nella pietà.
I. L'abitudine ai peccati veniali: l'anima s'accorge di far male e dice quella parola pungente; in cose che riguardano l'osservanza, la povertà, la castità, il dominio del cuore, si permette di andare fino ai confini del mortale: Con questo posso ancor fare la Comunione. Si permette tante libertà quante può permettersene, badando solo a scansare le fiamme dell'Inferno. Quest'anima ha un segno sicuro di tiepidezza. Qualche volta l'essere caduti in questi peccati veniali non è segno di tiepidezza, ma l'abitudine ad acconsentire a queste venialità, è tiepidezza.
I santi talvolta, accanto alle loro grandi virtù, avevano dei difettacci che li facevano anche cadere, ma se qualche caduta vi era, era permessa dal Signore per tenerli nell'umiltà: è l'abitudine alle cadute invece che fa la tiepidezza.
[16] II. Il rilassamento nei doveri quotidiani: nell'apostolato, nelle relazioni coi superiori e con le sorelle; non si può dare a quella figlia un ufficio, perché lo trascura; l'altro non lo accetta o lo fa male: qui rompe, là mette il disordine; riferisce esagerando i difetti del tale e del tal'altro; si occupa dei fatti altrui; si informa degli avvenimenti per farne oggetto di conversazione; trascura i suoi doveri di carità, di umiltà nelle relazioni col prossimo e si occupa di tutto meno che di se stessa...
II rilassamento nelle relazioni con Dio, cioè nella pietà, porta a non saper neppure dire quali propositi si siano fatti: non si conoscono, o sono così vaghi da non servire a nulla: Mi farò un po' più buona! Confessioni senza dolore, lunghe ma inutili, perché manca il proposito di emendarsi. Giornate intiere passate senza una giaculatoria, un'aspirazione verso l'alto. Mai una cosa fatta con l'intenzione diretta a Dio, per piacere a lui. Pratiche di pietà fatte senza metodo; senza diligenza per trarne tutto il profitto, per accrescere l'amore verso Dio, il fervore nelle opere. Oh, se nelle nostre pratiche di pietà non abbiamo pensieri santi, affetti e aspirazioni celesti vi | [17] è veramente in noi il rilassamento nelle relazioni con Dio!
Quando le Confessioni sono sempre uguali; sempre la stessa litania, ripetuta senza alcuna contrizione, senza alcun desiderio di emendazione, vi è veramente il rilassamento. Badate però che
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le Confessioni potrebbero essere sempre le stesse anche per venti anni, ma fatte ogni volta con più intenso sentimento di compunzione. Allora non sarebbero più uguali. Potreste recitare per cinquant'anni il santo rosario; esso è la ripetizione sempre uguale di cinquanta A ve Maria, ma se ogni volta che lo recitate cresce in voi l'amore verso la Madre celeste, vedete che non è sempre uguale!
Gli Esercizi dunque sono:
1) presentare il nostro piatto vuoto a Dio, perché lo riempia, ma presentarglielo con fede nello Spirito Santo che vuol trasformarci, fede nell'abbondanza della grazia preparataci e fede nell'aprire il rubinetto. La fede poi è la preparazione all'afflusso della grazia. Quanto porterete di umiltà e di fede, tanto riceverete di grazia.
2) Per vuotare il nostro cuore, togliere il peccato, la tiepidezza. La tiepidezza non è la diminuzione del fervore, ma: l'abitudine al peccato veniale deliberato; | [18] la trascuratezza e la negligenza nei doveri quotidiani; il rilassamento nelle relazioni con Dio.
Allora diremo al Signore: «Emitte Spiritum tuum et creabuntur, et renovabis faciem terrae»6.
«Son venuto sulla terra a portare il fuoco»7, dice Gesù; e quel Gesù che sta nella vostra cappella si rivolge proprio a voi; egli vuole accendere il vostro cuore di amore verso di lui; ripetiamogli dunque: «et tui amoris in eis ignem accende»8.
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1 «Voi tutti, santi e sante di Dio, intercedete per noi»: dalle Litanie dei santi.

2 Durante la guerra e particolarmente tra il 1944 e il 1945, alcune giovani sorelle, ammalate di TBC e ricoverate in diversi sanatori d'Italia, morirono lontane dalla comunità. Ciò causava in tutte un'acuta sofferenza.

3 Andrea Avellino (1521-1608), avvocato e poi sacerdote e religioso Teatino. Lavorò con san Carlo Borromeo e contribuì alla riforma del clero.

4 Il Fondatore si ispira a L. Beaudenom, Pratica progressiva della confessione, vol. I, Marietti, Torino 1944

7 , cap. “Della tiepidezza in generale”, pp. 105-110.

5 Costituzioni della Pia Società Figlie di San Paolo ( 1944), art. 1: «Il fine generale della Pia Società Figlie di San Paolo è la gloria di Dio e la santificazione dei membri, mediante la pratica fedele dei tre voti di povertà, di castità e di obbedienza, nella vita comune, a norma dei sacri Canoni e delle presenti Costituzioni».

6 Cf Sal 104,30; Antifona della Messa di Pentecoste: «Manda il tuo Spirito, e tutto è creato: e rinnovi la faccia della terra».

7 Lc 12,49.

8 Cf Antifona di Pentecoste: «... accendi in loro il fuoco del tuo amore».