Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XV
LA GRAZIA

[93] Nel concetto dell'Immacolata noi in primo luogo pensiamo alla esenzione dalla colpa originale. Maria è immune dalla disgrazia di tutti gli uomini i quali, come figli di Adamo, contrassero la colpa del padre. In secondo luogo Maria è adorna di tale grazia da superare tutte le creature. Il Signore, il quale nella sua misericordia «respexit humiles»1, riguardò quest'anima, creatura privilegiata, l'arricchì e le diede tanti doni in vista della prossima passione di Gesù Cristo, di cui ella doveva divenire madre. Quindi Maria ebbe da Dio una duplice misericordia: non solamente fu redenta dal suo figlio Gesù Cristo, ma fu redenta di redenzione preservativa. E cioè, noi siamo lavati e liberati dalla colpa, ma all'opposto ella ricavò in anticipo dalla passione di Cristo tale cumulo di grazia da superare tutti gli angeli e i santi, poiché ella nacque con la elevazione alla maternità divina, e il Signore le diede le grazie proporzionate a questa altissima dignità.
Dunque noi in secondo luogo meditiamo la grazia e le vie della grazia.
Che cos'è la santità? È la grazia, e un'anima tanto più è santa, tanto più ha la grazia. La santità è la vita soprannaturale in noi, sono i meriti di Cristo nell'anima nostra; ora quanto più noi abbiamo questa vita soprannaturale tanto più siamo santi. La grazia infatti è «donum Dei supernaturale»2, è differente dal dono di intelligenza, salute, | [94] volontà, buon carattere; è soprannaturale e non si riscontra sulla terra. Per essa noi diventiamo santi e figli di Dio, giusti interiormente, e notiamo che per la grazia non ci viene buttato sull'anima il mantello dei meriti di Cristo perché Dio non veda più i nostri peccati, ma è l'anima che diventa santa in sé, acquista un'altra vita soprannaturale, una vita più alta, divina; per questo la Trinità abita in noi con la vita divina del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo: e il Padre genera il Figlio, e lo Spirito Santo procede da entrambi e in noi si opera questa
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generazione eterna e continua questa processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio. Il Signore vive dunque in noi: «Si quis diligitur a Patre meo, [... ] et ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus»3. Ecco perché vi è la vita divina nell'anima giusta, perché vi abita Iddio.
Quest'anima è dotata di nuova vita, è gradita a Dio perché Iddio ama la sua vita; è interiormente trasformata, resa figlia adottiva di Dio, destinata al cielo, a prendere possesso del posto che le è già preparato. Per questo l'anima partecipa della vita del Cristo, diventa membro vivente di lui, e di lui possiede le ricchezze eterne, i suoi meriti. Egli è il capo e noi le membra, come la mano gode partecipando del bene del capo così noi godiamo dei meriti di Cristo, che si possono dire veramente nostri.
La grazia può essere posseduta in grado altissimo, quasi infinito. Il più alto lo ebbe la Vergine SS., perché la sua era grazia di madre, noi invece abbiamo la grazia di servi di Dio.
Tanti possono essere i gradi di grazia; altro è quello del bambino appena battezzato, altro quello dell'adulto che ha combattuto le buone | [95] battaglie acquistando molti meriti, altro il grado di colui che riceve la grazia prima nella Penitenza, altro quello di colui che si accosta alla Confessione con disposizioni molto sante. D'altra parte, quando già vi è la grazia nel cuore, la successiva si accumula e si moltiplica con una partecipazione più larga ai meriti di Cristo. La gloria del cielo sarà tanto più grande quanto più si partecipa ai meriti del Cristo. Questa in generale è la dottrina sulla grazia.
Dobbiamo ricordare che tutta la grazia viene da Gesù Cristo, noi la prendiamo da lui, e ogni anima si può arricchire immensamente. Maria dove attinse la grazia? Dalla comunicazione con Gesù Cristo il quale nacque da lei, visse con lei, patì con lei, la confermò nella Pentecoste, la nutrì nella Comunione: ella tutto attinse da Gesù.
E così è per noi: una è la fonte, Gesù Cristo, la sua passione e la sua croce, da cui partono i sette canali che vanno a raggiungere le anime. Noi dobbiamo lavorare e farci i meriti in quanto che facendo ciò che Dio vuole, egli aggiunge grazia nuova a quella che già possediamo.
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La fonte sicura della grazia l'abbiamo in Cristo attraverso i sacramenti. Da soli non siamo sicuri di meritare: facendo un dato lavoro ci possono mancare le disposizioni e la grazia che ci dovrebbe venire per quel lavoro può essere che trovi un ostacolo in noi. Quando invece si tratta di sacramenti, non è così: se è vero che il frutto è maggiore o minore secondo le disposizioni del penitente, è pur vero che Cristo opera nel sacramento e che egli è sempre degno. Perciò nei sacramenti dobbiamo avere la massima fiducia, perché agiscono «ex opere operato»4. Così, quando l'Ostia viene inghiottita produce veramente | [96] l'aumento della grazia; e se anche la ricevesse un bambino, riceve ugualmente l'aumento di grazia, tanto più che il bambino non pone impedimenti. Noi invece abbiamo spesso tante vedute, tanti pensieri, tanti ostacoli e la grazia non può operare.
Ogni anima oggi dovrebbe pensare a questo elementare principio esposto nelle prime pagine del catechismo: la grazia viene da Cristo, io non merito nulla, non posso nulla, è Cristo che fa. E invece noi ci crediamo tanto e siamo talora molto stolti. Nell'ordine soprannaturale noi da soli possiamo nulla, nulla, nulla, nemmeno pronunciare meritoriamente il nome di Gesù. Quindi non solo dobbiamo umiliarci, ma dire proprio di cuore: Da me nulla posso, quello che io posso mettere da parte mia è credere che non posso nulla, anzi talora mi oppongo resistendo alla grazia. Se siamo riusciti a capire che non meritiamo nulla, che la parte nostra è solo quella di togliere gli ostacoli, Gesù lavorerà la nostra anima.
Il Profeta diceva alla vedova piangente: «Qui c'è la sorgente dell'olio: va' a prendere i vasi per riempire e torna sollecita»5. La donna portò pochi vasi e di olio ne prese poco. L'olio della grazia viene quando c'è il vuoto nell'anima per l'umiltà, e il primo grado dell'umiltà è di riconoscere che nell'ordine soprannaturale siamo affatto nulla. Vedete che ci vuole tanto a capire i dogmi! Non siamo mai persuasi! Siamo già grandi e abbiamo ancora bisogno del sillabario. Quando crediamo all'azione di Cristo e alla nullità nostra allora attingiamo alle fonti inesauribili del Salvatore. La fede nell'azione di Cristo è un gran dono. Osservate il sacramento della Penitenza: | [97] molte anime ne annullano
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per metà il frutto, perché la riducono a conversazione. Peggio avviene nella Comunione: è Gesù Cristo stesso che viene, e viene lui con tutta la grazia. Ma che succede? Vedete: quando si vendeva il grano a mine6, il venditore riempiva la misura di grano, e poi con un randello toglieva il di più. Così Gesù è tutto, ma noi siamo finiti e togliamo quello che non c'entra. Gesù è venuto tutto, ma dà solo quello che siamo capaci di contenere. Abbiamo tanta fiducia che il Signore riempia tutte le parti dell'anima nostra, di modo che secondo la nostra misura si possa dire di noi: «gratia plena»7. Dio è tutto, ma l'anima è capace di poco. «Neque volentis, neque currentis, sed miserentis est Deus»8. Non è l'agitarci o il lungo parlare, ma sperare in Dio che conta.
Dalla nostra meditazione dobbiamo ricavare questo frutto: tutto si attinge dalla croce di Cristo, questo è il merito che porteremo al giorno del giudizio, e questo merito è la partecipazione nostra ai meriti di Cristo. Quindi dobbiamo avere molta fiducia in lui, e nutrire la certezza che tanto riceveremo quanto avremo di disposizioni. Crediamo cordialmente che siamo nulla e che la passione di Cristo è tanto efficace.
Maria non ebbe altra via che i meriti di Cristo per arricchirsi di grazia. Un'anima ha chiesto: Ma allora anche Maria ha ricevuto misericordia da Dio? Sì, non c'è nulla di soprannaturale che non scaturisca dalla misericordia di Dio.
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1 Cf Lc 1,48: «... ha guardato gli umili».

2 «Dono soprannaturale di Dio».

3 Cf Gv 14,23: «Se uno è amato dal Padre mio, noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».

4 «In nome di Cristo e in persona di lui».

5 Cf 2Re 4,3-4.

6 Antica misura di capacità per i solidi.

7 «Piena di grazia».

8 Rm 9,16: «Non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia».