Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE IX
L'AMOR DI DIO

[55] Vi è un anniversario che non celebriamo quasi mai e che pensiamo sia del tutto da dimenticarsi; invece sarebbe utile che non si cancellasse dalla nostra memoria: è l'anniversario del primo peccato commesso nella vita. Perché ricordare una data così umiliante, così infelice? Ecco, per ricordarci che noi vogliamo fare una vita sempre penitente; qualcuno però può pensare che per questo si debba vivere sempre col rimorso: no, questo no, ma conviene stare sempre col capo chino, come bisognosi della divina misericordia, e vivere sempre pregando perché ognuno deve pensare: sono stata ingrata, non ho più diritto di alzare la testa e meriterei di stare in ben altro luogo, ma sono stata perdonata, Gesù mi ha usato grande misericordia. Dopo tanti benefici e infusioni di grazie, e dopo che Dio stesso si è stabilito nel mio cuore per starvi sempre, appena io ho avuto sufficiente conoscenza per peccare, l'ho offeso: ecco cosa sono io. Se anche due soli peccati avessimo sulla coscienza, come S. Luigi, ricordiamo che dobbiamo far penitenza per tutta la vita. S. Pietro non dimenticò più quella notte in cui aveva rinnegato il suo Maestro, e ogni volta che vedeva il Signore le lacrime gli sgorgavano abbondanti.
Non è necessario ricordare il giorno preciso del primo peccato, forse non sarebbe neppur possibile; basta il tempo in generale. E ciò serve per infiammarci verso Dio che ci ha tanto amato, per | [56] fare il proposito di amarlo di più per tutte le volte che ci ha perdonato.
Perché dunque amare Dio? Per i tanti suoi benefici.
1) Tutte le virtù si riducono alla carità. Vi è il comandamento di amare il padre e la madre, di dire la verità, di essere onesti, ecc. ma tutto ciò che è nella legge si riduce a un comandamento solo: amate; poiché chiunque ama non offende il Signore e tutti i comandamenti sono da lui osservati. Perciò se noi osserviamo il comandamento della carità, noi osserviamo tutta la legge di Dio. Iddio l'ha messa a base e condizione di tutti i comandamenti; evitare tutti i peccati per amor di Dio. Se noi non rubiamo perché la cuoca ha nascosto la chiave, facciamo peccato lo stesso,
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col desiderio e più a denti asciutti. Bisogna che non si offenda Dio, ma non solo con la mano: questa è l'esecutrice della mente e del desiderio. Occorre il cuore; se non c'è il cuore l'osservanza esteriore, «quid prodest?»1. Mentre se c'è l'amor di Dio viene da sé tutto il resto: si osservano i voti, si ascoltano i superiori, non si fa il male e si fa il bene. Ecco l'amor di Dio che santifica l'interno. Chi ama Dio non ha bisogno di molte prediche; né che colui che comanda prenda l'atteggiamento del forte: gli basta sapere che nel superiore c'è Dio, non gli importa conoscere il nome, né sapere chi vi sia entro il confessionale. Perciò S. Agostino dice: «Ama et fac quod vis»; l'amore ci rende docili alla grazia. «Io starei in adorazione davanti ai miei superiori», diceva il Ferrini2. E veramente ogni atto di obbedienza è un'adorazione all'autorità | [57] di Dio. Quindi l'amor di Dio santifica e fa osservare gli altri comandamenti.
2) Questo amor di Dio è precetto che si confonde e si riduce al desiderio di salvarsi. In cosa consiste l'amor di Dio? Nel volersi salvare, volere il Paradiso e chiunque desidera ardentemente il Paradiso ha tutto indirizzato a questo, ed ha l'amor di Dio. Dobbiamo osservare due cose, o amiamo il Signore o non lo amiamo. Se lo amiamo desideriamo di andare a lui. Una figlia che ama suo padre, desidera stare con lui e se deve stare molto tempo lontana, appena lo rivede si getta fra le sue braccia. E così l'anima alza gli occhi al cielo e dice: Là c'è il mio Padre celeste, là v'è il seggio pronto per me, là sono attesa... Noi amiamo tanto Dio quanto abbiamo desiderio di salvarci; ed è tanto freddo il nostro amore a Dio quanto siamo freddi nel desiderio di salvarci, e siamo freddi nel desiderio di salvarci se non lavoriamo a farci santi. Amore di Dio è ordinare tutta la giornata secondo la volontà di Dio: la pietà, il lavoro, i pasti, la ricreazione, tutto.
Ognuna può dire: Oggi io posso provare il mio amore al Signore, spendendo per lui tutte le ventiquattro ore... Sono altrettante prove e altrettanti meriti... Io voglio il Paradiso perché ivi amerò tanto il Signore; e ogni singolo passo che do, voglio salire di un gradino la scala del Paradiso e voglio arrivare ben vicina al Signore in cielo. Diceva un'anima: «Non m'importa tanto di
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godere in Paradiso, quanto piuttosto di star vicino e di cantar la tua gloria con tutte le lingue degli angeli e con la voce di Maria». Praticamente l'amor di Dio e il desiderio di salvarsi e farsi santi, sono la stessa cosa. È utile aggiungere: questo nostro Dio ci ha guadagnato il cuore; | [58] e perciò S. Agnese diceva: «Che amore terreno! Vi è uno sposo a cui ho già dato il mio cuore; egli mi ha legata a sé col suo anello divino e io sono sua in eterno»3. Qual è l'anello con cui Dio lega a sé le anime? La passione in generale, che è la grande esca per accendere l'amor di Dio.
I santi frequentissimamente la meditavano ed erano rapiti di amore. S. Francesco d'Assisi passò sulla Verna quaranta giorni per amore del digiuno quaresimale di Gesù: alla fine dei quaranta giorni, Dio lo rese più conforme a sé e gli impresse il ricordo della passione nel suo corpo. Se noi consideriamo che questo Gesù in tutta la sua vita desiderò di darci questa mirabile prova d'amore, non restiamo scossi? «Baptismo habeo baptizari et quomodo coarctor usquedum perficiatur?»4: quanto mi fa pena che sia ancora lontano il giorno in cui potrò dimostrare il mio amore agli uomini! Gesù parlava della passione abbastanza di frequente. Sul monte Tabor, alla trasfigurazione di Gesù, apparvero Mosé ed Elia a conversare con lui: parlavano della prossima passione. E Gesù diceva agli Apostoli: Ecco, ascendiamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà dato nelle mani dei giudei, schernito, sputacchiato, flagellato, crocifisso. E quando ne parlò più chiaramente agli Apostoli, Pietro saltò fuori col suo gran cuore: «Piuttosto che tu vada a patire e morire, ci opporremo noi... non sia mai!»5. Ma Gesù lo fece tacere e gli disse che parlava a nome del diavolo.
Una tentazione che prende parecchie anime è questa: esser delicate, risparmiarsi ogni pena; e vorrebbero che tutto andasse secondo i loro desideri. Ma dobbiamo sacrificarci, essere crocifissi: tra la vita e il Paradiso deve intercedere uno spazio di penitenza. Ecco che Gesù ci ama | [59] fino alla morte e quale morte! E consideriamo la storia di questo suo grande amore nei tratti più caratteristici della sua vita: il giovedì santo istituisce il sacramento
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dell'amore, rende gli Apostoli suoi sacerdoti; poi il Getsemani che è il posto di ritrovo degli amanti: quante anime fanno l'ora di agonia al giovedì sera! Vanno un'ora a consolare Gesù che suda sangue, a riparare le offese con cui viene ferito, le indifferenze degli apostoli che si erano addormentati e ad offrire la passione e morte di Cristo per la salvezza del mondo. L'adorazione del giovedì si può fare anche con questi sentimenti. Siamo gli angeli consolatori di Gesù: «Apparuit6 ei angelus de coelo confortans eum»7: questo soprattutto quando si recita il primo mistero doloroso. Fino a qual punto ci ha amato il Signore! Quella notte gli eravamo tutti nel cuore: e chi non lo amerà? Non saremo mai capaci di scrivere tutti i nostri peccati; ma Gesù tutti li conosceva ed espiava! Noi avremmo dovuto morire, ma Gesù ha detto: Non tu, ma io morirò! Consideriamolo quando è legato alla colonna: quei crudeli sembravano barbari, davano colpi senza fine. Ah! la meritavamo noi una buona flagellazione, almeno una buona scarica di schiaffi e bastonate dopo certi pensieri e sentimenti, e invece questo sopporta Gesù per scontare la nostra superbia. Ed è stato coronato di spine e volle che penetrassero profondamente nelle tempia. Consideriamolo quando va al Calvario carico della croce: e quando vi viene inchiodato sopra. Mentre i colpi cadevano sui chiodi, egli taceva e sulla croce chiedeva perdono per i suoi crocifissori. Talora facendo la Via Crucis prostriamoci dinanzi al Crocifisso, imprimiamo | [60] dei baci caldi d'amore su quelle piaghe, opera dei nostri peccati.
Dunque amiamo tanto il Signore. Proviamoci a dire adagio l'atto di carità e scrutiamo nel nostro cuore se il nostro amore è vero, se realmente non diciamo una bugia alle parole:... vi amo con tutto il cuore; forse amarlo più che qualche cosa sì, ma amarlo più che noi stessi è un po' difficile. L'amore di Dio quale posto ha ancor da guadagnare? Il Calvario è l'appuntamento delle anime generose, ma S. Margherita Alacoque dice che non sono troppi quelli che salgono il Calvario; molti non accolgono bene la sofferenza, l'umiliazione, il dolore; amano di dirsi crocifissi ma non di farsi crocifiggere; invece Iddio ama le anime che si lasciano crocifiggere nel silenzio.
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1 «Che giova?».

2 Contardo Ferrini (1859-1902), italiano. Celebre giurista di diritto romano, terziario francescano. Beatificato nel 1947.

3 Riportato da S. Alfonso, La pratica di amar Gesù Cristo , I, 2.

4 Lc 12,50: «C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto?».

5 Cf Mc 8,32.

6 Originale: afferunt. Errore.

7 Lc 22,43: «Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo».