Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II - DOMENICA DOPO PENTECOSTE58
1. Stiamo chiudendo il mese di maggio per entrare nel mese di giugno. In questa circostanza chiedere al Signore la grazia di migliorare la nostra preghiera, affinché salga sempre più gradita a Lui.
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2. Tra le condizioni principali: umiltà, confidenza e riconoscimento della nostra ignoranza, debolezza, necessità, propria nella verità. Iddio è tutto e noi siamo niente ed abbisognamo di molte cose. Il superbo non pensi di ricevere qualcosa da Dio. Chi sta sul monte non raccoglie le grazie. Occorre andare in fondo alla valle, come il pubblicano e non come il fariseo. Considerare Gesù nel suo tabernacolo: considerare la misericordia e la bontà di Maria. Nulla abbiamo da sperare da noi, ma tutto da Gesù e da Maria. Qualunque cosa chiederete, vi sarà data (Gv 14,13). Chi prega tolga ogni fiducia in sè, ma la fondi in Dio. Mancheranno gli uomini ma non ci mancherà mai Dio. Che cosa potrà darci anche chi ci ama di più? Il confessore ci assolve, ma siamo noi che dobbiamo combattere. Da Dio ogni benedizione, grazia, prosperità. Chi infonde la grazia è Dio solo.
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3. La preghiera sia piena. Alle volte è a fior di labbra, come un pappagallo. Bello è quando prega il cuore. Coltivare un vivo desiderio della grazia di Dio: un cuore umile, fiducioso, pio, che si rivolge al Signore anche con poche parole. La Maddalena lavava in silenzio i piedi e li asciugava con i suoi capelli. Alle volte si prega, ma la fantasia è lontana, essa invece può concentrarsi nel bene: riprodurre il cielo, il tabernacolo, il calvario: ricordare la più bella immagine di Maria. Allora l'anima si prostra, supplica, loda, ringrazia, contempla.
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4. Prega la volontà quando si fanno i propositi decisi di essere fedeli ai voti ed ai propri doveri. Se poi arriva a pregare anche la mente, ottima cosa. Penetrare i misteri e meditare, pur facendo fatica. Tutta la persona è composta a rispetto, venerazione, preghiera. Si prega anche con la positura del corpo. Questa è la preghiera intera: della fantasia, della mente, del cuore, delle labbra, del corpo. La meditazione sia completa, tutte le nostre potenze siano penetrate di Dio. "Sit laus plena!" Quante preghiere sono fatte solo con le labbra! Se noi cantiamo solo per non sbagliare le note, ma non penetriamo il significato delle parole, conta poco. Alcuni vanno a messa, ma rimangono impalati, dando appena la presenza materiale. Lodare Iddio con tutti noi stessi!
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5. Perché la nostra preghiera sia sempre più accetta ed elevata, non abbondiamo soltanto in sentimenti, che potrebbero essere anche vani a meno che il sentimento sia purissimo e ardente desiderio di piacere e lodare Dio. La nostra preghiera sia perfetta, con fini elevati e perfetti: adorare, ringraziare, propiziare, impetrare. Questi fini debbono penetrare nella nostra preghiera. Nel "Vi adoro" ci sono tutti e quattro questi fini.
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6. L'adorazione: riconoscere Dio principio di tutto ed ultimo fine. Noi siamo formichette, Lui è provvidenza e santità infinita.
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7. Ringraziare: tutto quello che ho è del Signore. Se restituiscono tutto rimango col peccato, di cui sono responsabile. Molte cose ci sono date in uso ma sono di Dio, di Dio solo! Quante responsabilità, quante ingratitudini e negligenze dopo tante grazie.
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8. Impetrazione: Signore, voi sapete di quali aiuti abbiamo bisogno, di quali tentazioni sarò tormentato, quali necessità avrò oggi. Si può dire il Padre Nostro, oppure supplicare di fare tutta la volontà di Dio. Tu sei il mio Buon Padre, vedi tutto, puoi tutto, mi ami di più di quanto io amo me stesso, vedi ed hai la potenza per provvedere.
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9. Meditiamo Gesù Ostia, che continuamente prega il Padre con gemiti inenarrabili, che cioè noi non possiamo nemmeno immaginare.

30 maggio 1948

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58 30 maggio 1948