Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III. IL PARADISO - Nuovissimi (1)
Ieri abbiamo considerato il giudizio che avviene subito dopo la morte, il quale fissa la nostra sorte eterna. Ma, dopo il giudizio, che cosa è dell'anima? Il corpo va al camposanto, e l'anima? O paradiso immediato, o purgatorio in preparazione al paradiso, o inferno: una delle tre sentenze.
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E allora in primo luogo consideriamo il paradiso, che può essere immediato. E' vero che anche l'anima che deve andare a prepararsi in purgatorio per l'entrata in paradiso, è salva; tuttavia deve ancora attendere, e quindi disporsi all'entrata in cielo. Paradiso! Oggi, mercoledì, di preferenza: i misteri gloriosi per il rosario.
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Ecco, Gesù durante la sua vita pubblica parlò diverse volte della sua passione e della sua morte e della sua risurrezione. Sì! Ma quando già si avvicinava l'ora della sua passione, san Luca evangelista si esprime così: "Sapendo Gesù che era vicino il giorno della sua ascensione, s'incamminò verso Gerusalemme" [cf. Lc 9,51]. E sapeva che proprio là era il luogo del sacrifizio. E doveva arrivare per la Pasqua, ma non per celebrare soltanto la Pasqua rituale mosaica, ma per essere lui l'Agnello di Pasqua: ucciso alla gloria di Dio Padre e a salvezza dell'umanità.
Gloria Deo (...) pax hominibus [Lc 2,14]: là si è realizzato /al/ (a) massimo questo canto degli angeli alla capanna di Betlemme.
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E siamo tutti incamminati verso la ascensione. Tutti! E cioè tutti verso il paradiso.
Se seguiamo Gesù sulla terra, egli è via. Ma non è l'ultima stazione il calvario, cioè la morte; ma l'ultima stazione è quella <del> in cielo. Là Gesù siede alla destra del Padre, e coloro che l'avran seguito, ecco, saranno con lui, partecipi cioè della sua vita eterna.
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Chi sulla terra conserva la vita che abbiam ricevuto nel battesimo, cioè la vita della grazia e quindi vive della vita divina, al di là vivrà della gloria divina: la gloria eterna.
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Infelici coloro <che non> che vivono senza la grazia. Il problema, la preghiera, il desiderio, ciò che muove la pastorella arrivando in un paese, in una parrocchia è proprio questo da farsi: che tutti qui siano figli di Dio, cioè vivano in grazia. E si salvino.
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Ma che cosa portate voi a quel paese, a quella parrocchia? Non portate mica ricchezza, non portate mica progresso civile, non portate mica il benessere materiale. Ma voi avete in animo <di par> di portare la cosa migliore, che è la vita soprannaturale cioè: vivere in grazia! Che qui siano tutti figli di Dio!
E i figli di Dio quali sono? Non per la creazione in generale, ma <per> perché vi è la vita soprannaturale, la vita divina, la vita della grazia, e i battesimi. Oh!
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Tre giorni si son fatti in un certo paese, in una certa parrocchia: tre giorni di predicazione. E hanno lavorato le suore, visitando tutte le famiglie. Alla fine dei tre giorni: sessanta battesimi, già adulti. Eh, ma non ci pensano! Crescono come le galline! E allora: portare la vita! La vita!
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Prendervi a cuore il battistero. Prendersi a cuore il confessionale, l'altare, la balàustra, dove cioè si acquista la vita divina. Perché il giorno del battesimo dev'essere più solenne che non il giorno anniversario <della morte, cioè> della nascita corporale. Oh, e voi [avete] questo ministero. Com'è preziosa la vostra missione!
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E vi sono suore che fanno la scuola, ed è una gran bella cosa; e vi sono suore che servono i malati, i vecchi, gli orfani: grandi meriti!
Ma voi andate per la vita spirituale. Come è preziosa! Come bisogna ragionar soprannaturalmente!
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Persone che ragionano del tutto naturalmente: si sta bene, si mangia bene, si è comodi..., l'apostolato si fa come si può.
Ma: Ad quid venisti? Perché ti sei fatta pastorella? Sentirlo questo! Perché se poi lo sentite questo: che siete mandate per le anime, in collaborazione col parroco, in dipendenza, quando uno si permette critiche contro il sacerdote non ha più le grazie lui, e diventa quasi inutile.
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Oh, allora: con grande riverenza, con spirito di dedizione, con l'ambizione che sempre più anime e, se è possibile, tutte le anime, per quanto sta da voi, che vivano in grazia e che muoiano in grazia e che quindi arrivino al cielo.
Il paradiso per voi e per le anime a cui andate. Il paradiso bello per voi! E, per quanto ci sarà possibile, prepararlo, e preparar queste anime ad un bel paradiso.
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Allora questo [spirito] soprannaturale! Perché è inutile che diamo degli avvisi, consigli, istruzioni, ecc. Se non c'è lo spirito soprannaturale, si considera quello come un lavoro qualsiasi. E non si santifica neppure la nostra vita, perché se non ha fine soprannaturale, non si va in cerca del paradiso, la vita diviene <una> una vita naturale, cioè una vita soltanto umana e per cui ci preoccupiamo solo di quello che è per noi piacevole, desiderabile. Oh, allora: visione sempre del paradiso.
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La vita presente è ordinata lassù: è come uno quando parte e vuole andare in città: cammina e fa con sollecitudine quella strada che conduce a quella città.
Al paradiso! Al paradiso!
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Paradiso, ecco: visione di Dio. Si vedrà Dio. Possesso di Dio: si possederà Dio. Gaudio in Dio! E quindi la beatitudine stessa di cui gode Dio. E' visione di Dio! Cioè contempleremo e vedremo il Signore faccia a faccia. Lo conosceremo come siamo conosciuti da lui. Come ci conosce Dio, così noi conosceremo Dio, in quella limitazione che è giusta perché siamo finiti noi, non abbiamo una mentalità infinita, <una cono> una intelligenza infinita. Quindi non è comprensione, ma è visione di Dio.
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Ma chi godrà questa visione di Dio? Chi ha molta fede. La visione di Dio si merita con l'usar bene la luce degli occhi, gli occhi a posto, modeste sempre; chi usa bene della ragione e cioè studia, santifica la ragione pensando a quello che deve fare e imparando a far sempre meglio, sia che si tratti di imparare da chi ci ammaestra dall'alto e sia che noi possiamo imparare da coloro che o hanno imparato essi oppure fanno meglio. Non ci entrino le invidie. Non ci entrino le invidie!
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Godiamo di tutto il bene che avviene. Rallegriamoci quando si viene a sapere che un altro ha fatto bene, che in quell'altra casa si va bene, cercando di imitare, non invidiare. Come dice la Scrittura: Aemulamini [autem] charismata meliora [1Cor 12,31], cercar di far meglio l'una con l'altra.
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Poi il paradiso è il possesso di Dio. Ma per veder Dio - come ho detto - l'uso degli occhi, della luce degli occhi, e l'uso della luce dell'anima cioè della ragione, e l'uso del lume della fede per avere poi il lume di gloria.
Il lume della fede cioè:
Vivere secondo la fede.
Pensare secondo la fede.
Ragionare secondo la fede.
La mia vita è per l'eternità.
Mi sono consecrata a Dio.
Ecco sono, appartengo a lui.
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In secondo luogo, il paradiso è possesso di Dio. Possederemo Iddio, il bene infinito: voi sommo <beno> bene, eterna felicità. Ecco: possesso di Dio, eterna felicità.
Come si merita il possesso di Dio, la conquista di questo Dio che è il bene sommo, infinito? Questa eterna felicità come si conquista? Se noi siam posseduti da Dio! Possederemo Dio se sulla terra noi siam posseduti e ci lasciamo posseder da Dio.
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Niente volontà nostra: "Sono tuo" E rinnovar la consecrazione: "Tutto mi offro, dono, consacro. Tutto! Mi dono!". E cioè: "Sei il mio padrone, quel che vuoi: o sana o malata, o in un posto o in un altro, o salute o meno salute, o stima degli uomini o <niente salute di> niente stima degli uomini".
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Che Dio possa liberamente disporre di noi come vuole e trovi sempre in noi dei figli docili, buoni, lieti della sua volontà. E allora sì, <sare> noi possederemo Dio.
Ma se non c'è questa docilità nelle mani di Dio, la felicità eterna sarà <m> limitata, se pure noi non contrariamo del tutto la sua volontà.
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Lasciarci posseder da Dio. Che possa disporre di noi sempre, in tutto, come vuole. E che sia fatta la volontà di Dio sulla terra come la fanno gli angeli in cielo. E allora, ecco: fare la volontà del Signore così prontamente, docilmente, lietamente, generosamente in terra: posseduti da Dio.
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Terzo, il paradiso è gaudio in Dio, gioia eterna. Gioia che è fatta di amore, fatta di unione con Dio <e quest> e cioè: Caritas manet in aeternum [cf. 1Cor 13,8], l'amore a Dio è un amore che non si rompe, ma è eterno. Ma è eterno amore e beatificante amore. Quindi, ecco il paradiso è visione, è possesso, è gaudio in Dio.
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Ma il paradiso, ha delle qualità il paradiso. In primo luogo il paradiso è ineguale. Una stella differisce per splendore dall'altra stella [cf. 1Cor 15,41].
Tutti in paradiso saran beatificati: ma la visione, il possesso, il gaudio di Dio è proporzionato ai meriti. E quindi si comprende che chi avrà fatto di più, godrà di più. Sì! Oh, anime generose!
Anime che invece sono avare! E quante volte stentano a accettar la volontà di Dio! Stentano a accettar la volontà di Dio.
Allora? Stella [enim] a stella differt in claritate [1Cor 15,41]. Sì, fare la volontà del Signore!
Oh, ineguale quindi la gloria in cielo!
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Secondo: il paradiso soddisfa tutti i nostri desideri. Sulla terra, eh, non possiamo soddisfare tutte le nostre facoltà, <il nost> il nostro interno e il nostro esterno. Ma <in> il paradiso è gaudio eterno. Tutti i desideri legittimi saranno soddisfatti.
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Poi il paradiso è eterno. E se anche ci /costasse/ (a) cento anni di lavoro di fatiche e di prove, cento anni... Ma <se invece> poi godremo non cento anni, ma neppure soltanto cento milioni di anni o di secoli, ma sempre quanto è eterno Dio. E quindi ogni sacrificio che ci chiede il Signore è poco, perché è sproporzionato il premio. Il sacrificio di un momento: un premio eterno.
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Poi il paradiso per adesso è incomprensibile e dobbiamo esser lieti che non possiam comprenderlo. E siam grati a san Paolo di quel che ci ha detto: "Lassù, né occhio umano vide, né orecchio sentì, né cuore dell'uomo provò la gioia, il gaudio, le ricchezze del cielo /preparate per/ (a) coloro che lo amano" [cf. 1Cor 2,9].
Se fosse una gioia, una felicità che ci è possibile capire, sarebbe sempre limitata, perché siamo così limitati noi! Ma il Signore ci ha preparato di più, cioè più di quel che noi possiamo /aspettarci/ (b) e pensare.
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E non stare a descrivere il paradiso in una maniera che tanto non finiamo col rappresentarlo. E qualche volta lo si descrive in una maniera anche ridicola. Paradiso! Paradiso!
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I santi: con l'occhio rivolto al cielo.
Sempre in cammino.
Ogni pensiero.
Ogni desiderio ordinato al cielo.
Ogni parola per il cielo.
Ogni attività per il cielo!
E dal mattino in cui incominciam la giornata, offriamo la giornata per il cielo, [per] il paradiso. E' un tratto di strada che oggi devo fare per avvicinarmi al paradiso.
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Preparazione al paradiso. Preparar la mente con la fede, e quindi fede profonda. Studiare le cose che riguardano la religione. E cioè coltivare l'istruzione religiosa: i catechismi secondo le costituzioni; e non soltanto il testo di catechismo, ma quello che poi allarga la cognizione delle cose sacre.
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Istruzione religiosa: <le> le costituzioni prescrivono quel tempo determinato ogni settimana. Lo si dà questo tempo? E si è in grado di comunicare sempre meglio le cose di Dio, e cioè quello che insegna il catechismo, quello che si ha nei libri che poi sono un po' più avanti del testo di catechismo? E poi quello che riguarda il modo d'insegnare il catechismo.
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E insegnare le verità tutte in generale: e l'ascetica e la mistica e la storia sacra, la liturgia, la Bibbia.
Ogni catechismo sia nutrito di storia sacra, di Bibbia e di liturgia. E di liturgia! Per questo: non chiacchiere lunghe, ma cognizioni! Studiare! Cosa importano le chiacchiere - che alle volte possono essere sante, e allora in quella misura giusta è /buono/ (a), vale - ; ma parlo delle chiacchiere inutili. Oh, non perdiamo il tempo!
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Questo studio alle cose sacre ci porta ad un aumento di fede e a servir meglio il Signore, e a insegnare alla gente, alle anime le cose che riguardan la salvezza eterna.
"Eh, ma io ho già studiato! Ho dato l'esame" Sì. E ho studiato anch'io e ho dato l'esame. E tutti i giorni: un po' di teologia! E fino a quando? Fin che avremo la testa sul collo (a), cioè fin che abbiam l'uso di ragione. Siamo dispensati solo quando la malattia è così grave che uno vaneggia: non può più usar la testa.
Sempre più avanti.
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Qui sopra vi sono alle volte proprio degli errori fondamentali. Progresso nella conoscenza di Dio e di tutto quello che riguarda il servizio di Dio e la salvezza nostra e delle anime.
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Poi in paradiso si possiede Dio. Ma bisogna essere noi posseduti da Dio sulla terra.
Il voto di obbedienza. Eh, il voto di obbedienza lo osserviamo? Ed oltre che il voto, c'è la docilità?, che è più profonda del voto.
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La docilità arriva a questo punto: che il bambino si lasci portare dalla mamma e che la mamma possa disporre di lui come vede il meglio per lui. Così: che Dio possa sempre disporre di noi in qualunque momento: sia che viviamo e sia che moriamo. Tutto!
Persone che hanno la propria volontà, il proprio modo di vedere, eh, ferme lì! e in quelle convinzioni... Oh, allora: docilità! La quale è l'anima del voto. Ed è l'anima di tutto quello che noi facciamo, cioè: come vuoi, dove mi mandi, dove sono, ecc. Totalmente di Dio!
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In terzo luogo, il paradiso è gaudio in Dio e quindi il nostro sentimento [è] ordinato a Dio. Cerchiam che cosa? Cerchiamo di star bene, o cerchiam Dio? Cerchiamo di essere stimati o cerchiam Dio? Cioè di piacere a Dio. Cerchiamo noi di far la nostra volontà o [di] far quella di Dio?
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Gli uomini che cercano ricchezze o piaceri o onori <non po> non sono ordinati a cercar Dio. Ma anche nell'anima religiosa alle volte s'infiltrano dei desideri - si - che sono vuoti. E allora la fiamma di amor di Dio ha ancor tanto fumo. Ha ancor tanto fumo! Non è ancora pura quella fiamma.
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Bisogna che la fiamma ascenda a Dio sempre più pura. Ma ci saranno ancora dei difetti. Certo, se però noi li condanniamo e non li vogliamo e per quanto sta da noi cerchiam di emendarli, allora ecco non sono più peccati e non impediscono l'amore al Signore. Non impediscono che la <s> fiamma salga sempre più in alto e meglio illumini e meglio riscaldi.
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Poi il paradiso è gaudio anche del corpo. Santificare il corpo. Risusciteremo. Allora:
Come adoperi gli occhi? li santifichi? Modestia.
Come santifichi le mani? Modestia. E falle lavorare queste mani.
Come santifichi la lingua? Mai macchiarla di mormorazioni e adoperarla per comunicar le cose buone: adoperarla a confessarsi, a cantare le lodi di Dio volentieri, insegnar a cantare. E la lingua che insegni il catechismo. Che insegni il catechismo!
E poi santificare tutto il tatto: la misura giusta del riposo.
E santificare in gusto: la misura giusta, ragionevole del cibo.
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Il corpo va trattato come un buon figliuolo, ma tenuto a freno perché qualche volta ci gioca <de> degli scherzi. E tenerlo a freno: gli vogliamo bene perché è compagno dell'anima nel guadagnare il paradiso, ma non ci meriti l'inferno. Ecco. <per> Per contentare il corpo, che cosa succede? E succede poi che è la disgrazia anche dell'anima. Quindi, il corpo in giusto...
E voi che avete offerto anche il corpo al Signore in verginità, ecco: santificare il corpo. E così sarà compagno, nel godere, all'anima, compagno all'anima.
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Oh, dunque: quale cosa desideri ancora tu dopo che hai rinunciato a tutto e ti sei donata a Dio? Conquistar Dio! Conquistar il paradiso. Tutto!
Sulla terra cosa vuoi ancor fare? Dio! Conquistar Dio! E il pensiero del paradiso domini sempre la nostra attività, la nostra vita. Domini i giorni, domini tutto il nostro comportamento.
Paradiso!
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Persone che pensano poco al paradiso facilmente divengono tiepide. E <pensi penso> persone che pensano spesso al paradiso vivono in generosità, in fervore. E il Signore ci dia questa grazia. E domandiam perdono al Signore se abbiam pensato poco al paradiso.
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Perché con la professione, si è fatto un buon patto: lascio tutto, ma per il paradiso! Si è fatto un buon contratto. E chi assiste all'emissione dei voti dice: "Avrete il centuplo" [cf. Mt 19,29], ma finisce col dire: "Possederete la vita eterna" (a) [Mt 19,29].
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Quando firmiamo il registro della professione, <quella> quel foglio è la tessera di entrata in paradiso. Ti sei messo in quella via: qui è il passaporto per entrare in paradiso.
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E il passaporto si può anche perdere, se non si vive con un certo fervore, neh? Si può perder la vocazione! E magari si può buttar via! E magari si tiene un po' male, e alla fine è tutto sdrucito e un poco guasto. Non si vive abbastanza allora la vita religiosa; non dico che si perda proprio, ma si presenterà poi <al> al giudizio di Dio un passaporto malconcio, ecco.
Li pulito sempre e sia quello che ci dà coraggio, sì!
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"Ho fatto un gran patto in quel giorno che ho emesso la professione, e questo patto che ho fatto con Dio lo voglio mantenere. Costi quel che vuole. Ma io voglio il paradiso".

Albano Laziale (Roma)
4 aprile 1962

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(1) Albano Laziale (Roma), 4 aprile 1962

77 (a) R: il.

100 (a) R: costassero.

101 (a) R: a.
(b) R: aspettarsi.

106 (a) R: buona.

107 (a) In tono scherzoso, ma sentito.

118 (a) Cf. Rituale, pag. 34.