Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XVI. VENITE IN DESERTUM LOCUM (1)
*** (a) Come incominciano le orazioni del mattino: Vi adoro mio Dio, vi amo con tutto il cuore Vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano, conservato fino ad oggi, e di essere entrato in questa congregazione.
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Pensiero primo: ringraziare.
Ringraziare della bella vocazione. Ringraziare di tutto quanto avete ricevuto nell'istituto. Ringraziare per l'anno buono che avete passato cioè dall'ultimo corso degli esercizi ad oggi. Ringraziare per quanto si è fatto di bene nell'apostolato.
Tutto è stato bontà di Dio: ringraziare.
Primo compito è questo, dice san Ambrogio: "Essere riconoscenti". E san Paolo dice: Grati estote [Col 3,15], siate riconoscenti.
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E allora, ecco, la grazia nuova oggi: la grazia di iniziare con buone disposizioni gli esercizi spirituali. E' dono di Dio anche questo! Ed è un gran dono, il gran dono che il Signore vi concede ogni anno: un corso di esercizi.
Allora, la vostra volontà è buona e già questo dispensa dal farvi la predica sull'importanza degli esercizi. Sì, li avete desiderati e avete già pregato prima: segno che voi li aspettavate!
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Oh, allora, come si devono fare gli esercizi? Anche questo già l'avete sentito tante volte.
Gli esercizi sono esercizi di pietà. E cioè in questi giorni molto pregare. Sentir bene le messe, accostarsi bene ai sacramenti, le visite al santissimo Sacramento, i buoni rosari, poi le buone comunioni, le buone meditazioni.
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Esercizi di fede: cioè ascoltare le prediche e poi farne i riflessi, perché non è tanto la predica che assicura il frutto; è il tempo degli esercizi, di riflessione cioè. Il tempo in cui dopo la meditazione occorrerebbe, e occorre certamente, un tempo di riflessi almeno lungo quanto è stata [lunga] la predica, la meditazione.
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Poi, esercizio di virtù. Esercizio di virtù: ieri eravate altrove, praticavate le virtù che si richiedevano nell'ambiente in cui vi trovavate. Oggi in questo momento: esercizio delle virtù adatte agli esercizi spirituali.
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Primo: il silenzio. Non per mutismo, non per dispetto, (che qualche volta sono silenzi non buoni), ma silenzi con gli uomini per parlare con Dio, per far migliori discorsi. E con chi parlare? E non c'è la tal persona, non c'è la tal altra. C'è Dio, Gesù, il quale vi ha atteso qui appunto per parlarvi: Venite [seorsum] in desertum locum [Mc 6,31] et loquar ad cor eius. Venite in un posto solitario, nella solitudine, e parlerò al loro cuore.
Qui non è solitudine, in quanto che siete molte persone. Ma la solitudine /formatevela/ (a) voi, cioè la silenziosità. Questa silenziosità non appartiene solamente alla lingua. E' una silenziosità <di mal> di molto interesse.
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Silenziosità: non pensare ad altro. Non state a ricordare altre cose, non lavorare con la fantasia, non scrivere notizie né riceverle. Otto giorni con Gesù solo. Ecco: come foste salite sul Tabor dove Gesù si è trasfigurato, e san Pietro tutto pieno di gioia: "Facciamo qui tre tabernacoli, e restiamocene in questo luogo" [cf. Mt 17,4 e par.].
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La silenziosità del cuore. E cioè: il cuore orientato solo e in tutto al Signore. Non progetti, non memorie passate se non in quanto è necessario. Ed è necessario ad esempio per il passato far l'esame di coscienza. E se riguarda il futuro, prepararsi al futuro ufficio, al ministero.
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Intanto due pensieri per guida degli esercizi spirituali.
Il primo pensiero è questo: incominciare subito l'esame di coscienza. Ecco. L'esame di coscienza principale, nella sua parte generale, è conoscere lo stato dell'anima nostra. E cioè: Sono in fervore? Sono in tiepidezza? Ho volontà buona? Sono con poca volontà o nessuna volontà? Sono abituato all'obbedienza, abituato alla delicatezza di coscienza, alla povertà?
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Poi verranno le cose personali. E si può esaminarsi sui comandamenti della legge di Dio, che sono il fondamento della vita cristiana. Esaminarsi sopra la vita religiosa: come è vissuta finora la vita che si è abbracciata. Sì. Come si è amato l'istituto, come si è progredito o non progredito dall'ultimo corso degli esercizi ad oggi.
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Ecco l'esame di coscienza generale, ma che è il principale, perché se c'è la buona volontà il progresso c'è, ci sarà. Se vi è poca preghiera il progresso non ci sarà. Perché due sono i due grandi mezzi per progredire: volontà buona, sinceramente buona, costantemente buona; e secondo: preghiera umile, ma accompagnata da grande fiducia nel Signore. Questi due punti, questi due grandi mezzi per progredire.
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E allora concludendo l'esame generale: l'anno mio è stato fruttuoso, voglio dire, dall'ultimo corso degli esercizi ad oggi? Ho progredito <in tan> un tantino? Sono rimasto sullo stesso scalino di prima? O sono andato anche un po' indietro? L'anno considerato così in generale.
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Ma poi ciascheduna ha il suo esame particolare. L'esame che può essere stato riguardo alla carità perché quel proposito era riguardo alla carità, proposito degli ultimi esercizi. Può essere l'esame di coscienza sullo spirito di fede perché allora si è fatto il proposito sopra l'aumento della fede. Poi può essere <l'esa> il proposito che sia stato fatto sull'obbedienza, sull'osservanza delle costituzioni, sopra la preghiera. Ecco.
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Mai la preghiera lasciarla. Se viene la tentazione di abbreviarla, allungarla almeno di cinque minuti per correggere quella nostra impazienza, che ci prende qualche volta, perché vi è questo da fare, vi è quello. Vi è in primo luogo la preghiera, il sostentamento spirituale.
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Tanto le cose riusciranno in quanto si è pie, cioè si ha pietà. E l'apostolato dà frutto in ragione della pietà. "Ma occorre questo... occorre quello". Certamente bisogna essere un poco elastici nel regolare l'orario, secondo però le necessità del popolo. Perché in comunità l'orario deve essere regolato dalla obbedienza. Quando si va nell'apostolato è ancora obbedienza, ma il motivo che lo dirige e che determina è la carità. In comunità l'ordine è eseguito, è osservato secondo è disposto: l'obbedienza.
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Nel ministero noi sacerdoti, voi che siete ad aiuto del sacerdote, non possiamo formarci un orario a nostro comodo, ma l'orario a comodo delle anime. Cioè: è determinato dalla carità. Però la prima carità va sempre per noi: se si fa prima o se si può fare un po' dopo la meditazione, ma che ci sia! E che la pietà sia sempre in capo a tutti e a tutto. La pietà. E avete il diritto e avete il dovere di impiegare nella pietà il tempo necessario.
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Vedete, quando predico ai sacerdoti dico: quattro ore di preghiera ogni giorno. Voi un po' meno. Il prete ha più bisogno di grazia. Il prete ha da fare un'ora di breviario, un'ora di messa tra ringraziamento e preparazione, e poi ha ancora l'adorazione, e poi dopo vi è la meditazione, vi son le orazioni del mattino e della sera. Quindi viene a fare quattro ore. Voi non arrivate regolarmente a questo, ma quello che è stabilito nelle costituzioni sì. Non vi manchi nulla! perché è già alquanto ridotta in quanto che avete l'apostolato da compiere.
Oh, questo riguarda la prima parte degli esercizi. Inizio: l'esame di coscienza.
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Secondo: l'esame di coscienza però, per voi, ha un altro lato ed è quello che riguarda l'ufficio che avete: l'ufficio che avete nell'istituto, nelle case. Una buona parte di voi ha responsabilità di governo o <della casa> nella casa generalizia oppure nelle case particolari. Oh! Allora: l'esame. Ho compiuto bene il mio dovere riguardo alla casa? - nella quale vi trovate - potete domandarvi, sì.
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La prima parte dei doveri che avete nella casa è di assicurare alle suore <la pie> il tempo per la pietà. E aver cura dello spirito: perché le confessioni siano settimanali, perché le pratiche di pietà quotidiane siano del tutto compite, perché ci sia <la> la vigilanza <nel> nella vita quotidiana: cioè <non esporre> non esporsi ai pericoli e usare tutte le attenzioni per il progresso spirituale.
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Chi è in ufficio di guidare una comunità, ha il compito in primo luogo di aiutar le anime perché vivano la vita religiosa. Vita religiosa di pietà, sì, dandone l'esempio, precedendo sempre perché l'esempio vale più che la parola, che la raccomandazione. La prima cura per questo.
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Secondo: perché non si incontrino pericoli. E volevo dire: perché l'apostolato sia ben compiuto. E cioè si progredisca nell'apostolato. L'apostolato: chi è a capo deve sempre essere lì, perché deve precedere con l'esempio. L'apostolato, che può riguardare i bambini, i catechismi, la cura /della chiesa/ (a), la cura dei malati e tutto quello che è necessario, perché l'apostolato nella parrocchia si svolga bene in sottomissione e cooperazione del parroco, secondo le costituzioni e secondo son sempre le intese che si fanno quando si decide di mandare un gruppo ad aprire una casa in una determinata parrocchia.
Quindi: sapere e perfezionare sempre di più l'apostolato, e insegnarlo, guidarlo.
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Poi ci vuole la cura che riguarda l'osservanza religiosa. E cioè che si viva <la religiosa> la vita religiosa: la povertà, l'obbedienza, la delicatezza, l'osservanza degli orari una volta stabiliti. Il ritirarsi alla sera [a] ora conveniente. Correggere umilmente chi ha bisogno; ma correggere più con l'esempio che con i richiami forti. No!
Sorelle e madri: madri e sorelle. E cioè: affinché noi compiamo quel che dice la Scrittura: "E tu che correggi, ricordati e pensa che puoi mancare e peccare anche tu" [cf. Rm 2,1 ss; 1Cor 10,12]. Perciò può essere che noi abbiamo ricevuto anche più grazie. Ecco.
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La bontà poi. La bontà è anche fermezza! Perché se c'è una bontà che lascia sbandare le persone, rompere gli orari <e le costitu> e i punti vari delle costituzioni, quella li non è bontà, no. La bontà vuol dir condurre le persone al bene in bel modo. Considerare la bontà come lasciar passar tutto è invece cattiveria forse! Occorre condurre le anime alla santità religiosa, propria, vostra.
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Come si ricevono gli avvisi? Come si ricevono le circolari che vengono? Come si occupa il tempo?
Persone che prolungano troppo le conversazioni. Persone che invece san dare soddisfazione e non fanno discorsi inutili, perché il tempo ci è dato per il bene, per santificarsi. E quando le conversazioni, i discorsi poi inclinano verso cose che non spettano alla suora, allora cosa si deve fare? Eh, no! bisogna fermarsi. Bisogna evitarli.
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Perciò il secondo esame va sopra l'ufficio che avete. E l'ufficio che avete può anche essere il far la scuola. L'ufficio che avete può essere anche un ufficio di economia, di assistenza, di infermeria. Sì, tutto quello che è compiuto e che si doveva compiere nell'anno. E poi in riguardo a questo esame di coscienza vi sono poi punti particolari che ogni anno può richiamare. Oh.
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Questo esame di coscienza non sia scrupoloso, ma sia esatto. Sempre si vada a trovare la causa dei nostri difetti, per cui questi difetti si finisce col non correggerli, sì! Oh! Causa dei nostri difetti e detestarli! E fermarci specialmente su quella passione che più ci disturba.
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Ma in generale far piuttosto la parte positiva. Tante volte ci si vuole insistere molto sopra un certo difetto e non ci si riesce. Allora: girare attorno. Invece di voler correggere quel peccato di invidia, quel difetto che è un po' radicato, eccitarsi all'amore a Gesù! E allora sarà superato anche l'altro difetto. Eccitarci alla carità verso il prossimo: allora sarà evitato quel difetto. Quindi molte volte bisogna raggirare l'ostacolo; raggirarlo ed evitarlo e fare più cammino nella via dello spirito.
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Ogni anno si dovrebbe <co> scegliersi un libro di meditazione, un libro di lettura spirituale, e poi insistere, non passando troppe volte da cosa a cosa, da un libro all'altro. No! Con costanza. Come la maestra che deve insegnare in una determinata classe e se fissa i libri e poi sviluppa il programma, va avanti. Dopo gli otto e i nove mesi, ecco, l'alunno ha progredito e sa quello che prima non sapeva.
Così, seguendo quei libri di meditazione, di lettura spirituale che vi scegliete negli esercizi, dopo continuate tutto l'anno. Non prendere una cosa e un'altra; non un metodo, non un altro; non un libro e leggerne quindici pagine e poi passare a un altro. Costanza! Scelto bene! e allora si segue, sia nella lettura spirituale, come nella meditazione.
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Oh, cominciando così gli esercizi entrate subito nel cuore degli esercizi. E la luce di Dio <abbondan> abbonderà. Sì, avete molte consolazioni per questo. Oh, ma riflettendo sempre che non dipende, il corso di esercizi nella sua riuscita, dai predicatori in primo luogo; dipende dalla buona volontà e dai riflessi e preghiere. Riflessi e preghiere. Perché ognuno ha da lavorar l'anima sua. I predicatori e i libri indicano *** (a). Ma non basta che la tavola sia imbandita, bisogna che ognuna se ne nutra. E questo lo deve fare ogni esercitante.
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Avrete molte grazie in questi giorni. Confidate bene in Gesù buon Pastore, in Maria, madre del buon Pastore, nei santi apostoli Pietro e Paolo. L'istituto ha progredito e progredisce. Ecco: segno che il Signore è con voi. E voi state con lui.

Ariccia (Roma)
12 ottobre 1962

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490 (a) Sembra dica: Iniziamo.
(1) Ariccia (Roma), 12 ottobre 1962

496 (a) R: formatevi.

511 (a) R: delle chiese.

519 (a) R: sembra dica: cosa.