Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XVI. LA VITA E' PER SEMPRE
Leggiamo nel prefazio della messa pei defunti queste parole: Noi che abbiamo da rattristarci e quasi temere la morte, veniamo consolati dal ricordo delle promesse di Gesù. Come egli è risorto così ancora noi risorgeremo e il corpo sarà chiamato quindi dalla morte alla vita e si riunirà, il corpo, all'anima e quindi si ricostruirà la persona.
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La morte non va mai considerata da sola, ma va sempre considerata unitamente al pensiero, al dogma della risurrezione: «Credo la risurrezione della carne». Ecco perciò [che] alla meditazione sulla morte facciamo seguire questa della risurrezione finale. Sì, Gesù ha parlato frequentemente della sua risurrezione; san Paolo parla abbastanza spesso nelle sue lettere della risurrezione nostra, oltre che della risurrezione di Gesù Cristo.
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Che cosa significa risurrezione? Risurrezione è quell'avvenimento prodigioso, predetto, per cui si compirà la redenzione. Per il peccato originale l'uomo fu privato della grazia e Gesù Cristo ha riconquistato la grazia per noi, la grazia perduta dai pro-genitori, e ce la conferisce, questa grazia, nel battesimo. Quindi la redenzione resta compita. Poi per il peccato di Adamo l'uomo si è indebolito, le passioni si son rinvigorite, rafforzate, la mente è stata un po' ottenebrata, e quindi l'uomo tutto *** (a). Oh. E allora la redenzione ci ha ottenuto la grazia attuale per cui noi possiamo vincere le passioni, tenere a freno la concupiscenza dell'orgoglio, della avarizia e della sensualità. Possiamo per mezzo della preghiera con la grazia frenare le passioni e condurre tutto il nostro essere nell'adempimento della volontà di Dio e tutto il nostro essere portarlo verso l'eterna felicità, il cielo.
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La redenzione anche quanto al corpo è compita. Ma quando viene applicata? Il giorno della risurrezione finale. Il corpo aveva peccato insieme all'anima dei nostri progenitori che han mangiato il frutto vietato. Sì, e allora il corpo fu condannato alla morte: «In qualunque giorno mangerai il frutto vietato, morirai» [cf. Gn 2,17], e cioè: la morte spirituale - privati della grazia - e poi la condanna: «/Sei polvere e ritornerai in polvere/» (a) [Gn 3,19]. Ma non è finito tutto lì. Per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo, ecco noi abbiamo la fiducia sicura che un giorno risorgeremo: come egli è risorto, così risorgeremo. Credo la risurrezione di Gesù Cristo, credo la risurrezione della carne e credo di dover risorgere io, dai miei difetti, adesso - risurrezione spirituale - per meritare di risorgere poi nel gran giorno del giudizio finale, risorgere in gloria.
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Ecco, risorgeremo! Discenderanno gli angeli dal cielo e pronunzieranno la parola, il comando: «Sorgete o morti, venite al giudizio». E allora si muoverà, si commoverà la terra, si ricomporranno le parti del corpo, che pure era già ridotto in polvere, per l'onnipotenza di Dio; si ricomporranno.
Ed ecco che dal cielo discenderanno le anime a incontrare il corpo che avevano e [a] riunirsi al corpo. E dall'inferno sbucheranno pure le anime dei condannati i quali pure dovranno risorgere. Risorgere! E ciaschedun'anima si riunirà ugualmente al suo proprio corpo. Ma quale differenza fra il corpo degli eletti e il corpo dei dannati! L'anima ha un riflesso sul corpo e quindi se l'anima è in peccato, riflette sul corpo il peccato; e se l'anima è in grazia di Dio ed è salva, riflette sul corpo le virtù, i meriti.
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E le conseguenze? Le conseguenze riguardo alla morte buona e quindi alla risurrezione felice e gloriosa sono queste: il corpo nostro sarà adorno delle doti del corpo glorioso di Gesù Cristo stesso. Come è uscito Gesù dal sepolcro, così dai sepolcri usciremo noi. Ecco.
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Ora che sia risuscitato Gesù Cristo e che egli sia salito al cielo, la nostra fede ce lo dice. Ma è risuscitata anche Maria ed è stata assunta al cielo in anima e corpo. Ecco, Gesù Cristo che sia risuscitato, egli oltre che uomo era Dio, quindi di virtù propria. Maria invece è pura creatura e fu risuscitata dall'onnipotenza di Dio, non per sua virtù. E' in cielo assunta, quindi dall'onnipotenza di Dio. Essendo ella pura creatura, eppure è risuscitata, è assunta in cielo, ci ha preceduti. Anche noi siamo pure creature, ma, sapendo già quel che è avvenuto della madre nostra Maria, conosciamo quel che ci attende: un giorno il cielo. E come è risuscitato Gesù Cristo? E come è risuscitata Maria? Con doti gloriose, sì, tanto Maria, tanto Gesù. Oh, ciascheduno nella quantità dei suoi meriti, si risorgerà, dei propri meriti.
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Per il peccato il corpo è assoggettato alla morte; per la risurrezione gloriosa, cioè delle anime passate all'altra vita in grazia di Dio, il corpo non va più soggetto alla morte. Neppure il corpo dei dannati va soggetto alla morte, ma è una continua morte perché sarà tormentato in continuità, sempre, per tutti i secoli dei secoli, cioè per l'eternità. Risorgendo gloriosamente, il corpo sarà immortale: non più soggetto a malattie, non avrà più bisogno di dormire, non avrà più bisogno di mangiare e quindi immortale. Di più, sarà come spiritualizzato per il riflesso dei meriti che ci sono nell'anima, i riflessi che si estendono su tutto il corpo. Come spiritualizzato, e quindi può muoversi da posto a posto, può entrar nei luoghi chiusi senza bisogno di porte e, come spiritualizzato, esso riporta i segni delle virtù.
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Come saranno allora gloriosi i martiri che mostreranno le loro ferite! Gesù Cristo risuscitato non può più patire, ma ha voluto conservar le cicatrici dei chiodi nelle mani, nei piedi, nel costato, sì, che sono a gloria, i segni del suo amore per noi, i segni della sua pazienza, della sua missione compita, cioè la redenzione degli uomini. Così il corpo dei santi martiri, così il corpo di coloro che lavorano nell'apostolato, così i vergini quanto saran gloriosi! Sì, il corpo come spiritualizzato rifletterà sopra di sé i meriti guadagnati in vita.
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Ecco allora i sensi tutti come beatificati, sì, come beatificati! Chi ha usato bene, supponiamo, della vista è beatificata la sua vista, sì. Noi non sappiamo spiegare qui <sì> come questa beatificazione del corpo si realizzi, questa glorificazione del corpo si realizzi, ma sappiamo in generale. Spiegare precisamente non possiamo, perché neppure san Paolo ci ha voluto e ci ha potuto dire quello che aveva veduto in cielo e così come egli non ha potuto dirci quel che aveva veduto in cielo così noi non possiamo indovinare adesso cosa sarà del corpo; sarà però certamente beatificato.
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Chi avrà adoperato gli occhi suoi a vedere le cose sante, a studiare bene, particolarmente il catechismo, e chi avrà adoperato i suoi occhi per mirare l'ostia santa Gesù e per guardare le cose che deve guardare, ad esempio le persone con cui deve trattare, i bambini all'asilo, ecc., chi avrà santificato i suoi occhi, risorgerà, sì, e gli occhi saranno splendenti per gli atti di virtù compiuti. Gli atti di virtù compiuti con gli occhi, quando li abbiam chiusi al male, perché non vedessero spettacoli e cose e vanità che potessero guastare il nostro spirito; e invece, allora, gli occhi hanno meritato il loro premio quando si sono aperti al bene, a guardare le cose buone.
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Così si deve dire dell'udito. Se abbiamo adoperato il nostro udito nel bene, anche l'udito sarà beatificato a sentire le armonie celesti, come l'occhio a fissarsi in Dio, la visione di Dio, la visione spirituale accompagnata dalla visione stessa del corpo nel mirare Gesù Cristo, uomo e Dio. Chi avrà adoperato bene l'udito per ascoltare le cose sante, la parola di Dio, l'istruzione nella scuola e i buoni discorsi e quello che portava al bene, ecco, l'udito, le orecchie avranno la loro beatificazione, glorificazione. E così, se invece noi avessimo aperto e noi aprissimo adesso le nostre orecchie ad ascoltare cose cattive per compiacersene malamente, eh, il corpo dei reprobi sarà tormentato anche nell'udito, come il corpo dei reprobi sarà orrendamente tormentato nella vista.
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Ugualmente si deve dire della lingua. La lingua può dir delle cose buone, sante, utili, e la lingua può dire delle cose malvage. Sì, la lingua è membro che tante volte viene macchiato da parole cattive. Non parliamo delle oscenità o delle bestemmie e delle eresie contro la Chiesa, contro Gesù Cristo e degli insegnamenti cattivi che vengono dati alla gioventù particolarmente; ma la lingua può essere adoperata in critiche, può essere adoperata a raccontare cose che non possono edificare e portare al bene. Sì. Può essere che non si sappia conservare il silenzio dovuto, a tempo, e che si soddisfi quella voglia di parlare, ecco.
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Oh, invece la lingua può adoperarsi nel bene. Pensiamo: avrà il suo premio la lingua come ogni altro senso. Se la lingua fu adoperata nel bene, per esempio a confessarsi sinceramente, a rispondere alle domande che ci vengono fatte e a tenere serena la conversazione, ecc. Il bene! Adoperano la lingua a pregare, adoperano la lingua a cantare le lodi a Dio, adoperano la lingua a parlare ai bambini, a parlare alla gioventù femminile, a parlare ai malati. E spargono ovunque il profumo di Gesù Cristo, le verità che vengono dalla Chiesa, che vengono dal santo vangelo, e allora il grande premio: canterà la lingua il cantico nuovo del cielo insieme a Maria. La lingua sarà beatificata, glorificata.
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Così tutto il corpo, il senso del tatto, oltre che il senso del gusto e il senso dell'odorato, ma tutto il corpo.
Il tatto che è il senso più esteso e comprende un po' tutto il corpo. Chi fatica per Dio: corpo glorificato! Chi fatica per l'osservanza delle costituzioni, per l'osservanza degli orari, per compiere il suo ufficio, per dedicarsi con energia, generosità all'apostolato, ecco il corpo che viene a stancarsi per Iddio, per le anime. Gesù Cristo fatigatus ex itinere [Gv 4,6], si era stancato nel camminare - lungo cammino - e arrivare là, a quel pozzo, dove sapeva che doveva arrivare la samaritana e che egli voleva convertire. Sì, santificare tutto il tatto.
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Santificarlo nella maniera più nobile, più cristiana e più religiosa. In questo naturalmente molte cose vi vengono dette nelle istruzioni sia della madre e sia della maestra delle novizie, e son cose che è meglio che siano dette da loro che non dal predicatore.
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Ma sappiamo che questi piedi qualche volta si stancano nel cammino, nello stare su per compiere meglio il nostro dovere; che le mani si stancano nel compiere meglio il nostro dovere.
E così noi possiamo offrire al Signore quel graduale morire del corpo perché ogni giorno che passa è un giorno che è già morto, e cioè noi togliamo ogni giorno alla nostra vita un giorno. Ecco, un giorno che è finito. E poi gli acciacchi e poi gli inconvenienti di salute... se tutto è santificato, preso in pazienza, offerto a Dio, ecc., se noi sappiamo mortificare la gola, se noi sappiamo <contrariare allo spirito> contrariar lo spirito di ambizione, di vanità nel vestire, se sappiamo mortificarci anche per l'alloggio, per l'abitazione, e mortificare anche quello che riguarda gli altri sensi, mortificar la stessa fantasia, mortificar la stessa memoria, quanto risorgerà glorioso il corpo! Tutto avrà il suo premio.
E dolorosamente tutto il male <che>, se è grave e non fu scancellato in vita, tutto avrà il suo castigo.
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Quei poveri infelici che gemono nell'inferno! Il ricco Epulone che si era soddisfatto in tutto: poltrire, vestire ambiziosamente, mangiare lautamente, disprezzare tutti, negare anche le briciole al povero Lazzaro, e cadde nell'inferno. E di là invocava Abramo per avere almeno una goccia d'acqua a refrigerare la lingua, una goccia d'acqua per mezzo di Lazzaro. Ma Lazzaro aveva sofferto in pazienza la fame e le piaghe e aveva accettato la morte con rassegnazione! Ma là nell'inferno il ricco Epulone gridava: Crucior in hac flamma [Lc 16,24], sono bruciato in questo fuoco. Ecco. Che cos'è bruciare eternamente? Anche quando uno viene a versarsi addosso - supponiamo - una pentola d'acqua calda, bollente, oppure è messo in un luogo eccessivamente caldo, anche solamente per questo, se pure dura poco tempo, che sofferenze, che strida tante volte! O anche se non si stride (a) perché si è rassegnati, ecco, la sofferenza si sente.
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Cosa sarà dell'eterno fuoco? Avere adoperato il corpo per il male! E che cosa sarà della gioia, del gaudio, del corpo stesso di Maria in cielo, <e> e quindi poi di tutti i beati dopo la risurrezione? Il gaudio loro!
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Allora vogliamo bene al nostro corpo o vogliamo male? Chi vuol bene e fa faticare il suo corpo, lo mortifica nei suoi sensi, lo guida bene, conserva la castità! E sa accettare le pene e i dolori della vita, in rassegnazione, anzi in unione con la passione di Gesù Cristo. Si immola!
Chi sa consumare poi le forze nell'apostolato, quale risurrezione gloriosa!
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Siate fedeli, che vi aspetta un grande paradiso! Spose di Cristo, consumate <queste> le forze tutte per le anime e per la vostra santificazione! Risorgerete gloriose in quel gran giorno. Entrerete in cielo con Gesù Cristo, dietro il suo invito: «/Venite o benedetti nel regno del Padre mio/» (a) [Mt 25,34]. Ecco, la finale sarà questa. Sulla terra poco tempo passiamo, ma quel gaudio sarà eterno. Voler il vero bene al corpo.
224
Sant'Alfonso si esprime così: «L'amore vero al corpo si è di coprirlo di fatiche e anche di mortificazioni per preparargli un'eterna felicità».
Ma in questo ci vuole moderazione perché la vostra salute sia buona, se piacerà al Signore, affinché possiate godere poi nello spendere quelle vostre forze per il Signore e per le anime. Perciò le mortificazioni vanno moderate e regolate, e conservate tutte le energie nel bene specialmente nell'apostolato, quando si dovrà compire e già in parte compite.

Albano Laziale (Roma)
25 agosto 1959

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206 (a) Nella registrazione risulta una frase latina incomprensibile.

207 (a) V: Tu sei polvere e in polvere ritornerai.

221 (a) R: Strida.

224 (a) V: Venite benedetti dal Padre mio.