Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIII. LA STRUTTURA DELLA PREGHIERA
La vita religiosa è tanto lieta, serena quanto è il fervore spirituale. Ci vuole anche il fervore dell'attività apostolica, tuttavia quando vi è il fervore della vita spirituale, allora segue anche il fervore nella vita e nelle opere apostoliche. Per mantenere questo fervore sono tanto utili e anche necessarie tre pratiche di pietà da ricordare questa sera in modo speciale, cioè: l'esame di coscienza, la meditazione e la visita al santissimo Sacramento.
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Prima, l'esame di coscienza.
L'esame di coscienza è la ricerca del nostro stato spirituale, delle nostre relazioni con Dio. Vi è fervore? Vi è tiepidezza? Compio i doveri del mio stato? Compio i doveri che ho attualmente in congregazione?
Conoscere lo stato dell'anima. Come me ne sto con il Signore? Se oggi dovessi presentarmi al tribunale di Dio, sarei tranquillo, sereno, pieno di fiducia di ricever l'invito divino: «/Vieni avanti/ (a), servo buono e fedele»? [Mt 25,21].
Ho tanta intelligenza, la uso tutta? Ho tanta salute, come la uso? Ho tanto di capacità nell'apostolato, come lo esercito? La vita religiosa, cioè la osservanza dei voti, come sta? Povertà, castità, obbedienza, la vita comune? E nella congregazione io sono un membro vivo, operante, che produce, che comprende, che si spende? Com'è la pietà? Le varie pratiche di pietà quotidiane, settimanali, mensili, annuali? Vedere come sta l'anima nostra innanzi a Dio.
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L'esame di coscienza è necessario. Perché è necessario? Per non camminare ciecamente. Non possiamo essere dei ciechi che poi possono cader nella fossa e poi possono anche condurre altri nella fossa; perché, se specialmente si ha responsabilità di superiore, non si può essere come un cieco che conduce un altro cieco per cadere entrambi nella fossa.
La responsabilità dell'ufficio si sente? Il compito che si ha verso degli altri? Il modo di parlare, il modo di agire e particolarmente la vita, proprio la vita che si conduce è esemplare?
Conoscere noi stessi, l'esame di coscienza. Si vedono tante cose, si leggono tante cose, si sentono tante cose. E' necessario che in primo luogo leggiamo il libro della nostra coscienza. Sì! «Conosci te stesso».
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Questo esame di coscienza è quotidiano ed al mattino noi facciamo l'esame preventivo per la giornata.
L'esame di coscienza è settimanale e nella confessione, specialmente dopo la confessione, facciamo come l'esame preventivo della settimana per otto giorni.
E nel ritiro mensile c'è l'esame di coscienza mensile e facciamo l'esame preventivo per il mese. E negli esercizi spirituali si fa l'esame preventivo per l'annata poiché, dopo l'esame per l'anno che è finito, si pensa ai propositi e si ricordano i doveri che si incontreranno nel corso dell'annata, anche le difficoltà, i mezzi per superarle, ecc.
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Esame di coscienza: mai scrupoloso! Il Signore non vuole che ci tormentiamo ma, però un esame di coscienza sincero: riconoscer ciò che siamo, ciò che abbiamo, quel che abbiam fatto, quel che non abbiam fatto. Un esame sincero il quale qualche volta non andrà alle minuzie, ma penetrerà veramente le cause: se il progresso è mancato, se vi è qualche disagio attorno a noi, se dipende da noi, se la corrispondenza o la incorrispondenza nell'apostolato si spiegano con quello che si fa e forse anche con quel che non si fa e si tralascia. Cercare le cause.
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L'esame principale della giornata è certo nella visita. Tuttavia nella visita stessa parte dell'esame di coscienza viene occupato nel dolore, eccitarsi al dolore, e poi nel fare i propositi e poi nel pregare onde far meglio per l'avvenire, in seguito. L'esame di coscienza: conosci te stesso!
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Seconda pratica, che è pure delle costituzioni, seconda pratica, la meditazione. Nelle costituzioni noi abbiamo questo: che non si ammettano alle professioni coloro che non hanno ancor preso piena conoscenza dell'esame di coscienza, della meditazione e della visita e non ne hanno ancor preso l'abitudine a farle, queste tre pratiche, bene. Perché, se mancassero queste tre pratiche, la vita religiosa ne perderebbe immensamente; e se ci son costantemente queste tre pratiche, la vita religiosa ne guadagnerà immensamente.
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La meditazione. La meditazione ha lo scopo di rafforzare la volontà. Essa è prescritta e si deve fare generalmente per mezz'ora ed in comune. Quando vi è chi dirige può fare anche, dopo la lettura di un punto, può fare anche un commento e qualche applicazione; guardarsi dalle applicazioni troppo singolari, particolari che possono piuttosto sconfortare, <che non> e incoraggiare. [Et] /in meditatione mea exardescet ignis/ (a) [Sal 38,4]: quando uno vive raccolto, medita più facilmente e nella meditazione si accende il fuoco della buona volontà.
Può essere che qualche volta si stenti a raccogliere le facoltà attorno al soggetto di meditazione, allora si può leggere più abbondantemente il libro, e poi, in caso che neppure questo sia sufficiente, si possono dire dei rosari a fine di domandar le grazie di praticare i propositi già fatti o nella confessione passata o negli esercizi passati, sì.
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La meditazione è necessaria. Il parlare con Dio! Particolarmente chi vive nell'apostolato ha tanto da fare con i fedeli, i ragazzi, i poveri e poi i malati, i bambini, ecc. E allora parliamo un po' con Dio per non venir troppo distratti dalle cose che interessano l'apostolato. Diamo all'apostolato le forze che abbiamo nelle ore destinate all'apostolato; ma poi diamo a Dio e diamo all'anima nostra stessa quello che è il tempo destinato alla meditazione.
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Di preferenza i novissimi. Devono occupare una grande parte della nostra meditazione, i novissimi, o delle meditazioni che si fanno in un anno: la morte, il giudizio, il paradiso, l'inferno, la risurrezione finale, il giudizio universale, l'eternità, sì. Poi il peccato, le occasioni di peccato e quello che può portarci al dolore.
Molto giova la meditazione sulla passione; molto giovano le meditazioni sulla Madonna, specialmente nei mesi di maggio e di ottobre. Però la meditazione in generale deve avere tre punti.
Attualmente è tanto utile meditare sul vangelo, sì. Lo spirito di apostolato parrocchiale ne guadagnerà tanto perché lì si medita quel che ha fatto, come ha parlato il Pastore, per prendere le sue parole, prendere i suoi esempi, e che l'apostolato sia veramente conformato a Gesù buon Pastore. Ecco: pienamente conformato a Gesù buon Pastore. Per questo: «Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei», e se tu mediti bene la vita di Gesù buon Pastore, le sue parole, le sue virtù, ecc. apprenderai da lui direttamente. Si attinge bene dalla fonte!
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La prima parte della meditazione è specialmente la lettura o ricordo di una frase, di un fatto, magari di un mistero di rosario, di una stazione della via crucis, ecc.
La seconda parte invece ci porta a ragionare: che cosa ho fatto io? Quali esempi ricavo di qui? Che cosa devo fare per l'avvenire?
E la terza parte poi ci porta a pregare: prima, propositi; poi a pregare per osservare i propositi, sì. E se anche la preghiera è abbondante non importa, anzi meglio, perché in generale sappiamo già cosa dobbiam fare, eh, il più è farlo. Sì, la meditazione fortifica la volontà. Quando noi pensiamo all'utilità - supponiamo - di praticar la carità, la pazienza, ecc., ma la preghiera è quella che poi ottiene la grazia, la grazia di Dio che viene. Da robur, fer auxilium da' a noi fortezza, portaci aiuto o Signore.
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Meditar bene! Chi vive abitualmente raccolto è già preparato alla meditazione. Ma teniamo a freno la fantasia! E se questa fantasia è un po' vivace, serviamocene. Rappresentiamoci il paradiso, in quanto possiamo immaginarlo, eh, che sarà sempre un'immaginazione molto semplicista e sbiadita. Ma rappresentarsi una stazione della via crucis, rappresentarsi la grotta di Betlemme, Gesù a Nazaret che lavora al banco di falegname, Gesù nelle varie fasi della sua vita pubblica, da quando ha ricevuto il battesimo fino a che ha conchiuso la sua vita morendo sulla croce. I vari episodi, sì. Serviamoci della fantasia proprio in bene, e questa fantasia che è la pazza di casa, teniamola un po' a posto! Domandiam la grazia di dominarla.
Domandar la grazia di capire quel che abbiam meditato, di ricordarlo, quel che abbiam meditato nella giornata, e poi praticarlo.
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Terza pratica di pietà che dobbiamo ricordare stasera, la visita al santissimo Sacramento. Ecco, è un andare a Gesù. Possiamo andare a Gesù col nostro pensiero, con la nostra fantasia, a Gesù nel presepio; possiamo andare a Gesù alla casetta di Nazaret e immaginare di affacciarsi alla porta e vedere come fa il fanciulletto Gesù, come fa Gesù già più adulto quando lavora. Possiamo immaginarci Gesù nei quaranta giorni di digiuno, con la fantasia ricostruire la scena del battesimo di Gesù. Poi possiamo immaginarci Gesù alle nozze di Cana, immaginarci Gesù quando si trova con Nicodemo, quando si trova con la samaritana, quando si trova con la Maddalena, quando <si> dà il potere a Pietro di rimettere i peccati... Immaginare Gesù quando è catturato nel Getsemani, oppure ancor prima quando Gesù suda sangue in vista dei tanti peccati dell'umanità che egli si prepara a pagare, scontare in vece nostra. E avere <facili>, facili sentimenti di amore ed anche di dolore. Visitare Gesù! Tabernacolo! Questo Gesù che è lasciato tante ore solo nelle chiese. Gli uomini si ricordano di tutto <e di> meno che di Dio tante volte, meno che di quel Dio che abita proprio nella città, che sta nella parrocchia, che aspetta noi, quel Gesù che dice: Venite ad me omnes [Mt 11,28], venite tutti a me. E fanno le orecchie da mercante, fanno i sordi! Sì!
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Allora, l'adorazione. L'adorazione serve, nel primo punto specialmente per aumentar la fede: si fa la lettura spirituale, si recitan gli atti di fede, il credo e altre orazioni.
Secondo punto specialmente ci porta all'esame di coscienza e a rinnovare i nostri propositi.
Poi il terzo punto è per la preghiera, il rosario, altre orazioni e coroncine ad esempio.
E alla fine la rinnovazione della professione e l'esame di coscienza. Il rosario però si deve recitare nella giornata.
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Vi sono persone che tanto tanto amano la Madonna e vivono sotto lo sguardo della Madonna la loro giornata; ecco, questa [è] cosa santa. Pensare a Maria come si è comportata con Gesù. Molte giaculatorie alla Madonna, molte giaculatorie nella giornata! Che prepari i nostri cuori, che renda raccolto il nostro spirito, che ci aiuti a penetrar le verità di Dio, che ci ottenga i doni dello Spirito Santo: i doni della sapienza, il timor di Dio, la pietà, il dono dell'intelletto, e poi la scienza, il consiglio.
Ecco, pregare la Madonna tanto tanto.
Pastorelle che vivono sull'esempio e sotto lo sguardo di Maria.
Certamente allora la giornata è più lieta con questa Madre; allora si ha la facilità e si acquista l'abitudine di ricorrere a lei in ogni difficoltà, quando si tratta di fare un atto di virtù, quando si tratta di fare un atto di obbedienza, un atto di carità.
Convivere con Maria, farla una della casa. E: «Io accetto di essere superiora, se mi acconsentite di /nominare/ (a) superiora di questa casa Maria. E io farò quel che vuole la superiora». Ecco, così diceva un sacerdote quando ha ricevuto l'incarico di superiore, un incarico difficile in quelle occasioni.
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Dunque le tre pratiche: l'esame di coscienza, la meditazione, la visita al santissimo Sacramento.
Con Maria la pietà sarà più saporosa, più gustosa, più facile anche, più facile; più facile il raccoglimento, il cuore diverrà più sensibile all'azione della grazia.
Vi sono persone che sono sorde all'azione della grazia, sorde alla voce di Dio e vi sono persone che hanno una sensibilità spirituale magnifica, mirabile. Come temono anche le piccole imperfezioni! Come son diligenti nei piccoli atti di virtù! Come son riguardose nel trattare, nel parlare; come sono pronte al sacrificio! Sensibilità spirituale!
Ora l'esame di coscienza; e specialmente con la meditazione o con la visita ben fatta, si otterrà questa sensibilità spirituale.

Albano Laziale (Roma)
4 agosto 1959

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157 (a) V: Bene.

163 (a) Nella registrazione l'espressione non è molto chiara.

170 (a) R: dominare.