Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIX. UN METODO DI VITA SPIRITUALE
/Lo spirito... pastorale e/ (a) il metodo Gesù maestro via, verità e vita, che non sono affatto in contraddizione: l'uno serve particolarmente come indirizzo e l'altro come realizzazione. Abbiamo considerato come l'apostolato debba dare Gesù Cristo via, verità e vita; però per darlo bisogna possederlo, e quindi questa mattina la considerazione sopra le pratiche di pietà. Lo spirito deve penetrar tutto: lo studio, la vita religiosa, particolarmente la pietà.
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Allora la visita va fatta divisa in tre punti: la prima parte riguarda la verità, la seconda la via, la terza la vita. La meditazione va pure divisa in tre punti: la prima riguarda le verità, la seconda la via, la terza la vita. Così la stessa comunione: preparamento e ringraziamento, sempre: la verità, la via e la vita. Tanto più poi la messa centro del culto cattolico. La messa: prima parte, specialmente la verità; seconda parte, specialmente la via, e terza parte la vita. Ugualmente, senza però crearsi degli scrupoli, sarebbe questo da applicarsi per le confessioni, per gli esami di coscienza e per tutto il lavoro intimo spirituale.
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Il lavoro intimo spirituale in che cosa consiste? Consiste nel togliere un po' di errori, nel togliere un poco di difetti e nell'unirsi a Gesù Cristo. Togliere il male, per mettere Gesù, sommo eterno bene, ecco. Allora questo: togliere errori e mettere la verità; togliere difetti e mettere la vita di Gesù, gli esempi di Gesù Cristo, e togliere i nostri sentimenti e metter la vita di Gesù Cristo stesso, la sua grazia. Senza accorgerci, noi commettiamo molti difetti di mente, son i più numerosi i difetti di mente, le imperfezioni che non le cose esterne le quali c'è più controllo diretto e le cose esterne saltano più facilmente all'occhio, più facilmente vengono rilevate e considerate. La mente nostra, la quale deve togliere ciò che è inutile, vano, pensieri inutili, vani, cose che non ci toccano, che non ci riguardano, che non portano un utile vantaggio; cose che sono alle volte semplici curiosità e fantasticherie, accoppiate ai pensieri inutili.
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Poi vi sono dei ragionamenti che sono ispirati più dalla carne che non da Gesù, ragionamenti nei quali tendiamo noi a giustificare certe nostre abitudini, difetti ma anche mancanze, sì. Poi vi sono ragionamenti troppo umani, nei quali ragionamenti non si pensa all'eternità, si pensa a quello che è conformato alla ragione, quello che è conformato al momento e cioè secondo le nostre vedute e secondo le nostre tendenze, momento per momento, sì. Invece quello che viene ispirato dall'eternità è ben altra cosa.
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I ragionamenti semplicemente umani portano a considerar la vita soltanto secondo la ragione e secondo il tempo che si passa su questa terra; secondo gli interessi, quelli che saranno alle volte davvero interessi e alle volte sono interessi soltanto umani e qualche volta non sono neppure interessi umani, sì. Allora in luogo di questi pensieri noi abbiam da mettere i pensieri buoni, i pensieri che servono a illuminare il cammino della vita, a orientare sempre meglio in questo cammino verso il cielo. Santificare la mente quindi.
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Quali pensieri allora? Vi sono pensieri umani: lo studio, ecco. Lo studio della grammatica, della geografia, del latino, ecc. sono pensieri umani che possiamo tenere e facciam bene a tenere, ordinando a Dio, cioè per istruirci e servir meglio Dio, come uno mangia per mantenersi nel servizio di Dio e per mantenersi nell'apostolato. Questi son pensieri buoni. Così tutti i pensieri che riguardano gli orari, l'andamento della vita comune, tutti i pensieri che si riferiscono al nostro stato, ecc.
Tanti pensieri umani: il venire a conoscere ciò che si deve conoscere per il nostro ufficio, il ricordare le cose che dobbiamo tenere a memoria, su cui abbiamo da riflettere, ecc., tutto questo è buono. E' buono naturalmente ma, come il cibo viene ordinato a mantenerci nel servizio di Dio, così <questa> la scienza, tutta la sapienza larga, - voglio dire in largo senso o anche in senso comune, ecco - tutta la si può ordinare al servizio di Dio, tutto.
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Dio è verità. Egli ha dato la ragione all'uomo, perché consideri la verità e noi, quando teniamo alla mente, [a] memoria quello che è di servizio di Dio, allora serviamo a Dio, usiamo la mente in ordine a Dio, perciò: merito! Perché poi, avendo lo stato di grazia, offerto a Dio guadagna merito per l'eternità, perché c'è il fine buono, l'oggetto buono e l'offerta fatta alla gloria di Dio e per il bene, la santificazione dell'anima nostra e delle anime altrui. Quello è tutto buono.
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Ma poi vi sono tutte le verità soprannaturali. Quel che c'è nel catechismo, quel che riguarda il dogma (prima parte del catechismo), quel che riguarda la morale (seconda parte del catechismo), quel che riguarda invece la grazia, i sacramenti, la preghiera (terza parte di catechismo), tutto questo è verità che ha del naturale anche, ma soprattutto ha verità soprannaturali. E noi le consideriamo proprio in questo, in quanto sono insegnate da Dio, insegnate da Dio o rivelate da Dio, e in quanto son conforme alla ragione umana, se si tratta di verità di puro ordine naturale, siano veramente davvero verità non inganni.
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Santificar la mente! Come? Studiare il catechismo, studiar le costituzioni, leggere il vangelo, attenzione alle conferenze, prendere appunti delle prediche, far nostri i pensieri santi che ci hanno comunicati e le stesse ispirazioni che vengono da Dio, possono venir da Dio...
Tutto quel che è bello, tutto quel che è santo, tutto quel che piace al Signore, tutto quel che fa bene, tutto ciò che è verità, tutto questo si può ordinare a Dio, si può pensare e si può ordinare alla vita e all'apostolato.
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Il primo lavoro spirituale è togliere pensieri e ricordi e fantasie e riflessioni, ecc. che non piacciono a Gesù e sostituire invece tutto quel che piace a Gesù, che noi pensiamo, che noi riflettiamo, che noi ricordiamo, che noi comunichiamo con verità, ciò che dobbiamo e possiamo dire alle persone. Sì.
Oh, il lavoro spirituale quindi riguarda in primo luogo la mente, la santificazione della mente.
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In secondo luogo il lavoro spirituale riguarda la volontà e cioè la via. Nel primo Gesù dice: «Io sono <la via> la verità», ora ricordiamo che Gesù dice: «Io sono la via». Che cosa significa? Già ricordato ieri.
Significa due cose e cioè che Gesù è il nostro modello e i suoi esempi sono come leggi per noi.
Oh, significa poi che tutto deve passare per Gesù Cristo, a fine di arrivare al Padre. Gesù è come il passaggio obbligatorio perché è il mezzo.
Quando c'è un passaggio obbligatorio per entrare in una casa, bisogna proprio passare di lì, altrimenti non si entra. E le nostre azioni non vanno a Dio se non passano per Gesù Cristo, passaggio obbligatorio, è lì che sta in mezzo fra l'uomo peccatore e Dio infinitamente buono, infinitamente santo, il Padre misericordioso, sì.
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Allora dobbiamo imparare dagli esempi del mondo? Il mondo è ingannatore. Mundus totus in maligno positus est. [1Gv 5,19]. Quanti cattivi esempi! Questa mattina c'era un titolo grosso sul giornale: «A Milano le carceri si riempiono di gioventù». Tanto sono i cattivi esempi che prendono questi giovani da cattivi soggetti più adulti. E divengono violenti, impetuosi. E c'è bisogno di fare una legge particolare, come già annunziata, per reprimere la delinquenza giovanile. Dei ragazzi!... Questo modo di organizzarsi per fare il male ci viene dall'estero, ma purtroppo si va diffondendo così in Italia. Oh, non dobbiamo prender gli esempi dal mondo, noi dobbiamo prendere gli esempi da Gesù Cristo e da quelli che hanno imitato Gesù Cristo come la santissima Vergine, come san Pietro, come san Paolo, come tutti i santi. Sì.
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Oh, allora ecco quello che abbiamo da fare noi: imitare Gesù Cristo. Vi è da considerare la sua vita dal presepio alla morte, alla risurrezione, all'ascensione al cielo. Dobbiamo seguirlo, Gesù. I suoi santissimi esempi, seguirli. Oh, i suoi esempi sono esempi di umiltà, sono esempi di obbedienza, di purezza, di povertà, di zelo apostolico. I suoi esempi santissimi, sì. Ecco, non abbiamo da prendere esempio da persone che siano tiepide; non dobbiamo, in comunità particolarmente, scusarci perché anche altri fanno così. Guardarsi in comunità da seguire chi è meno fervoroso. Come andando dal medico è bene scegliere il miglior medico che conosciamo, così per la nostra santificazione, seguire chi fa meglio, perché poi exempla trahunt, gli esempi trascinano, ecco... E: «Dimmi con chi vai, ti dirò chi sei». Allora, abbiamo da indirizzar la nostra vita come veri imitatori di Cristo. Stuadiare la vita di Gesù Cristo, seguirla costantemente. I suoi esempi!
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Ci servono, ho detto, anche gli esempi dei santi, che sono quelli che nelle circostanze della loro vita hanno imitato Gesù. E allora san Paolo dice: «/Imitare me, come io imito Gesù Cristo/» (a) [1Cor 11,1] Oh, e noi correggiamo la nostra vita in quello che è diverso da Gesù Cristo, togliamo il male. E Gesù umile e noi dobbiam togliere l'orgoglio, la superbia.
Gesù paziente e noi dobbiamo togliere via l'ira.
Gesù pieno di amore per le anime e noi dobbiamo togliere l'invidia.
Così di tutti i difetti: in Gesù non ci sono, per imitarlo bisogna toglierli da noi. Toglierli da noi, sì! E allora l'esame di coscienza scopre i difetti - ecco il secondo punto della visita - toglie i difetti e poi con la preghiera si domandano le virtù di Gesù e si fanno i propositi, si rinnovano dopo aver fatto l'esame di coscienza, sì.
Quindi, il perfezionamento della volontà sta lì: togliere ciò che è difettoso nella nostra condotta e invece mettere quello che è santo e che noi ammiriamo in Gesù Maestro, in Gesù buon Pastore.
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Particolarmente, riferendosi ancora all'apostolato, non prendere esempi da quelli che amano poco le anime, non si disturbano per le anime, non sanno fare una penitenza, una mortificazione per le anime. Imitare i santi che ardevano di amore per le anime, sì. Quest'oggi, san Giuseppe Calasanzio: (a) per cinquantadue anni, e cioè fino oltre novant'anni, a novant'anni compiuti, tutti i giorni accompagnava a casa i ragazzi da scuola perché non facessero delle birichinate, e poi tornava indietro. E pensiamo che la strada gli era ben faticosa data la sua età, negli ultimi anni, da ottanta a novant'anni particolarmente, ma perché i piccoli non facessero del male. Oh, metter veramente in noi l'amore alle anime, un amore ardente. Perché ci voglion anche delle mortificazioni alle volte, non bastan le preghiere. Sopportare tante cose per la santificazione delle anime.
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Adesso, terzo punto: il nostro lavoro spirituale è quello di evitare i sentimenti non buoni e invece mettere i sentimenti di Gesù.
Gesù tutto infiammato di amore per il Padre e infiammato di amore per le anime. Per compier la volontà del Padre si è fatto uomo e ha condotto una vita di sacrificio; tutta la vita di Gesù Cristo fu croce e martirio, e per amore degli uomini nulla ha risparmiato, neppur le ultime gocce del sangue suo che, con la lancia, vennero ad uscire dal costato sacrosanto suo. Mettere l'amore a Dio e alle anime.
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Vedere cosa c'è nel nostro cuore: se nel nostro cuore ci sono ancor delle invidie; se nel nostro cuore ci sono ancor dei desideri di vanità, di ambizione, dei desideri ispirati alla curiosità; se nel nostro cuore ci sono ancora dei sentimenti di collera, <di invidia> di rabbia; se ci lasciamo ancor trasportare dal nervoso; se ancora noi ci lasciamo impressionare troppo dagli scoraggiamenti, oppure impressionare troppo da qualche cosa che è andata bene, dal compiacersi del bene fatto, ecc. Quanti sentimenti! E poi quanta tiepidezza in certi cuori! E poi, quante volte ancora protestiamo con la lingua di amare Gesù ma non si sente dentro e non si è capaci /di/ (a) fare un sacrificio per Gesù. E poi poco si cura la preghiera, lo spirito interiore, allora, e quindi le grazie saranno più scarse.
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Oh, cosa dobbiamo pensare qui per conseguenza? Per conseguenza noi abbiamo da pensare a mettere i sentimenti di Gesù nel nostro cuore e a procurarci la grazia di Gesù, la grazia santificante e la grazia abituale. I sentimenti di Gesù! Ho detto: l'amore a Dio Padre, l'amore al Signore; l'amore alle anime, tutte le anime, particolarmente quelle che sono affidate alle nostre cure; e poi per le vocazioni, per i peccatori, per i malati, per le anime del purgatorio, per le necessità della Chiesa, ecc.
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Inoltre ricever bene i sacramenti che portan la grazia: confessione, comunione, ascoltare bene la messa. Poi fare con divozione tutta la pietà: la pietà quotidiana, la pietà settimanale, le pratiche di pietà mensili ed annuali, sì. Che possiamo amare Gesù, che non abbiam desideri di vanità, di stima, desideri di star bene, desideri di mondo...
Chiudere la porta del cuore alle vanità della terra e aprire invece la porta ai pensieri, ai sentimenti di Gesù. Stabilire tutto il nostro cuore in Dio, in Gesù Cristo: Deus meus et omnia. Sì! Dio mi basta! Per me è tutto, l'unico amore! Ecco, quindi la terza parte della visita, e si deve ispirare pressappoco a questi sentimenti. Questo riguarda il lavoro in generale.
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Se poi uno viene a applicarlo alla meditazione, alla comunione, all'esame di coscienza, alle confessioni, alla messa, al ritiro mensile, ecc., a tutte le pratiche, allora si vivrà sempre meglio Gesù Maestro via, verità e vita nello spirito pastorale. Santificare noi stessi come si è santificato Gesù buon Pastore «/Propter eos/ (a) sanctifico meipsum» [Gv 17,19], e nello stesso tempo aiutare le anime perché giungano al paradiso, facendo anche qualche sacrificio oltre che la preghiera, specialmente quei sacrifici che son richiesti dal nostro stesso lavoro apostolico.

Albano Laziale (Roma)
28 agosto 1959

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264 (a) Così T. Omette R.

277 (a) V. Siate miei imitatori come anch'io lo sono di Cristo.

278 (a) Di tale santo si faceva memoria il 27 agosto, mentre oggi, secondo il calendario rinnovato, si fa il 25 agosto.

280 (a) R: a.

283 (a) V: Pro eis ego.