Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE VII
LA CARITÀ VERSO DIO

[143] In questa meditazione domanderemo al Signore la grazia di amarlo sempre più.
L'amor di Dio: ecco il primo e principale comandamento, perché da esso dipendono tutti gli altri comandamenti, e chi osserva bene il primo osserverà bene anche gli altri, poiché tutta la legge e i comandamenti sono in fondo in fondo un solo comando: la carità verso Dio. La stessa carità verso il prossimo nasce dalla carità verso Dio.
I. Chi ama Iddio? Chi cerca di conoscerlo.
In primo luogo, l'anima che vuole bene al Signore, pensa spesso al Signore, specialmente in quei tempi destinati all'elevazione della mente a Dio, oltreché spesso durante il giorno. L'anima che ama il Signore si occupa di lui e vuol conoscere sempre più le cose che riguardano lui | [144] e il suo servizio, cioè la sua volontà. Quindi dov'è il vostro cuore, ivi è anche la vostra mente. Se la vostra mente va spesso a Dio, se il vostro primo pensiero al mattino è a Dio, ecco che in voi predomina l'amor di Dio, più che l'amore degli uomini, poiché l'umile e il vero amante di Dio non si preoccupa di questa terra, se non in quanto deve farsi dei meriti.
L'amante di Dio non pensa ad altre cose se non per Dio. Poco importa a lui se gli altri lo stimano o no, se le cose vanno prospere o contrarie, ma da tutto vuol guadagnare Iddio.
L'anima amante di Dio, quando può sentire prediche od istruzioni per conoscere meglio Iddio, mette tutta la sua applicazione, appunta per facilitare la memoria, rilegge e ripensa; così anche quando fa la Visita o la meditazione.
Chi è languido pensa quasi mai a Dio, anche durante la preghiera vive distratto e con la mente lontana dal Signore.
In secondo luogo chi ama Dio si applica a fare la sua volontà. Ama Dio chi si sforza di compiere la sua volontà. Come può fare ad amare veramente Iddio chi non si sforza di fare la sua volontà? Ama veramente il padre chi ne studia i desideri e cerca di conoscere la sua volontà per eseguirla, applicandovisi con delicatezza. Così chi ama Dio sa che durante la giornata egli ha già
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segnato, dovere per dovere, la sua volontà, e che verrà comunicata in maniera chiarissima, certissima, perciò dice: Ecco, oggi farò la volontà di Dio, mi studierò di non lasciare | [145] cadere per terra nulla, cioè di non perdere nulla del prezioso tesoro del tempo che mi dà il Signore per compiere la sua volontà.
In terzo luogo ama Iddio chi ha intenzione retta, chi indirizza tutte le azioni al Signore. Fortunate quelle anime che credendo nulla la terra e tutto il cielo, nulla le creature e tutto Iddio, lo cercano veramente con tutto il cuore. Queste anime hanno veramente il cuore rivolto al Signore, anime che credono tutto perduto ciò che non è Dio e sempre e solo degno di considerazione quello che ci serve a conquistare il Paradiso.
Poco si curano se qualcuno ha detto bene o male di loro; esse sono preoccupate da un solo pensiero: Ho veramente aumentato i meriti quest'oggi? C'è stata più santità? Sono più ricca di ieri sera, o devo scrivere: giornata vuota di meriti?
L'amante di Dio non fa le cose superficialmente, ma si preoccupa di amare Dio con tutto il cuore.
L'umile che ama davvero il Signore (poiché l'umiltà e l'amore sono sempre uniti) pensa: So che Dio mi guarda, gli piaccio o non gli piaccio? L'umile o l'amante di Dio guarda che il fondo di se stesso sia di Dio, che sia di Dio non solo l'apostolato, ma lo spirito con cui fa l'apostolato. Quelle persone che neppure nella scelta della vocazione cercano Dio, ma cercano le cose esteriori; che hanno forse un certo atteggiamento a pietà, ma sono prive della pietà | [146] interiore, filiale, che ci fa osservare i consigli evangelici perché sono desiderio di Gesù, queste non amano Dio, ma se stesse.
Quando si ama veramente il Signore, c'è più dentro che fuori. Se uno dovesse pesare quello che vi è nell'anima umile, trova molta virtù più interiormente che all'esterno.
Chi ama il Signore cerca di conoscerlo, di compiere la sua volontà e di fare tutto per lui.
Ci pare dunque di amare il Signore? Il nostro sommo desiderio è di conoscere Dio e la sua volontà? È di abbracciare quello che il Signore desidera da noi? È tendere a lui? Amore di Dio e desiderio del cielo sono in fondo la stessa cosa. Ma chi poco si cura di fare dei meriti e di arricchire la sua anima, come potrà amare Dio?
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II. E dobbiamo amare Dio. Perché? Dio è il nostro creatore, tutto viene da lui. Gesù è il nostro redentore. Chi finora si è lasciato crocifiggere per noi?
Dio è il nostro sommo bene, è l'unico sommo bene e se non amiamo Dio, amiamo la vanità. Egli si è dato a noi in cibo, e chi mai ci ha amati fino a questo punto? Avendo amato i suoi, li amò fino all'estremo1 ed istituì l'Eucarestia e morì in croce per noi.
E chi amerai se non ami colui che ti ama? Chi ci ha dato la grazia del Battesimo, l'infusione dello Spirito Santo se non Dio per suo infinito amore? E chi vi ha dato la vocazione e la grazia per corrispondervi se non Dio?
[147] E chi vi ha dato la speranza, la costanza e la forza di andare avanti, se non Dio? Può essersi servito di chiunque per chiamarvi, ma è sempre Dio.
Poco c'importa se la vocazione si è manifestata in un modo o in un altro, in fondo è sempre Dio che chiama.
Ora voi avete fatto gli Esercizi, ma chi ha lavorato in voi? È stato lo Spirito Santo per mezzo delle sue comunicazioni!
Amare Dio: o che l'amiamo e vivremo per tutta l'eternità o che non l'amiamo e dovremo restare separati da lui per sempre. E questa è la differenza tra i beati ed i dannati: i beati hanno sempre cercato Dio e lo godono, i dannati invece non hanno cercato Dio e quindi quel distacco da Dio oggi non è più possibile colmarlo. L'eternità è l'amore perfetto di Dio.
Questo amore è assolutamente necessario, perché o che si amerà Dio e si sarà salvi, (poiché si osserva il primo comandamento e perciò tutti gli altri), o che non si ama Dio (e si trasgredisce al primo comandamento e perciò a tutti gli altri) e si sarà dannati. O amore o dannazione; o amare o perdersi.
Perciò ecco che noi abbiamo la fede, la speranza, ma queste virtù preparano la via alla carità e finiscono, perché terminano con la nostra morte, ma la carità durerà in eterno.
La carità verso Dio è una tensione dell'anima a Dio su questa terra, è un possesso gioioso di Dio in cielo.
[148] Ed ora un po' di pratica.
È possibile consacrarsi a Dio e poi non amarlo? Fare i voti e poi non amarlo? Ma i voti sono un impegno di amare di più Iddio. Tutti devono amarlo, ma il religioso deve amarlo con tutta
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la mente, con tutta la volontà e con tutto il cuore, e se non si fa questo si perde tempo e si è vane, fatue e si è vergini stolte.
Bisogna impegnarsi a fare la volontà di Dio anche nelle cose piccole. Se questo Gesù ci ha dato segni speciali di amore, noi dobbiamo abbracciare meglio la sua volontà e farla anche nelle cose piccole. Quindi con tutta la volontà, con tutte le forze.
Fare i voti significa dare il cuore interamente a Dio. Ora se il cuore ha ancora dei capricci, è vano, è pieno di amor proprio, oh, questa non è vita religiosa! Avete protestato che il cuore volete darlo tutto al Signore, e bisogna darlo, con una protesta che duri non solo in chiesa, ma duri per tutta la nostra vita.
L'osservanza dei voti è l'impegno di amare di più il Signore, di amarlo con tutta la mente, senza pensare ad altro, con tutta la volontà, cercando di fare la volontà di Dio con delicatezza, con tutto il cuore, consacrando solo a lui tutti gli affetti.
III. Amare Dio con amore di concupiscenza, cioè desiderare la compagnia di Dio, desiderare la Comunione sacramentale, farne spesso delle spirituali, desiderare di stare con Gesù. | [149] Desiderare queste cose e compiacersi di queste cose. Quando il cuore è teso qui, certamente si diventa più raccolte e le altre cose non ci attireranno più.
Ecco: la sposa dei sacri Cantici che desiderava la compagnia dello Sposo, e lo cercava di giorno e di notte, finché non lo trovava. Il Cantico dei Cantici è il libro degli amanti e la storia dell'amor di Dio. Amare Dio è volergli bene, desiderare la sua gloria, cioè, come diciamo nel Padre nostro: «Sia santificato il suo nome, venga il suo regno, sia fatta la sua volontà»2, che tutte le anime si salvino e arrivino a conoscere il Signore, che le anime in grazia salgano a gran perfezione, che tutti vogliano bene a Dio e che il peccato non si nasconda in nessun cuore e in nessun angolo e che tutti attendano alla propria santificazione. E chi vuol bene a Dio desidera la liberazione delle anime del Purgatorio, la conversione dei peccatori, la salvezza degli agonizzanti, la propagazione del Vangelo, la riconciliazione delle Chiese protestanti e scismatiche, e vorrebbe vedere Dio amato da tutti e canta con Iacopone da Todi: «L'amore non è amato».
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Ancora amore di compiacenza. Chi ama Dio, si prova spesso ad aprire il cielo e guardare gli angeli e i beati che cantano lodi a Dio, contempla la SS. Trinità, si compiace degli attributi di Dio e gode di sapere che colui che ama è così grande, così santo, il sommo bene, l'onnipotente, l'onnisciente, il creatore e il nostro fine.
Oh, sì! Qualche volta si previene anche col | [150] desiderio l'entrata in cielo. Si desidera il dissolvimento del corpo per slanciarsi liberi al possedimento eterno di colui che è l'oggetto di tutto l'amore, secondo l'espressione di S. Paolo, l'apostolo della carità: «Cupio dissolvi et esse cum Christo»3.
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1 Cf Gv 13,1.

2 Cf Mt 6,9-10.

3 Fil 1,23: «Desidero essere sciolto dal corpo per essere con Cristo».