Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE VI
LA CARITÀ VERSO IL PROSSIMO

[136] Chiediamo stamattina al sacro Cuore di Gesù che infonda nei nostri cuori la vera carità verso il prossimo.
Carità verso gli uomini, verso tutti gli uomini, verso tutte le creature ragionevoli, verso gli angeli, i santi, verso i nostri fratelli che vivono ancora sopra la terra, ovunque si trovino, in qualunque condizione morale si trovino: buoni o cattivi; giusti o peccatori. Solamente verso i dannati, noi non possiamo portare amore, invece dobbiamo portare amore, avere carità anche per i peccatori, finché vivono sopra la terra. Amare. Vi è in noi un grande ostacolo alla carità ed è l'egoismo, l'amor proprio. Questo egoismo è il gran nemico della carità che dobbiamo a Dio e al prossimo. Amare se stessi nei | [137] giusti limiti è buona cosa; Dio però non ce ne ha fatto un comando espresso perché questo amore è naturale in noi; ci ha comandato espressamente invece di amare il prossimo come noi stessi, per amor suo1.
La nostra carità dev'essere soprannaturale. Amare coloro che ci lodano, coloro che ci stimano, che ci usano dei riguardi, non è carità soprannaturale, ma egoismo. La vera carità ci porta a compiere sacrifici e rinunzie per il prossimo. Ci porta ad amarlo anche quando siamo da esso umiliati, calpestati, disprezzati.
Il nostro amore deve essere soprannaturale sia in ragione del principio e sia in ragione del motivo.
1) Soprannaturale in ragione del principio. La nostra carità deve venire da Dio: essa è un dono di Dio, è una delle virtù infuse dal Signore nel Battesimo, poi nella Cresima, e nella Comunione. Il Signore ci ha fatti a somiglianza di lui e, siccome egli è il Dio dell'amore, è l'amore stesso: «Deus charitas est»2, ha impresso in noi una tendenza ad amare, purché questa tendenza non sia deviata per causa del peccato. Quando il Signore viene ad abitare nella nostra anima per mezzo dei sacramenti, ci porta quello che egli stesso è: l'amore.
Dobbiamo sempre chiedere a Dio la carità, sapendo che in noi vi è come un ostacolo, una ripulsa continua, creata in noi
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dall'egoismo. Fare il posto alla carità. Se S. Paolo diceva che il suo cuore si era allargato e che tutti | [138] ci stavano dentro, cioè amava tutti, perché noi vogliamo vivere in quella cerchia di affetti egoistici? Allargate il vostro cuore! Bello il cuore di una persona religiosa, quando è modellato sul cuore di Gesù! Essa dice: «Non sono più io che vivo, è Gesù che vive in me»3. Io amo quello che ama Gesù. Il grande amante delle anime che è Gesù, vedete fino a che punto ci ha amati! Noi lo comprendiamo ai piedi della croce. Egli ha le braccia e il cuore aperto, perché tutti devono capire che là vi è una fiamma per essi: «Ecco quel cuore che tanto ha amato gli uomini!»4. Bello il cuore di una persona religiosa! Non è il suo cuore, un cuore ristretto, geloso, che non mira che a se stesso, ma è il cuore di Gesù!
Amare tutti: le anime purganti, le anime dei moribondi, le persone dei nostri lettori, le loro anime; amare tutti gli uomini e pregare per tutti; tutti: siano essi italiani od europei, o appartenenti agli altri continenti: Asia, America, Australia, Oceania, Africa. Amare tutti come amò Gesù. «Accendete in me il fuoco della divina carità».
E se il cuore di S. Paolo era così largo, quale deve essere il cuore dei suoi figli! Un cuore che ama come quello del loro padre.
2) Amore soprannaturale per il motivo; e vuol dire: amare perché i nostri fratelli sono immagine di Dio. Infatti, Dio creando l'uomo disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza»5. Essi sono immagine più bella, più | [139] viva che non un crocifisso di legno, di marmo o di metallo. Amarli in secondo luogo perché Gesù ha sparso per tutti il suo sangue. Che cristiani saremmo noi se non amassimo come ha amato Gesù?
Gesù ha dato il sangue, noi diamo le nostre preghiere, e quando recitiamo il Padre Nostro lo recitiamo al plurale, perché intendiamo dirlo per tutti. Amare per amore di Gesù.
In terzo luogo amare per il premio. Gesù ha detto: «Se amate solo quelli che vi vogliono bene, cosa fate di meglio che i pagani?»6. Anche i pagani che non hanno la grazia sono capaci ad amare chi li ama! Amare per essere riamati è egoismo. Amare
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per il gran premio eterno, per amor di Dio. Questo è lo spirito cristiano. Gesù era sempre in mezzo ai bisognosi, a lui ricorrevano ciechi, malati d'ogni sorta, bambini, donne, afflitti. Vedete lo spirito cristiano: non per retribuzione, ma per amore di Gesù, venerando in essi l'immagine di Gesù. Cura dei bambini, ai quali si dà senza sperare di ricevere, cura degli ignoranti, per cui si spendono le fatiche senza la pretesa del premio sulla terra, cura degli infermi. Solamente il cristiano si spoglia di tutto, per dare tutto alle anime, e riserva nulla per sé. Eh, i calcoli gretti che fanno gli uomini! Quanto sono diversi dai calcoli che ha fatto Gesù! Vi sono anime che fanno sacrifici, penano, lavorano per la salvezza dei fratelli, per la | [140] conversione dei peccatori, fanno sacrifizi senza speranza di ricompensa umana, ma eterna!
Gesù nell'ultimo giorno si rivolgerà a destra, ai buoni e dirà: «Quando eravate nel mondo, io ebbi fame, e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; ero afflitto e mi consolaste; ero in carcere e mi visitaste; ero infermo e veniste a trovarmi». Ed essi risponderanno: «Quando, o Signore, ti abbiamo visto affamato, assetato, afflitto, ecc., e ti abbiamo soccorso?». E Gesù dirà loro: «Ogni volta che l'avete fatto ad uno di questi, fosse pure il minimo di essi, l'avete fatto a me»7. Ecco i santi eccessi di carità di tante anime che hanno dato tutto, dimenticando completamente se stesse.
Ora alcune cose sulla carità in famiglia, perché la carità deve essere ordinata, e in primo luogo deve esercitarsi verso i più vicini, congiunti a noi coi vincoli del sangue o coi vincoli santissimi della religione. Carità con le sorelle, poiché a queste si è più obbligati, dato che formano con noi una sola famiglia religiosa.
Questa carità è più difficile, perché il demonio e l'amor proprio suscitano tante difficoltà, ma è più necessaria poiché a queste persone dobbiamo i primi affetti. Carità: amando la Congregazione, le ammalate, le defunte, le bambine, le vocazioni, tutte quelle che hanno le medesime occupazioni nostre, quelle che ci stanno più vicine.
Chi è più buono merita più amore di compiacenza, ma poi vi è l'amore di benevolenza, il | [141] quale deve essere più grande verso chi ne ha più bisogno. Benevolenza vuol dire desiderare il bene,
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farlo a chi ne ha più bisogno. Per es., una mamma ha due figli: uno ammalato e l'altro sano. La madre, sebbene si compiaccia del figlio sano, tuttavia le sue cure, le sue veglie sono per quello ammalato. Abbondare nell'amore di benevolenza verso chi ha maggiori bisogni spirituali, o perché è ignorante, o perché è debole nei suoi propositi, o perché è afflitto, o perché è dubbioso, o perché vive nell'oscurità. A chi si deve fare scuola? A chi è ignorante e non sa. Se vi è una che tenga una strada non buona, per questa tutte le sollecitudini. Però certamente faremo sempre distinzione tra amore di compiacenza ed amore di benevolenza.
Per dimostrare la sua carità, Gesù ci racconta la parabola del buon pastore, che lascia le novantanove pecorelle per andare a cercare quella smarrita. Così si fa più festa per un peccatore pentito che pei novantanove giusti8, ma notando che per i novantanove giusti si fa sempre festa, mentre per il peccatore se ne fa una sola. Festeggiare il ritorno del figliuolo smarrito, ma il figliuolo sempre rimasto fedele ha la partecipazione a tutti i beni del padre. Infatti cosa disse quel padre del figliuol prodigo al figlio rimasto fedele? «Omnia mea tua sunt»9, che è il più bell'elogio che si possa fare alla fedeltà di un figlio.
Stiamo attente ai nemici della carità. | [142] Qualche volta si ama di affetto naturale. Sono nemici della carità i sentimenti d'invidia e di gelosia che nascono nel cuore e le simpatie che ci attaccano sregolatamente ad una sola persona.
Carità vera: escludere le antipatie, mettere la pace, l'unione attorno a noi, tacere tante cose, sopportare i piccoli difetti, pregare per tutte, dare buon esempio a tutte, correggere diligentemente e con delicatezza in quanto sta da noi, istruire quelli che hanno bisogno e vigilare, perché non succedano abusi, occupare bene il tempo d'apostolato, dove esercitiamo la carità della società.
Ho detto molto brevemente, ma vi è molto esame da fare su ogni parola e su tutti i segni della carità. Chi fa carità, trova carità. La carità deve essere il distintivo delle Figlie di San Paolo. Una carità grande come quella del nostro padre: «Signore, che hai illuminato il mondo intero per l'apostolato di S. Paolo, degnati di illuminarlo ancora per mezzo dell'apostolato dei suoi figli!».
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1 Cf Mt 22,39.

2 1Gv 4,16.

3 Cf Gal 2,20.

4 Rivelazione a S. Margherita Maria Alacoque.

5 Gen 1,26.

6 Cf Mt 5,46-47.

7 Mt 25,34-40.

8 Cf Lc 15,4-7.

9 Gv 17,10: «Tutte le cose mie sono tue».