Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE V
LA SPERANZA1

[128] La fede si può paragonare alla radice di una pianta, radice che succhia dalla terra alimenti che nutrono, crescono la pianta e producono a suo tempo i frutti. Il tronco della pianta è costituito invece dalla speranza cristiana.
Dopo aver domandato al Signore aumento di fede, dobbiamo chiedere aumento di speranza. Tutte le altre virtù son vigorose nella misura con cui sono ben fondate in noi le tre virtù teologali. Perciò le prime virtù da chiedersi al Signore sono sempre le virtù teologali. La speranza cristiana è la virtù per cui noi crediamo che il Signore ci ha preparato la ricompensa eterna e ce la darà in Paradiso, e in secondo luogo confidiamo di ricevere dalla misericordia di Dio tutti gli aiuti naturali e spirituali, cioè tutte le grazie che ci mettono nella possibilità di | [129] osservare i santi comandamenti e i doveri del nostro stato e quindi arrivare alla fine, al premio in cielo.
Perciò la speranza ha un duplice oggetto: il Paradiso; le grazie necessarie per meritarlo.
Coloro che si salvano si salvano per la speranza, la quale è fondata sulle divine promesse. Il Signore ha promesso il Paradiso a chi è fedele, ha promesso le grazie a chi prega: «Domandate ed otterrete, chiedete e vi sarà dato, picchiate e vi sarà aperto»2. Gesù ripete molte volte: «Tutto quello che voi chiederete al Padre in nome mio, voi l'avrete; poiché chi domanda ottiene»3, e rimprovera gli Apostoli in principio della loro vocazione: «Voi non avete ancora chiesto nulla in mio nome. Chiedete e otterrete»4. La preghiera di chi esercita l'apostolato è onnipotente presso Dio. Chi è fedele ai doveri che trova nella Pia Società delle Figlie di San Paolo, è più potente ad ottenere, ma chi si schiva dall'obbedienza e adempie con negligenza il suo apostolato, avrà poca forza. Gesù infatti ha detto: «Vi ho eletti perché produciate
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frutti, e frutti stabili, affinché tutto quello che chiedete al Padre in nome mio, l'abbiate»5. L'apostolo che è fedele alla sua missione, è potente presso Dio, e se lavora per le anime, è potente ad ottenere per quelle anime le grazie di cui hanno bisogno per la loro salvezza.
Abbiamo fiducia vera di ottenere quanto domandiamo nella preghiera? Non basta che la preghiera sia completa nella sua durata, ad | [130] esempio che la Visita sia di sessanta minuti, ma deve essere completa nella qualità, nelle disposizioni che devono accompagnarla. In primo luogo è necessario che noi vi portiamo fiducia e confidenza di ottenere le grazie per cui noi la compiamo, che vi portiamo fiducia d'ottenere dal Signore il perdono dei peccati, aumento di virtù, dei doni dello Spirito Santo e di quanto è necessario per la salvezza nostra.
Chi prega senza fiducia, non speri di ottenere. La fede, o confidenza o fiducia, è assolutamente necessaria per ottenere.
Gesù promise il Paradiso a chi è fedele, come risulta dalle parabole evangeliche, specialmente dalla parabola dei talenti.
A tutte le anime Dio ha distribuito dei talenti. Giunto al giorno del giudizio, chi avrà ricevuto cinque talenti e li avrà fatti fruttificare, udirà la sentenza: «Servo buono e fedele, entra nel gaudio del tuo Signore»6. Così chi ne avrà ricevuti due e ne avrà fatti fruttificare altri due udirà la sentenza: «Poiché sei stato fedele nel poco, avrai un gran premio»7. Gesù ha promesso il premio ed ha detto: «Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che piangono, perché saranno consolati. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno satolli. Beati quelli che soffrono persecuzioni per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli»8.
Quando Gesù inviò gli Apostoli a predicare | [131] la sua dottrina in tutto il mondo, non promise la riconoscenza degli uomini, non gli onori, le ricchezze umane, ma promise loro l'assistenza per produrre frutti di santità e il premio per le loro fatiche. Anzi sulla terra avrebbero dovuto sopportare persecuzioni e oltraggi, perché si trattava di contraddire alle tendenze degli uomini: il premio lo avrebbero ottenuto in cielo. Noi ci appoggiamo ai meriti
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di Gesù, alle promesse di Gesù Cristo. Non dubitiamo di queste promesse, poiché Iddio è fedele; non è mica come gli uomini che anche quando possono, qualche volta si ritirano o per avarizia o per egoismo e non danno; qualche volta pur volendo non hanno, quindi non possono dare quel che vorrebbero; Dio invece è fedele alle sue promesse ed è onnipotente.
Si potrebbe obbiettare: Ma io sono indegno, non merito più misericordia.... È vero, l'umanità peccatrice non avrebbe potuto ottenere misericordia, ma Iddio buono ci mandò il riparatore. Non siamo noi che meritiamo le grazie, ma le meritò Gesù Cristo. Ora Gesù è il Figliuolo di Dio incarnato, uguale al Padre, e da lui dipendono le grazie, e le preghiere del Figliuolo di Dio incarnato sono sempre esaudite dal Padre. Gesù è innocentissi-mo e santissimo, e ha voluto dare il suo sangue come prezzo delle sue grazie. Presentiamoci a Dio, tenendo in mano il Crocifisso, rivolgiamoci al Padre offrendogli i meriti e il sangue di Cristo.
Confidiamo in Dio anche quando ci pare di | [132] non aver fatto nulla per il cielo; ciò che importa è avere la buona volontà e la fiducia nei meriti di Gesù. Non temiamo: se finora non abbiamo fatto nulla, noi possiamo in poco tempo fare tanto. Concepire un gran desiderio di santità, poi confidare nei meriti di Gesù e, da una parte la nostra buona volontà e dall'altra i meriti di Gesù, ci salveranno.
Gli Apostoli, partiti dal cenacolo, cominciarono a predicare e si sparsero nelle varie parti del mondo per evangelizzare, e dovettero faticare per vincere difficoltà ed ostacoli, in un mondo pagano, ma vinsero perché avevano la speranza del premio. Pensiamo ai martiri: perché hanno sofferto, sopportato le carceri, le flagellazioni, le decapitazioni, le crocifissioni? Per la speranza del premio, della ricompensa eterna: per il Paradiso.
Gesù vuole che mettiamo la speranza solo in lui, che aspettiamo la ricompensa solo da lui. I martiri hanno dato la vita ed ora sono gloriosi in cielo, ove splendono come stelle fulgidissime. E i confessori, i vergini, le anime pie che praticarono sulla terra ogni sorta di virtù: pazienza, obbedienza, castità, umiltà, zelo, povertà, sono ormai già al possesso del premio.
Quante anime sulla terra lavorano nel nascondimento e nel silenzio per l'acquisto della virtù! E che cos'è mai che le sorregge nelle difficoltà se non la speranza del cielo? E tutti i religiosi,
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perché lasciano la famiglia, il paese, e si ritirano a penitenza, a vita più fervorosa, più | [133] pia? Perché tanti missionari lasciano le nostre regioni civili e si portan tra i selvaggi, tra i pericoli e spendono tutte le loro energie per salvare quelle povere anime che giacciono ancora nelle tenebre dell'ignoranza? Per la speranza. Perché le vergini consacrano tutto il loro cuore a Dio? Per la speranza delle nozze celesti. «Beati i mondi, perché essi vedranno Dio»9. La speranza ci deve sostenere ovunque.
È molto viva la speranza in noi? Una pianta che ha buone radici può crescere, ma occorre che il fusto sia robusto per produrre foglie, fiori e frutti.
Qualche volta noi ci stanchiamo di fare il bene: quelle giornate sempre uguali, quei doveri che ripugnano al nostro gusto ci portano una certa noia, un certo scoraggiamento, ma solleviamo lo sguardo al cielo, pensando che si avvicina il premio: Bisogna che mi faccia coraggio, perché cammino verso il cielo.
Lavoriamo per il Paradiso, con intenzione retta? Occorre che i nostri occhi siano sempre rivolti al cielo. Chi non ha speranza non ha coraggio. Lavorare per puro amor di Dio è più perfetto, ma bisogna pur sostenersi con la speranza della ricompensa, perché l'amor puro non è altro che unione con Gesù e l'unione perfetta con Gesù si avrà solo in Paradiso.
Dio paga soltanto quello che è fatto per lui, perciò lavoriamo per lui e togliamo dal nostro cuore ogni altro desiderio. Tutto, solo e sempre per il Paradiso.
[134] Lo ricordiamo al mattino il cielo, spesso nella giornata, nei momenti più difficili, negli scoraggiamenti, nelle tentazioni, quando siamo in chiesa, quando facciamo le nostre meditazioni? Il pensiero del Paradiso deve sostenere tutti. Pensare ai santi, vuol dire pensare al Paradiso. In Paradiso vi è una gran turba di santi, che è impossibile contarli10.
E il pensiero di questi santi che furono come noi, che sono passati nella nostra età, che ebbero anche le tentazioni del demonio e del mondo, il pensiero di questi santi non ci scuote? S. Agostino diceva: «Se questi e quelli hanno fatto così, perché non anch'io?»11. Ecco: essi erano sulla terra e ci hanno preceduti nelle
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le nostre difficoltà, ma ora sono al premio e per il lavoro di pochi anni, godono un premio eterno. «Spe, salvi facti sunt»12.
Principale mezzo per accrescere le virtù teologali è la preghiera, perché esse sono infuse direttamente da Dio, e secondo mezzo è l'esercizio della speranza. Qual è il vero tempo in cui noi pratichiamo la speranza? È la preghiera.
Le anime hanno tanto di speranza, quanto hanno di preghiera, fatta con le disposizioni dovute. Guardiamo com'è la nostra preghiera. Chi è abituato alla fedeltà nelle pratiche di pietà, a compierle con fervore, e si raccomanda a Dio, costui ha speranza viva.
Dobbiamo rivolgerci tutti i momenti al Signore, e chiedere carità, amor di Dio, pazienza, vittoria contro le tentazioni, la grazia di | [135] confessarci bene, perseveranza nell'amor di Dio, grazia di dominare la fantasia, di frenare gli occhi, di essere costanti nell'apostolato, grazia di non perdere tempo, di osservare bene i voti: la povertà, la castità, l'obbedienza; grazia di essere zelanti, industriose, di allontanare tutti i pensieri inutili, per avere sempre il cuore e l'anima protesi verso il Paradiso.
L'anima che è raccolta, si può dire che vive in continua preghiera e questa preghiera è segno di confidenza. L'anima che prega non si lascia cadere per terra, e se cade non si rivolta nel fango, ma si rialza prontamente e ricorre a Dio e conferma la sua fiducia nella passione di Gesù. Quest'anima ha la virtù della speranza. Starcene ore e giorni sotto l'impressione triste: Tanto non mi faccio santa, è mancanza di speranza. Obiettare: Ma io ho fatto tanti peccati, non posso più farmi santa, è mancanza di speranza. E se fossimo anche in fin di vita, come il buon ladrone, dobbiamo ancora sperare nella misericordia e nei meriti di Gesù.
Il demonio ha tanti pretesti. Dopo che ci ha indotti a peccare, cerca di toglierci la speranza nella misericordia di Dio. Non lasciamoci spaventare dall'enormità dei nostri peccati, ma leviamo confidenti il nostro sguardo al Crocifisso. Nel cuore trafitto di Gesù troveremo certamente il rifugio, la misericordia, il perdono e la santità.
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1 Questa Istruzione, un poco ripulita nella forma e con l'eliminazione di qualche frase, è stampata anche in CI, 4 [1942] 3.

2 Mt 7,7.

3 Gv 16,23.

4 Gv 15,24.

5 Cf Gv 15,16.

6 Mt 25,21.

7 Cf Mt 25,22-23.

8 Mt 5,3-10.

9 Cf Mt 5,8.

10 Cf Ap 7,9.

11 S. Agostino, Le ConfessioniVIII, 11.

12 Rm 8,24: «Nella speranza siamo stati salvati».