Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE I
L'OBBEDIENZA


[101] È necessario in questi giorni stare bene ai piedi del divin Maestro per parlargli, per sentirlo, per unirci a lui e ottenere da lui grazie e benedizioni per la nostra vita. Il primo insegnamento che Gesù ci dà è questo: camminare diritte verso il cielo, senza distrarci in quello che succede a destra o a sinistra, ma occuparci di percorrere bene la nostra strada, compiendo bene i nostri doveri ora per ora, dovere per dovere, azione per azione, con la sola mira di piacere a Dio.
Meditiamo appunto sopra questo argomento: la volontà del Signore, l'obbedienza. Il fare la volontà di Dio, o obbedienza, è il camminare sicuri verso il cielo, è andare difilati al premio, verso Gesù che là, al termine della vita ci attende per premiarci.
[102] Nella recita del Padre nostro ripetiamo più volte al giorno: «Fiat voluntas tua: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra»1. Con ciò domandiamo al Signore che la nostra obbedienza sulla terra rassomigli a quella degli angeli in Paradiso. Essi sono felici di fare la volontà di Dio, essi continuano il loro servizio a Dio, eseguendone tutti gli ordini. Quale attività vi è mai in Paradiso! Dio è la somma attività e quelli del cielo partecipano a questa attività senza mai stancarsi. Gli angeli compiono la volontà di Dio con gioia, con amore, con slancio, con coraggio e sono felici in questo adempimento.
L'obbedienza è l'osservanza delle regole, è l'adempimento dell'ufficio assegnato, è l'esecuzione dell'orario, è la sottomissione al confessore, alla direzione morale e spirituale, è l'adattamento a quanto dispone il Signore a nostro riguardo.
Obbedienza è l'osservanza dei comandamenti; è la pratica della vita comune nel vestito, nel vitto, nell'alloggio. Obbedienza è il rimetterci totalmente a Dio, fare a Dio un ossequio di noi stessi; è dire a Dio: «Sono il vostro servo, parlate ed io vi ascolto»2; mi basta che voi dimostriate il vostro desiderio, non ho neppure la pretesa che mi diate un comando che sia secondo il
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mio gusto, voglio appagare unicamente i vostri desideri. Sono vostro: fate di me quello che volete. «Fiat mihi secundum verbum tuum»3, disse Maria.
[103] Rinunciare a disporre di noi in ogni cosa: fosse anche scegliere le pratiche di pietà, le penitenze. La religiosa obbediente si sottomette a tutto, non ha elezioni, vuol essere tutta di Dio: nei desideri, nei pensieri, nel modo di spendere la giornata, nella compagnia delle persone con cui viene messa, e quindi si guarda bene dal manifestare i propri gusti, dal preferire una cosa all'altra. L'obbedienza in quanto a quello che potrebbe fare ha solamente una risposta da dare: Quello che piace al Signore, io sono indifferente. L'obbediente è così rimesso nelle mani di Dio che non preferisce né la salute né la malattia; l'essere compreso o l'essere disprezzato; non ha preferenza per una vita lunga o breve; per una casa o un'altra, per una superi ora o un'altra, per una sorella o un'altra: quello che piace al Signore. Gesù diceva: «Io faccio sempre ciò che piace al Padre»4. E questo è il titolo della vita di Gesù: Storia di un uomo obbediente.
Ecco il primo motivo di obbedienza: imitare il divino Maestro. Ma quale via ha tenuto Gesù? La via dell'obbedienza. A noi sembra che Gesù avrebbe dovuto guidarsi da sé, fare la sua volontà. Egli infatti non poteva sbagliarsi perché non aveva le passioni guaste come noi, non poteva ingannarsi perché è la Verità stessa, la Sapienza del Padre. Invece il Figliuolo di Dio incarnato, fu sempre obbediente. Per volere del Padre si incarnò, nacque povero a Betlemme, fuggì in Egitto, ritornò a Nazaret e visse in | [104] quella casetta. L'evangelista così compendia la vita privata di Gesù: «Erat subditus illis». Era obbediente a Maria ed a Giuseppe5. Anche adulto, Gesù continua la sua sottomissione piena, totale, come quando era bambino, obbedendo anche nelle minime cose: nell'ora della preghiera, del lavoro, del ristoro, del riposo, di tutto. Tutto era regolato da Giuseppe e da Maria e lui obbediva. Nell'orto del Getsemani mentre sta per incominciare la passione, la sua preghiera è un atto di intera sottomissione al Padre: «Sia fatta la tua volontà e non la mia»6. Obbediente durante
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la sua passione, perfino ai carnefici: si lasciò crocifiggere come innocente agnello che viene ucciso senza emettere un lamento, e tutti poterono gettare contro di lui ogni sorta di insulti7. Gesù interamente rimesso alla volontà del Padre, non ebbe mai un atto con cui mostrasse di accettarla con pena, ma la compì sempre sereno fino all'ultimo momento. Gesù è il grande esemplare di obbedienza.
In secondo luogo l'obbedienza è un grande ossequio che facciamo a Dio. Buona è la povertà, migliore la castità, ottima l'obbedienza.
Merita l'elogio di religioso esemplare chi è osservante, chi compie fedelmente quanto è imposto dall' obbedienza. Ma quando uno arriva al punto da costringere i superiori a domandargli se è disposto a compiere la tale o tal altra cosa, si capisce facilmente che vi è completa mancanza di spirito religioso. Il punto dell'osservanza è un punto decisivo.
[105] La vita comune, l'osservanza è una virtù rara. Si tratta di fare la volontà di Dio, rinunziando alla propria, cioè di fare al Signore l'omaggio della nostra parte migliore: riconoscere Iddio come il padrone, noi come i servi; egli il Padre, noi i figli; egli il Creatore, noi le creature; egli il Dio, il Signore, noi piccoli. Ora il verme deve ribellarsi? Se entriamo nella casetta di Nazaret e vediamo Gesù, resta confusa la nostra superbia.
In terzo luogo l'obbediente avrà gran premio in cielo e sulla terra, perché Dio sarà il nostro giudice, che ci assegnerà il posto nell'eternità. Ma riflettiamo un po': che cosa pagherà Iddio? Le cose fatte di nostro gusto? Oh, no! Le opere che avremo fatte solo per lui. Dice il Signore che il giorno del giudizio, a quelli che verranno a lamentarsi col Signore perché sembrerà loro di meritare di più: «In nomine tuo prophetavimus, ecc.», Dio risponderà: «Andate via, non avete fatto quello che volevo io»8. Il Signore non paga neppure la penitenza, le pratiche di pietà, fatte a nostra scelta. I santi si guardavano bene di intraprendere le opere di zelo, secondo il loro gusto; anche nel loro spirito si lasciavano condurre, perché volevano che tutto avesse il merito dell'obbedienza. Quando un'azione buona è privata del merito dell'obbedienza, allora non riceverà la ricompensa. Procuriamo
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che nelle nostre opere non v'entri il nostro gusto, ma solo la volontà di Dio. Allora avremo gran premio. «Vir oboediens victoriam | [106] canebit»: l'uomo obbediente canterà vittoria9. La volontà di Dio su questa terra è luce: ci dice quello che dobbiamo fare per la nostra salvezza. C'è chi deve fare una cosa, e chi un'altra. Se una viene scelta in un ufficio, quello è la volontà di Dio per lei e nell' adempierlo guadagnerà gran premio, ma se nel farsi assegnare quell'ufficio v'è entrata la propria astuzia, può ella pretendere la ricompensa da Dio?
La volontà di Dio è gran conforto. Il Signore ci destina a varie cose. Se noi facciamo quello che ci assegna il Signore, egli sarà con noi, perché insieme al sacrificio da compiere ci manda anche la sua grazia. Grande conforto. E se tu lavori con Dio, quanto conforto e consolazione! Quanta fiducia! Il Signore, quando assegna un compito, prepara le grazie perché abbiamo forza e luce per adempierlo e poi prepara il premio. Quando una persona fa proprio la volontà di Dio, le sue cose riescono, perché è Iddio che opera. Noi cooperiamo con Dio, ma la parte principale la fa il Signore. Se una fa la propaganda e la fa bene, siccome la parte principale la fa il Signore, essa porta frutto. E senza Dio che cosa potremo fare noi? Niente. «Senza di me non potete far nulla»10, disse Gesù.
Nello spirito di obbedienza, colei che scopa, lava, può guadagnarsi più meriti di colei che fa scuola, se questa vi mette la propria volontà. Sapessimo diportarci come S. Teresina che si chiamava ed era veramente per la sua docilità la «pallina di Gesù»11. Ma è difficile. Dovremmo | [107] essere come uno straccio, che si lascia maneggiare a piacimento di chi lo usa, che non fa opposizione per qualunque cosa si usi. Essere nelle mani di Dio totalmente.
Facciamo tanti ragionamenti per giustificare i nostri gusti e la nostra volontà. Quante volte ci illudiamo: vogliamo apparire come persone che compiono la volontà di Dio, mentre in fondo vogliamo fare la nostra volontà. Non inganniamoci; Dio vede il cuore, sa bene se cerchiamo lui solo, sa bene se vogliamo la sua volontà
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o la nostra, se ci rimettiamo a lui interamente o se cerchiamo noi stessi. Il meglio per la nostra vita è fare quello che vuole il Signore.
Fare la volontà di Dio come si fa in cielo. Mettere tutto l'impegno nel fare quello che è comandato. Qualche volta si deve esprimere il parere, ma sempre pronti a disporci come vuole il Signore. Fare la volontà di Dio come gli angeli, cioè con retta intenzione: non preferire una cosa od un'altra, non fare il broncio per una cosa o per un'altra. Solo così avremo il premio che Dio dà ai servi buoni. Quanta differenza interiore tra persone e persone, quando una è tutta nella volontà del Signore e quando invece cerca se stessa! Essere di Dio, di Gesù.
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1 Mt 6,10.

2 Cf 1Sam 3,10.

3 Lc 1,38: «Sia fatto di me secondo la tua parola».

4 Gv 8,29.

5 Cf Lc 2,51.

6 Mt 26,39.

7 Cf Is 53,7.

8 Cf Mt 7,22-23: «Non abbiamo noi profetato nel tuo nome?».

9 Cf Pr 21,28.

10 Gv 15,5.

11 S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto santo. Lettera n. 36 del 20 novembre 1887 alla sorella sr Agnese di Gesù.