Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. [PROFESSIONE: IN CRISTO MORTO E RISORTO]*

Nella emissione dei voti o professione si fa una doppia funzione: la prima è come un funerale, una sepoltura; la seconda è la celebrazione della risurrezione in Gesù Cristo. La prima parte è come una sepoltura in cui si seppellisce l'amor proprio, la propria volontà, si seppelliscono quelle tendenze e desideri secondo il mondo; e se questo non avviene, la professione in realtà non è fatta, perché prima occorre morire al mondo e poi risorgere in Gesù Cristo. Oggi siete morte al mondo e risorte in Gesù Cristo, come abbiamo letto nel Rituale che abbiamo seguito. Seppellire la propria volontà. Quando una entra nella vita religiosa non può dire: Io farò quell'ufficio, andrò nel tal posto, o non farò quell'ufficio, non andrò nel tal posto, ma deve dire semplicemente: Io non ho più volontà, ma solo quella di Gesù, farò come mi sarà indicato. Fare i voti vuol dire legarsi doppiamente al Signore.
Tutti siamo religiosi in qualche misura, tutti i cristiani perché hanno abbracciato la vita cristiana ricevendo il Battesimo, ma il religioso è doppiamente legato a Dio. Nel Battesimo noi abbiamo detto per mezzo dei padrini alla Chiesa che ci presentavamo per ricevere la fede; questa poi l'abbiamo abbracciata per possedere la vita eterna: e questa ci fu promessa. Se saremo stati sempre fedeli al Signore avremo di conseguenza la vita eterna. «Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti»1.
Ma vi sono persone a cui il Signore fa sentire un'altra voce: «Si vis perfectus esse». Gesù dice: «Se vuoi essere perfetto»2. Chi riceve il Battesimo è legato a Dio da promesse di osservare i comandamenti, unirsi a Gesù, credere alla sua dottrina; chi invece è chiamato alla vita religiosa si lega al Signore con un altro legame.
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Nel Battesimo abbiamo un legame, nei voti religiosi un secondo legame costituito dalle promesse o voti che avete emesso poco fa. Se prima v'era l'impegno dei comandamenti, si sono aggiunti altri comandi: la castità perpetua, la povertà evangelica, l'obbedienza perfetta. A questa seconda nostra professione viene promesso un premio speciale perché ognuno riceverà in proporzione delle sue opere. Chi è vissuto da buon cristiano riceverà un premio, chi è vissuto da buon religioso ne riceverà un secondo; chi avrà esercitato l'apostolato avrà ancora il premio dell'apostolato. Oggi dovete sentire la rinuncia alla propria volontà, desideri, affetti vani, mondani, e sentire il desiderio di risorgere con Gesù Cristo che fu il religioso più perfetto, perché nessuno ebbe mai un giglio così profumato e bello come Gesù che fu il giglio delle convalli; nessuno toccherà mai il grado d'obbedienza perfetta come Gesù che fu obbediente fino alla morte3. Nessun religioso dovrà mai esercitare la povertà come Gesù che nacque in una grotta, morì sulla croce spoglio di tutto e fu abbeverato di fiele e mirra. Chi dei religiosi avrà mai un letto così duro, una bevanda così amara, e parole così dure di sconforto come Gesù sulla croce?
Ora siete risorte in Cristo! Ci sia sempre davanti questo modello! Nessuno dei religiosi troverebbe difficili e assurdi i suoi impegni se guardasse sempre chi lo precede; se nei giorni di sconforto e di amarezza pensasse a Gesù che dice: «Vi ho dato l'esempio»4! La vita religiosa è vita di sacrifici e di gioia spirituale e ognuno adempirà bene i suoi doveri finché sarà fedele alla preghiera. La malinconia e le giornate tristi vengono dall' esserci distaccati da Gesù, o quando non c'è quella vicinanza a Gesù che c'è quando c'è la preghiera. Gesù non ci abbandona mai e finché saremo con lui, egli sarà sempre con noi ogni giorno5. Non bisogna fare fiammate: ma essere perseveranti ogni giorno nelle pratiche di pietà stabilite dalla Regola. Se saremo fedeli al Signore, egli sarà fedele alle promesse fatte di benedire, di consolare, di stare con noi finché ci accoglierà in cielo con le parole: «Veni, sponsa Christi, coronaberis»6!
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Maestro, conforto e premio della vita religiosa è Gesù, e dobbiamo cercare di essere sempre fedeli a Gesù. Il fare i voti è atto di perfetta carità, e la professione, se fatta con buone disposizioni, è una remissione totale, un'indulgenza plenaria, che ci fa incominciare una vita nuova. Questa gioia non deve mai diminuire il primitivo fervore; il fervore e la buona volontà devono crescere ogni giorno. Il giorno che osserveremo di più i voti deve essere quello che chiude la nostra vita. Dal giorno della professione, il fervore deve essere cresciuto di giorno in giorno; così che l'ultimo deve essere quello di maggior calore che suggellerà la vita con il premio eterno.
Pregate per tutti: per i parenti, per i benefattori, per la Congregazione e per tutti quelli che vi hanno accompagnate e vi hanno ammaestrate nella vita religiosa. Domandate per la Congregazione anime sante; domandate il riposo eterno a coloro che ci hanno preceduti. Gesù è il nostro premio.
Siate forti negli stessi propositi, sempre, anche camminando fra difficoltà e tentazioni. Chi avrà bene operato e anche insegnato avrà un doppio premio7.
Invochiamo queste grazie e prendiamo la santa benedizione che sarà il sigillo delle nostre parole e propositi.
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* Esortazione stampata in quartino con il titolo: “Per la nostra professione religiosa”. La cronaca informa: «Il 3 marzo c.a., DomenicaLaetare, oltre quaranta novizie emettevano la prima professione temporanea, le accompagnarono all' altare tutte le sorelle di Roma. Il Sig. Primo Maestro con brevi parole spiegò il duplice significato della funzione: la morte al mondo e la risurrezione in Cristo» (CI, 3 [1940] 2).

1 Mt 19,17.

2 Mt 19,21.

3 Cf Fil 2,8.

4 Gv 13,15.

5 Cf Mt 28,20.

6 «Vieni, sposa di Cristo, sarai coronata». Dal Comune di una Vergine martire.

7 Cf Mt 5,19.