Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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1. [ELEMENTI ESSENZIALI DEL NOVIZIATO] *

Vi trovate già innanzi nel noviziato. Siamo agli ultimi mesi e quindi avete già appreso molte cose e fatto esercizio delle virtù quotidiane e del vero spirito di preghiera nel quale vi sarete esercitate.
Tre cose sono necessarie in noviziato: 1) Istruzione. 2) Esercizio delle virtù quotidiane religiose. 3) Pratica della pietà paolina, ossia spirito di preghiera. In quanto ad istruzione state compiendo il corso di apostolato, liturgia, ascetica, stato religioso e catechismo, specialmente catechismo. In quest'anno avrete avuto anche molte occasioni di esercitarvi in quelle virtù che vi si ricordano specialmente negli avvisi. Prendete bene specialmente quel che vi dicono sulla carità religiosa di famiglia. Prendetene bene i caratteri, l'esercizio della carità. Vi sarete esercitate particolarmente nella meditazione, Visita al SS. Sacramento, esame di coscienza.
Adesso non devo farvi una predica, ma solo ricordarvi qualche cosa di ciò che mi sembra attualmente più utile. Prima cosa da ricordare è il dovere della sincerità. Essere schietti, sinceri significa avere amore alla verità, essere veraci, voler bene al Maestro divino che è Verità; nell'esercizio pratico occorre essere schietti con noi, col Signore e col prossimo.
Con noi. Riconoscere ciò che siamo e ciò che non siamo, quel che facciamo e quel che non facciamo. Se si ha un difetto, riconoscerlo. Nell'esame non sfuggire quei punti ove più facilmente manchiamo. È un inganno del demonio. Riconoscere i difetti e le grazie del Signore. Riconoscendo i difetti più facile sarà l'emendazione, e riconoscendo le grazie più facilmente si amerà il Signore e si comprenderà il dovere della riconoscenza. Chi ha difetto di salute o qualche cosa in famiglia deve riconoscerlo prima in se stesso e poi dirlo anche senza essere interrogato. Se non si sente inclinazione ad uno stato e si vuole camminare lo stesso, si fa sforzo per un po' di tempo, ma più tardi non
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si sente più. Chi conosce di non avere quella vocazione, lo riconosca e non vada avanti; è meglio tornare indietro adesso che più tardi. Con tranquillità; non è mica peccato non avere quelle inclinazioni. Più tardi si vengono ad avere confidenze, a conoscere certe cose che non si aspettavano. Se si dice adesso, si fa un atto di virtù. Se da una parte si sente ripugnanza e timore, manifestarlo. Ora è virtù il dirlo, dopo è un errore. È bene manifestarlo a qualunque epoca, ma dopo la professione perpetua andare adagio; prima di manifestare un dubbio, una ripugnanza, un desiderio di cambiare, consultare il confessore. Tanto più se si sente ripugnanza a qualche lavoro, a qualche pratica della Congregazione, dirlo. Avendolo detto ed essendo riconfermate nella stessa strada avrete doppia benedizione da Dio. Non trascinate avanti con ripugnanza perché in seguito avreste difficoltà insuperabili o quasi.
Alle volte vi sono figlie che non sono sincere con se stesse e non se ne accorgono. Per esempio una figlia molto sensibile, dal cuore volubile, inclinato a certe cose, come amicizie o cose del genere, deve riconoscere dinanzi a se stessa la sua inclinazione. È difetto od inclinazione? Può essere un difetto da vincere o un'inclinazione ad un altro stato. Così vi possono essere persone che in quanto alla povertà non sono a posto. Un giorno o l'altro questo viene poi fuori. Si sono avuti esempi non tanto lontani di cose che sembrava non potessero venire... Così quando c'è l'abitudine a giudicare gli atti di chi guida, a sindacare, riconoscere qua e là, che avviene? Che alla fine si perde lo spirito religioso. Molte figliuole hanno l'inclinazione a queste cose e non se ne avvedono. Molte hanno inclinazione a fare sempre quel che loro sembra meglio, hanno buon gusto, buon senso. Quello va bene in famiglia, è segno di vocazione matrimoniale.
In Congregazione si deve fare non quel che sembra meglio, ma quel che vien detto, interpretando bene. Sincere. Se si riconosce che o per parte della sensibilità, povertà od ubbidienza ripugna la vita religiosa, dirlo. Questa non è la mia inclinazione, quindi non è la mia vocazione. Non è come correggere un difetto, è una inclinazione, è un'altra vocazione. I difetti si possono correggere. Quando è inclinazione è un'altra vocazione. I difetti li abbiamo tutti, l'inclinazione quelli [che sono] chiamati da Dio. Inclinazione alla vita povera come quella di Gesù, farsi povere per la Congregazione cioè per Dio. Dio si serve in pratica ossia
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esternamente con l'esercizio della povertà. Sincere con noi stesse e non aver paura di dire: Io ho questo difetto, ho avuta questa ispirazione. C'è proprio l'invidia, l'orgoglio, la pigrizia in me. Riconoscere, avere pazienza. Che farebbe chi volesse scopare e intanto guardasse il soffitto? Sincere nell'esame di coscienza. Quello delle novizie va fatto sulla vita, non sulla giornata soltanto. Come mi trovo? Vi è ad esempio una che ha fatto una vita un po' disordinata? Deve fare la sua pietà un po' penitente. Il ricordo del passato deve farla vivere in umiltà. Non basta la Confessione generale e il dolore di certe cose, ma emendazione vera. Si può essere pentiti e ricevere l'assoluzione, ma questo non basta per la vocazione. Bisogna aver fatto un periodo di emendazione vera, almeno due o tre anni. Quando una può riconoscere che vi è stato nel noviziato qualche disordine e si pente, può ricevere l'assoluzione, ma dire: Io vado avanti; c'è grande distanza e sarebbe temerità. Non basta che nel noviziato si sia fatta una vita innocente, ma emendazione prima. Sarebbe brutto che una venisse a mancare in noviziato su certe cose, perché è il tempo della santità e del fervore. Così se una si fosse fatta suora per disperazione, sarà disperata per tutta la vita. Le assoluzioni su certe cose non bastano. Altro è l'assoluzione, altro la vocazione. Essere sincere con noi. Pochi ingannano gli altri, ma molti ingannano se stessi non riconoscendo. Esaminatevi non solo delle giornate, ma anche delle inclinazioni della vita.
Sincerità con Dio. Questo è più facile se siamo schietti con noi medesimi. Si è sinceri con Dio riconoscendo le grazie, gli obblighi che abbiamo. Se una persona ha proprio vocazione, e le è stato detto, bisogna che corrisponda. Nel Vangelo vi sono tre casi di vocazione. La prima del giovane ricco1 che chiede al Signore che cosa deve fare per ottenere la vita eterna, a cui Gesù dà la vocazione, chiarissima, senza dubbi, perché detto da Gesù. Ma il giovane se ne andò perché troppo ricco. La seconda2 è quella del giovane che dice: «Voglio seguirti, ma permettimi di andare a seppellire mio padre», a cui Gesù rispose: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti», anche questo non seguì Gesù. Il terzo esempio3 è quello che ha fatto dire a Gesù: «Chi mette
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mano all'aratro e volge indietro lo sguardo, ossia non persevera, non è adatto per il regno dei cieli». Vuol dire che le vocazioni spesso ci sono: ma non si ha coraggio a rompere le inclinazioni. Certo costano queste virtù, ma bisogna combattere.
Sincerità col prossimo, ossia con le Maestre. Dire facilmente tutto. Non aspettare che interroghino. Su certe cose non interrogano. Anche se i parenti hanno taciuto, dire noi. Così di certe malattie. Non ingannare noi stessi, gli altri e chi deve conoscere queste cose. Così in generale siate di famiglie ordinate, sane, giudiziose, anche se povere. Se non è così, dirlo. Il Signore aiuterà nella vita; quando avete detto tutto, e vi dicono: Va' avanti, andate avanti, con fiducia. Il Signore non mancherà di darvi queste grazie.
Molta schiettezza. Vi raccomando molto questa. Non è sempre consueta questa virtù. Vi sono famiglie in cui insegnano a dir bugie. Voi conoscete anche se vi sono stati dati consigli ingannevoli. Dite chiaramente ciò che è, con tranquillità. Esprimetevi bene, così sarete contente; onde alla professione siate senza nessun timore interno, tranquille, senza rimorso, nessuna coscienza confusa. Se volete ascoltare il mio consiglio, è meglio esagerare un po' che non dire abbastanza. E se vi diranno: Va' avanti, sarete molto più tranquille ed avrete molte più benedizioni. Ora basta. Schiettezza è amore alla verità, a Gesù. Camminate tranquille, semplici come colombe, prudenti come serpenti4. Dite semplicemente le vostre cose. Vigilate su questo. Adesso è facile star buone, ma dovete considerare che verrete mandate nelle case, lontane, in una vita un po' movimentata, forse con superiore noiose, difficili, e troverete disillusioni, lusinghe e pericoli. Vedete se le vostre forze sono sufficienti per camminare secondo questa strada.
Vogliate pregare anche per me. Io pregherò il Signore che vi dia la grazia di chiudere bene questo noviziato e vi introduca nello stato che volete abbracciare, ed al quale siete chiamate. Il demonio è cattivo, tenta anche in noviziato, e se vi fa sbagliare è difficile rimediare. I vizi siano sradicati, non coperti. Mettete le radici al sole affinché secchino. Così dicono le vostre Regole e l'esperienza dei santi.
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* Conferenza stampata in fascicolo di cinque pagine. La data è la seguente: Roma, 27 gennaio 1940 - XVIII. Il numero romano indica gli anni dell 'era fascista a partire dal 1922. Il titolo originale è: “Appunti conferenza del Signor Primo Maestro” ed è rivolta alle novizie.

1 Cf Mt 19,16-22.

2 Cf Mt 8,21-22.

3 Cf Lc 9,61-62.

4 Cf Mt 10,16.