Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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11. LA MADONNA E LE VIRTÙ*

Oggi è la prima giornata della novena a Gesù Bambino. Meditiamo quindi molto opportunamente quest'argomento: l'annunciazione dell'angelo a Maria santissima.
Pensiamo che viene mandato un Angelo dal cielo: «Missus est angelus»1. Parte dal cielo quell'angelo e viene a Maria ad esporle la volontà di Dio, e quasi la preghiera di Dio: che Maria accetti di diventare Madre del Redentore. Tutto il cielo aspetta la risposta di Maria e tutta l'umanità pende, per così dire, dal suo labbro: viene dunque quest'angelo nella casetta poverissima di Maria; in quella stanzetta tutto indica povertà, ma da essa partono i più begli atti di amor di Dio. Non [è] ad una principessa che si rivolge il Signore, ma ad un'umil fanciulla, perché la vide adorna di ogni virtù. L'Angelo saluta la Madonna con delle lodi straordinarie: le dice ciò che in cielo si pensa di lei. Maria si turba a queste lodi, così contrarie a quanto ella pensava di se stessa e non sa se si tratti veramente di un'apparizione celeste. «Ne timeas, Maria»2, la rassicura l'Angelo: ecco che hai trovato grazia presso Dio e diventerai Madre del Redentore. «Quomodo fiet istud?»3 domanda Maria, mentre io ho il voto di verginità? Ma l'Angelo la rassicura: «Lo Spirito Santo discenderà in te, e colui che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio»4.
Maria allora accetta, e così Iddio avrà la sua gloria, l'uomo la sua pace e il Paradiso sarà riaperto all'umanità.
Davanti a questo mistero dobbiamo considerare la grande umiltà di Maria e la sua purezza. Maria si turba per essere lodata:
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noi spesso ci turbiamo per non essere lodati, se non vien riconosciuto quel poco di bene che facciamo e sovente si fa il bene solo per essere veduti. Gesù ha detto che quando si è fatto un po' di bene, si dica: «Siamo servi inutili»5; se non avessimo fatto avremmo fatto peccato.
Maria è così attaccata alla sua purezza che quasi non osa sollevare lo sguardo verso l'Angelo. Ella stimava grazia assai più grande la purezza immacolata, che non qualsiasi sublime dignità.
La purezza è frutto di riserbi, di pudore, secondo la natura: ed è frutto di preghiera secondo la grazia. Ci vuole delicatezza, riserbo nell'uso dei sensi, nei pensieri e negli affetti. La Vergine che è prudentissima, risponde poche parole all'Angelo e usa dei termini che sono riservatissimi.
La purezza e l'umiltà sono le due virtù che rendono un'anima cara a Dio e la eleveranno, la solleveranno nella gloria del cielo, perché l'umiltà presto o tardi è sempre innalzata, mentre la superbia, presto o tardi sarà abbassata.
Perciò badiamo di non metterci mai davanti a nessuno; badiamo ai pensieri, ai sentimenti, che siano umili, sinceri, badiamo alle parole, che abbiano umiltà vera; non quella falsa, badiamo alle opere, che siano fatte solo per Iddio, scegliamo gli uffici più umili, gli abiti più umili. In cielo uno sarà sollevato tanto più in alto, quanto più si sarà abbassato sulla terra.
Onoriamo i privilegi e le virtù della Madonna, ma specialmente le virtù in cui si nota maggiormente la corrispondenza alla grazia.
Oggi meditare bene il primo mistero gaudioso, recitare specialmente le giaculatorie che onorano l'umiltà e la purità della Madonna.
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* Dattiloscritto, fogli 1 (21x30,8). Sull'originale il titolo è: “G.D.P.H. Meditazione (P. Maestro)”, tenuta il 16 dicembre 1939. Dattiloscritti successivi recano scritto a mano il titolo: “La Madonna e le virtù”.

1 Lc 1,26: «L'angelo fu mandato da Dio».

2 Lc 1,30: «Non temere, Maria».

3 Lc 1,34: «Come è possibile?».

4 Lc 1,35.

5 Lc 17,10.