Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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17. [MASSIME SULLA BENEFICENZA]*

La Chiesa, fedelissima interprete e continuatrice dell'opera del divin Maestro, ha tutta una vita ed un insegnamento di carità per gli uomini. Suo fine è di unire gli uomini a Dio nel vincolo della carità. La carità vivrà in eterno. Imitiamo la Chiesa, ascoltiamo la Chiesa, seguiamo lo spirito della Chiesa.

Dio è carità; ha fatto le più larghe promesse a chi sa imitarlo nella carità. L'apostolo Paolo perciò esortava i fedeli a mettere ogni settimana da parte qualcosa per offrirla in carità ai poveri.

«Date e vi sarà dato1» e specialmente bisogna notare che saranno dati i beni spirituali: la grazia, la virtù, la luce divina, il perdono celeste.

Le opere buone compiute in vita ci vanno ad aspettare sulle porte dell'eternità per accompagnarci al premio del Paradiso.

Qual gioia è il dare, per amore di Gesù Cristo! Quale rimorso lascia nel cuore lo sprecare in cose inutili o forse pericolose i beni datici dal Signore! Ciascuno dia secondo le sue forze; Gesù Cristo ha tanto lodato la donna del Vangelo che offerse le due piccole monete.

«Date e vi sarà dato1», dice il Vangelo; ma notiamo che è promessa divina, non umana; abbiamo perciò fede ferma, operosa. Distacchiamo il cuore dalle cose terrene; poiché chi è dominato
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dall'affetto alle cose della terra, come può desiderare e operare i beni celesti? «Quanto è difficile che un ricco si salvi!»2, disse Gesù parlando di costoro.

Il Signore conceda la degna ricompensa a chi ci fa del bene! A chi ci fa la carità in questo mondo dia un bel Paradiso nella vita futura.

Il denaro è uno dei talenti che il Signore ha dato al ricco; questi lo deve usare in servizio di Dio e per le cose che sono di volontà di Dio; chi ne avrà usato secondo Dio, avrà dal Signore il premio; chi l'avrà usato in male o avrà lasciato inoperoso il talento superfluo ne darà conto: «Rendimi i conti della tua amministrazione3».

I Cooperatori della Pia Società San Paolo partecipano al frutto di 2000 sante Messe che ogni anno si applicano per i benefattori che avranno fatta l'offerta di almeno L. 10 una volta tanto.
Inoltre essi partecipano a tutte le preghiere che vengono fatte nella nostra cappella e chiesa.
È bene meditare spesso il tratto del Vangelo ove Gesù Cristo descrive come si svolgerà il giudizio finale, conchiudendo: «Quello che avrete fatto al fratello anche minimo, l'avrete fatto a me4».
È bene meditare ancora sopra le sette opere di misericordia corporale e sopra le sette opere di misericordia spirituale.

Spesso le opere di beneficenza, la erezione delle chiese, gli ospedali dei poveri, ecc., vengono fatte con le minime offerte delle piccole borse. Sopra un tempio grandioso si leggeva l'iscrizione: Questa chiesa fu eretta per consiglio di persone ricche, ma con le offerte del popolo povero. Dio ricompensi!.
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Il povero che riceve dal ricco esercita l'umiltà ed ha il dovere della riconoscenza; il ricco che dona il superfluo al povero adempie uno stretto dovere di carità; l'uno e l'altro aumentano così i loro meriti e si troveranno uniti in cielo.
Piace tanto il considerare l'abbondanza dei doni del Padre celeste offerti a chi dona: «Date e vi sarà dato»; «Vi sarà versata in seno una misura buona, pigiata, scossa e straboccante; perché sarà a voi misurato colla misura che avrete voi stessi adoperato»5. Siamo generosi.
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* Testi stampati in CI, 6-7[1939]1-2. Sono stelloncini sulla beneficenza. La CI così li introduce: “Riportiamo le seguenti massime scritte altrove dal Sig. Primo Maestro: sono tanti preziosi pensieri, che si prestano a profonde riflessioni utili a tutti. Tra essi, molti forniscono bellissimi argomenti che possono servire specialmente nel trattare con i benefattori, perché contengono, in brevi parole, delle chiare verità, che esortano alla carità e alla beneficenza” (p. 1).

1 Lc 6,38a

2 Mt 19,24.

3 Lc 16,2.

4 Mt 25,40.

5 Cf Lc 6,38b.