Anno VII — 25 Aprile 1925 — Bollettino mensile — Conto Corrente colla Posta
UNIONE COOPERATORI
BUONA STAMPA
Alba — Scuola Tipografica Editrice — Alba
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UNIONE COOPERATORI BUONA STAMPAOpus fac Evangelistae (II Tim. IV, 5).
LA CHIESA A SAN PAOLOIl tempo piovoso aveva impedito gli scavi: che ora si ripigliano con lena.
San Paolo era solito procedere nelle sue cose con energia pari alla prudenza ed all'amore ardente che gli avvampava in cuore per il Divin Maestro.
D'altra parte la pioggia è stata una benedizione per le campagne e i buoni Cooperatori delle campagne hanno già così assicurato nei frutti le 100 lire per il metro cubo di muratura alla Chiesa della loro divozione e delle loro grazie.
* * *Il disegno che gli amici hanno veduto pubblicato non è completo, perché il progetto della Chiesa a San Paolo è stato allungato di circa dieci metri.
La facciata della Chiesa darà sopra una grande Piazza che il Municipio di Alba batterà di faccia e che chiamerà Piazza S. Paolo.
Le dimensioni della Chiesa saranno: lunghezza m. 60; larghezza m. 31; altezza m. 32.
Altri buoni lavori di aggiunta si eseguiranno pure; e la famiglia dei Cooperatori godrà, perché il Padre Celeste dà in mano più mezzi per moltiplicare il bene.
* * *La Chiesa è la casa della preghiera.
La Chiesa è la casa di Dio.
Tanti nomi e uffici di case leggiamo sulle insegne: Casa del popolo, Casa della biancheria, Casa delle scarpe, perfino le Case del gioco...
La Chiesa è la Casa della preghiera.
Ed è ben grande l'atto del pregare, è ben necessaria alle anime la preghiera, è ben preziosa e potente presso Dio la preghiera, se
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gli edifici più splendidi che gli uomini costruiscono sono le case della preghiera, le Chiese: se Dio nei mondo e fra gli uomini ha scelto come sua casa, la casa della preghiera.
La Chiesa a San Paolo sarà la Casa della preghiera della Casa e dei Cooperatori della Pia Società San Paolo.
La Cappella attuale è troppo piccola per i molti che sono qui e che hanno bisogno di pregare, e di pregare assieme.
È troppo piccola per i Cooperatori che vorrebbero e che verranno a depositare le loro preci ai piedi dell'amorosissimo S. Paolo.
Facciamogli quindi una Casa della preghiera grande.
Nel fare del bene la preghiera è l'anima. La Cappella attuale avrà un uso santissimo.
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Presto quindi la bella Chiesa, per potervi pregare: la preghiera ottiene quel che ci occorre da Dio. San Paolo dice: Appressiamoci quindi con fiducia al trono della grazia, e vi troveremo la misericordia e l'aiuto opportuno: quel che è necessario, quel che occorre, Dio lo sa, basta pregare.
Avremo questa fiducia, quasi oserei dire, questo diritto, se l'avremo costruito noi il trono delle grazie di Dio, la Chiesa.
E quanto, o amici Cooperatori, dobbiamo ricevere da S. Paolo!
Lavoriamo e preghiamo per la Chiesa a San Paolo. Che gran segno di misericordia il poter cooperare a costruire la Casa della preghiera!
Ogni giorno migliaia d'anime pregano, offrono Messe, Comunioni, sacrifici, per ottenere le grazie che si attendono tutti i generosi oblatori. Grazie particolarissime egli dà loro in questo tempo.
Anzi: bisogna ben dire che San Paolo ha già infuso questa dolce fiducia nei cuori, perché le offerte sono accompagnate da lettere e dichiarazioni assai espressive.
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Il Convegno dei Cooperatori B. S.
Ci vedremo quindi con molti dei nostri amici, e con molte delle zelatrici nei giorni di S. Paolo il 29-30 giugno prossimo.
Il gaudio sarà pieno come si esprime S. Paolo.
Ci troveremo assieme attorno a San Paolo.
Perché si possa fare una bella comunione generale dei cooperatori. S. Paolo ha scritto infatti: voi che mangiate il medesimo pane, formate pure un sol cuore e una sola vita.
Perché i molti amici che ora partecipano lontani e separati al frutto delle due mila messe, possano assistere assieme alla «Messa dei Cooperatori » che li affratella in Gesù Cristo, per radunarli in Cielo alla stessa mensa. La «Messa dei Cooperatori» si celebrerà per due giorni consecutivi a comodità dei cari cooperatori che si succederanno.
Perché ci possiamo radunare attorno a S. Paolo e pregarlo assieme, e ricevere sulla nostra Unione le abbondanti sue grazie, frutti del suo grande amore. Se tutti singoli
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abbiamo bisogno di speciali aiuti; l'Unione tutta assieme ha pur bisogno di grazie particolari.
Perché i Cooperatori e le Zelatici hanno molte cose da dire a noi: i Sacerdoti di S. Paolo, e le Figlie di S. Paolo hanno molto da dire ai Cooperatori e alle Zelatrici. Ci tratteremo quindi in adunanze speciali.
Perché poi molti amici vogliono portare loro stessi il metro di muratura ad edificazione della Chiesa a S. Paolo: e lo porteranno: e lo deporranno allora.
E tutti, tutti i cooperatori faranno un sacrificio e porteranno il loro contributo alla edificazione della Chiesa.
Nella mattinata vi saranno adunanze: e si discorrerà di quanto desideriamo manifestarci: «la vita dell'Unione», «l'opera delle Messe» e «i modi di cooperare» e sentirete parlare i cooperatori stessi sui vari argomenti.
Alla sera nella funzione del Vespro potremo fermarci sulla «divozione a S. Paolo».
PER IL BANCO DI BENEFICENZA
Le zelatrici continuano ad inviare i doni: il Signore suggerisce loro tanti mezzi per entusiasmare gli amici ad offrire.
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Pensieri di risurrezioneSono quelli di S. Paolo: «Ricorda che il Signor nostro Gesù Cristo risuscitò da morte come io predico nel mio Vangelo, per il quale patisco mali fino alle catene come un malfattore, ma la parola di Dio non è incatenata. Per questo ogni cosa io sopporto per amore degli eletti, affinché essi pure conseguiscano la salute che è in Gesù Cristo, con la gloria celeste. Parola fedele: se insieme moriamo, insieme pure vivremo; se, insieme soffriamo, anche insieme regneremo».A Timoteo
Pensieri di confidenza«Per nostra pasqua si è immortalato Gesù Cristo».Ai Corinti
Dio non ha risparmiato neppure il proprio figliuolo, ma lo ha dato a morte per tutti noi: come non ci ha donato con esso tutte le cose? Ai Romani
Motivi della risurrezione«Gesù Cristo fu dato a morte per i nostri peccati e risuscitò per la nostra giustificazione» ossia per darci la grazia. Ai Romani
«Togliete via (perciò) il vecchio fermento, (il peccato) e siate una nuova pasta».Ai Corinti
«Gesù Cristo, risorto da morte, non muore più, la morte più non lo dominerà».
Nella stessa guisa anche voi riguardatevi, come morti al peccato, ma vivi per Dio in Gesù Cristo Signor nostro.
Non regni più adunque il peccato nel vostro mortale corpo, onde serviate alle sue concupiscenze: e siccome deste le vostre membra a servire alla immondezza e alla iniquità e siete diventati più iniqui, così adesso date le vostre membra a servire alla giustizia e diventerete santi: Poiché la paga del peccato è la morte; ma fatti servi di Dio avete per frutto la santità e per fine la vita eterna. Ai Romani
Gesù Cristo poi è morto ed è risorto per dominare i vivi e i morti. Affinché voi, fratelli, siate di un altro, il quale risuscitò da morte, e portiamo frutti per Dio.
Sia quindi che viviamo, sia che moriamo, siamo di Dio. Ai Romani
Gesù è risuscitato, primizia dei dormienti: se è risorto Gesù Cristo, risorgeremo pur noi.
Si semina un corpo corruttibile, sorgerà incorruttibile; si semina ignobile, sorgerà glorioso: si semina inerte, sorgerà robusto: si semina un corpo animale, sorgerà spirituale.
Ma ecco vi dico un mistero: tutti sì risorgeremo, ma non tutti saremo cambiati. La corruzione non eredita l'incorruttibilità.
Per questo, fratelli miei cari, state saldi e immobili, abbondando sempre più
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nell'opera del Signore, poiché sapete che il vostro travaglio non è infruttuoso davanti a Dio. Ai Corinti
Pensieri di vita spirituale Se voi siete risorti con Gesù Cristo cercate le cose del cielo, dove vi è Gesù Cristo e abbiate gusto delle cose del Cielo, non delle cose che sono sopra la terra. Ai Colossesi
Siete stati infatti sepolti con lui, affinché come Gesù Cristo risuscitò perla gloria del Padre, così voi viviate una nuova vita. Ai Romani
«E perseverate nella virtù, perseverate nella pazienza, desiderando di imitare più da vicino Gesù Cristo, perché: «se siamo simili a Gesù Cristo nella morte, lo saremo pure nella risurrezione; se moriamo con lui, crediamo che anche con lui vivremo.
Se soffriamo con lui, saremo glorificati con lui; se abbiamo pazienza, regneremo con lui».Ai Romani
Questi pensieri S. Paolo teneva nel suo cuore, e meditava nella sua anima generosa e concludeva:
«Affine di conoscere Gesù Cristo e l'efficacia della sua risurrezione, e per giungere alla mia risurrezione da morte, mi rassomiglio in tutto alla morte di lui, e non badando a quello che è passato, e slanciandomi verso quello che mi sta davanti, mi avanzo verso il regno, verso il premio della vocazione... ».Ai Filippesi
- - -Sulla pietra maestra angolare che è lo stesso Gesù Cristo: tutto l' edificio insieme connesso cresce nel tempio santo del Signore, in cui voi pure siete edificati per formare l'abitacolo di Dio mediante lo spirito. (S. Paolo)
GLI EMIGRANTIFratelli carissimi ci sono i fratelli fuori patria: e vorremmo parlare a ognuno in particolare.
È propizia l'occasione che si offre loro di concorrere ad edificare a S. Paolo una
«casa della preghiera».Il sacrificio per loro è assai minore: quelli di America con meno di cinque dollari offrono il loro metro cubo alla Chiesa di S. Paolo.
Ed è gran cosa per loro, in così scarsa comodità per le pratiche religiose, farsi azionisti, diremmo, di una «casa della preghiera».
Ed è gran cosa per loro che hanno bisogno della più misericordiosa provvidenza del Signore assicurarsi questa cura amorevole di Dio colle preghiere che si faranno in S. Paolo.
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NELLA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO
Cenni storici della Pia Società San Paolo
Gli alunni, i chierici e i sacerdoti della Pia Società San Paolo si occupano di tipografia, di carta, di caratteri, di inchiostri e di macchine: e mettono la blouse e lavorano: dirigono e lavorano: scrivono e lavorano.
E una volta chiamavano la Casa solamente col nome di Scuola Tipografica.
E l'arte tipografica si insegnava e si apprende ai giovani non per farli bravi operai che sappiano poi guadagnarsi onoratamente la vita: non è per questo la Casa, ma per educarli all'apostolato della stampa.
La missione della buona stampa ha da mantenersi da sé fin dove può.
San Paolo perciò faceva le stuoie, e si procurava il necessario colle sue mani per non gravare le Chiese: e vi avrebbe avuto ogni buon diritto: giacché si spendeva per loro.
Il lavoro tipografico è necessario per essere, fin dal primissimo tempo della vocazione, apostoli: e docilità, e pratica dell'apostolato vuole Iddio che concorrano a formare i suoi missionari della buona stampa. Il lavoro è integrante, è essenziale nella educazione dei giovani e dei chierici in Casa.
Vi sono quindi tutti avviati: e non al lavoro meccanico, che è produzione cieca, senza responsabilità di conseguenza: ma al lavoro che è cosciente cooperazione all'apostolato della Casa.
E fin d'allora nelle conferenze e nelle ore libere in cui ci radunavamo intorno a lui, il Sig. Teologo ci parlava dei lavori da eseguirsi, delle spese da farsi, se era utile questa o quella cosa: e ad ognuno veniva affidata la sua parte da far riuscire bene, tutti sempre facendo capo e centro e ubbidienza a Lui.
La Casa era di tutti, la Casa eravamo noi: gli apostoli della missione della buona stampa affidata dalla Divina Provvidenza alla Casa eravamo noi: ciascuno doveva rispondere davanti a Dio per la sua parte: e ci diceva Perché diventiate responsabili delle vostre azioni e così ve ne confessiate.
Anche per l'educazione dei più piccoli dovevano cooperare i più alti: questo per formar bene se stessi: ci diceva Nell'estate potremo accettare altri dieci giovani, ma conto anche su voi; non lasciatevi trascinare, ma trascinate.
Naturalmente quel che si faceva era poco, ed assai imperfetto. Il Sig. Teologo educava i suoi figliuoli alla pazienza. Badate alla sostanza delle cose: anche nelle contabilità badate alla sostanza: quando sarete più avanti terrete una contabilità moderna: ora state alla sostanza. Si diceva da vari «Per aprire una casa ci vogliono tecnici direttori, professori; se così si avesse voluto cominciare, non si sarebbe aperta mai la casa.
Lui pure aveva tanta pazienza: anche negli sbagli e in quelli che portavano dei danni.
I piccoli giovani di allora ora scrivono e dirigono e fanno la scuola.
I lavori della tipografia erano in prevalenza lavori di buona propaganda: si accettavano pure con riconoscenza e si cercavano lavori commerciali: davano questi alimento alla tipografia, e più di tutto erano mezzo di addestramento all'arte tipografica. Quindi il Signore ci provvedeva, come la Chiesa insegna la grammatica, per far capire il S. Vangelo, e provvede il pane ai poveri perché amino e benedicano Iddio.
Man mano però che la capacità dei giovani si compiva, e si mostrava la volontà di Dio venivano lasciati questi
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lavori, per occuparsi di quelli diretti al bene delle anime.
Un giorno ci diceva: Bisogna porre sulla Gazzetta in luogo della reclame Bianchi, uno della libreria.
— Rende di più, soggiunse uno.
— Se rende di più non lo so; ma è di maggior vantaggio alle anime. Ora quaerite primum regnum Dei, il resto: è giunta.
A poco a poco i lavori commerciali si sono del tutto abbandonati: la scuola Tipografica non è una tipografia di commercio, ma una casa di predicazione: i sacerdoti scrivono e dirigono: i giovani correggono e compongono: le macchine stampano il Vangelo e i suoi commenti: il Vangelo, i bollettini parrocchiali, i fogli antiblasfemi, i libri per le biblioteche.
NOTIZIETTE MENSILI
La Settimana Santa
Quanta necessità della chiesa nuova! Solo, un terzo delle persone della casa hanno potuto assistere alle funzioni della settimana santa, in Cappella: gli altri di fuori e dalle finestre della casa.
Il santo sepolcro però si è preparato, che inspirava tutto delicatezza e divozione. Le visite si sono fatte a tutte le chiese della città e il giovedì santo fu giornata di pietà eucaristica.
Il Venerdì Santo
Adorazione alla S. Croce in cappella. La divozione a Gesù Crocifisso era vivissima nel cuor di S. Paolo.
L'altare della S. Croce raccomandava raccoglimento, dolore e pietà. Per tutto il giorno fu un succedersi delle visite: molti baci a Gesù Crocifisso: alla sera prediche sulla passione. Che il Divin maestro ci faccia partecipi, come S. Paolo ai meriti della sua passione.
La S. Pasqua
Nel ritiro mensile di aprile i giovani e le figliuole fecero la S. Pasqua: e il Signore li arricchì dei doni della sua misericordia. I sacerdoti la fecero il giovedì santo.
Gli esami
I parenti riceveranno le pagelle coi voti dei loro figliuoli: gli esami trimestrali si terminarono nella settimana santa: i finali saranno a luglio.
Sulle pagelle sarà pure notata la cifra delle spese trimestrali, che i parenti avran cura di coprire sollecitamente: è una raccomandazione.
La salute è assai buona nella totalità, e gli studenti hanno ripigliato la scuola.
Il cinema
Si è fatto acquisto della macchina cinematografica, per la ricreazione educativa dei grandi giorni. Nella bella sera di Pasqua si è rappresentato: Fabiola, con S. Sebastiano, S. Agnese, S. Tarcisio e l'arte delle carte geografiche.
Si fece anche una colletta per il cine, che fruttò in proporzione del borsellino degli alunni e delle figliuole.
Il libro del S. Vangelo
Il lavoro della Pia Società San Paolo è la diffusione del Vangelo e del suo spirito per mezzo dei molti periodici. Il libro del Vangelo perciò si collocò in Chiesa tra un sole raggiante, e si collocò pure in tipografia: nel reparto compositori, dalle macchine e nel reparto delle figlie: il libro del Vangelo poggia su un altarino: tra un sole d'oro: i raggi portano il nome dei vari lavori della casa: è ornato di fiori: e davanti vi rimane continuamente accesa una lampadina rossa: e quei di casa passandovi davanti lo baciano.
Vocazioni
Già arrivano numerose le domande di accettazioni.
I nuovi saranno accettati nell'estate, ma è di somma importanza e di necessità che ci siano mandate vocazioni: solo chi dà segni di vocazione: gli altri non saranno tenuti nemmeno per terminare l'anno di studio.
La zincotipia
S. Paolo ha provveduto i suoi missionari anche di questo mezzo, divenuto proprio necessario. Non è ancora tutto montato, non si può ancora azionare. Il Signore ci darà grazia di potercene servire tra breve a sua gloria e al bene delle anime.
Lavori tipografici
Il lavoro tipografico della casa è unicamente quello sacro: tutto il lavoro commerciale è stato escluso.
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OPERA DELLE DUEMILA MESSE
PER I NOSTRI COOPERATORI E BENEFATTORI
La S. Messa onora Dio, letifica gli Angeli, edifica la chiesa, conforta i vivi, dà requie ai defunti, ci fa partecipi di tutti i beni.
Oh, se comprendessimo questo, non è vero che saremmo così indifferenti verso la S. Messa. Se comprendessimo quanto onore ne viene al Signore anche da una sola messa, quante anime possiamo mandare in paradiso, quante grazie possiamo acquistarci oh, sì, saremmo maggiormente solleciti ad assistere ed a partecipare a quante Messe più possiamo. Ma non comprendiamo perché non vediamo e non operiamo perché non crediamo.
Questo che non comprendiamo ora, lo comprenderemo al giudizio, ora basta credere. Facciamo però adesso, in vita, quello che vorremmo aver fatto allora al giudizio.
Chiunque offrirà L. 10, parteciperà in vita ed in morte al frutto di 2000 Messe che ogni anno si celebreranno nella Cappella della Pia Società San Paolo finché essa durerà, con preghiere pei benefattori.
Si possono ammettere al frutto delle 2000 Messe i vivi ed i defunti, le famiglie in corpo o i singoli loro membri, i bambini, i parenti, gli amici anche lontani, anche a loro insaputa, versando per ciascuna L. 10.
Anche varie persone possono unirsi per l'offerta di L. 10.
Teniamo moduli per raccogliere inscritti; invitiamo le persone zelatrici a chiederceli ed a volersene occupare.
È opera santa e di gran merito.
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SEZIONE SOCIETÀ BIBLICA
Si sta preparando la nuova edizione del S. Vangelo. La stampa è oltre alla metà. Il lavoro di esecuzione tipografica, assorbe ogni altra attività per cui si è forzati a ritardare risposte e ad assecondare desideri.
Subito dopo il Vangelo si stamperanno le Lettere di S. Paolo Per assecondare desideri diversi si stamperanno in due modi: da sole e con le Lettere degli altri Apostoli e l'Apocalisse.
Sono tradotte dal medesimo che tradusse il Vangelo, in modo quanto fu possibile, chiaro, facile con note un po' più copiose che al Vangelo.
C'è bisogno di luce, preghiera, misericordia.
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Altri mezzi pratici di diffusione.
1.o Preghiera, e penitenza e propaganda nutrita e intensa quanto è possibile con la stampa, gli amici, gli istituti di Suore, dove tanti Sacerdoti si forniscono di ostie, di qualche maestra o brava persona che scriva.
2.o Portando la benedizione alle case: occasione ottima. Chi osa rifiutare il Vangelo? Si avverta in Chiesa prima. Per prevenire la difficoltà di portarne molti dietro, farne piccoli pacchi secondo il numero di famiglie e poi si facciano portare prima presso qualche famiglia nei luoghi, che tornano più comodi, per poterli diffondere nel giro della parrocchia.
3.o Scrivere personalmente ai Parroci migliori che facciano i primi; e poi pubblicarli come esempio. Insistere che non c'è nulla da spendere: quanto si spende rientra.
4.o Dopo le Quarantore o gli Esercizi, o anche in una domenica qualsiasi o nella Festa del Vangelo invito del Parroco a procurarselo e un tavolino alla porta della chiesa, anche per varie domeniche, finché ogni famiglia ne abbia una copia.
5.o Tra le figlie di Maria o i Giovani o le Giovani del Circolo dividere il paese; ognuno si impegni a passare casa per casa nella sua frazione.
6.o Un venditore ambulante che passi ad ogni famiglia. La massima diffusione i protestanti la compiono con questo mezzo; e pensare che ne diffusero l'anno scorso 293.000 copie.
7.o Collocarne presso qualche rivenditore o libreria.
8.o Proporlo come dono agli operai nelle fabbriche, agli ospedali, ai carcerati, ecc.
9.o Premio di catechismo. Dono ai Parrocchiani in occasione di qualche festa o data memoranda del Parroco.
10.o Adottarlo come testo nelle scuole di religione ai Giovani dei Circoli.
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Le vie e i mezzi della Divina Provvidenza
«Domandate e riceverete»
Grazie a Dio per questo inenarrabile dono: che ci ha dato S. Paolo.
Ed è ineffabile l'amore che S. Paolo porta ai suoi divoti. E sono grandi davvero le grazie che Dio concede per intercessione di questo suo Santo pieno di carità e di interesse per Dio. Dio vuole glorificarlo!
Successi di misericordia non pensati! Conversioni commoventi come la sua! Amici, nel tempo pasquale, raccomandate a San Paolo quelle anime che desiderate vedere tornare al Signore ed essere felici. È tutta esperienza quanto scriviamo in questa rubrica che apre le vie e i mezzi della Divina Provvidenza: perché la Divina Provvidenza è prima di tutto per il nostro cuore e per la nostra anima.
Promettete di aiutare la sua chiesa: anzi cominciate subito.
Offerte in natura
Chi ha già promesso grano: chi ha già promesso qualcosa d'altro: Deo gratias!
Il Padre Celeste ci ha mandato pioggia: ora ci manda il sole: la campagna è ubertosa: la stagione comincia a dare raccolti: ogni cosa si può offrire dai cooperatori: tutti i cooperatori trovano qualcosa da offrire: verdura, semi, uova, patate...
Deo gratias! per il dono che farà a molti!
Alle buone massaie raccomandiamo anche il nostro pollaio che ha sofferto tanta decimazione nei mesi scorsi.
Per il pane
Certamente alle famiglie che sentono la riconoscenza per la Casa il Signore concede misericordia e provvidenza: per loro e per i figli loro che si trovane in casa: non siate mai piccoli col Signore, mai gretti, più guadagna chi è più generoso!
Il soldino dei divoti di S. Paolo
Una sorpresa: Aprendo le cassettine abbiamo trovato accomunato coi soldini un brillante Leopoldo d'oro! Deo gratias!
Queste offerte si estraggono dal banco di entrata della Cappella di San Paolo: Ogni volta che si visita si porta via una grazia: Si lasci anche una moneta!
Cassettine della Buona Stampa
Tutti arrivano a fare questo obolo. Ricordiamo come il Divin Maestro aveva lodato la vedova: due centesimi per la mole del tempio? Che cosa erano mai? Dio vede il cuore: egli è tutto: egli può servirsi di due centesimi per far la chiesa a San Paolo!
Date sempre al bambino!
Per la Cappella
«Leggo sul bollettino che la cera davanti al SS. Sacramento costa L. 15 al giorno. Io desidero che il primo aprile siano accese le candele secondo la mia intenzione,
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e per questo fine le mando un vaglia di 15 franchi».
Nella stagione dei fiori, il Divin Maestro gradirà l'offerta dei fiori freschi. Tanto più che è prossimo il mese di maggio!
Per San Paolo bisognerà porre attorno alla statua dell'amatissimo padre una elegante corona di lampade e di ricamo.
L'adorazione è perpetua: e davvero la piccola cappellina ha bisogno di tutto, ma vi si riceve anche molto!
Depositi a fondo perduto
Rendiamo grazie a Dio che opera nei figli suoi! Anche in questi giorni un'ottima persona, che pur già fece assai, volle fare ancora. Il Padre Celeste vuole la chiesa e la casa, nella povertà stretta per arricchire molti di meriti questi versamenti servono a dargli molta gloria; sia benedetto perciò, sempre più!
Chi deposita può ritirare gli interessi, e, se gli è necessario, anche il capitale.
Altro modo facile di cooperare
Gli amici suggeriscono ai loro amici che possono depositare a custodia presso la Pia Società S. Paolo, il loro danaro disponibile; che riceveranno interesse e fanno opera assai cara a Dio.
Il buon esempio è già dato da molti, e questo facile modo di cooperare continua: ed è preziosa questa cooperazione.
LE FIGLIE DI S. PAOLO
Un po' di storia
Ancora della cura della divozione: come S. Paolo era il buon papà, l'occhio, la difesa, il capo della casa, la buona mamma era la S. Madonna. Prima d'aver il quadro della Regina degli Apostoli, a Susa come in Alba si venerava l'Immacolata ed è questa la via: la Regina degli Apostoli è il sole dell'Apostolato l'Immacolata è l'alba, il principio della via: ed erano le figliuole al principio della via e all'alba del giorno.
A Maggio la statuetta di Maria Immacolata veniva collocata nel posto di onore, nella stanzetta delle divozioni. E San Paolo e la Madonna avevano caro quell'angustissimo vano, come la chiesa di san Paolo che vien ora edificata per più migliaia di persone!
Ogni giorno prima di mezzogiorno si celebrava la funzione: il Rosario e la breve lettura: la piccola funzione, cara come le solenni dei templi, resa grande dall'amore alla Madonna, e tanto gradita alla Madre Celeste, e sì ricca di grazie!
Venne un giorno di Maggio a visitare le figliuole di Susa il Sig. Teologo.
Quel giorno era festa in Casa: ma il Signor Teologo voleva si mantenesse fedeltà a tutti i punti dell'orario.
La famigliola si portò quindi all'ora solita a rendere l'ossequio alla sua Madonna: vi prese parte anche il Sig. Teologo: e le figliuole si attendevano invece della lettura, il sermoncino del Padre: parlava loro così di raro! ed era tanto desiderata la sua parola, e si stava così volentieri, e senza noia, ad udirlo, anche lungamente che la lunghezza volava!
E fu cosi.
Quando prese a parlare, il Sig. Teologo era assai soddisfatto: egli prese a dire: «Io vi volevo dire d'una cosa che voi fate già: voi avete recitato il Rosario secondo il metodo del Beato Grignion de Montfort: ed io volevo parlarvi di questa divozione, che è la divozione perfetta a Maria Santissima.
— La S. Madonna ve l'ha suggerito Lei: oh! come fa bene le cose la S. Madonna». Ricordo che anche a noi in Alba portava questo fatto come un segno e un argomento della Provvidenza misericordiosa di Dio, che non solo il
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pane procura, ma ha cura più del cuore, e dell'anima e dello spirito. La divozione a Maria SS. rivelata al B. Grignion de Montfort e da Lui insegnata è infatti il metodo e la natura di Divozione a Maria che deve coltivarsi in Casa che si predica e si abbraccia: che tutti devono conoscere e praticare.
E il Sig. Teologo continuò la sua predichina sull'argomento.
Poi disse ancora: La S. Madonna rende facile ciò che è difficile e lo spiegò. E la Maestra chiude: «Ci hanno fatto così bene queste parole, che le ricordammo sempre, e di frequente le ripetevamo tra noi, specialmente quando ci si trovava in mezzo a difficoltà, e sempre con successo a gloria della Madre celeste».
LA VOCAZIONE RELIGIOSA
— Ho pregato, e chiesto consiglio, mi sembra che il Signore mi voglia alla B. Stampa: consacro volentieri la mia vita a lui, e farò in modo di venire al più presto possibile. Dai parenti non avrò molte difficoltà: essi saran contenti della mia decisione.
Tuttavia alcune nubi mi impediscono di vedere il sole, e hanno pure fatto tentennare altre compagne.
Io non mi vorrei trovare in quelle incertezze.
— Quali sono queste nubi?
— Entrando, io porterò insieme al corredo la mia dote; i genitori non hanno difficoltà a darmela.
Ora supponga che io per salute o per qualche altro imprevisto motivo non possa rimanere in questa Casa: torno in famiglia. Che dovrò dire ai genitori se non mi vien ritornata la dote uscendo? I fratelli non sono più disposti a darmi altro.
Io pure ci terrei a riavere il denaro, e con quello, lavorando ora che sono in forze, potrò rendermi meno triste la vecchiaia.
Ho parecchie amiche che la pensano ugualmente.
— Quelle nubi si diradano presto. Per qualsiasi motivo ella avesse a uscire, la dote le sarà ritornata, e si riporterà pure il corredo nello stato in cui si trova all'epoca dell'uscita. Le sarà solo ritenuto, naturalmente l'importo d'entrata e di quelle spese che la Casa avrà fatto per lei: bucato, ecc... ma speriamo non si debba trovare in simile occasione.
— Lo spero anch'io, intanto mi affretterò a terminare il corredo per divenire presto una figlia di S. Paolo.
— Potrà completarlo anche qui, sia che abbia la stoffa o debba ancora acquistarla: si provvederà per comperarle l'occorrente e lei ne rimborserà la spesa.
Porti solo il materasso, e tutto il corredo più necessario.
— Io ho molta tela di canapa...
— Si farà il corredo con quella.
— Ne parlerò con i genitori e spero per il prossimo maggio di entrare in questa benedetta Casa.
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APPENDICE
UN MESE A SAN PAOLO
meditazioni e letture per ogni giorno
(Continuazione V. N. prec.)
TERZO GIORNO
La speranza in S. Paolo
1° La speranza cristiana è la seconda virtù teologale che con la fede lo Spirito Santo ci ha infuso nel cuore sul Battesimo. Per essa noi desideriamo e aspettiamo dal Padre nostro celeste il paradiso e tutte le grazie necessarie per arrivarvi.
Due sono i fondamenti della nostra speranza. La promessa di N. S. G. C. per coloro che lo servono fedelmente secondo dice S. Paolo: In Gesù Cristo ci gloriamo della santa speranza della felicità. Dio è fedele alla sua parola promessa ai figli di Dio. Inoltre sebbene pieni di peccati e di miserie, noi confidiamo nei meriti del Salvatore nostro, perché, siccome per la disobbedienza di Adamo tutti siamo divenuti peccatori, così per la obbedienza di N. S. G. C. tutti possiamo salvarci: per la sua morte siamo riconciliati con Dio e per G. C. saremo salvi.
I frutti della speranza sono una dolce serenità in mezzo a tutte le pene; il ritenerci costantemente pellegrini sulla terra, avendo noi una miglior patria; il distacco dai beni di questo mondo che sono semplici mezzi; il lavoro costante per accumularci tesori celesti e la preghiera per ottenere le grazie.
2° Nella lettera agli Ebrei S. Paolo parla della speranza con tali accenti che commovono. Egli scrive: Stiamo fermi nella nostra speranza, non vacilliamo in alcun modo. Noi acquistiamo in virtù del Sangue di N. S. G. il diritto e la confidenza di entrare nel santuario celeste. Non perdiamo la speranza poiché essa ha grandi meriti.
Parlando di sé egli era pieno di gioia al solo ricordare il cielo: Noi siamo lieti per la nostra speranza. E altrove: Abbiamo un grande sollievo nel pensare alla speranza che è nel nostro cuore, come un'ancora: essa quasi riesce a squarciare il velo che ci nasconde il cielo. Siamo figli di Dio: se figli, dunque, anche eredi, eredi di Dio, coeredi di Cristo.
Nelle tentazioni pregava e Dio lo confortava nella speranza: la mia grazia ti basta. E con tale pensiero sapeva godere anche fra le più grandi pene: sovrabbondo di gioia in ogni tribolazione, diceva. Ostacoli d'ogni genere dagli amici e dai nemici gli attraversavano la via: ma egli scriveva: Posso tutto in Dio che mi fortifica. Vicino alla morte non temeva, giacché ragionava: Mi sta preparata la corona celeste: a me ed a quanti hanno amato il Signore: essa ce la darà il Giudice giusto. Così insegnava ai fedeli cui scriveva: Non addoloratevi nella morte dei vostri cari al mondo come usano quelli che non sono confortati dalla speranza.
3°. Pensiamo noi spesso al Paradiso che ci aspetta? Non abbiamo qui dimora stabile, ma dobbiamo andare lassù.
S. Paolo esortava i fedeli di Corinto: Un'afflizione assai leggera e molto breve ci procura una gloria incomparabile ed eterna; è poco ciò che dobbiamo soffrire, molto il godere.
Chiediamo al Signore questa gran virtù. Ed esercitiamoci in essa con atti frequenti: ricordando i pensieri di S. Paolo: Gesù è morto per noi; morendo sulla croce Egli ha pregato per noi colle lacrime e colla effusione del Sangue: ora che vive nel cielo, ivi prega per noi e si offerisce al Padre per noi continuamente.
Vi sono due peccati contrarii alla
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speranza: la disperazione e la presunzione.
A chi dispera si adattano molto bene le parole di N. S. G. C.: Qualunque cosa chiederete al Padre, in verità, in verità vi dico, vi sarà data. I santi ripetevano spesso: Ho sperato in te, o Signore, non sarò confuso in eterno. D'altra parte S. Paolo non presumeva mai di sé. Non crediamoci mai d'essere già fermi nella virtù, ma temiamo la nostra fragilità, le occasioni, la superbia. Bella l'espressione di S. Filippo: sono disperato di me, ma spero tutto nel Signore.
Esempio. S. Paolo era stato preso, legato, imprigionato, condotto innanzi al Re Agrippa, perché credeva alla risurrezione dei morti.
Per non venir condannato egli si era appellato a Cesare e quindi inviato a Roma. Paolo abbordò su una nave sempre sotto la custodia dei soldati: e nella stessa nave vi erano parecchi altri viaggiatori. Sperava di giungervi, un angelo l'aveva annunziato: ma la sua speranza ebbe molte prove dure. Presso Creta vi fu una gran burrasca che aveva buttato la nave in balia delle onde: fu gettato il carico, gli attrezzi della nave, e per 14 giorni furono in gravissimo pericolo di naufragare.
S. Paolo sempre confortava, di nulla temendo: sicuro che avrebbe anche convertito quella gente che con lui navigava cioè 270 persone. A Malta altro naufragio: e per alleggerire la nave e perché i prigionieri non si salvassero, i marinai volevano ucciderli: Paolo neppur allora si perdette di coraggio, confidando solo in Dio. Giunti a terra Paolo fu morso da una vipera, ma non ne ebbe danno, anzi guarì anche il padre di Publio governatore dell'isola. Allora molti credettero in N. S. G. C.: operò molti prodigi e convertì molte persone; poco tempo dopo giungeva a Roma, salvo per la sua ferma speranza in Dio.
QUARTO GIORNO
Carità di S. Paolo verso Dio
1° La carità è un'amicizia, una benevolenza, un amore che mostriamo nel nostro cuore verso il nostro Padre celeste o i nostri fratelli, il prossimo. La carità verso Dio e la carità verso il prossimo sono come due raggi della stessa fiamma.
La carità verso Dio si può considerare come lo stato di grazia: anzi essa è inseparabile dallo stato di grazia. Essa è tanto necessaria che San Paolo scrive: Se io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli e non avessi la carità non sarei che come un vaso di rame, o un cembalo, che hanno suono vano che si disperde nell'aria. E quando avessi il dono della profezia e conoscessi ogni mistero ed anche ogni scienza; e quando avessi una tal fede che trasportassi i monti, ma non avessi la carità, sarei nulla. Ed ancorché distribuissi ai poveri tutti i miei beni, e se mi gettassi pure nelle fiamme per salvare il mio prossimo: ma ciò facessi senza la carità, tutto sarebbe niente.
La carità può essere in molti gradi in un cuore: dal semplice stato di grazia si può andare sino ai più accesi atti di desiderio e di amore di molti santi.
2° Ora chi può dire il grado eccelso di santità dell'Apostolo? Egli comincia ad assicurarci di possedere la grazia del Signore quando scrive: La carità di Dio è infusa nel nostro cuore per virtù dello Spirito S. che ci fu dato. Poi esorta i fedeli di Efeso a crescere con lui ogni giorno nell'amicizia di Dio: quindi prega i Filippesi ad ascendere con lui anche più in alto. Sappiamo poi quanto fosse acceso nel suo cuore il fuoco dell'amor di Dio da ciò che scriveva della sua intima unione con N. S. G. C. fino a dire che non era più lui che viveva ma G. Cristo in lui.
L'amore e lo spirito di preghiera quando è giunto a certe altezze ed a certi stati di orazione può anche arrivare alle estasi e visioni. E S. Paolo arrivò sino a meritare di essere rapito
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al terzo cielo ed a conversare con N. S. G. C. Ora il P. Alvarez dice che qui sta appunto il quindicesimo e più alto grado di amore a Dio.
Egli meritò finanche di essere uniformato a N. S. Gesù Cristo nel suo corpo: «Io porto le stimmate del Divin Maestro nel mio corpo».
3° Sei tu nello stato di grazia? Se per somma sventura fossi in peccato dovresti confessarti al più presto; onde rimetterti nello stato d'amicizia col Signore.
L'amor di Dio si prova colle opere: ora tu come compisci i varii doveri della tua vita quotidiana? come specialmente le tue opere di pietà?
L'amore a Dio ci porta a trattenerci spesso con Dio: ora come fai tu le Comunioni? Ti tieni unito a Dio nei tuoi pensieri e nei tuoi sentimenti?
L'amore a Dio ci fa temere il peccato: e tu come fuggi anche il peccato veniale? senti odio e aborrimento verso ogni più piccola offesa al Salvatore?
Cerchi di aumentare sempre più nell'amore a Dio con studiarti di andare più innanzi nella virtù?
La santa fiamma dell'amor di Dio si alimenta nella meditazione e nella lettura delle cose sante: mentre si spegne nella dissipazione e col troppo famigliarizzare con le persone mondane.
Meditiamo l'avviso dell'Apostolo: «Sopratutto abbiate la carità».
Esempio. Ci servano di esempio gli ardenti desideri che S. Paolo aveva di possedere ed accrescere sempre la carità. «La carità di Cristo ci sospinge. Chi avrà forza di strapparmi dall'amore a Gesù Cristo? Forse le afflizioni, le angosce, la fame, la nudità, i pericoli, le persecuzioni, la spada? Ah! no, né la morte, né la vita, né gli angeli, né i principati, né le potestà, né le cose presenti, né le future, né la violenza, né ciò che vi ha di più alto e profondo, né creatura alcuna potrà distaccarmi dall'amor a Dio in G. C. mio Signore. La mia vita è G. C. Io son crocifisso con Gesù Cristo. Ogni cosa mi par fango se la paragono alla scienza di G. C. per amore del quale sono deciso di tutto disprezzare purché possieda G. C.».
S. Giov. Grisostomo dice che l'Apostolo si era spinto così innanzi nell'amore a N. S G. C. che si poteva affermare: non essere oramai più due cuori, ma un cuor solo; «il cuore di Paolo era il cuore di N. S. Gesù Cristo».
Ossequio: Nel giorno ricorda spesso l'avviso di San Paolo: Tutte le cose si facciano nella carità.
QUINTO GIORNO
La carità di San Paolo verso il prossimo
1° La carità verso Dio ha un segno esterno con cui si riconosce facilmente: l'amore al prossimo. «In questo, disse il Divin Maestro, vi conosceranno gli uomini come miei discepoli; se vi amerete vicendevolmente».
Infatti mentre l'amor di Dio è il primo precetto, l'amore al prossimo è il secondo. Chi ama il Signore nel suo prossimo, e non per mera sensibilità o inclinazione, ha un amore sempre uguale, sempre puro, sempre costante. Chi ama il prossimo, ha cura e riguardo alla sua anima ed al suo corpo: prima all'anima e poi al corpo. Lascerai tu perire, sapendolo, il tuo prossimo per cui G. C. è morto? scriveva S. Paolo. Le opere di carità sono: consolare gli afflitti, consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i cattivi, perdonare le offese, sopportare le molestie, pregare Dio per i vivi ed i morti.
Le opere di carità corporali sono: soccorrere i bisognosi, aiutare gli altri, prestare i nostri servizi ecc. Ricordiamo che G. C. tiene come fatto a sé ciò che facciamo al nostro simile: sia di bene che di male. Amiamo anche i nemici; perdoniamo le offese ricordando bene la scena del giudizio universale quale ci venne preannunziata da N. S. Gesù Cristo stesso.
2° La carità dell'Apostolo per il prossimo non è possibile descriverla così in breve. Tutta la sua vita è carità: è un apostolato di bene verso gli altri tanto che S. Giov. Grisostomo scrisse: Come il ferro posto nel fuoco diventa
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anch'esso fuoco, così Paolo, infiammato d'amore diventò tutto amore.
Ora colle epistole, ora di viva voce, talvolta con preghiere, tal'altra con minacce, qua per se stesso, là per i suoi discepoli tutti i mezzi adoperava affine di incuorare i fedeli, tener fermi i forti, rialzare i fiacchi e i caduti nel peccato, guarire i feriti, rianimare i tiepidi, ribattere i nemici della fede: eccellente capitano, intrepido soldato, abile medico, egli bastava a tutto. E nel fervore del suo amore l'apostolo diceva che si era fatto tutto a tutti per tutti salvare e chiedeva: e dove si trova un bisogno senza che io vi accorra? Chi versa in necessità senza che io gli porga pronto soccorso? Io avrei bramato di essere anatema per i miei fratelli. Ai Colossesi scriveva: godo di soffrire per voi: ed ai Tessalonicesi: Era mio ardente desiderio non solo di annunziarvi il Vangelo, ma di dare la mia vita per voi.
3° S. Paolo descrive chi è veramente caritatevole col suo prossimo: Rivestitevi di viscere di misericordia, di benignità; di umiltà, di pazienza, sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi a vicenda le offese.
Egli ci esorta ad amarci in pace gli uni gli altri, come se formassimo una famiglia, o, meglio, un corpo solo ed una sola anima: sopportando gli uni i difetti degli altri. E più chiaramente ci numera le qualità dell'amore vero verso il prossimo: 1° La carità è paziente; 2° è dolce e benefica; 3° non porta invidie; 4° non è temeraria né avventata; 5° non sa insuperbirsi; 6° non è disdegnosa, né egoista; 7° non è permalosa, né si irrita; 8° non pensa male; 9° non gode dell'ingiustizia, ma gioisce del vero: 10° tutto soffre; 11° tutto crede; 12° tutto spera; 13° tutto tollera; 14° non viene mai a mancare. Esaminiamoci se è così la nostra carità verso il prossimo.
Esempio. Uno dei segni più certi di amore al prossimo è il perdono delle offese: perdono che diventa eroico quando si cerca di salvare chi ci ha disgustati e beneficare chi ci ha fatto del male. Ebbene si osservi la condotta di San Paolo. I suoi antichi correligionari avevano cercato di ucciderlo almeno quattro volte: diverse volte avevano suscitati tumulti contro di lui: l'avevano anche fatto flagellare a sangue: più d'una volta fu da essi tradotto innanzi ai tribunali. Eppure quali furono le vendette dell'Apostolo? Le più dolci vendette della carità: tornare sempre a scrivere loro per attirarli alla vera fede, ricevere con la più grande bontà i convertiti, tornare anche con pericolo della vita sempre a vederli, far raccogliere elemosine nella cristianità per recarle loro durante la carestia; rivolgere in ogni città sempre prima, ad essi che ai gentili la sua infiammata parola. Espose la sua vita per essi. Ora G. C. disse: nessuno ama il prossimo più di colui che espone la sua vita per il fratello. È celebre il discorso che egli tenne a Mileto: Vado a Gerusalemme: so che là sarò legato e perseguitato, ma vi vado per i fratelli.
Ossequio. Date uno sguardo all'immagine di San Paolo e dite le parole di San Paolo: «Chi di voi è lieto e io non ne goda? Chi di voi piange, che non ne pianga anch'io?».
SESTO GIORNO
Castità in S. Paolo
1° Vi è una virtù così preziosa ché viene chiamata per eccellenza la virtù bella: per indicarla sono ricordati i simboli più espressivi: lo specchio terso, il giglio candido, ecc. È la virtù di Gesù, di Maria, dei santi; è la virtù che promette di riservare a Dio tutte le forze, che prepara all'anima dolcezze ineffabili, che merita in paradiso un posto privilegiato, presso l'Agnello Immacolato, Gesù. Solo chi la possiede è capace di quegli eroismi di santità di cui si abbella la Chiesa Cattolica; lo zelo dei missionari e degli apostoli, lo spirito di sacrificio dei martiri, la fede dei confessori, la carità delle vergini. Un giovane casto è un santo; un giovane disonesto, possedesse pure le migliori doti, è sempre da fuggirsi, in odio a Dio.
2° S. Paolo non faceva mistero alcuno
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della sua castità che stimava come un preziosissimo tesoro: Habemus thesaurum. E tanto desiderava che ciascuno sapesse conservarsi continente che, illuminato dallo Spirito Santo, non dubitava di dire che in fatto di castità poteva essere esempio: Vorrei che ogni uomo fosse come io stesso sono.
Anzi: vedeva così necessaria questa virtù da far quasi consistere in questa la santificazione: Questa è la volontà di Dio: che vi facciate santi, affinché vi asteniate da ogni disonestà. Aveva in orrore ogni peccato in questa materia, tanto da non voler neppure che se ne parlasse: ogni sorta di immondezze, o turpitudine, o parlare cattivo, o scherzo disonesto non venga neppure nominato. Così egli visse castamente fino alla morte dicendo a tutti: Dico poi ai continenti che è buona cosa che così rimangano come pure io faccio.
3° La bella virtù è delicatissima: come il vetro per un soffio si appanna e come il giglio per un tocco si guasta, così essa subito resta gravemente offesa. Basta un pensiero veramente acconsentito, un desiderio, una parola, uno sguardo, un atto solo per commettere peccato grave: mentre che per altra parte questo tesoro, al dir di S. Paolo, è riposto in un vaso fragile e le tentazioni specialmente ad una certa età, sono gravissime. Due cose ci possono assicurare: la preghiera e la fuga delle occasioni. La preghiera: cioè la frequenza ai SS. Sacramenti ed un gran fervore nel riceverli: la divozione all'Immacolata Vergine: le giaculatorie ogni volta e appena si è tentati.
La fuga delle occasioni, specialmente la custodia del cuore, la modestia degli occhi, la castigatezza del parlare, lo scacciare prontamente ogni pensiero cattivo, l'evitare assolutamente ogni compagno e lettura pericolosa, la vita ritirata. Ciò che in sostanza raccomandava il Divin Salvatore: Vigilate e pregate.
Esempio. S. Tecla nacque ad Iconio, dove S. Paolo fondò una delle prime comunità cristiane. Ella, di famiglia pagana e molto distinta, era molto istruita in filosofia, coltivava la letteratura, amava le arti. I suoi genitori l'avevano promessa sposa ad un giovine di nome Tamiride, ricchissimo e nobile.
Ma ella, sentito Paolo a predicare, si convertì, ed uditi da Paolo gli altissimi pregi della verginità, si votò a Dio e lasciò Tamiride. Accusata dai suoi parenti come cristiana, le fu minacciato il fuoco se non rinunciava alla nuova religione: ed ella fattosi il segno di croce, si gettò nel rogo ardente che le stava preparato: ma un'improvvisa pioggia estinse il fuoco ed ella non ne ebbe danno.
Fu inviata ad Antiochia e minacciata di venir data in pasto alle belve se non rinunciava alla castità: rimase ferma e le belve mansuete con lei non la toccarono.
Fu gettata in una fossa di serpenti e nessuno le fece male.
Molti si convertirono al cristianesimo a tali prodigi, ed alle sue esortazioni. Liberata e tornata in Iconio visse sino a 90 anni nell'esercizio della verginità, di ogni virtù e di opere di zelo per la conversione degli infedeli.
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Treno, telegrafo, telefono, stenografia, linotype, rotative, elettricità, ecc. Questi elementi che Dio ha creato per la sua gloria, guai a noi se neghittosi lasciamo che servano al regno di satana.
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Teologo Alberione Giacomo - Dirett. Respons.
Scuola Tipografica Editrice — Alba
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