Anno XL
SAN PAOLO
Roma Casa Generalizia,
SETTEMBRE 1965
AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)
SACRA LITURGIA E PIETÀ PAOLINA
La sapienza della Chiesa, come Maestra e Guida della Sacra Liturgia, particolarmente studiata dal Concilio Vaticano II a cui tutti incombe il dovere di conoscere e attuare quanto stabilito, come riti e come spirito dei riti stessi.
La Liturgia e tutta la preghiera in generale, secondo S. Tommaso è «elevazione della mente a Dio per lodarlo - e chiedergli le cose convenienti per la salvezza eterna».
Per seguire lo spirito della propria vocazione e di ogni istituto, secondo «La Istruzione sulla Sacra Liturgia», al N° 17 si dice: «Gli esercizi di pietà stabiliti dalle consuetudini o dalle regole proprie di ogni luogo o istituto, siano tenuti nel debito onore».
Art. 18: «Ciò che nei numeri precedenti è detto della formazione spirituale liturgica dei chierici si deve applicare, fatte le debite proporzioni, ai membri degli Istituti di perfezione sia maschili che femminili».
«È lasciata al giudizio dell'Ordinario del luogo la deliberazione di continuare l'uso del latino in ogni parte della Messa, in quei particolari ambienti e nelle speciali circostanze, ove ne fosse evidente la convenienza (per esempio, nei Seminari teologici, in certe Comunità e Associazioni, in Convegni di Clero, ecc.)». (Conferenza Episcopale Italiana, Commissioni per la S. Liturgia, 21 dicembre 1964 - lettera 6076 ai Vescovi d'Italia).
Di conseguenza: si recitino tutte le preghiere e si compiano tutte le pratiche di pietà, per mantenere e rinvigorire lo spirito dell'Istituto.
Esempio: quando si celebra la Messa nella forma liturgica stabilita, si recitino le orazioni come nel nostro libro delle preghiere. Si recitino prima o dopo la Messa, ma integralmente. Queste norme hanno lo scopo di crescere e consolidare lo spirito paolino.
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