Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

NOTIZIA

Il giorno 4 Novembre 1965 alla presenza di S. E. Giovanni Dadone Vescovo di Fossano e Amministratore Apostolico di Alba, del Vicario Generale Monsignor Pasquale Gianolio, e del Primo Maestro, con partecipazione di Sacerdoti e Discepoli arrivati dai vari vocazionari d'Italia, e con larga partecipazione di fedeli della Diocesi, si compiva la traslazione dei resti mortali del Servo di Dio Fratel ANDREA M. BORELLO dal Cimitero di Alba al Tempio di San Paolo, dove furono tumulati, sopra la salma del Can. Francesco Chiesa.
Per la circostanza, prima di impartire l'assoluzione al tumulo, il Vescovo prendeva la parola, che riportiamo:
«Sono lieto di trovarmi qui, in mezzo a voi, con il vostro amato Fondatore e Padre, per allietarmi e benedire con voi il Signore che ha preparato, per la sua Chiesa e per la vostra Congregazione, questo giorno di grazia.
Sant'Ambrogio commentando le parole del Salmo 18: «I cieli narrano la gloria di Dio», diceva: «Le anime dei Santi sono i veri Cieli che cantano la gloria di Dio; sono le vere grandi opere delle mani di Colui che il firmamento annunzia».
Ritorna da voi, qui, dove ogni giorno convenite tutti insieme: sacerdoti, fratelli Discepoli, giovani aspiranti, ad attingere dal Tabernacolo luce, forza e grazia per vivere e proseguire nella vostra grande vocazione, un vostro Confratello, Servo di Dio.
Noi confidiamo e preghiamo che questo suo ritorno, sia l'annunzio, il preludio di un trionfo anche più grande quando suonerà l'ora segnata da Dio. Permettetemi di confidarvi due pensieri, semplici come semplice fu la vita di Fratel Andrea M. Borello, i cui resti mortali riposeranno, da oggi in avanti, in questo grande tempio di S. Paolo, ov'egli visse di intimità con Gesù Maestro-Ostia, sempre esposto per l'adorazione sull'altare.
Il primo pensiero mi viene suggerito dalle parole della Bibbia che leggiamo nel Salmo 112: «Chi è come il Signore, nostro Dio, che abita nel cielo e guarda le cose umili nel cielo e sulla terra?».
Gli uomini si affannano per cercare e guardare ai grandi e ai potenti della terra, ma Dio, i cui pensieri non sono come quelli degli uomini e le cui vie sono ben diverse dalle nostre, guarda con occhio di compiacenza agli umili, ai piccoli: «Respexit humilitatem ancillae suae»; guardò alla pochezza della Sua serva, dice la Madonna nel Magnificat; e san Paolo scrisse nelle sue Lettere: «Dio elesse le cose che non sono, per confondere quelle che sono». Cosi il Maestro divino, che disse un giorno: «Chi si umilia sarà esaltato», guardò con compiacenza a questo suo discepolo, il quale, per tutta la vita, cercò l'umiltà e amò il silenzio e il nascondimento, al punto di chiedere ancora sul letto di morte, al Vicario generale della Congregazione che gli faceva visita, di pregare il Signore per Lui perché gli concedesse l'umiltà.
Il secondo pensiero mi viene suggerito osservando il posto dove saranno collocati i resti mortali di Fratel Andrea M. Borello. Egli riposerà sopra la salma di un grande Maestro di spirito, scrittore insigne: il servo di Dio Can. Francesco Chiesa, gloria della diocesi di Alba e del suo Seminario, e insieme direttore spirituale del vostro amato Padre, Don Alberione e dei primi Paolini.
~
La vostra Congregazione unisce insieme al sacerdote, maestro con la penna, con la parola viva annunziata dal pulpito, dal confessionale, comunicata nella scuola, i fratelli Discepoli del Divin Maestro: li unisce in una «unità» di vita, così che questi ultimi cooperano e partecipano al magistero sacerdotale. Il pensiero corre a san Giuseppe che nel silenzio umile ma operoso consumò la sua vita in unione a Cristo Sacerdote eterno: missione e vocazione sublime! L'umile Discepolo Fratel Andrea M. Borello che si offrì senza riserve in servizio e cooperazione ai suoi Confratelli sacerdoti, riposerà fino a quando piacerà al Signore, vicino alla salma di un grande Sacerdote, paolino nello spirito, quasi ad esprimere e ricordare che i Discepoli del Divin Maestro traggono dalla loro unità di vita con i sacerdoti la grandezza della loro vocazione.
Concludo: prego con voi il Signore perché presto compia il suo disegno di amore e di predilezione per questo suo Servo fedele, a edificazione e gioia vostra e di quelli che verranno dopo di voi. Egli entrò nella Pia Società San Paolo a vent'anni, e fu così compreso della grazia della vocazione che non seppe trovare di meglio che offrirsi vittima per la vocazione dei Discepoli e di tutte le vocazioni nella Chiesa.
Ottenga dal Signore una schiera di vocazioni non solo per la vostra Famiglia, ma per tutte le opere apostoliche della Chiesa.
E ad ogni santa Messa che offrirete in questa chiesa di S. Paolo, alle parole del Canone: «Comunicantes et memoria venerantes...», e alle altre che seguono la Consacrazione: «...Partem aliquam et Societatem donare digneris, cum tuis Sanctis...», ricordate, che attorno all'altare sono presenti con tutti i Santi del cielo, questi vostri Servi di Dio, per intercedere per ogni vostra necessità, ma anche per prendervi per mano e sostenervi, confortarvi, guidarvi nel vostro cammino apostolico per le vie del mondo, come già essi camminarono prima di voi.
E termino con un augurio: le vostre Costituzioni solennemente approvate dalla Chiesa, non solo possono fare dei santi, ma li hanno fatti! I vostri Servi di Dio sono le più fulgide glorie della vostra Congregazione, ma sono anche la più valida testimonianza del buon spirito della vostra Famiglia religiosa nei tribolati anni del suo primo cinquantennio. Sappiate custodire questa preziosa eredità e tramandarla a quelli che verranno dopo di voi, arricchita e impreziosita dalla vostra santa vita, modellata su questi vostri Fratelli che onorate con tanta gioia e con profonda gratitudine a Dio».

+ Giovanni Dadone
Vescovo

~