Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XI - n. 22
S. PAOLO
Alba, 15 febbraio 1936

[Tre notevoli passi da fare]

Carissimi in San Paolo
Abbiamo in vista tre notevoli passi da fare nella nostra minima fra le Congregazioni religiose, onde corrispondere ai disegni di Dio su di essa: la famiglia degli scrittori; la famiglia degli insegnanti per gli studi superiori; le scrittrici delle Figlie di S. Paolo.
Penso e prego con gran timore al giorno in cui Dio mi chiederà conto della vocazione:
a) La formazione scientifica più larga, e sempre meglio corrispondente ultimo dato dalla S. Sede dei nostri carissimi Chierici. Il Signore vuole qui un'opera dalle nostre Congregazioni, un'opera importante, costosa, per la quale tanto si è pregato e si prega. L'ho raccomandato tante volte onde la scienza divenga pastorale. È quella che segnerà il vero spirito della Congregazione; lo mostrerà anche a molti che ancora non hanno sufficienti elementi per conoscerla.
b) La preparazione più specifica e diretta degli scrittori. Lo sanno bene i Chierici, ai quali la scuola di redazione nell'Apostolato tanto lavoro ha già richiesto ed ha già dato alcuni buoni risultati.
c) La formazione delle scrittrici tra le Figlie di San Paolo. Esse hanno in Casa Madre un corso di venti suore che attendono allo studio della filosofia e della teologia, con progresso costante. Molto vi lavorano D. Chiavarino e Don Manera, che loro spiegano vari trattati. La loro Congregazione non può restringersi alla parte tecnica e di propaganda; il Signore ha dato la penna a scrittrici di valore nella storia.
Buone prove furono già fatte per l'Apostolato di edizioni, e in giornali e in libri nella Pia Società San Paolo, ma la Congregazione deve specializzarsi in questo che forma una delle principali ragioni di esistenza. Facciamoci penna e bocca di Dio per Gesù Cristo, nostro unico Maestro.
La Congregazione ha perciò attualmente un periodo di elaborazione spirituale e intellettuale, interiore, per la quale si attende una grande luce dal Tabernacolo e dal quale molto frutto alla Chiesa.
Procurare alla Congregazione questi grandi mezzi, di dare gloria a Dio e pace agli uomini è nostro dovere, è nostro amore, è nostra gioia.
Carissimi, da varie parti mi venne notato quanto pesi questo sulla Congregazione nel suo presente stato; in parte è vero: il Signore però è la nostra luce, virtù e grazia; e quando una cosa è di volontà di Dio, vi sono pure inclusi i mezzi. Io prego tutti di avere pazienza e amore: in vista di un grande e specialissimo premio che il Padre Celeste tiene preparato ai miei Fratelli carissimi. A Roma il Maestro Giaccardo con intelligenza ed amore opera per questi scopi; casa madre vive di sacrifici e di speranze; i fratelli delle case lontane allargano il campo dell'Apostolato tutti con cuore apostolico; le Pie Discepole vigilano in preghiera con i Discepoli presso il Divino Maestro che ha il cuore lacerato da una stampa triste. Con queste visioni avanti! nei nostri quotidiani doveri, con semplicità e rettitudine di cuore.
Vediamo che ognuno nella Congregazione eviti il peccato, piaccia in tutta l'anima a Dio. Dio ha cura dei suoi. Confidiamo che i nostri vogliano corrispondere agli intendimenti della Congregazione.
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Nelle adunanze del Consiglio: per la migliore educazione e pratica alla povertà religiosa si convenne essere utile chiarire i seguenti punti, che applicano le regole generali: a) i giovani aspiranti alla Congregazione (ginnasiali e probandi laici), ritengono la proprietà dei libri e abiti se per essi pagati dai loro genitori o per essi facenti le veci; se invece hanno debiti di pensione o accessori (libri, medicine, bucato ecc.) sono di proprietà o di garanzia della Congregazione pro rata o in tutto; così pure quando ricevessero dalla Congregazione o benefattori di essa (intuitu religionis). Generalmente vengono dimessi quelli che non soddisfano ai doveri circa la povertà come si dimettono quelli che non soddisfano agli altri doveri. Specialiter si possono fare eccezioni quando vi è vero amore alla povertà ma con prove provate e di fatto. b) Entrando in noviziato passa tutto alla Congregazione in compenso dei vestiti religiosi e del vitto che sono provveduti (a norma del Can.570). Tutto vien ritirato (libri, biancheria) in comune, distribuendo quanto è necessario per l'uso dei libri, vestiti, ecc. Successivamente queste cose appartengono alla Congregazione, né chi esce potrà richiederlo in alcun modo. c) Ogni quindici giorni si dedica dai giovani dalla quarta ginnasiale in su (novizi, filosofi, teologi) un'ora per la pratica dello studio della beneficenza e per le relazioni con i Cooperatori. d) Durante il noviziato cessa l'espressione mio, tuo, suo e incomincia ad usarsi quella: ciò che è di mio, di tuo, di suo uso. Si continua però a consegnare non una fattura ma una nota delle spese particolari onde ognuno conosca quanto sia ordinato nella pratica della povertà, e se ne valga a far conoscere ai suoi cooperatori quanto la Congregazione, che è povera, sostiene di spese per lui.
Nella scelta dei giovani, specialmente quando si avvicina la definitiva accettazione per la professione, attentamente, dobbiamo considerare se essi diano speranze di riuscire utili alla Chiesa attraverso alla Congregazione.
La Congregazione deve risultare una riunione di persone attive, di iniziative e, nella loro attività, conclusivi praticamente. Non si può mirare ad essa come ad un posto per vivere tranquillamente ma il luogo per servire al Signore, alla Chiesa, alle anime.
Questo servizio deve mostrarsi nello spirito combattivo: quelli che non lavorano a vincersi, non hanno spirito combattivo dell'abneget; quelli che non hanno coraggio nel rinunziare alla propria famiglia e sempre continuano a preoccuparsene umanamente; quelli che vivono in un egoismo ristretto di cura del corpo e del loro corredo e del gioco e dei libri ed hanno in tutto da salvare l'amor proprio e la stima e il loro comodo, ecc.; non possono curare gli interessi di Dio, né delle anime: Christus non sibi placuit (Rom. XV, 3).
Occorre siano attivi e conclusivi per l'esame di coscienza, poiché diversamente si arriva soltanto a giudicare i confratelli, i fanciulli ed i superiori; mentre che finiscono questi per divenire inutili ed anzi impediti nello spirito.
Occorre siano attivi e conclusivi per lo studio e qui si conoscono più facilmente; dallo studio del trattato, dal fare i compiti bene e dallo studio delle lezioni. Inconclusivi sono i pigri, gli amanti delle letture frivole, i parolai. Occorre siano attivi e conclusivi nell'Apostolato e per la redazione e per la tecnica e per la propaganda: proporzionatamente alle attitudini di natura e di grazia.
Ognuno deve fare frutti, non mangiar frutti; ognuno deve pascere, dare; poi sarà pasciuto e vivrà.
L'Apostolo S. Paolo con i suoi progressi da gigante nella virtù e nell'Apostolato ci sta innanzi: Dottore, vaso d'elezione, esempio.
L'Apostolato della stampa è il moltiplicatore di tutti gli apostolati; anche l'opera delle vocazioni presso i Paolini darà frutti copiosi, occorre però una coltivazione più intensiva.
Occorre amare prima la Congregazione poi l'individuo; escludere anche le capacità troppo scarse, le saluti troppo deboli, quelli che troppo devono sostenersi con cure individuali e con incoraggiamenti umani. Chi nel ginnasio o nel probandato non osserva i Comandamenti, non potrà arrivare ai consigli evangelici generalmente, né, tanto meno, ai formidabili doveri sacerdotali.
Non basta vivere sulla pianta, occorre essere la pianta; non è sufficiente vivere nella Congregazione, occorre essere la Congregazione, cioè la sua regola, il suo spirito, la sua attività, il suo premio.
Nella Chiesa di Dio furono sempre grandi calamità un clero ed i religiosi che vivevano su di Essa: invece di crescerla di persone e di perfezione.
...Non cessamus pro vobis orantes et postulantes, ut impleamini agnitione voluntatis Dei in omni sapientia et intellectu spiritali, ut ambuletis digne Deo per omnia placentes; in omni opere bono fructificantes, et crescentes in scientia Dei.
Beneditemi; vi benedico!

Aff.mo Sac. ALBERIONE

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