Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIII
LA FEDE: PRIMA BASE DELLO ZELO

«Data la promessa di Dio, non esitò
per incredulità, anzi si rafforzo nella fede,
dando gloria e Dio, e pienamente
convinto, che quello che ha promesso
egli è anche in grado di mantenerlo.
Perciò gli fu imputato a giustizia». (Rm. 4, 20-22)


VERA FEDE


Il primo fondamento dell'apostolato è una viva fede. Il secondo: Sentire con la Chiesa. Il terzo: Amore a Dio ed alle anime.
Dicendo tutto con una parola: Tanto si è apostoli, quanto si è cattolici. Il mezzo di esercitare l'apostolato può essere la sola preghiera, come per il Trappista. E può essere la predicazione, come per l'oratore sacro. Ma l'anima apostolica è un'anima profondamente cattolica. La fede accende la fiamma dello zelo; il cuore mette in attività tutte le energie.
Pio XII, parlando dei Protomartiri del Nord America, il P. Jogues e i due laici Lalande (Medico) e Goupil (falegname), dice che «erano mossi da uguale amore per Dio e per le anime». Somigliante era il loro temperamento per il coraggio disinteressato; e le loro aspirazioni si indirizzavano verso gli stessi alti ideali di sacrificio
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e dedizione per la causa del Cuore di Cristo. Non volevano andare in cielo da soli. Un dono troppo prezioso era la loro fede perché non desiderassero di condividerla con altri. D'altra parte il sentimento di essere cattolici sarebbe stato incompleto in loro, se non li avesse fatti coscienti di un debito verso tutti i popoli del mondo. Lo spirito missionario essi lo sapevano non è una virtù supererogatoria, di obbligo solo per alcuni eletti: lo spirito missionario e lo spirito cattolico sono una cosa sola. La cattolicità è una nota essenziale della vera Chiesa; e nessuno può dire di partecipare e di essere devoto della Chiesa, se non partecipa e non è devoto della sua universalità: cioè del suo radicarsi e fiorire dappertutto sulla terra. Quei due laici, come il Sacerdote loro guida, non trovarono riposo al pensiero che milioni di uomini non conoscevano ancora Cristo. «...Infuocato dall'amore di Dio e dall'amore per le anime, il loro messaggio di zelo missionario risuona in quest'ora più forte e insistente; mentre la guerra e il dopoguerra hanno assottigliato le schiere dei missionari ed impoverite le sorgenti di cooperazione missionaria».
S. Teresa di Lisieux aveva un'anima missionaria. Missionaria in terra con la preghiera e la sofferenza; missionaria in Cielo da dove fa piovere la pioggia di rose su tutta l'opera dei missionari; missionaria nella Chiesa, giacché fu eletta, con S. Francesco Saverio, protettrice delle Missioni.
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LA FEDE DI MARIA


Maria ebbe la fede più viva: nelle parole dell'Angelo, nel pregare, nel triduo della morte di Gesù Cristo.
L'Angelo Gabriele portò a Maria l'annunzio della Incarnazione e la proposta della divina Maternità. Ella espresse un pensiero di ammirazione all'Angelo: «Come avverrà questo mentre io non conosco uomo?», secondo la espressione di S. Tommaso. Ovvero domandò una spiegazione sul modo con cui la proposta poteva realizzarsi; non vedendo come si potesse conciliare la verginità con la maternità. Ma la sua fede non tentennò un istante: fu pronta e piena. Quando, infatti, si incontrò con S. Elisabetta questa, per divina ispirazione, le disse: «Beata quae credidisti; quoniam perficientur in te quae dicta sunt tibi a Domino»70. Zaccaria aveva dubitato; perciò era divenuto muto. Maria credette, si piegò alle parole dell'Angelo: Beata fede! È Essa che compie i prodigi. In quel momento il Figliuolo di Dio s'incarnò nel suo seno.
Maria visse di fede in ogni momento della sua vita. Da Nazaret va a Betlemme a dare il nome per il censimento. Gesù Bambino è cercato a morte e Maria deve con Lui prendere la via dell'esilio. Ritorna in Palestina dietro l'avviso dell'Angelo a S. Giuseppe, e si stabilisce con Lui in Nazaret. Nelle Nozze di Cana prega Gesù per gli sposi rimasti senza vino; Gesù sembra toglierle ogni speranza con una risposta nettamente negativa; ma ella si comporta come se la grazia fosse già concessa, ed ottiene.
Gesù prese da lei commiato per incominciare
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il ministero pubblico. Da quel giorno, come prima l'aveva mirato Figlio divino ed obbediente, così ora Lo considera il Maestro che venera, segue, ascolta. Grande fede in ogni passo della vita privata e pubblica di Gesù. Egli appare semplice uomo: nato in una poverissima grotta; fugge innanzi a chi Lo cerca a morte, come fosse incapace a difendersi; prende da Maria il latte, i poveri indumenti; si fa da Maria istruire, guidare nella preghiera, insegnare le piccole faccende di casa, le vie, gli atti di virtù, impara da S. Giuseppe a piallare, segare, fare poveri mobili; non mostra alcuna diversità dagli operai comunissimi di quella povera borgata; come loro, veste poveramente, lavora, guadagna il sostentamento... qui la divinità è del tutto nascosta; come nell'Eucaristia, nella quale non scorgiamo che un po' di pane. Eppure Maria si comportava verso di Lui come con Dio. Era la custode di Lui, come il Sacerdote è custode della Eucaristia. Adorava, imparava, ammirava. Le parole di Gesù, sebbene fanciulletto, erano per Lei parole dell'Incarnata Sapienza. Dice il Vangelo (Lc. 2, 51) che Maria, ritrovato Gesù nel Tempio, ne custodiva tutte le parole e le meditava nel suo cuore. Perché sapeva chi vi era sotto la figura di semplice uomo «habitu inventus ut homo»71. Sapeva come si era prodigiosamente, in lei, fatto uomo. Come era nato rispettandone la verginità. Come alla nascita gli Angeli avevano cantato il celestiale «Gloria». Come per mezzo di prodigi erano stati chiamati alla culla, per adorarLo, prima i pastori, poi i Magi. Come aveva parlato Simeone al Tempio: «I miei occhi hanno veduto il Salvatore». Maria
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non dubitò mai: «Virgo fidelis». Leggeva le Scritture, considerava quanto di Lui era predetto, ne attendeva il completo avveramento. Lo riteneva il Salvatore del mondo, sebbene la Sua vita di semplice operaio non Lo mostrava in nulla agli occhi del mondo.
La fede di Maria rifulse specialmente nella Passione del Figlio. Qui Gesù appare il vinto; l'obbrobrio degli uomini; un malfattore crocifisso. La fede di Maria non venne meno, nonostante la fuga degli Apostoli; anzi, allora, divenne più eroica.
Riceve fra le braccia la salma di Gesù deposto dalla croce; aiuta la imbalsamazione; Lo accompagna al sepolcro. Poi si ritira in silenzio, in preghiera, in attesa sicura della Sua risurrezione.

LA NOSTRA FEDE


«Signore, accrescete in noi la fede». Una fede languida, l'ignoranza religiosa, gli errori circa la dottrina della Chiesa, non frutteranno mai un cuore apostolico. Una fede ardente, illuminata, retta, crea gli Apostoli. Paolo aveva prima perseguitato la Chiesa, ma quando Gesù lo illuminò, credette: da allora sentì un infrenabile desiderio di innalzarla a regina del mondo. Ed ecco che viaggia di paese in paese, parsa e scrive, esorta e minaccia, soffre e dà la vita. «Cuius (Ecclesiae) factus sum minister secundum dispensationem Dei... ut impleam Verbum Dei: misterium quod absconditum fuit a saeculis et generationibus, nunc autem manifestatum est sanctis eius»72 (Col. 1, 25).
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Che la Chiesa di Cristo risorga, progredisca, prosperi; non è questa la meta della storia? Profeta ed Evangelista, pastore di anime o insegnante, padri di famiglia o soldati, semplici cristiani o claustrali... tutti operai addetti alla costruzione del grande edificio «in aedificatiomen Corporis Christi»73. Paolo ha ragione: Lavorino forze potenti e tenaci: «Christus ex quo totum corpus compactum et connexum per omnem iuncturam subministrationis... augmentum corporis facit in aedificationem sui in caritate»74 (Ef. 4, 15).
Si studi il catechismo, si frequentino le prediche, si leggano buoni libri e giornali, si accresca il patrimonio dell'istruzione religiosa. Si conservi il cuore puro; si fuggano le persone, le cose, i discorsi e le letture contrarie alla Chiesa. Soprattutto si preghi, giacché la fede viene infusa dallo Spirito Santo nei cuori... Le ricchezze di una fede esuberante tendono a spandersi: «divitiae gloriae»75. Si parla, si difende, si propaga quello che riempie l'anima: «ex abundantia cordis os loquitur»76. Perché non si cerca Dio e il Suo regno? «Non est intelligens, non est requirens Deum»77.

FRUTTI DELLA FEDE


S. Paolo, ricevuto nel battesimo il dono ineffabile della fede, a continuo in sinagogis praedicabat Iesum; quoniam hic est Filius Dei»78. Notate: subito. E nulla lo fermò sulle vie del mondo.
La fede fa l'apostolo.
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La generosità caratterizza l'Apostolo San Paolo: «La carità di Cristo si sospinge».
La generosità del suo spirito lo rese degno di venire scelto da Gesù Cristo come «strumento per portare il Suo nome alle Genti, innanzi ai Re e ai figli di Israele» (Atti 9, 15).
Per la sublimità dei suoi pensieri fu elevato a sentire parole arcane che all'uomo non è possibile pronunziare nè spiegare (II Cor. 12, 4).
Per la sua dottrina, è il più grande interprete di Gesù Cristo e il primo teologo del Nuovo Testamento. Scrive egli stesso: «E se non sono tanto esperto nel parlare, non sono tale riguardo alla scienza, come vi ho dimostrato» (II Cor. 11, 6).
La sua generosità si mostra nelle fatiche e nelle sofferenze per il regno di Cristo. Scrive ai Corinti: «In nessuna cosa sono stato inferiore ai più grandi apostoli, quantunque da me sia un niente. Ma i segni del mio apostolato sono stati dati a voi con ogni sorta di pazienza, con miracoli e prodigi e virtù» (II Cor. 12, 12).
Riferendosi ad altri ministri perturbatori dice: «Sono ministro di Cristo più di essi; di più nelle fatiche, nelle carceri, nelle battiture, e spesso mi sono trovato nei pericoli di morte. (II Cor. 11, 23) Per questo mi compiaccio delle mie infermità, degli oltraggi, delle necessità, delle persecuzioni, delle angustie per Cristo: perché quando sono debole divengo più potente» (II Cor. 12, 10). Fu dunque simile a Gesù Cristo nella dottrina, nei sentimenti, nella vita travagliata e spesa tutta per la Chiesa e per le anime. Per operare nell'apostolato occorre che ci riformiamo interiormente.
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70 “E te beata che hai creduto, perché s'adempiranno le cose a te predette dal Signore” (Lc 1,45).

71 “Apparso in forma umana” (Fil 2,7). Alla lettera: “trovato come un uomo per il suo aspetto”.

72 “Di essa (la Chiesa) sono diventato ministro secondo la missione affidatami da Dio… di realizzare la sua parola, cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi”.

73 “Al fine di edificare il Corpo di Cristo” (Ef 4,12).

74 “Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura…, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità”.

75 “Ricchezze di gloria” (Ef 1,18).

76 “La bocca parla dalla pienezza del cuore”(Mt 12,34).

77 “Non c'è un sapiente, non c'è chi cerchi Dio” (Rm 3,11).

78 “Subito nelle sinagoche proclamava Gesù Figlio di Dio” (At 9,20).