Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXVIII
DISPOSIZIONI PER L'APOSTOLATO

«Fortezza e decoro è la sua veste
e sorride del giorno avvenire.
Apri la sua bocca alla saggezza
e sulla sua lingua è la legge della
bontà». (Prov. 31, 25-26)


DISPOSIZIONI DEI CHIAMATI


Principio fondamentale: non si può separare praticamente, nell'apostolo vero, la santificazione propria dallo zelo. L'apostolo produce frutti perché è tralcio unito alla vite; perché è corso d'acqua alimentato dalla sorgente; perché è corrente di luce e calore in collegamento con la centrale di produzione.
Il frutto è proporzionato all'alimentazione della radice. Un'alimentazione soprannaturale, però, trattandosi di frutti di vita eterna. Se l'apostolo porterà le condizioni sue, curerà di lavorare degnamente e di attendere a sè: il frutto verrà sempre, visibile o invisibile, presto o tardi. Anche morendo si salva: così Gesù ci salvò morendo; S. Stefano ottenne la conversione di S. Paolo; il sangue dei Martiri è seme di cristiani.
Vi sono tre disposizioni che rendono sicuro e fruttuoso il lavoro dell'apostolo: abbandono in Dio, fortezza, castità. Le troviamo in misura piena nella SS. Vergine.
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PRIMA


Abbandono in Dio significa generoso lavoro, lasciando a Dio la cura di noi stessi, della nostra salute, fama e avvenire; anche del successo od insuccesso esterno del nostro apostolato, innanzi agli uomini.
Utilissimo è ricordare quanto afferma San Gregorio Magno: «Non è gran cosa lasciare tutto; gran cosa è invece lasciare noi stessi».
L'abbandono personale in Dio è condizione per farci santi.
L'abbandono dell'apostolo in Dio è condizione per il frutto delle sue fatiche ed opere.
Gesù mostrò questo abbandono nelle mani del Padre: «Ipse vero tacebat»128, innanzi agli accusatori (Mt. 26, 36). Mirabile esempio, già preannunziato da Isaia: «Sicut agnus coram tondente se, sine voce, sic non aperuit os suum»129. Persino Pilato ne restò ammirato: «Ita ut miraretur Pilatus» (Mc. 15, 5).
L'apostolo lavorerà con cuore ardente: il campo può essere arido o fecondo; il demonio può scatenare opposizioni e lotte; Dio può anche contentarsi del desiderio; si può morire come Gesù sulla croce... Ma il merito personale non andrà perduto; il seme gettato potrà germogliare e fruttificare in mille modi... Lavorare sempre e abbandonarsi in Dio, lasciando la cura di tutto a Colui che solo può dare l'incremento.
S. Paolo, paragonando le sue fatiche apostoliche con quelle degli altri apostoli, constata che aveva lavorato più di tutti: non per orgoglio,
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ma per dar gloria a Gesù Cristo. Disseminò l'Oriente di Chiese, e tuttavia in ognuna di quelle Chiese che fondava, non raccoglieva che dolori, contraddizioni, persecuzioni, battiture, prigionie.
Sono la parte che Gesù aveva annunziato parlando ad Anania: «Io gli farò vedere quanto dovrà soffrire per il nome mio».
Non fa meraviglia: poiché il discepolo seguirà il Maestro: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi». Simeone, aveva profetizzato di Gesù: «Sarà un bersaglio di contraddizione».
La Redenzione si opera con la sofferenza: è espiazione, riparazione, sacrificio, soddisfazione: «Sine sanguinis effusione, non fit remissio».
Maria doveva compiere il più grande apostolato: essere, anzi, l'Apostola. Si dichiarò l'Ancella del Signore, di cui Egli perciò poteva disporre liberamente, a piacimento. Ella tutto accettava. Prove continue, il rifiuto dei Betlemiti, la fuga in Egitto, lo smarrimento al Tempio, i misteri ed i dolori della vita privata di Gesù: «Nesciebatis...?»130.
Nella vita pubblica vide Gesù molte volte contraddetto, abbandonato, insidiato. Nella Passione l'anima di Maria fu trapassata dalla spada del dolore... Eppure non un lamento, un'opposizione, uno scoraggiamento. Il suo abbandono in Dio era più grande del suo dolore; il «fiat mihi secundum verbum tuum: sia fatto di me come hai detto», non venne mai meno.
Tutta l'opera di Gesù parve, per poco, del tutto distrutta: poiché il gregge era disperso, gli Apostoli paurosi e nascosti, Gesù spirato sulla
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croce, i nemici esultanti per il momentaneo trionfo. Maria era desolata, ma non disperata. Ogni sofferenza sua diventava apostolato, luce, vita, salvezza per le anime: mai, potremmo dire, Ella era più sicura della Redenzione del mondo e delle anime.
Gesù la fece Madre degli uomini. La lasciò a confortare gli Apostoli, salendo al cielo; Maria dovette a lungo attendere prima di ricongiungersi al Figlio suo amatissimo in Paradiso... Maria non desiderava nè rifiutava una cosa o l'altra: desiderava solo il divino volere. Certissima che tutto era a profitto delle anime. Tutto: trionfi e umiliazioni, gioie e pene, tutto coopera all'apostolato. Quando non vi è altro sulla terra, rimane ancora sempre l'Apostolato che è più salvifico: quello della sofferenza. E quando questo termina, l'apostolo va in cielo ove eserciterà un apostolato nuovo, più efficace, più largo: l'intercessione. «Io occuperò la mia eternità a far cadere sulla terra una pioggia di rose», diceva S. Teresina.

SECONDA


Fortezza: a sopportare, immolarsi continuare... non già nel combattere ed umiliare. Fortezza nel perseverare: «Afferunt fruetum in patientia»131. Fortezza nel rinunciare sempre di più al nostro comodo, al nostro denaro, alle nostre preferenze: «Omnibus omnia factus»132. Fortezza nel cercare sempre nuovi mezzi, industrie, cooperatori. «Impendam et superimpendar ipse pro animabus vestris: lavorerò e sopralavorerò; ancorchè,
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sebbene fascia di più, io venga da voi amato meno».
«Chi troverà una donna forte? Domanda la Scrittura: «Mulierem fortem quis inveniet?». Il suo pregio supera qualunque tesoro anche raro. Il che significa che la donna forte è più rara che una perla od una pietra preziosa
Nell'Antico Testamento una di queste rare ed ammirabili donne fu Giuditta. Essa, con fine astuzia seppe guadagnarsi la simpatia di Oloferne che minacciava lo sterminio di Betulia e di tutto il popolo ebreo. Uccidendo Oloferne mise in fuga tutto l'esercito Assiro. La città ed il popolo di Dio furono salvi.
La Giuditta del Nuovo Testamento è Maria SS. che salvò tutto il genere umano, consentendo all'Incarnazione e facendo l'offerta del Figlio mentre questi pendeva dalla Croce.
Perciò molto bene sono applicate a Maria le lodi che Ozia, principe del popolo d'Israele elevò a Giuditta. La Chiesa dice nella festa dei Sette Dolori (15 settembre): «Il Signore ti ha benedetta nella Sua potenza, poiché per mezzo di te, ha ridotto al nulla i nostri nemici. Benedetta sei tu, o Figlia di Dio altissimo, più di tutte le donne sulla terra... Egli ha così esaltato il tuo nome, che le tue lodi sempre si ripeteranno dagli uomini, che in eterno ricorderanno la potenza del Signore; per amore dei quali tu hai esposto la tua vita; conoscendo le angustie e le tribolazioni della tua gente, ci hai salvati dalla rovina al cospetto del nostro Dio» (13, 22 e segg.).
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TERZA


Purezza. Solo le anime pure sono forti ed apostole.
Quale spiegazione si può dare per tale coraggio e forza? È data dalla Scrittura stessa. Il Sommo Sacerdote da Gerusalemme si portò a Betulia per ringraziare Giuditta. Egli ad una voce con tutto il popolo cantò: «Tu sei la gloria di Gerusalemme, la letizia d'Israele, l'orgoglio del nostro popolo. Hai operato virilmente, il tuo cuore fu pieno di coraggio; perché hai amata la castità. Dopo la morte del tuo marito non conoscesti altro uomo; perciò il Signore ha operato per tuo mezzo grandi cose, per cui sarai benedetta in eterno» (Giuditta, 15, 9 e segg.).
Giuditta stessa giurò innanzi a Dio che il Signore non aveva permesso che venisse sedotta dalle adulazioni di Oloferne; era tornata senza peccato.
È facile vedere nella Giuditta dell'Antico Testamento raffigurata la Giuditta del Nuovo Testamento, cioè Maria SS. che stava intrepidamente sul Calvario ed offriva il Figlio suo al Padre Celeste in olocausto per la redenzione del mondo.
La spiegazione del suo eroismo che la fece Regina dei Martiri, sta pure nella purezza ed illibatezza della purissima concezione. Fin da quel momento schiacciò la testa al serpente.
Mai ella fu schiava del demonio; sempre trionfò su Satana dal primo istante del suo concepimento. Contrasto profondo con Eva, dice S. Agostino. Per una donna la morte; per una
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donna la vita; per causa di Eva la rovina, per causa di Maria la salvezza.
Accanto a Maria sul Calvario si trova Giovanni unico dei Dodici, il più forte e coraggioso. Era il Discepolo prediletto per la sua purezza. Gesù morente gli affidò la Sua Madre: «Matrem Virginem, Virgini commendavit». Affidò al vergine Giovanni, la Vergine Maria.
La Chiesa prescrive l'osservanza del celibato ai Sacerdoti; affinché siano liberi ed esercitino la loro missione sacerdotale ed apostolica con coraggio.
Se volessimo esaminare la vita dei Santi, degli uomini apostolici, degli eroi e benefattori dell'umanità, troveremmo che furono forti perché sobrii e casti.
È istruttivo il commento di S. Gregorio Magno al testo del Vangelo di S. Luca (12, 35): «Siano cinti i vostri fianchi, siano accese le lampade nelle vostre mani». «Due cose vuole il Signore: i fianchi cinti e le lampade accese: cioè siate mondi per la purezza, siate ardenti nelle opere di zelo».
«Al Signore non si può piacere quando mancasse una delle cose: o la castità o l'opera. Perciò a nulla giova l'una senza l'altra. Che, se invece vi sono entrambi, si può essere sicuri del premio eterno».

GUARDARE A MARIA


La Vergine-Apostola è modello a tutti coloro che esercitano una qualche attività di zelo, per la sua purezza, la sua fortezza, il suo zelo.
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L'uomo casto è forte; perché sa dominare la propria carne, resistere alle attrattive del mondo, resistere alle seduzione dell'inferno.
L'uomo casto è forte. Per la sua purezza ama Dio ed il prossimo, come ama se stesso, la propria anima.
L'uomo casto è forte: perciò si dimostra generoso a compiere i sacrifici per salvare gli altri e santificare se stesso.
L'incontinenza e l'impurità invece, offuscano il giudizio, indeboliscono la volontà, infiacchiscono il sentimento.
La persona impura cerca i corpi anziché le anime; cerca i godimenti terreni anziché i beni eterni. Essa perde il riflesso del divino che conquista e salva
S. Paolo scrive: all'uomo sensuale non capisce le cose spirituali, anzi le giudica stoltezza e non le gusta» (I Cor. 2, 14).
Il Divin Maestro diceva dei puri: «Beati i mondi di cuore, perché vedranno Dio».
Castità conservata o castità riparata: ma veramente necessaria per avere la nobilità dei sentimenti dell'Apostolo, la fortezza nel lavorare, le divine benedizioni, l'efficacia sui cuori.
In due maniere si può riprodurre una statua: o lavorando con lo scalpello un marmo; oppure preparando una forma o stampo e gettandovi entro metallo fuso o gesso. Il primo modo è lungo e faticoso; il secondo facile, svelto, piacevole. Se l'apostolo si forma su l'esempio dell'apostolato di Maria, troverà facile esercitare efficacemente il suo ministero sulle anime. Maria è il vero stampo o forma per le anime, così preparato
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perfettamente dallo Spirito Santo. Le anime consegnate a Maria si fondono facilmente in Lei; l'Apostolo lavorerà facilmente, sveltamente, sicuramente. Altre vie sono lunghe, faticose, dispendiose.
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128 “Egli però taceva”.

129 “(Stava) come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” (Is 53,7).

130 “Non sapevate…” (cf Lc 2,49).

131 “Producono frutto con la loro perseveranza” (Lc 8,15).

132 “Fatto tutto a tutti” (1Cor 9,22).