Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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V

DOVERE DI SUFFRAGARE
I DEFUNTI

LEGAMI STRETTI

I legami che passano fra noi e le anime purganti possono essere molti: di giustizia, di carità, di parentela, di utilità.
Alcuni dei vivi hanno doveri di giustizia verso i defunti. Spesso, dolorosamente, questi doveri sono dimenticati. I defunti generalmente non si leveranno ad accusare i vivi, né a difendere i propri diritti; ma penserà Dio a vendicare i torti a loro fatti.
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Guai a chi ritiene denaro che si dovrebbe impiegare per loro suffragio! Sarebbe una maledizione entrata in casa.
Potrebbe forse trovarsi in Purgatorio una persona che ricevette scandalo dai vivi; oppure che fu immoderata nella cura di accumulare denaro per i figli o i parenti. È allora obbligo stretto il pensare ai defunti. I vincoli del sangue sono strettissimi.
Il pio autore di «Feste cristiane» narra la confessione di un luterano scozzese. Costui aveva perduto un fratello pure eretico, ma in buona fede. La morte era stata improvvisa. Il luterano, uomo abbastanza istruito, conosceva quale purezza d’animo è necessaria per entrare in Cielo. Ma nella sua dottrina non è ammesso un luogo intermedio fra il cielo e l’inferno. Piangeva egli il fratello come quasi eternamente perduto. Per distrarsi il medico lo aveva consigliato a viaggiare. Ed ecco come avvenne la conversione secondo quanto narra l’autore del libro. «Mi incontrai con lui sul medesimo piroscafo; conversando ci
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trovammo d’accordo su molti punti di fede. Sbarcati, prendemmo alloggio nello stesso albergo. Là egli mi rivelò la causa della sua profonda tristezza: il timore della perdizione eterna di un fratello carissimo... «Ah, mi disse un giorno, voi cattolici avete un giorno consacrato ai defunti. Bella è la vostra fede che tanta speranza sa infondere nei viventi. Quanto è dolce il credere con i cattolici che possiamo aiutare i nostri cari anche dopo la morte! Le vostre preghiere strappano al sepolcro il suo silenzio desolante; voi potete intrattenervi con quelli che sono usciti di vita... Voi conoscete l’umana debolezza, la quale, se non è delitto, neppure è candore perfetto. Tra i confini del cielo avete posto un luogo di espiazione. Spero che mio fratello possa trovarsi in tale luogo. Io mi farò cattolico per suffragarne l’anima; e per sollevarmi da questa tristezza che confina con la disperazione».
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DOVERI DI CARITÀ

È facile che ai nostri cari trapassati, al letto di morte, noi abbiamo fatto promesse di ricordarli e suffragarli.
Vi sono poi tra i defunti dei benefattori spirituali e materiali. La gratitudine è virtù cristiana; ed è propria di ogni cuore gentile. Le anime purganti levano verso di noi le mani e gli sguardi supplichevoli: «Ricordatevi di noi, almeno voi, nostri parenti, e nostri beneficati».
S. Elisabetta d’Ungheria aveva perduto, ancora in tenera età, la propria madre Geltrude. La figliuola molto si impegnò a suffragarne l’anima con orazioni, digiuni, elemosine. Ma una notte fu svegliata da replicati sospiri e gemiti. Spaventata si alzò a sedere sul letto: ed ecco apparirle una donna avvolta in vesti funebri; era mestissima in volto, e gettandosi in ginocchio, esclamò: «Figlia, vedi tua madre quanto soffre! Per l’amore che ti ho portato, raddoppia ancora le tue preghiere, elemosine e digiuni».
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La figlia ascoltò la preghiera della madre.
Passato poco tempo, le riapparve la madre fra schiere di Angeli, e le disse: «Ti ringrazio; Dio ha accettato i tuoi suffragi; sono salva».

DIO LO VUOLE

Il Signore attende, nel gaudio eterno, le anime purganti.
Dio Padre creò quelle anime per il cielo; il Figliuolo incarnato diede per esse il suo sangue preziosissimo; lo Spirito Santo in esse infuse la sua grazia. Presto quelle anime ascenderanno all’amplesso di Dio, se noi mandiamo i nostri suffragi. Il Signore, che è costretto dalla sua giustizia a chiudere in quel carcere di fuoco quelle sue figliuole, per la sua misericordia consegna, si direbbe, le chiavi, perché noi apriamo loro il Cielo.
«Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia». La carità verso
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i defunti è utile ai vivi. «Beato l’uomo che si ricorda dell’indigente e del povero; il Signore lo libererà nel giorno cattivo».
«In verità vi dico: quanto avrete fatto al minimo dei miei fratelli, lo avete fatto a me». Siavi misericordioso il Signore, come voi lo foste coi defunti.

LO VUOLE IL NOSTRO INTERESSE

S. Ambrogio osserva che quanto si offre a Dio per i defunti, diventa anche merito per noi; e ne riceveremo il centuplo dopo la morte. I defunti penseranno a pregare per i loro benefattori.
«Non vi è dubbio, dice il Padre Rossignoli, che i primi favori che le anime, dopo la loro entrata nella gloria, domandano alla Divina Misericordia, siano per quelli che loro aprirono le porte del Paradiso. Non mancheranno di pregare per essi tutte le volte che li vedranno in bisogno e pericolo. Nei rovesci di fortuna, nelle malattie, negli accidenti di
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ogni genere, saranno i loro protettori. Crescerà il loro zelo quando si tratterà degli interessi dell’anima; li aiuteranno potentemente a vincere le tentazioni, a compiere buone opere, a morire cristianamente, a sottrarsi alle espiazioni dell’altra vita».
Scrive il dottissimo Suarez: «Sebbene le anime purganti ancora soffrano, sono tuttavia care a Dio e possono pregare per i vivi».
Il Chollet, uomo dotto e pio, scrive: «Canonizzati o no, gli eletti partecipano tutti della stessa vita. I nostri defunti esercitano sopra di noi un reale potere; agiscono intorno a noi, e sopra di noi, in certi limiti; essi proteggono le persone care e i loro benefattori».
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