Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III

IL PURGATORIO ESISTE

S. Agostino nel libro «La Città di Dio» scrive: «Il Signore purifica sulla terra gli eletti con molte tribolazioni. Ma se essi passano all’eternità non del tutto mondi, dovranno subire altre pene temporali». Egli contrappone queste pene temporali alle pene eterne.

LA SCRITTURA

In una delle battaglie, che Giuda Maccabeo sostenne per la legge ed il popolo
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di Dio, caddero morti alcuni Giudei. Nel momento di seppellire i loro cadaveri, furono trovate loro indosso cose che erano state offerte agli idoli e che essi, contro il divieto, si erano appropriati nella espugnazione della città di Jamnia. Tutti supplicarono il Signore di perdonare il peccato commesso. Giuda esortò i soldati e conservarsi mondi; poi fede una colletta per i caduti e raccolse dodicimila dramme che mandò a Gerusalemme perché venisse offerto un sacrificio per i peccati di quei defunti.
Così egli mostrava la sua fede nella risurrezione dei morti e nel purgatorio.
La Scrittura conchiude la narrazione dicendo: «Santo, dunque, e salutare è il pensiero di pregare pei defunti, affinché vengano perdonati dei loro peccati».
Gesù Cristo parlò di peccati che non si possono perdonare né in questa né nell’altra vita. È dunque chiaro che vi sono altri peccati che vengono perdonati dopo la morte.
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LA CHIESA

Il Concilio di Trento ha definito che esiste il Purgatorio; e che le anime colà cadute possono essere aiutate dai suffragi dei fedeli, particolarmente col Santo Sacrificio della Messa.
Tutte le Chiese dell’antichità e specialmente la chiesa di Roma, madre e maestra di esse, hanno liturgie per i fedeli defunti.

S. AGOSTINO

S. Agostino scrive: «Un giorno la mia diletta madre, assalita da improvvisa debolezza perdette i sensi. Quando accorremmo a lei dopo varie cure ritornò in sé; guardò tutti noi che la circondavamo; riconobbe me e mio fratello e con voce piangente ci disse; dove ero io? E poiché ci vedeva inerti e oppressi dal dolore, soggiunse: qui, o figli miei lascerete vostra... Io non risposi... Poco dopo rivolgendosi di nuovo a noi,
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aggiunse: voi porterete questo corpo dove meglio vi piacerà; non ve ne prendete pensiero; l’unica preghiera che vi faccio si è: che dovunque vi troverete, mi ricordiate nel Sacrificio dell’Altare».
Ricordando questo fatto, S. Agostino prega così il Signore: «Ricordatevi che la vostra serva non pensò a far rendere al suo corpo onoranze pubbliche... ma solo volle che noi ci ricordassimo di lei al Santo Altare nel mistero sublime al quale ogni giorno ella prese parte... Voi, o mio Dio, ispirate ai vostri servi e ai miei figli spirituali di ricordarsi all’altare di Monica, vostra serva, e di Patrizio suo sposo».

DANTE

Dante, il grande poeta, è da considerarsi come l’interprete e lo specchio della fede del suo tempo. Egli lo canta in modo meraviglioso. Riassumendo e interpretando poeticamente nella sua Divina Commedia la fede del suo tempo
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espone coi canti soavi e colle più toccanti descrizioni, le colpe, le pene e le speranze di quelle anime.

I SANTI

Ci liberaste dai nostri persecutori e confondeste quelli che ci odiavano (Salmo 43). Queste furono le parole che indirizzavano a S. Nicola da Tolentino le anime da lui liberate mentre offriva il Sacrificio della Messa.
«Una delle più grandi virtù di questo ammirabile servo di Dio, dice il Padre Rossignoli, fu la sua carità, per la Chiesa sofferente. Sovente digiunava a pane ed acqua, si flagellava, attorno ai reni portava una corona di ferro strettamente serrata, Quando si volle farlo sacerdote, indietreggiò dinanzi a quella sublime dignità. Ciò che finalmente lo decise a lasciarsi imporre le mani, fu il pensiero che, celebrando ogni dì, avrebbe potuto con maggior efficacia giovare alle care anime del Purgatorio. Da
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parte loro, le anime che con tanti suffragi sollevava, più volte gli apparvero per ringraziarlo o per raccomandarsi alla sua carità».
S. Gregorio Magno nei suoi dialoghi parla molte volte di anime purganti.
Scrive: «Quando io ero giovane, ed ancora laico, udii narrare da vecchi bene informati che il diacono Pascasio apparve a Germano, vescovo di Capua. Pascasio era uomo di eminente santità, dedito alle opere di carità, tutto zelo per il sollievo dei poveri ed affatto distaccato da se stesso. Essendo sorta una contestazione riguardo ad una elezione pontificale, Pascasio si separò dai vescovi ed abbracciò il partito di colui che l’episcopato non aveva approvato. Ben presto egli morì con riputazione di santo, confermato da un miracolo: una luminosa guarigione era avvenuta il giorno del funerale al semplice contatto della sua dalmatica. Molto tempo dopo Germano, Vescovo di Capua, andò ai bagni di S. Angelo degli Abruzzi. Grande fu il suo stupore nel trovare colà lo stesso
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diacono Pascasio in stato di espiazione. «Io, disse l’apparizione, espio il torto che ebbi nello schierarmi per il cattivo partito. Ve ne supplico, pregate per me il Signore; saprete che foste esaudito quando non mi troverete più in questo luogo». Germano pregò fervorosamente per Pascasio, e dopo alcuni giorni, esso ritornato, inutilmente cercò Pascasio: egli era scomparso».
Conchiude S. Gregorio che questi sostenne soltanto un temporaneo castigo dopo questa vita, avendo mancato piuttosto per ignoranza che per malizia.
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