Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8. APOSTOLATO E DEVOZIONI PAOLINE*

Abbiamo considerato ieri sera come l'apostolato sia il mezzo con cui noi diamo agli altri ciò che possediamo: la vita soprannaturale. Per questo spendiamo le forze che il Signore ci ha elargito con i doni naturali e soprannaturali.
Poi questa mattina abbiamo visto come l'apostolato consiste nel versare sulle anime, nel comunicare alle anime la fede, il desiderio di vita cristiana e i doni di grazia che possediamo. Viene di conseguenza che dobbiamo istruirci ed avere una fede molto viva; che dobbiamo essere sante per essere esempio e, nello stesso tempo, incoraggiare i cristiani e i non cristiani a fare una vita conforme al Vangelo; che dobbiamo possedere una unione intima con Gesù per poter comunicare la grazia agli altri. Si dà quello che si ha, senza far chiasso; è la grancassa che fa rumore: se non abbiamo la grazia nel cuore non faremo altro che suono e rumore.
Ora, oltre quello che già ho detto riguardo allo studio delle cose sacre, alla vita perfetta, all'unione con Dio, vediamo un mezzo efficacissimo: la divozione sempre più sentita, più profonda a Gesù Maestro, alla Regina degli Apostoli, a S. Paolo Apostolo.
Non è a caso che nelle Costituzioni gli articoli che riguardano la divozione a Gesù Maestro, alla Regina degli Apostoli, a
S. Paolo sono così insistenti. Perché non abbiamo messo ladivozione a S. Brigida1, o a un altro santo, supponiamo S. Luigi2,
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o S. Caterina da Siena3? Perché le divozioni nostre sono molto convenienti per la formazione, e la formazione all'apostolato nostro. Facciamo un esempio: se non ci fosse stata [data] la Visita al santissimo Sacramento in cui ci nutriamo della divozione a Gesù Maestro, bisognava mettere l'Ufficio in comune e fare come le suore che hanno il coro. Ma va' al coro con la propaganda! Non era possibile.
Quello che più importa [però] è ciò che è contenuto in questa divozione. Gesù è l'Apostolo, è colui che ci precede con la santità della sua vita, col suo spirito di preghiera e nello stesso tempo con l'apostolato. Maria compì già un apostolato interiore di vita santissima e poi compì il più grande apostolato che si possa pensare: dare Gesù al mondo. E S. Paolo ha lavorato più di tutti4. Si intravede subito come queste tre divozioni sono quelle che fanno per noi. L'apostolato è un rovesciare sulle anime il nostro spirito di fede.
Questa scienza sacra dov'è? È Gesù Cristo. «Io sono la Verità»5, perciò se noi studiamo Gesù, se noi leggiamo Gesù, se noi pensiamo Gesù, noi pensiamo alle cose di Dio. Quindi viviamo in Cristo Gesù. Di conseguenza, noi andiamo alla fonte della verità che è Gesù stesso. Ma se Gesù è la verità, Maria è la sede della Sapienza. Questa verità, questa dottrina fu data a Maria; e allora andiamo alla fonte che è Gesù e alla sede dove si raccoglie l'acqua che viene dalla fonte: Maria, Sede della Sapienza, Madre del buon Consiglio, Regina degli Apostoli.
E se Gesù è la fonte e Maria è il deposito dell'acqua salutare, S. Paolo è il distributore di questa Sapienza: difatti il numero delle Lettere sue, l'abbondanza dei capitoli e dei versetti in cui sono divise, e specialmente la profondità della sua dottrina, la copiosità del suo apostolato, delle sue prediche,
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delle sue istruzioni supera quella degli altri Apostoli. S. Paolo che corre il mondo non vi rappresenta il vero maestro della vita paolina? Le Paoline devono correre nel mondo ovunque vi sono anime da salvare. Ci potevano essere divozioni più adatte per voi? Ne trovate forse delle migliori? Allora tenete queste.
Bisognerà dire le parole di S. Paolo: «Conservate le vostre buone usanze e il vostro spirito nativo»6. S. Paolo predicava ai Galati: «Io tra di voi vi ho solamente parlato di Gesù e sono passato come un ignorante di tutto e conoscevo solo Gesù»7.
Maria ha conservato nel suo cuore più di ogni altra creatura gli insegnamenti di Gesù; S. Paolo ha voluto compiere la missione che Gesù gli aveva affidato: «Ecco che questi è un vaso di elezione, ed io gli insegnerò quanto dovrà patire, ed egli porterà il mio nome davanti ai re, ai popoli»8.
Dunque prendere bene queste tre divozioni. Noi le apprezziamo tutte le divozioni della Chiesa, tutte le ammiriamo, ma stiamo a queste perché la Chiesa ce le ha date come nostre divozioni. Non si introducano altre tendenze, altri spiriti.
Come si praticano queste tre divozioni voi già lo sapete. La divozione non è la semplice preghiera. La divozione è la fede viva, la vita santa, la preghiera.
Fede viva: quindi conoscere Gesù. «È in mezzo di voi uno che voi non conoscete»9, diceva S. Giovanni Battista alle turbe.
Voi lo conoscete questo Gesù, lo conoscete fino a un certo grado. Bisogna che si leggano la vita di Gesù, di Maria, di S. Paolo; le Epistole, il Vangelo e un libro della Regina degli Apostoli.
Non tutto assieme, ma che questo sia il nutrimento quotidiano: ecco la minestra, il pane e la pietanza, le tre cose che sono il nutrimento dello spirito. Quando si dice: Panem nostrum quotidianum da nobis hodie10, intendiamo dire il pane della verità, il pane eucaristico, il pane materiale.
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Conoscere Gesù: occorre dire allora che bisogna leggere Gesù, pensare Gesù. Questo significa leggere la vita di Gesù, leggere il Vangelo.
Si viene a conoscere Gesù ancora dalle letture, dal catechismo, dalle prediche, dalle meditazioni. Nel Vangelo di Luca11c'è scritto: «Cognoverunt eum in fractione panis»12. I due discepoli di Emmaus avevano fatto un bel pezzo di strada con Gesù e non l'avevano conosciuto. Gesù aveva forse un atteggiamento diverso da quello che teneva in vita ed essi, che erano mortificati e malinconici, non l'avevano riconosciuto. Ma quando Gesù si sedette a tavola con loro e consacrò il pane e il vino, allora lo riconobbero.
Voglio dire: nella Comunione fervorosa, nella Messa ben sentita, meditata, nella Visita fatta col metodo nostro, conoscerete più Gesù. Gesù non è lontano, noi possiamo parlargli, possiamo sentirlo. Se noi abbiamo letto bene il Vangelo e sentito bene il catechismo, dopo venendo alla Messa, alla Comunione e alla Visita comprenderemo tante cose di più. Ma tutto quelloche passa nella testa è parola di Gesù? No. È conforme a quello che è insegnato dalla Chiesa, che spiega il catechismo e il Vangelo? Sì, allora è dottrina di Gesù. Quindi il modo più utile per conoscere Gesù è questo: dopo aver sentito la dottrina della Chiesa, dopo aver letto un brano di Vangelo, comunicare con Gesù, parlargli e sentirlo.

In secondo luogo: conoscere bene Maria.
La conosciamo abbastanza? Un poco la conosciamo, ma la possiamo conoscere sempre più. Leggere un libro di Maria sulla divozione alla Regina degli Apostoli e dopo domandarci: Come faceva Maria? Come si comportava Maria quando era in casa, per strada, e quali erano le visite che faceva? Come parlava Maria in casa e con le persone estranee? Come si comportava Maria nelle sinagoghe, nel Tempio, sul Calvario? Come pregava? Quali insegnamenti ella dava agli Apostoli quando, dopo la discesa dello Spirito Santo, cominciarono il loro ministero
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pubblico? Come si comportava quando le sue forze erano esauste e si sentiva ormai distaccata dalla terra e tutta rivolta verso il premio? Come lavorava, come teneva la pulizia? Immaginandola nelle varie azioni, sforziamoci di imitarla.
La Vergine santissima non si conosce solamente leggendo i libri e sentendo prediche sopra le sue virtù, ma si conosce specialmente nella imitazione e nella preghiera. Quando una persona è fedele nel pregare Maria, dice sempre il rosario, l'Angelus e la coroncina13, sempre le invocazioni nei momenti più difficili per esercitare le virtù: conosce sempre più Maria e Maria le si rivela.
Conoscere S. Paolo, imitarlo, esserne divoti. S. Paolo è burbero? S. Paolo è terribile col peccato, con l'errore e con l'idolatria. Prendeva atteggiamenti severi contro gli errori, gli idolatri, gli scandalosi e quelli che insegnavano e diffondevano errori, allora diventava terribile nelle sue espressioni e sembrava che il suo inchiostro fosse fatto di aceto. Ma S. Paolo è padre verso i suoi figli, e protesta di amarli come padre, anzi di amore materno.
Oh, sapessimo le tenerezze di quel cuore! Che cos'è che non insegna S. Paolo? Passeranno migliaia di anni e sempre la Chiesa farà come ha fatto e come fa attualmente: nella spiegazione della sua dottrina ricava da S. Paolo perché [egli] ha scritto per tutti i tempi. I suoi insegnamenti sono così larghi e profondi che si possono applicare alla vita individuale e sociale. Allora, leggere S. Paolo e di più imitarne l'apostolato. Diamo uno sguardo ai bisogni del mondo, degli uomini. Di che cosa hanno bisogno i pagani, i comunisti, i cattolici, i fanciulli, quelli che sono semplici, ignoranti, quelli che si dicono colti e istruiti? Hanno bisogno di Gesù.
Portare ad ogni uomo quello di cui ogni uomo ha bisogno. Proporzionare l'aiuto alle necessità, per dare ai bambini ciò che fa per i bambini e agli adulti ciò che fa per gli adulti.
Occorre acquistare il cuore di S. Paolo nell'esercizio dell'apostolato. Se noi facciamo l'apostolato nello spirito paolino, si conoscerà sempre più S. Paolo, diverremo più saggi,
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più prudenti e più perspicaci. Tutti i giorni progrediremo un po' e il nostro apostolato sarà progressivo.
Ricordarci bene che S. Paolo è nostro padre, il nostro provveditore. Amarlo come figli. Ricorrere a lui nelle varie necessità. Non dobbiamo deviare, distaccarci dalla via giusta e prendere un sentiero di traverso. Ricordiamo che le grazie le abbiamo attraverso lui; le novene vanno fatte a lui e i tridui a lui. Se siamo inclinati a destra o a sinistra, è una tentazione.
Ecco dunque la conclusione.
Stiamo bene nelle nostre devozioni. Conoscere, imitare e pregare il Maestro divino, la Regina degli Apostoli, S. Paolo apostolo. Se stiamo qui, non rallenteremo il passo. Voi, avete forse immaginato una vita dove non ci sono inconvenienti, tentazioni, dove non vi sono sorelle da sopportare, fatiche nel lavoro? Bisogna lavorare e guadagnare il pane con il sudore dellafronte. È quello su cui ha insistito il Papa nella Costituzione apostolica Sponsa Christi14. Le suore ricordino che devono guadagnarsi il pane col sudore della fronte e non deve essere ammessa alla vestizione, alla professione chi non ama il lavoro.
Prima i doveri naturali, poi aspirare all'osservanza dei consigli. Nonostante tutte le difficoltà, le fatiche, gli inconvenienti, noi avremo sempre coraggio e tutto santificheremo: le difficoltà, le incomprensioni, le malattie, le opposizioni, le incorrispondenze dei fedeli, ecc. La vita è fatta così e non troverete un posto nel mondo, né un istituto dove non ci siano inconvenienti. Siate persuase di questo.
Però le anime buone approfittano di ogni cosa per progredire sempre di più. Da una tentazione ricavano frutto, e negli uffici si santificano. Se cerchiamo un posto dove non ci siano fatiche e sforzi, ciò vuol dire non voler dare prova di amore al Signore. I sacrifici non sono tutti esterni, per esempio camminare una giornata, ecc., ma vi sono pene morali, pene interne, difficoltà di spirito. Adesso piove sempre, santifichiamoci con la pioggia, poi passerà tanto tempo senza piovere, allora ci santificheremo con la siccità.
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Le anime prudenti e sagge si fanno sante ricavando da tutto occasione di meriti: qui è l'amore di Dio. Per quelli che amano il Signore tutto coopera per il bene15, per la vita eterna.
Se tenete ferme le vostre divozioni, queste cose le riterrete bene, e certamente camminerete nel vostro spirito.
Ricordiamo il paradiso e ricordiamo sempre di più quello che abbiamo meditato questa mattina dello spirito dell'apostolato e dello spirito dell'Istituto.
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* Predica, tenuta dal Primo Maestro a [Roma] l'11.3.1951, stampata in sedicesimo (pp. 1-7), dove è seguita da un'altra meditazione dal titolo “Meditazione” che dal contenuto sembra essere precedente a questa. Dal contesto pare che sitratti di una predica di un corso di Esercizi. Esiste anche un dattiloscritto del medesimo tempo, carta vergata, copia, fogli 5 (21x29, 5). Non essendoci varianti di rilievo, si considera originale lo stampato.

1 Brigida (1303-1373) svedese, principessa, sposa e madre. Rimasta vedova, siconsacrò alla vita ascetica e al servizio della Chiesa e fondò l'Ordine del SS. Salvatore. Fu favorita da rivelazioni soprannaturali. Morì a Roma e il suo corpo successivamente fu portato in Svezia.

2 Luigi Gonzaga (1568-1591), mantovano. A diciassette anni rinunziò al marchesato ed entrò nella Compagnia di Gesù a Roma. Nella peste del 1590, al servizio degli ammalati, contrasse il morbo che gli causò la morte.

3 Caterina da Siena (1347-1380). Terziaria domenicana, ebbe notevoli doni mistici, operò per il ritorno del Papa a Roma da Avignone. Scrisse Dialogo sulla Divina Provvidenza e oltre trecento lettere. È Dottore della Chiesa.

4 Cf Fil 2, 16.

5 Cf Gv 14, 6.

6 Cf 1Tm 6, 14.

7 Cf Gal 3, 1.

8 Cf At 9, 15.

9 Cf Gv 1, 26.

10 Cf Mt 6, 11: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano».

11 Originale: Nel libro «Gli Atti degli Apostoli».

12 Cf Lc 24, 35: «Come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane».

13 Cf Coroncina alla Regina degli Apostoli, in Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, pp. 144-148.

14 Cf Pio XII, Costituzione apostolica Sponsa Christi per l'incremento delle suore di vita claustrale, 21 novembre 1950, AAS 43 (1951), 5-24.

15 Cf Rm 8, 28.