Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. PIETÀ E APOSTOLATO*

Negli Esercizi spirituali dobbiamo sempre provvedere al conseguimento dei due fini della vita religiosa paolina, cioè primo: la santificazione nostra, quindi propositi sopra la nostra santificazione; secondo: la diffusione della dottrina di Gesù Cristo per mezzo dell'apostolato, quindi propositi che riguardano l'apostolato, la vita quotidiana che si esplica nelle opere proprie della Congregazione. In generale, negli Esercizi si insiste di più sopra la santificazione individuale che sulle opere di apostolato, però bisogna dire che queste sono connesse con le opere della nostra santificazione e non si possono disgiungere. Non vi sarà mai una Paolina santa che non ami l'apostolato, che non lo faccia con zelo e con slancio, che non compia le pratiche di pietà con fervore ed umiltà.
Le Paoline saranno sante se faranno le due cose assieme, cioè le opere di pietà fervorosamente e le opere di apostolato fervorosamente. Unendo i due fini e le due serie di doveri, si può raggiungere la santità.
Sono necessarie le pratiche di pietà e le opere di apostolato per la vostra santificazione? Come fare perché una cosa aiuti l'altra e perché un dovere, per esempio l'apostolato, non abbia a danneggiare il fervore spirituale?
Per rispondere, tener presente: le opere di apostolato non sono pratiche di pietà, ma si possono chiamare opere di pietà.
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Perché, che cosa è la pietà? È l'amore di Dio. Cos'è la divozione? Fare la volontà di Dio.
Allora sotto questo nome vi entra tutto: la Messa e la libreria, la Comunione e il cinema, ecc.
Perciò, tanto l'apostolato che l'esame di coscienza e la meditazione, sono opere di pietà e di devozione; così pure la propaganda e la Comunione, benché opere essenzialmente diverse; ma anche l'esame di coscienza è diverso dal cantare i Vespri, eppure sono sempre opere di pietà e di devozione. Vedremo che condizione deve avere l'apostolato perché sia sempre opera di pietà e di devozione. Intanto fissiamoci il principio: è opera di pietà e di devozione tutto quello che è contenuto nelle Costituzioni. Nelle Costituzioni vi è il capitolo della pietà e il capitolo dell'apostolato che è anche un po' lungo perché riguarda redazione, tecnica, diffusione.
Nessuna faccia obiezioni o scuse: Ma io sono distratta perché faccio l'apostolato. Oppure: Facendo l'apostolato mi distraggo. Vedete, se pensate a casa, al mondo, a un romanzo, se vedete troppi cinema oltre a quelli che è permesso vedere, sarete distratte, ma se fate l'apostolato che è prescritto non vi distraete.
Distrarsi vuol dire fantasticare, cioè non pensare a quello che appartiene al servizio di Dio, permettere che la mente, le azioni, l'attività vadano a quello che non è il servizio di Dio. Distrarsi vuol dire andare fuori strada. Ma facendo l'apostolato si va fuori strada? No. Rimanga bene impresso che cosa significa distrarsi. Distrarsi è pensare a ciò che non interessa, per esempio a qualche consorella, al comportamento delle superiore. Così pure la superiora si distrarrebbe se pensasse a fare tutto l'apostolato e non pensasse a mandare la tal figlia al lavoro; allora si distrarrebbe perché andrebbe fuori della sua strada che è fare l'ufficio della superiora. Chi pensa a fare bene il suo ufficio e a compiere bene la volontà di Dio non è fuori strada.
Ma mi viene in mente durante la preghiera quello che mi hanno detto in quella famiglia, quello che mi ha detto la tale persona... Mi viene in mente che cosa contiene quel libro e come presentarlo. Sono distrazioni o non sono distrazioni queste? No! Questo vuol dire che siete raccolte nel vostro apostolato per compiere la volontà di Dio.
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Intanto dovrei dire tante volte: Gesù, vi amo e invece mi viene in mente la vetrina. Non che dobbiate combinare durante la preghiera come deve essere quel piano e i libri che si devono mettere, ma dovete avere in mente la vetrina per domandare la grazia al Signore di prepararla bene.
La mente delle Figlie di San Paolo è una vetrina: conosce i libri, i periodici, conosce che cos'è una biblioteca e il modo di organizzarla; conosce le feste del Vangelo e le sa raccomandare.
La seconda vetrina è la Figlia stessa che si presenta con garbo, con bontà, in maniera che possa venire accolta anche per l'umiltà e la dignità con cui si comporta. Il Papa Pio X si faceva amare per la maniera con cui si sapeva presentare: umilissimo e nello stesso tempo dignitoso.
Quindi se vi viene in mente la vetrina non è una distrazione. Domandate al Signore la grazia di fare tre vetrine: una in testa, una nel comportamento e una nella libreria. Tanto più che se siete una bella vetrina nel comportamento attirerete vocazioni. Perché quando vedono una suora zelante, umile, le giovani restano ammirate e talvolta sono prese di ammirazione anche per l'Istituto e quindi con maggior probabilità aspirano alla vita dell'Istituto che ha educato tali persone.
Se vi venisse in mente quanto sale ci vuole per fare la minestra, chiedete al Signore di preparare alle sorelle un cibo sano che possa far [loro] bene e sostenerle nell'apostolato.
La pietà deve essere ordinata a compiere la volontà di Dio. In sostanza perché si fanno le pratiche di pietà? Perché si prega, si va a Messa, si fa la Comunione? Per mantenerci nel servizio di Dio, come quando si nutre il corpo per mantenerci nel servizio di Dio.
Altra considerazione: il vostro apostolato è faticoso. Dà molte consolazioni, lo si fa volentieri, ma è faticoso. Ecco una bella penitenza che avete da fare: l'apostolato.
Volete farvi molti meriti? Fate bene l'apostolato. Volete rendervi utili alle anime? Fate bene l'apostolato.
Quando fate la Comunione, fatela per mantenervi nel servizio di Dio. Sia questa la mira, il desiderio, lo spirito, il fine e allora verrà naturale che nella Comunione, nella Visita si chieda la grazia di fare l'apostolato secondo il volere di Dio.
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È vero, vi sono altre penitenze; la vita di comunità è sempre una vita che comporta penitenza. Tuttavia la penitenza propria, assegnata alle Paoline, penitenza che non è comune con quelle delle altre istituzioni, è l'apostolato. L'apostolato è la vostra penitenza caratteristica. Quindi, essere attente ad andare agli uffici e all'apostolato in orario; nell'apostolato impiegare la mente e dedicare le energie fisiche; nell'apostolato progredire sempre. Allora noi facciamo una vera penitenza. E può essere che Iddio conceda l'onore di morire per l'apostolato. Tanti sacerdoti muoiono per l'esercizio [apostolico] negli ospedali; le Paoline si consumino per l'esercizio dell'apostolato.
Beata colei che avrà consumato tutte le forze per il Signore e per le anime! Ne avrà duplice merito.
[Può essere utile sottolineare questi punti:]

1) Perché l'apostolato sia opera di pietà e di devozione, oltre che di carità e di amore verso il prossimo, si deve fare bene, cioè deve essere soprannaturale nei suoi principi. Innanzi tutto, vi sia un grande amore per Dio e per le anime, vi sia l'innocenza e la santità nel cuore. Perché si ama Iddio si vuole che venga il suo regno, che si faccia la sua volontà e sia santificato il suo nome: per questo motivo si diffonde la dottrina di Gesù Cristo. Chi è Gesù Cristo? È il Figlio di Dio, verità per essenza che si è fatto uomo per predicare la verità alle anime.
Voi diventate maestre della verità cristiana portando il Vangelo e il catechismo, compite la missione di Gesù Cristo, del Figliuolo di Dio incarnato. Oh, se vogliamo vivere in Cristo, viviamo la sua aspirazione: far conoscere il Padre, poter dire alla fine ciò che ha detto Gesù Cristo prima dell'agonia nell'orto del Getsemani: «Io, Padre, ho manifestato il tuo nome agli uomini»1. E morirete contente che le macchine abbiano girato, che i piedi abbiano camminato, che la salute si sia consumata per l'apostolato. Quando ci consumiamo per Gesù Cristo, che cosa c'è da temere? Chi fa bene l'apostolato per amore di Gesù
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Cristo e per amore alle anime ha veramente compiuto i doveri essenziali, fondamentali.
Il primo comandamento è l'amor di Dio, il secondo l'amore del prossimo. Chi ha compiuto bene questi doveri che cosa deve temere? Deve confidare d'avere una morte serena. Ma l'apostolato deve nascere dal vero amor di Dio e dal vero amore alle anime. Se un'anima trascurata lascia la pietà, è un po' fredda, esteriore, l'apostolato non nasce da Dio e potrebbe diventare occasione di peccato. Perciò l'apostolato dovrà essere sempre preceduto dalle opere di pietà ben fatte: Comunione, Messa, Visita, rosario, ecc. Se una figliuola fosse intenta soltanto all'apostolato e non facesse precedere la pietà, farebbe delle opere vuote. All'esterno forse bei risultati, ma innanzi a Dio quale merito, quali benedizioni per le sue opere? Precedano quindi sempre le opere di pietà.

2) Perché l'apostolato sia veramente un'opera di divozione e di amore di Dio, sia fatto convenientemente, cioè con retta intenzione. Cerchiamo il Signore!
L'intenzione sia retta, soprannaturale: cerchiamo di fare amare Dio e non far amare noi, cerchiamo di attirare le anime a Dio e non a noi. Sopra questo punto il tempo degli Esercizi è propizio per esaminarci, perché gli Esercizi ci offrono l'occasione di esaminare il nostro cuore e venire a scoprire le intenzioni che ci guidano. Alle volte le opere esterne sono buone, ma il diavolo si porta via la maggior parte dei meriti: un po' di vanità, un po' di tendenza a portare a casa un risultato soddisfacente... Vedere se noi miriamo a Dio. Certo il nostro apostolato è di una natura particolare. Ecco due esempi: il parroco predica e gli si dà una offerta per vivere e questo è necessario perché deve vivere.
Voi dovete vivere del vostro apostolato, ciò non per una concessione della Chiesa, è la natura che richiede così. Facciamo un altro esempio: supponiamo che un istituto di religiosi faccia vita contemplativa e fabbrichi il cioccolato oppure eseguisca dei pizzi o lavori simili. Qui ciò che si fa2 è disgiunto
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dalle opere di pietà, quindi la pietà non produce l'apostolato. Invece il vostro apostolato deve nascere dalla pietà e deve essere fatto in modo tale che l'apostolato stesso dia il nutrimento. Che non facciamo fine ciò che è mezzo, perciò retta intenzione. E se l'Istituto ha maggior vantaggio, esserne contenti, così può far crescere le sue opere.

3) Dopo l'apostolato, ringraziare il Signore, offrirlo a lui e dire così: Perdonate il male che ho commesso e se qualche bene ho compiuto, accettatelo3, perché sbagliamo sempre tutti e alle volte sbagliamo di più quando ci crediamo di fare meglio. Quindi prima: Perdonate il male compiuto, poi: se qualche bene ho compiuto, accettatelo. Non narrarlo, non vantarsene, ma dall'apostolato ricavarne frutto. Domandarsi dopo l'apostolato: Ho conosciuto meglio questa popolazione? [Ho appreso] il modo di fare l'apostolato? Come si presenta e si raccomanda la giornata del Vangelo? Come si fa la propaganda collettiva da casa, come si curano i cooperatori?

4) Apostolato progressivo. Progredire: poiché il vostro apostolato è difficile e richiede molta intelligenza, non si creda di farlo già bene, ma domandare al Signore ogni giorno di intenderlo meglio, di scrivere meglio, di capire i bisogni delle anime, di presentare il libro che fa per esse, di dire la parola adatta che lascia nel cuore un'impressione salutare. Domandare la grazia di saper organizzare sempre le cose nel modo migliore: questo è fervore, progresso. Ecco, abbiamo da progredire!
Non basta che l'anima dica: Adesso, dopo la Comunione, mi sento più fervorosa, [ci vuole] fervore anche nell'apostolato; adesso ho capito il modo di fare la Visita e mi pare di farla più sapientemente, anche nell'apostolato ci vuole più sapienza.
Sono benedetti i passi e gli sforzi che fate per l'apostolato, e alla fine avrete una corona di meriti. Ma la corona è duplice, aspirare a tutte e due: una per la santità individuale e una per l'apostolato esercitato.
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* Predica, tenuta dal Primo Maestro a [Roma], il 10.3.1951, stampata in sedicesimo (pp.10-16), con il titolo: Pietà e apostolato, insieme ad altre meditazioni del 1951: “Legiornate del vangelo”, “Meditazione”, “La nostra consacrazione a Maria”, “Tempo diPentecoste”. Questa predica è stata rielaborata, e nel 1967 ristampata in un ottavo conlo stesso titolo. Esiste anche un dattiloscritto, in carta vergata, fogli 5 (21x29, 5) che risale al medesimo tempo. Le curatrici dei dattiloscritti successivi hanno aggiunto a mano il titolo “Pietà e apostolato”. Si considera come originale lo stampato del 1951, non essendoci varianti di rilievo rispetto al dattiloscritto. Dalle prime parole della meditazione: «Negli Esercizi spirituali…» si deduce che si tratta di una meditazione tenuta durante un corso di Esercizi spirituali, dei quali non si è rinvenuta alcuna traccianelle fonti di cronaca del tempo, eccetto la testimonianza di una Figlia di San Paolo chepartecipò come novizia a questo corso di Esercizi.

1 Cf Gv 17, 6.

2 Originale: L'apostolato.

3 Espressioni del Vi adoro, preghiera quotidiana serale del cristiano.