Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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1. LE TRE TENTAZIONI DI GESÙ*

La meditazione del mattino è un omaggio che noi facciamo al Maestro divino perché consideriamo i suoi insegnamenti e ci mettiamo umilmente ai suoi piedi per ascoltare le sue verità, ciò che egli ci vuol dire e per rinnovare i nostri propositi di volerlo amare, di volerlo servire e di voler essere interamente suoi. Tutto il nostro essere a servizio del Signore.
Sempre la meditazione fatta in questo spirito: metterci ai piedi del Maestro come Maria Maddalena ai piedi di Gesù. E questa mattina questo ossequio lo offriamo a Gesù per le mani di Maria essendo un giorno consacrato in suo onore.
Questa mattina consideriamo il tratto del Vangelo, giacché noi vogliamo fare un omaggio al Maestro divino, in cui Gesù subì le tre tentazioni.
Dice il Vangelo che dopo il battesimo nel Giordano, Gesù fu spinto dallo Spirito Santo nel deserto per essere tentato: «Ut tentaretur ad...»1. E lì si preparò alla tentazione con quaranta giorni di digiuno; era anche la preparazione al suo ministero pubblico. Per quaranta giorni non mangiò né bevve e dopo i quaranta giorni ebbe fame e vennero gli angeli a somministrargli il cibo. E il demonio venne a tentarlo in questa maniera: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pane. E Gesù rispose: Il Figlio dell'Uomo non vive di solo pane ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»2.
Poi lo trasportò sopra la terrazza del Tempio e disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù perché sta scritto che gli angeli ti difenderanno e non inciamperai in nessun sasso. E Gesù disse: Sta scritto: Non tentare il Signore Dio tuo»3.
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Ricorse all'ultima tentazione il demonio ed è questa: trasportò Gesù sopra un altissimo monte e gli mostrò tutte le nazioni che di lì si potevano vedere: «Ti darò tutto se tu inginocchiandoti mi adorerai. Gesù rispose: Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e soltanto a lui servi»4. E allora il demonio vinto si ritirò da Gesù e Gesù fu vittorioso in ogni sua tentazione.
Ripetiamo quindi con più cuore ogni giorno la domanda del Padre nostro: «Et ne nos inducas in temptationem»5. Signore, liberaci dalle tentazioni e se siamo tentati, liberaci da ogni male: del male già passato perdonaci i peccati, le debolezze, e dei mali presenti [fa'] che possiamo evitare adesso ogni peccato, e dei mali futuri, specialmente per le conseguenze dei peccati. Liberaci da ogni male. Questa domanda la ripetiamo sempre, ma occorre ripeterla non soltanto con le labbra, ma ripeterla veramente con sentimento, con convinzione. E questo lo predichiamo a tutti e diciamo a tutti i cristiani: Guardatevi dalle tentazioni, non mettetevi nei pericoli, nelle tentazioni.
Non c'è occasione prossima del peccato nell'andare in propaganda? Non c'è. Alle volte è più occasione prossima di peccato, a chi è ozioso, lo stare da solo ritirato. Andando in propaganda ci premuniamo. Gesù si è premunito con la mortificazione, il digiuno.
Quando uno mortifica la propria carne, la propria gola, vince poi facilmente le tentazioni. Se tu tieni a freno la gola, allora facilmente vincerai tutte le altre tentazioni della carne. E s'intende che siamo disposti a frenare la gola, prendendo anche quello che non ci piace, le medicine, ecc. Mai alzarsi da tavola senza una piccola mortificazione. Ci sono tanti modi senza ricorrere ai digiuni.
Vigilanti contro le tentazioni. Volevo dire stamattina una cosa che è molto importante e che fa per noi, che noi dobbiamo meditare e cioè: non ci indurre nelle tentazioni dei religiosi e delle religiose; liberaci dai mali dei religiosi e delle religiose. Sono queste le cose da cui dobbiamo in modo speciale guardarci. È facile infatti che si faccia l'esame di coscienza o magari
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anche la confessione sui comandamenti, però i comandamenti, essendo di legge naturale si applicano anche ai turchi, agli ebrei, a quelli di legge naturale.
Il cristiano deve fare l'esame di coscienza su tre punti e cioè: se ha fiducia, se ama, se prega Gesù Cristo. Vivere secondo Dio. Che cosa significa? Significa credere, imitare e amare, stare uniti a Gesù Cristo. Questi sono i doveri del cristiano, ma la religiosa, il religioso hanno tentazioni speciali, cioè la tentazione generale, la tentazione contro il dovere principale: il perfezionarsi. Da queste intendiamo venire liberati e non cadere.
Lavorare per la santità. E perciò quelle religiose che non intendono bene questo dovere particolare […]6, si contentano di fare l'esame di coscienza sui comandamenti e sui doveri dei cristiani e finché non vanno a urtare contro questi, non si credono colpevoli. Noi siamo colpevoli ogni volta che non lavoriamo spiritualmente. Sono questi i doveri indicati nel Vangelo nell'episodio di quel giovane che voleva seguire Gesù. I comandamenti li aveva osservati e intendeva osservarli, ma che cosa gli mancava? Gesù lo guardò con occhio di benevolenza e gli diede la vocazione. «Se vuoi essere perfetto... »7.
Quando una religiosa allarga le sue pretese, quando passa sopra tutto: questo è piccolo, quello è un difetto che non conta, fin lì non c'è ancora peccato grave, è cosa che fanno tutti…, quindi si permette un giorno una libertà di pensiero o di fantasia, di pigrizia, di sfiducia, ira, a poco a poco altro che perfezione! Imperfezioni unite a imperfezioni ancora più numerose. Trascura l'esame di coscienza, poco dolore nelle confessioni, poco dolore nell'esame di coscienza, poco dolore nel ritiro mensile, va solo a cercare i peccati, a scoprire i serpenti e non uccide questi serpentelli che minacciano di ingrossarsi e di penetrare nell'anima.
Le altre tentazioni [delle] religiose sono quelle da cui Gesù mise in guardia quel giovane che voleva essere santo, [ossia] povertà: «Vendi quello che hai, dallo ai poveri»; castità: «vieni»; obbedienza: «e seguimi».
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Quando si dice il Padre nostro, bisogna sottolineare particolarmente: «Liberami dalle tentazioni» e non ci indurre nelle tentazioni contro l'obbedienza. Se la religiosa si danna, avrà nell'inferno un male terribile. Se non corrisponde alla grazia, vengono pene interne, aridità e insoddisfazioni di se stessa molto più che i cristiani nel mondo […]8.
Quando viene la tentazione e c'è questa vita trascurata di prendersi una libertà e poi un'altra, di mettere l'occhio fuori nel mondo e volersi livellare come i semplici cristiani, cosa avviene nell'anima? Avviene un certo buio, una certa oscurità.
Quando la religiosa ha fatto la Comunione, lì nel banco fa tante promesse, vede che bisogna amare Gesù, essere tutte sue per amarlo poi in Paradiso, ma poi nelle tentazioni succede come ad Eva, viene il dubbio nella sua mente e si avviva la curiosità. La tentazione, la fantasia, il complesso delle tentazioni del mondo portano alla curiosità, di modo che non vede più che è male, pensa che è un male rimediabile, una cosa scusabile e poi ecco la caduta. Se uno vedesse sempre quanto è terribile il peccato, non acconsentirebbe.
Ci vuole la luce e la luce viene dalla dottrina della Chiesa, dalla Scrittura, dal Vangelo. La luce del Vangelo è salvezza e protezione9. Richiamarci sempre agli insegnamenti divini, non lasciarci coprire da quella oscurità, perché se viene l'oscurità segue la debolezza del cuore, della volontà e, allora, la tragedia!
Perciò attente bene al Vangelo, ai catechismi, stiamo attenti! [Invochiamo] la luce di Dio: «Emitte lucem tuam»10 e poi ricorriamo a Maria: Cara e tenera mia madre Maria11.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, copia, fogli 3 (21x30), tenuta dal Primo Maestro a [Roma] il 13.1.1951. Il titolo dell'originale è “Meditazione Primo Maestro del 13.1.1951”.

1 Cf Mt 4, 1: «… per essere tentato [dal diavolo]».

2 Cf Mt 4, 3-4.

3 Cf Mt 4, 5-7.

4 Cf Mt 4, 8-10.

5 Lc 11, 4: «E non ci indurre in tentazione».

6 Originale: Della religiosa sopra i cristiani e.

7 Cf Mc 10, 21.

8 Originale: “Nell'esercizio della vita comune e nell'esercizio della castità, povertà e obbedienza... Da notare questo sul modo di vincere le tentazioni, ho detto...Gesù rispose tre volte alla triplice tentazione: Sta scritto... Adora Dio solo; non di solo pane vive...”. Si sono eliminate le suddette espressioni perché incomplete.

9 Questa espressione richiama l'invocazione che, prima della riforma liturgica, il sacerdote recitava dopo la lettura del Vangelo nella celebrazione eucaristica: «La lezione del Vangelo sia per noi salvezza e protezione».

10 Cf Sal 43, 3: «Manda… la tua luce».

11 Cf Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 28.