Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IV
VOTO DI OBBEDIENZA

[31] Ci fermeremo questa sera a parlare del primo voto, cioè del voto di obbedienza che comprende: vita comune e obbedienze particolari.
Quale differenza passa tra la vita comune e l'obbedienza in generale? Ordinariamente sono la stessa cosa.
Vi sono dei casi che fanno eccezione; in essi si deve far l'obbedienza in una materia non comune. Ad esempio: se una persona viene | [32] destinata ad un posto per il quale sente molta ripugnanza o vien tolta da un ufficio, nonostante il dispiacere che prova, deve accettare. Ecco un'obbedienza non comune.
Nella giornata, d'ordinario, l'obbedienza si identifica con la vita comune e la suora fa vita comune quando compie bene i suoi piccoli doveri.
L'obbedienza è la sottomissione della nostra volontà alla volontà di Dio non in genere, sibbene in quanto viene determinata dalla Regola. L'uniformità alla volontà di Dio è più larga. Ad esempio: siamo obbligate ad accettare un mal di denti con pazienza, ma ciò non entra nella vita comune.
L'obbedienza è più stretta e la vita comune sta nel mezzo.
Obbedire significa sottomettere la nostra volontà al Signore, volontà che ci viene manifestata per mezzo dei superiori.
Quando si osservano le Regole e le disposizioni date dalle Maestre, quando si seguono i consigli del confessore, allora si fa l'obbedienza (nel caso del confessore non intendiamo parlare di voto, ma della semplice virtù).
Obbedire! L'obbedienza dev'essere nella mente, nel cuore, nella vita! Hanno detto così, bene; lo faccio volentieri. Così vuole il Signore! Alla natura non piace, ma alla volontà piace.
Dio lo vuole! Questa è la suprema ragione. Avanti in pace. Più che si può bisogna cercar di conformare la nostra ragione a quel che viene imposto, non allontanarsene con dei pretesti. I ragionamenti contrari non piacciono a Dio. Nella nostra mente cerchiamo delle ragioni di conferma, | [33] non per indagare, dubitare,
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dispensarsi, sibbene per agire più volentieri. Un tale disse: L'obbedienza dev'essere cieca. Un altro soggiunse: Ed anche un po' sorda per non ascoltare tutto quello che dicono i superiori. Vi sembra vada bene?
1) Obbedienza con la mente significa penetrare nella mente di chi comanda per poter eseguire il più possibile nella maniera e nel modo voluti da chi comanda. Supponiamo venga detto: Va' ad impaginare il giornale. Se chi deve obbedire mette una colonna qui, una là, e va avanti alla cieca senza badare alla disposizione degli articoli per modo che il più importante viene ad essere in quarta pagina ed il meno importante in prima, trascurando l'arte tipografica che distingue tra caratteri grandi e piccoli, tra titoli principali e secondari, vi sembra che questo sia obbedire? Colei che deve compiere questi uffici deve entrare nella testa di chi guida ed interpretare giusto.
Presso di voi non esistono lavori in cui non si debba applicare tutta l'intelligenza. L'obbedienza delle Figlie di San Paolo dev'essere molto più sapiente che non quella delle suore degli altri istituti.
Che cos'è che rende grande il servizio di Dio? È il servizio della mente.
Se stasera avrete la grazia di capirlo bene, farete un bel progresso. Vi sono delle librerie che vanno ogni giorno meglio ed altre che sembrano fatte per dir di no: Non abbiamo il libro che desidera!... Non c'è quell'altro!....
Quando una figlia fa il primo anno un lavoro | [34] naturalmente non può avere tanta pratica; ma il secondo anno può saperne assai di più purché applichi tutta la mente e si dia tutta a Dio.
2) Bisogna far l'obbedienza col cuore; amare proprio quel che vien detto, amarlo perché piace a Gesù, perché ci guadagna meriti per il Paradiso, perché è utile alla Congregazione. Le madri, vedete bene quanti sacrifici compiono nelle famiglie! Tutte o almeno gran parte di voi hanno compiuto i ventun anni1; le giovani del mondo, alla vostra età fanno già assai: soffrono,
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lavorano, hanno mille fastidi; sappiate portare anche voi delle responsabilità: è ora!
Guardate di mettere il cuore nell'apostolato. Una cosa fatta volentieri piace a Dio ed agli uomini e una cosa fatta mal volentieri, o peggio, quasi per dispetto, dispiace a Dio e agli uomini. Quando ci si applica si riesce e si dà buon esempio.
3) Obbedienza con le opere, ossia obbedienza anche coll'opera esterna.
Mi han mandata là e sono andata là. Non mi han dato il permesso, mi astengo.
Non bisogna cercar nascondigli per fare ugualmente la cosa vietata. Non dire piccole bugie perché gli ordini vengano mutati, non mostrarsi scontenti degli ordini ricevuti.
Dice il Pincelli2 che alcuni religiosi vanno tanto giù su questo punto, che i superiori, prima di destinarli ad un posto, sono costretti a studiare il carattere del suddito, ad attendere il momento che sembra più opportuno e talora quasi a pregare: Ti piacerebbe far così, andare in quel luogo?... ecc. Costoro hanno fatto il voto di | [35] obbedienza, ma lo fanno osservare al superiore. Il merito di chi sarà? Sarà del superiore, il quale compie scrupolosamente il proprio dovere di mantenere la concordia, la pace.
Si potrà fare qualche obiezione3? Sì. Vi può essere ad esempio una indisposizione di salute. In questi casi si possono dire le cose una volta, ma una volta sola! Se invece chi guida dicesse: Fallo lo stesso, allora bisognerà obbedire senz'altro.
Un altro caso. La Maestra dice: Va' fuori subito. La Figlia vede che piove. Può permettersi di far osservare: Piove e non ho l'ombrello? Sì!
Ripeto: obbedienza di mente, di cuore, di opere e vorrei aggiungere: di parole. Chi guida ha bisogno della stima; e chi mormora, impedendo questa stima, pur tanto necessaria, compie un grave male. Che cosa sono quei ma e quei se tanto scoraggianti per chi deve obbedire?
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Importanza dell'obbedienza. L'obbedienza in una comunità è molto necessaria. La comunità procede bene in quanto si obbedisce e c'è carità. Il perno su cui in essa tutto si aggira è l'obbedienza.
Chi fa l'obbedienza osserva la povertà e chi non la fa non l'osserva.
Chi obbedisce osserva la castità, chi non obbedisce non l'osserva.
Su questo punto, attente sommamente alle probande e alle novizie. Esse devono avere vero spirito di obbedienza non ragionata, ma cieca! Non obbedire ad una perché è benigna, le ama, è simpatica. Oh, povere anime che si fondano sul simpatico! Esse non saranno simpatiche a Gesù. Gesù ama le anime che si danno a lui.
[36] Vigiliamo, vigiliamo. Se lasceremo4 fare i voti alle non obbedienti avremo delle povere figliuole tormentate per tutta la vita.
Oh, povere figliuole, non fatevi religiose!
Notate bene: l'obbedienza è più facile quando chi la impone occupa un'alta carica, ma l'obbedienza ad una suora giovane è cosa assai difficile!
Le Maestre che sono nelle case sorveglino e riferiscano alla Prima Maestra o alla Maestra delle novizie. Adagio però col dire: Non ha vocazione! Può essere benissimo che l'anima incontri difficoltà speciali, che ci sian di mezzo simpatie o antipatie. Adagio a sentenziare sulla vocazione!
Riporto un piccolo episodio. Ieri sera ho ricevuto la lettera di un padre che verrà a ritirare un ragazzo. Finalmente! Da un anno gli dico che quel figliuolo non ha vocazione. E lui ad insistere: Sì, che ha vocazione!. Ma no, vi dico di no; gliel'avete forse mandata voi per posta?. Ora ha capito.
Guardate: è assai difficile il giudicare. Molte figlie non sanno che cosa sia vocazione. La vocazione è quel complesso di attività, di doti e di doni per cui una persona è abile ad un ufficio. Che cosa ci vuole a far il medico? Che abbia studiato? Non basta: ci vuole l'occhio pratico, un po' di coraggio, di ascendente sul malato.
La vocazione è un complesso di attitudini. Eh! a volte, dopo di aver veduto, studiato, chiesto, pregato, si resta ancora in dubbio.
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D[on] Bosco era abilissimo a conoscere le vocazioni. Ciò nonostante in una casa poco lontana di qui egli mise per | [37] superiore un tale che un bel giorno vendé la casa e se ne andò all'estero.
A volte si danno certi uffici nella speranza di incoraggiare!...

L'obbedienza è necessaria per imitare Gesù Maestro. Consideriamo sempre questo fanciulletto docilissimo di cui dice il Vangelo: «Erat subditus illis»5.
Che grazia è mai vivere come Gesù! Obbedite per imitare Gesù, ma poi obbedite anche per il grande merito.
Pensiamo al merito che ci faremo dinanzi a Dio mediante l'omaggio della nostra volontà!
Nell'obbedienza si concludono molte cose. Quando umilmente prenderete le disposizioni di Casa Madre e cercherete di metterle in pratica, farete molto di più e si vedranno dei frutti in alberi che non sembrava potessero darne!
Dovesse anche fiorire una pianta secca!... Ah, l'obbedienza! L'obbedienza fa guarire molte malattie del corpo. Essa val più di tanti purganti e di tanti impiastri.
L'obbedienza impedisce i mali spirituali. Certi malanni di anime scrupolose, le incertezze e i dubbi non si prendono da chi obbedisce.
Generalmente chi è semplice nell'obbedire è più serena e accetta le cose più volentieri. Alcune figlie obbediscono con la semplicità della colomba. Altre, pur volendo obbedire, fanno mille gare dove vi è tanto di quell'io da avvelenare le opere migliori. Semplicità, semplicità! Gran merito a chi obbedisce! In Paradiso si starà tanto in su quanto sulla terra si sarà andati in giù. E l'obbedienza è la virtù degli umili.

[38] Come dev'essere l'obbedienza. In primo luogo l'obbedienza dev'essere soprannaturale; non vi entrino motivi naturali.
I motivi naturali sono mutabili. Succede che in una casa si debbono mutare le suore perché questa con quella andava, sì, ma con quest'altra non va più.
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Che cos'è ciò? Un motivo troppo umano. Obbedite a Dio, piuttosto che agli uomini. Dunque l'obbedienza sia costante, senza distinguere fra una cosa ed un'altra, eccetto che vi siano motivi di coscienza.
L'obbedienza dev'essere per voi l'espressione migliore del vostro attaccamento alla Congregazione. Vi danno facilmente consigli, ma bisogna che consideriate questo: chi vi deve guidare non sono gli estranei. I consigli degli estranei potete farli presenti alla Maestra affinché possa meditarli e magari prendere delle misure di prudenza. Non dispongono di voi gli altri, bensì la vostra Congregazione. Stabilisce il Diritto Canonico, che nulla si muti né per l'abito, né per gli uffici; tanto meno, adunque, lo spirito, la Regola, gli usi che si tramandano in Casa e sono tradizionali.
Viviamo nella massima unità e la Congregazione sarà forte. Sentii una persona che diceva dei Gesuiti: Quei diavoli lì, sono così uniti che nessuno li smuove!.
Inoltre, perché l'obbedienza possa essere costante non bisogna che comandino tanti. La Maestra nelle case faccia la Maestra. Non lasci comandare l'una o l'altra. E non ci siano confidenze con due o tre a scapito della carità con le altre. Naturalmente, se in casa vi è qualcuna che può aiutare di più non sia preferita, ma scelta perché | [39] all'occorrenza possa far fruttificare i suoi doni per il bene della Congregazione.
Chi guida guidi davvero, disponga davvero lei se la cosa è piccola. Anche nel comandare però ci vuole umiltà altrimenti le sorelle perdono la forza per obbedire.
Quando incominciano a dire tutte la loro, dalla portinaia alla Maestra... e se si tratta di parlare si mettono d'accordo due o tre... e una scrive, l'altra spedisce... e si trovano facilmente con quella secolare... e la compagna non osa dirlo... la libreria comincia a diventare un parlatorio... chi è responsabile di tanta rovina? Si trasgredisce all'obbedienza quando si introducono persone estranee in clausura specialmente se si è sole. Quel giorno sarà fatale per quella casa.
Tutte, tutte, in certi casi debbono richiamare all'ordine!
Guai a svelare segreti! Le vostre confidenze siano con le sorelle con cui però non è necessario effondere il cuore.
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Si può mancare all'obbedienza facendo le confidenze ai secolari. E perché dire a questi o a quello che una suora non è ancor novizia, che un'altra è in castigo?
Figliuole, aiutatevi tra di voi!
Si può ancora mancare all'obbedienza rivelando cose riguardanti il proprio ufficio, il confessore, ovvero mettendo alla berlina certe disposizioni e avvertimenti dati dalle autorità.
Non distruggiamo l'obbedienza! Esaminatevi oggi su questo voto.
Per amor dell'obbedienza vogliatevi bene fra Figlie di San Paolo e Pie Discepole, fra studenti e non studenti. Non abbiate nemmeno tanta facilità | [40] a scrivere. Scrivete moderatamente, voglio dire: poco agli estranei e per necessità fra di voi. Non siete forse abbastanza nella vostra famiglia? Io, ad esempio, non vi conosco tutte.
Tanti meriti accumulerete con l'esercizio della santa obbedienza: il merito della virtù e quello del voto.
Volevo ancora raccomandarvi: non dite con tanta facilità: Fa' questo in virtù di santa obbedienza. Io non so se avrò fatto uso di questa frase due o tre volte in tutta la mia vita. Chi comanda poi sia ragionevole; non ordini cose di cui non abbia fatto già l'esperienza. Non va bene l'espressione: Io l'ho mandata e non è andata. Non dite neppure: Io ve l'ho comandato e voi non l'avete fatto.
Comandare è un verbo da coniugare assai raramente. Molto raramente si dicano le parole: Fa' per obbedienza. In virtù dell'obbedienza.
Alle volte si nota questo fatto. Può verificarsi come un abuso della bontà di una suora: a lei gli abiti peggiori, a lei le fatiche, a lei la parte peggiore; perché è buona, di intelligenza mediocre. Vi pare vada bene? Le più anziane devono essere le più virtuose; ma le giovani non giudichino le anziane di cui forse non comprendono le fatiche, le virtù, gli uffici.
In tutto cerchiamo l'ultimo posto; in tutto viva la carità.
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1 Questa affermazione dimostra quanto fossero giovani le comunità.

2 Pincelli L. sj, Corso di Esercizi spirituali, per otto giorni secondo il metodo di S. Ignazio, 2 voll., Pia Società San Paolo, Alba 1927. Il Primo Maestro ne consigliava la lettura alle Figlie di San Paolo.

3 Originale: obbiezione.

4 Originale: lascieremo.

5 Lc 2,51: «... e stava loro sottomesso».