Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. CONFESSIONE SECONDO IL METODO VIA, VERITÀ E VITA*

La confessione dev'essere in media settimanale, dev'essere preceduta da molta preghiera: si deve preparare come una cosa sacrosanta. Dopo aver pregato, esaminarsi, pentirsi, proporre, accusarsi, ricevere con fede l'assoluzione, fare bene la penitenza.
Alla confessione bisognerebbe prepararsi per tre giorni, in questo senso: dividere la settimana in due parti: una di preparazione e una di ringraziamento ad essa. Fare tutto in spirito di umiltà e con cuore contrito ed umiliato, per essere ben accolte da Dio, il quale non disprezza mai un cuore contrito ed umiliato.
Per far bene la confessione è molto utile l'istruzione sulla natura dei sacramenti, quindi studiare bene il catechismo; bisogna distinguere i sacramenti dai sacramentali, dalle altre divozioni che sono tuttavia degne di stima, quando le stima la Chiesa. Vi è molta differenza tra una benedizione di un sacerdote e l'assoluzione sacramentale, perché quest'ultima agisce per se stessa, cioè in virtù dei meriti di Gesù Cristo, non del sacerdote.
La confessione per farla bene bisogna amarla. Questo sacramento è d'ordinario mal visto perché non si capisce bene; se lo si capisse i confessionali sarebbero affollati, perché noi abbiamo con Dio molti debiti e nella confessione troviamo proprio la moneta necessaria per pagarli, purché sia accompagnata dal dolore.
A base della nostra conversione e del nostro progresso spirituale ci siano dunque molte confessioni dolorose e brevi.
Dobbiamo amare la Confessione, perché non solo paga i
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debiti passati, ma aiuta anche per l'avvenire, infondendo luce e forza. Quando vi è qualcosa in cui non si riesce a prendere il bandolo, facciamo una buona confessione: si avrà più luce, più forza, più coraggio. Si va avanti con Gesù Cristo, si è sicuri di non camminare più nelle tenebre, perché Dio, a chi ha buona volontà, non lascia mancare la luce necessaria. Al cuore umiliato e contrito Dio risponde sempre: egli è proprio come il padre del figliuol prodigo. Più ci allontaniamo dalla confessione e più ci sentiamo raffreddate.
Vi sono anime che ricevono poco frutto dalla Comunione e molto dalla Confessione. Il Cardinal Borromeo1 si confessava ogni giorno; se tanta frequenza non è consigliabile a tutti, è solo per motivi estrinseci: la confessione per sé, è sempre buona ed efficace. Quando un'anima continua a confessarsi per parecchio tempo e bene, avesse anche delle cattive abitudini, se ne corregge; se è stanca e debole si rafforza.
Bisogna amare la confessione, ma secondo lo spirito in cui fu istituita. Per questo giova tanto farla secondo il metodo nostro: via, verità e vita. Questo metodo si pratica nell'esame, nel dolore e nel proposito. Nell'esame c'insegna a considerare Gesù nostro modello, esaminando i nostri pensieri e sentimenti, parole ed azioni, se sono conformi a lui, alla sua volontà.
Ricordiamo che l'esame dev'essere fatto in primo luogo sui pensieri e sentimenti, perché da essi provengono le parole e le azioni: spesso l'azione manca, ma il peccato c'è lo stesso nei pensieri e nei sentimenti.
Il dolore, quando ad esso si applica il nostro metodo, diventa un dolore di mente che è prodotto dalla considerazione della verità, dei princìpi; un dolore di cuore che porta all'umiliazione, al distacco dal male; un dolore di vita che porta all'emendazione, dirigendo la volontà al bene. Il dolore deve essere sentito, anche se non è sensibile: se non c'è il dolore sentito non vale la spesa confessarsi. Il dolore di mente deve toglierci i princìpi sbagliati, mettere quelli giusti: non basta subire l'umiliazione, bisogna correggere i princìpi.
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Un esempio di confessione vera l'abbiamo nella conversione di S. Paolo, in cui egli cambiò i pensieri, i sentimenti, tutto l'orientamento della propria vita.
Il metodo via, verità e vita nel proposito si riferisce pure alla mente, alla volontà, al cuore. Chi, per esempio, trova di aver mancato di carità verso una sorella, nei pensieri deve convincersi proprio che questo è male, disporsi energicamente di non farlo più, prendere i provvedimenti necessari (esempio di S. Francesco e il lebbroso), e pregare poi per riuscirvi. Altrettanto si dica per ciò che riguarda le parole e [le] opere.
Queste cose dovrebbero essere spiegate in un bel trattato: ora si sono dette molto in breve, ma preghiamo il Signore a farcele capire.
Come sarebbe bene che tutte le Figlie di San Paolo imparassero a confessarsi in questo modo!

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* Dattiloscritto, carta vergata, fogli 1 bianca e volta (18,8x24). In alto è indicato: “Ritiro di agosto 1936 - (P.M.)”. Segue il titolo: “Confessione secondo il metodo - Via Verità e Vita”. Consta di una sola predica. Un ciclostilato a formato quaderno reca la seguente data “Alba, agosto 1936”, ma è certo che dopo il 13 giugno Don Alberione non rientra ad Alba nel 1936 (cf EC, 11[1936]1). Il ritiro quindi fu tenuto a Roma, come gli interventi precedenti.

1 San Carlo Borromeo (1538-1584), arcivescovo di Milano e promotore del rinnovamento della fede dopo il concilio di Trento.