Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. PAZIENZA E OSSERVANZA*

Nei primi tempi dell'Istituto era caduto ammalato un ragazzo; la mamma se ne lamentava con il parroco, il quale le rispose: Mandatelo in un luogo in cui non si venga mai ammalati e non si muoia mai. Questo posto non c'è ancora.
Fra le mormorazioni contro la Provvidenza sono pure comprese le lagnanze. Talvolta si tratta di sopportare un piccolo male, una indisposizione, e noi non ci siamo più. Un bravo dottore, un giorno diceva che quando egli era studente di liceo era molto amico di un suo compagno di scuola; però, soggiungeva, egli era molto più buono di me, perché non si lamentava mai di nulla, né del caldo né del freddo. Vi sono molti secolari che sanno darci buone lezioni. Molte di voi se pensano ai sacrifici, alle pene, alle contraddizioni che hanno avuto le loro mamme, dovrebbero dire che loro soffrono molto di meno.
Constatare che fa freddo o che fa caldo per prendere dei provvedimenti non è mormorazione, ma talvolta si fa di più, si fanno delle vere lagnanze. Si pensa forse di andare in Paradiso senza soffrire? La Via regia che conduce al Paradiso è quella della croce, come dice l'Imitazione di Cristo. Non è possibile guarire sempre tutti i mali, perché altrimenti non si morirebbe più…; bisogna aver pazienza, specialmente in questo tempo bisogna dare esempio di sottomissione e di pazienza. Per andare in Paradiso bisogna essere assicurati. Ora, l'assicurazione che si cammina nella via di Dio è questa: avere la croce. E questo vale sia per le persone, sia per le comunità religiose.
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Gesù ha detto: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»1.
«Nella croce vi è la salvezza, nella croce vi è la Vita, nella croce vi è la difesa dei nemici, nella croce vi è l'infusione di celesti soavità, nella croce vi è il vigore della mente, nella croce è il gaudio spirituale, nella croce il compendio delle virtù, nella croce la perfezione della santità. Non vi è salute per l'anima, né speranza della vita eterna fuorché nella croce. Prendi dunque la croce e segui Gesù e perverrai alla vita eterna»2. Quando si dice di aver pazienza non si dà un semplice consiglio: è una necessità per tutti quelli che vogliono seguire Gesù Cristo. Solamente nella croce vi è salvezza, vita e gioia. Se la Comunità ha sempre delle anime chiamate in modo speciale alla sofferenza, questa vocazione è un privilegio. Dobbiamo non soltanto accarezzare la santità, ma proprio farla nostra. È bella la santità, ma sotto questa bellezza ci sono le spine, spine piccole perché delle grandi non siamo ancora capaci a sopportarle. Un parroco confessore di molti Istituti di suore diceva: Molte suore non hanno un'idea di ciò che soffrono tante madri di famiglia: hanno una virtù molto inferiore.
Le Paoline arrivino per tempo alle funzioni: non si è mica ancor vecchie (da dover lasciar passare tutte le altre prima perché non diano spintoni). Quando si prega in comune: pregate tutte assieme, forte, facendo un bel coro. Precedere le più giovani col buon esempio: essere docili, lasciarsi mettere in qualunque ufficio, mandare in qualunque casa, ecc.
Talvolta succede che, andando avanti negli anni, si diventa meno ubbidienti, meno osservanti. Non essere solo esigenti con le giovani, ma esigere da noi stesse ciò che si deve fare. In queste cosette stanno per noi i mezzi di santità. Soprattutto non sottrarre le proprie forze alla Congregazione, mettendo gli altri nell'impossibilità di affidarci qualche ufficio; spendere invece tutte le nostre forze per la Congregazione.
Talvolta noi di una piccola mortificazione ce ne facciamo una grande croce. Stare attente alle piccole cose; ricordare sempre
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ciò che diceva S. Giovanni Berchmans. La mia più grande penitenza è la vita comune. La nostra vita comune è fatta di piccole cose: portare il velo così e non diversamente, il colletto così e non diversamente, l'orario seguito così e non diversamente; prendere le disposizioni che vengono date dai superiori così come sono senza discuterle; talvolta si dice: Ma loro non sanno... ma se sapessero.... O forse fanno così, proprio perché sanno di più: sei tu che non sai.
Preghiamo la Madonna perché ci aiuti a farci buone; proprio le più anziane, le professe devono essere migliori delle altre: di tanti gradini più in su nella scala della perfezione, quanti sono gli anni che si hanno in più delle altre.
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* Ciclostilato, fogli 1 (22,5x35), a forma di titolo: “RISERVATA ALLE PAOLINE. Conferenza = Parole del Primo Maestro (Domenica 14 giugno)”. Su una copia del ciclostilato è scritto a mano da M. Ignazia Balla: “Alba 1936”. Nella raccolta dattiloscritta più tardiva il medesimo testo è riportato con titoli e date diversi: “Pazienza e osservanza” (1934); “Prendi la tua croce” (1936). In realtà il 14 giugno 1936 era domenica, come indicato nell'originale. La conferenza perciò fu tenuta a Roma, dove il Fondatore era giunto il giorno precedente: 13 giugno.

1 Cf Mt 16,24.

2 Cf Imitazione di Cristo, De regia via, II, XII, 1.