Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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E da allora si è iniziato ad inviare alle case filiali, gli appunti dattiloscritti o ciclostilati delle prediche che egli teneva in Casa Madre.
In una lettera circolare, scriveva nel 1933: «Alle ottime figlie di SP… Dovete prendere le cose che vengono da Casa Madre, nelle meditazioni, ritiri, adorazioni, come tante lettere che vi indirizziamo: poiché sono le stesse cose che noi meditiamo e che noi usiamo per la nostra vita spirituale»1.
E così, mentre nei primissimi anni della Congregazione, chi prendeva appunti lo faceva solo a scopo personale, da questo momento è affidato ad alcune sorelle l'incarico di prendere note, riordinarle e inviarle nelle Case. Si ritiene, anche se all'inizio non è documentato ufficialmente, che Don Alberione rivedesse quanto si inviava nelle filiali a suo nome, almeno per i contenuti.

La formazione religiosa-spirituale di Don Alberione, raccolta in quei modesti fogli, è un'eredità preziosa non solo per le Figlie di San Paolo, ma anche per l'intera Famiglia Paolina.
La presente edizione avrebbe dovuto essere, cronologicamente, la prima della serie, ma è stata rimandata per vari interrogativi che l'esame critico delle fonti e la complessità della raccolta presentavano. Si sperava che a mano a mano che procedeva lo studio dell'opera alberioniana, alcune difficoltà sull'autenticità dei testi sarebbero state superare. E in parte è stato così.

I. LA PREDICAZIONE ALBERIONIANA: 1929-1933

1. Contesto storico-ecclesiale

Ogni messaggio per essere colto nella sua vera portata richiede di essere inquadrato nel proprio contesto. Questo primo arco della predicazione alberioniana (1929-1933), si inserisce in un tempo molto più esteso che, a partire della prima guerra mondiale (1914-1918), coinvolge la rivoluzione bolscevica in Russia (1917), l'avvento del fascismo in Italia (1922), del nazionalsocialismo di Hitler in Germania (1933) e una crisi economica di proporzioni mondiali (1929-1933).
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Data la complessità della situazione, ci limitiamo a presentare un quadro riassuntivo del contesto dal punto di vista ecclesiale, civile e di Congregazione.

I Papi dei primi decenni del secolo sono Benedetto XV (1914-1922) e Pio XI (1922-1939).
Il pontificato di Benedetto XV ha lasciato tracce profonde per la promulgazione del Codice di Diritto Canonico (1917), per l'abolizione del Non expedit2 che ha permesso ai cattolici di partecipare alla vita politica, per la preparazione del Concordato fra Chiesa e Stato, per l'impulso dato alle missioni e all'Azione cattolica. Mentre l'Europa è sconvolta dalla guerra, l'impegno del Papa nella politica internazionale, si esprime in vari tentativi perché la guerra, che è divenuta mondiale, abbia fine (1914-1918).

Il pontificato di Pio XI è contrassegnato dalla stipulazione di vari Concordati, tra cui quello con l'Italia e quello con la Germania.
Le trattative condotte da Benito Mussolini, in rappresentanza del governo italiano e dal Card. Pietro Gasparri in rappresentanza della Santa Sede, si concludono con i Patti Lateranensi e con il Concordato del 1929. Durante la crisi del maggio 1931, Mussolini scioglie tutti i gruppi giovanili e studenteschi cattolici. Il Papa risponde a questi fatti, lo stesso anno, con l'enciclica Non abbiamo bisogno3.
In seguito il Papa riprende le trattative con lo stato italiano con il quale si giunge ad una riconciliazione firmata nel settembre 1931.
Avvengono altri fatti che hanno una risonanza nella FP: nel 1931 il Papa inaugura la radio vaticana. Nel giugno del 1932 si celebra il Congresso eucaristico internazionale in Irlanda; nel 1933 si celebra un Anno santo, straordinario.
Molto più difficili sono i rapporti della Chiesa con la Germania di Hitler. Ciò non impedisce però che si arrivi al Concordato tra Chiesa e Reich, nel 1933. Tuttavia le continue violazioni al Concordato da parte nazista costringono Pio XI ad una solenne
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protesta, espressa nell'enciclica Mit brennender Sorge: Con cocente dolore4.
All'interno della Chiesa, in questa epoca, domina una spiritualità dove sono ancora vive le forme devozionali ereditate dal Seicento e dal Settecento, molte delle quali danno una particolare connotazione alla vita cristiana, come varie devozioni eucaristiche, tra cui le Quarantore, la devozione alla Madonna, al Sacro Cuore, ad alcuni santi, come pure la devozione alle Anime del Purgatorio e agli angeli custodi.
Nuove correnti di spiritualità che partono dalla teologia soprattutto dogmatica, portano al risveglio del senso ecclesiale e liturgico. In questo clima, emerge il nome di Romano Guardini e in Italia fanno testo due opere di Emanuele Caronti: Messale festivo (1921) e Messale quotidiano (1929). Ci si inserisce in un movimento europeo che anticipa le dichiarazioni del Concilio Vaticano II auspicando che il popolo di Dio partecipi in modo sempre più intimo alla preghiera della Chiesa.
Nonostante le difficoltà accennate, in Italia l'Azione cattolica poté sviluppare un'intensa attività pastorale in vari settori, tenendosi però lontana dalla politica. Questo causò un arresto dell'impegno cattolico in campo sociale, mentre nei decenni precedenti, il Movimento cattolico aveva creato una fitta rete di opere sociali, tra le quali le Casse rurali. Emergono, tuttavia, figure di laici capaci di impegno, di servizio, di carità, come ad esempio Giuseppe Moscati e Piergiorgio Frassati; nella clandestinità altri laici preparano la ripresa del dopo guerra. Sono anche gli anni dei grandi fondatori: Giovanni Calabria, Luigi Orione, Luigi Guanella.
Don Alberione vive in questo clima, ne assume gli aspetti, è sensibile alle nuove correnti ecclesiali e liturgiche e tutto accoglie nell'alveo del carisma paolino. Bibbia ed Eucarestia sono i fondamenti di tutta la sua opera.
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2. La realtà della Congregazione
La predicazione alberioniana, racchiusa nella presente raccolta, si estende nell'arco di tempo che va dall'approvazione diocesana delle Figlie di San Paolo (1929) al trasferimento della comunità da piazza san Paolo a Borgo Piave, nel novembre 1933.
Non sono ancora trascorsi vent'anni dalla fondazione, e un cammino rapido e continuo ha permesso all'Istituto di assumere gradualmente una propria struttura e un volto specifico attraverso un itinerario comunitario e apostolico proposto quotidianamente dal Fondatore e illuminato da meditazioni, istruzioni, conferenze, lettere circolari.

A piazza San Paolo
Nel 1921, la comunità femminile albese, si trasferisce nella casa Divina Provvidenza a piazza San Paolo dove, nel 1923, è raggiunta dalle sorelle che hanno vissuto l'esperienza di Susa.
Gli anni della permanenza in questa sede, sono segnati da notevoli sviluppi nell'ambito vocazionale, spirituale, apostolico. Lo stile di vita è impostato su preghiera, apostolato, studio. Le Figlie non dispongono ancora di iniziative apostoliche proprie, ma affiancano l'attività della Società San Paolo e danno un contributo notevole nei settori tecnici di legatoria, tipografia, spedizione.
Nei reparti di apostolato, il lavoro è preceduto, intercalato, animato dalla preghiera. Le giovani vibrano per quanto il Primo Maestro va fortemente inculcando attraverso le sue esortazioni: la stampa, considerata come vera predicazione, il senso della riparazione e la valorizzazione di ogni espressione della vita perché attraverso i nuovi mezzi di apostolato, gli uomini e le donne conoscano la verità.
Nel 1929 viene proposto alle Figlie di collaborare alla stampa dell'edizione italiana della Bibbia. E l'entusiasmo aumenta, perché dalla parola del Fondatore, le giovani percepiscono sempre di più la grandezza della vocazione paolina come un dispensare il pane della verità: è la Parola incartata che passa dalle loro mani, alla mente, al cuore di chi ha sete di verità.
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Nella storia delle FSP alcuni fatti sono particolarmente significativi.
Il 15 marzo 1929 mons. Giuseppe Francesco Re, vescovo di Alba, firma il decreto di erezione canonica delle Figlie di San Paolo in Congregazione religiosa di diritto diocesano, approva le Costituzioni ad experimentum per un quinquennio, e Maestra Tecla Merlo viene nominata Superiora generale con il titolo di Prima Maestra.
Il testo Appunti per un regolamento, preparato nel 1916 da Don Alberione, per la piccola comunità femminile, aggiornato e completato nelle parti canoniche e negli articoli riguardanti la missione, il 15 settembre 1932 è approvato da mons. Giuseppe Francesco Re e diventa normativo.
Stupisce che nella predicazione giunta a noi, non si riscontri alcun cenno a questi fatti così importanti per le FSP.

Il nutrimento spirituale, proprio della FP, che Don Alberione distribuisce con larghezza nella predicazione di questi anni, confluisce in modo sistematico in due preziosi volumi Donec Formetur Christus in vobis e Apostolato stampa che escono dalla tipografia paolina rispettivamente nel 1932 e nel 1933 e che portano come autore: Don Alberione. Sono, ancor oggi, testi base per la vita spirituale e apostolica dell'apostolo paolino5.

Aperte a più vasti orizzonti
Nel 1929 le FSP avevano già dato inizio a quella forma di apostolato che le ha caratterizzate per vari anni mettendole in contatto con le famiglie: la propaganda a domicilio. Le difficoltà incontrate, anche da parte delle autorità ecclesiastiche, furono molte. Don Alberione esortava ad essere prudenti, ma a rimanere sul campo, privilegiando la diffusione del Vangelo o del libro religioso. Soprattutto egli dava alle propagandiste orientamenti atti a rendere la propaganda vera opera di evangelizzazione.
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Proprio in questi anni, si qualifica la stampa della parola di Dio che ha caratterizzato l'attività tipografica della Pia Società San Paolo fin dal 1924. A questo riguardo, sono numerosi gli interventi di Don Alberione.
L'impegno per la diffusione della Sacra Scrittura assume anche valore apologetico: controbattere l'attività protestante allora assai sviluppata.
Nell'agosto 1930 Don Alberione propone alle FSP un'iniziativa che considera ispirata: «Faremo entrare in ogni casa il Divino Maestro o come vita di Gesù, o come Vangelo, o come libro Il Divin Maestro»6. Si organizzano in questo contesto le Feste del Vangelo che si celebrano nelle parrocchie.

In questo tempo si va anche qualificando l'immagine delle librerie. Don Alberione avverte che nella libreria devono «cercarsi le edizioni cattoliche» e la libreria è presentata come centro di irradiazione delle iniziative paoline.
Nel 1926, nella più grande povertà, anche materiale, si aprono le comunità di Roma e di Torino. Il desiderio di fare entrare il Vangelo in ogni famiglia, il numero crescente delle vocazioni portano all'apertura di altre nuove comunità, in Italia e all'estero. Alla fine del 1933, saranno una trentina.

In un clima di normalità, la piccola Congregazione, guidata dallo Spirito e dal coraggio lungimirante di Don Alberione intelligentemente coadiuvato dalla Prima Maestra, compie, tra il 1929 e il 1933, passi importanti alla luce del proprio carisma.
E fin da quegli anni, Don Alberione, solleciterà le FSP all'impegno della redazione. A contatto con le necessità del popolo qualcosa andava maturando. Nella fede e nella più grande umiltà uscirà nientemeno che un settimanale, La Famiglia Cristiana che vede la luce il 25 dicembre 1931.

Nel novembre del 1933, le Figlie di San Paolo si trasferiscono da piazza San Paolo a borgo Piave. La nuova sede assume il titolo di Casa Madre delle FSP e diventa, casa di formazione paolina delle giovani e centro di irradiazione delle varie iniziative apostoliche nell'Italia e nel mondo.

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3. La predicazione
La predicazione di questi anni, rivolta in modo specifico alla comunità della SSP e alla comunità femminile che comprendeva Figlie di San Paolo e Pie Discepole riunite ad Alba, in piazza San Paolo, è pervenuta a noi in ciclostilati, dattiloscritti e in piccola parte stampata. Costituisce un valore prezioso per la storia della FP. Rispecchia però per la quantità e la qualità, per l'imprecisione e lacune dell'informazione, per l'incerta forma letterale, la non consapevolezza dell'importanza che tale raccolta poteva avere per il futuro.

Il quadro della predicazione di questi anni si configura nel modo seguente:

1929
Il materiale arrivato fino a noi è scarso: un ritiro mensile sull'apostolato stampa nel quale Don Alberione sottolinea specialmente l'importanza della diffusione e la necessità di prepararvisi per compierla con frutto. L'accenno alla cooperazione dei laici, nelle varie forme d'apostolato, esprime il pensiero lungimirante del Fondatore che già in quei primi anni vedeva l'opportunità, anzi il dovere, di coinvolgere il laicato in un'opera che, oltre a influenzare l'ambito ecclesiale e personale, toccava la cultura, la vita sociale.
Altro intervento è una considerazione sul Natale: Gesù dal presepio dà avvio alla sua scuola, aperta a tutti gli uomini, ma particolarmente ai religiosi.

1930
La predicazione è costituita da due ritiri. Il primo è un invito ad approfittare del tempo della giovinezza per bene avviarsi, sull'esempio di Gesù, nella vita religiosa. Il secondo presenta la vera devozione a Maria e il modo di far tesoro dell'ora di adorazione. Vi è inoltre una traccia di conferenza che, nonostante l'incertezza circa l'autore, è stata inserita perché tratta della diffusione, argomento molto sentito in quel tempo.

1931
La predicazione è varia. Sono giunti a noi 5 ritiri e 26 prediche o istruzioni occasionali. L'argomento del tempo è la passione
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predominante. Un ritiro su questo tema, in data 27.11.1931 è stato omesso perché il testo risultava una sintesi di un ritiro e di una meditazione precedenti e già pubblicati.
Nelle meditazioni, La religione in figure e Necessità dell'apostolato stampa, è bene espressa la tensione apostolica e il desiderio di illuminare le persone sulla fede. Vi sono alcune prediche che sono citate come appartenenti a corsi di Esercizi, dei quali però non si ha traccia e perciò sono state inserite nella predicazione varia, altre sono dettate dalla liturgia del tempo. Il rosario e la devozione a Maria, il silenzio, il peccato sono temi sviluppati specialmente in relazione alla vita religiosa. Circa la scelta delle edizioni, può lasciare sorpresi l'indirizzo del Fondatore di pubblicare romanzi formativi per coloro che non sceglierebbero una lettura più soda; questo esplicita il suo impegno di contrastare ogni genere di stampa cattiva attraverso edizioni che favoriscano il cammino nella via del bene. Don Alberione insiste soprattutto sulla stampa catechistica per accompagnare e sostenere la vita di fede del popolo.
Ogni tanto nella sua predicazione affiora la preoccupazione di ostacolare la diffusione del pensiero protestante divulgato attraverso stampa propria. Talvolta esce con espressioni che oggi, in clima di dialogo ecumenico, sarebbero controproducenti7.

1932
La predicazione alla FP comprende: 43 interventi in dattiloscritti o ciclostilati, di cui circa un terzo sono ore di adorazione sulla Scrittura, temi suggeriti dalla liturgia8, dalla devozione mariana9, da S. Paolo10; un ritiro affronta il tema del peccato. Sono pervenuti due corsi di Esercizi spirituali, ambedue stampati nel volume HM/II, vol. 4, uno tenuto in luglio a Roma, l'altro dal 7 al 16 agosto ad Alba. Dal numero ridotto degli interventi: 15 per il corso di luglio, 14 per il corso di agosto, si può dedurre che ci fu un altro predicatore a fianco di Don Alberione il quale però riservò a sé lo svolgimento dei temi che più gli stavano a cuore per la formazione dei membri.
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1 Cf CVV 31.

2 Cf AD 53.

3 Cf Pio XI, Lettera enciclica Non abbiamo bisogno per la “Azione cattolica”, 29 giugno 1931, AAS23 (1931) 285-312.

4 Cf Pio XI, Lettera enciclica Mit brennender Sorge. La situazione della Chiesa cattolica nel Reich germanico, 14 marzo 1937, AAS29 (1937), 145-167.

5 Cf Presentazione di L'Apostolato dell'edizione, Edizioni San Paolo, 2000, per venire a conoscenza della realtà delle FSP in questo periodo, nell'ambiente ecclesiale, civile, storico, culturale dell'Italia e del mondo.

6 Cf CVV 14.

7 Cf 1929, n. 1; 1931, n. 6; 1932, Esercizi agosto IX, n. 27; 1933, n. 7, n. 11, n.. 33.

8 Cf nn. 12, 13.

9 Cf nn. 8, 21, 26.

10 Cf n. 14.