Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. IL PRESEPIO SCUOLA DEL MAESTRO DIVINO*

Ecco che viene dal cielo il nostro divin Maestro, sotto forma di grazioso bambino e siede sopra un po' di paglia e dalla greppia incomincia la sua scuola di esempi, in attesa di incominciarla a suo tempo con le parole, là sul dorso della montagna.
Viene accompagnato dagli angeli, portato dalle mani di Maria, circondato dalle premure di Giuseppe. La sua prima lezione è data ai pastori, con infinita grazia ed infinita sapienza. La terra ebbe mai, né mai più avrà, un'aula universitaria più onorata, né un professore così distinto, né una semplicità così schietta, né una dottrina così sicura, né un insegnante che attrae, convince e accende e rende così soprannaturali gli scolari.
Entriamo in quella divina scuola e, almeno dal banco dell'asino1, guardiamo, ascoltiamo, impariamo, amiamo.
Gesù fa sempre tre cose: prima opera: io sono la Via; poi insegna: io sono la Verità; poi acquista e conferisce la grazia per seguirlo: io sono la Vita.
Ed ecco come incomincia l'istituzione dello stato religioso: con l'esempio, poiché le opere [di Gesù] sono precetti; con la povertà perfetta; con la vita comune di famiglia religiosissima. Un giorno poi proclamerà e inviterà allo stato religioso: «Vieni e seguimi»2.
Impariamo molto presto, da giovani, a vivere questo stato; un giorno poi lo si professerà. Ed alle anime siamo ora maestri di fatto, onde esserlo un giorno di parole, comunicando ad esse grazia e virtù. Il religioso santo tiene elevato il costume sacerdotale cristiano, e per tutto il mondo. Il presepio sarà sempre stupore e rivoluzione nel mondo, poiché è condanna del pensare e
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della vita mondana, è istituzione di altre dottrine, di altra vita, di altra forza.
Entriamo anche noi [come] discepoli docili in quella scuola, poiché l'entrata è libera, il Maestro insegna soavemente, gli angeli invitano: uniamoci a Maria e a Giuseppe. Attendiamo dalla culla: grazia di fede e di amore, sapienza celeste per conoscere lo stato religioso, ardore per seguire le divine lezioni e vivere la vita stessa del Maestro.
Il Figlio di Dio si umiliò discendendo dal cielo nel presepio prendendo la figura di uomo, nell'ultima cena sotto le specie del pane, sulla croce sotto le sembianze di malfattore: e perciò Dio Padre lo esaltò! Miriamo al premio, alla corona, al giorno in cui questo Maestro entrerà nella gloria, seguito da tutti i discepoli fedeli.
»Vos qui reliquistis omnia et secuti estis me, centuplum accipietis et vitam aeternam possidebitis»3: impariamolo, sentiamolo, abbracciamolo nella mezzanotte del Natale, tutti assieme e nel nostro divin Maestro, grazioso Bambino.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 1 (21,8x27,5), tenuta ad [Alba], Natale 1929. Nell'originale l'autore è indicato in calce: “Sig. Teol. G. Alberione”, il titolo è omesso.

1 Allusione alla consuetudine, nella scuola elementare, di assegnare allo scolaro disattento o negligente il posto nell'ultimo banco dell'aula.

2 Cf Mt 19,21.

3 Cf Mt 19,27-29: «Voi che avete abbandonato tutto e mi avete seguito... riceverete cento volte tanto e possederete la vita eterna».