Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ANNO XII - N. 14 — 17 Luglio 1930 — Conto Corrente Postale

UNIONE COOPERATORI
APOSTOLATO - STAMPA

PIA SOCIETÀ S. PAOLO

Opus fac Evangelistae (II Tim. IV, 5)


ALBA - Pia Società San Paolo per l’Apostolato-Stampa – ALBA

COOPERAZIONE NELL’APOSTOLATO

Le forme della carità sono molteplici, e le anime che amano il Signore e che vivono con l’occhio fisso all’eternità sono inesauribili nelle risorse e nelle industrie del bene.
In questo modo è venuta da sé spontaneamente attuandosi una nuova forma di cooperazione all’Apostolato-Stampa. – Cooperazione santamente industriosa che ha già dato i suoi frutti e che noi proponiamo nuovamente ai nostri Cooperatori per l’aumento straordinario dei loro meriti, per una più larga diffusione delle sane letture e per il maggior bene delle anime.

Ed ecco come:

1) Un cooperatore prende su di sé l’iniziativa di stampare un libro o un foglio ben scelto: vogliamo dire tra quelli che sono i migliori quanto alle anime, e sicuri quanto a venire diffusi, esitati.
2) Per tale libro o foglio, questo Cooperatore sostiene le spese di carta e stampa, venendo così ad acquistarne la proprietà.
3) La Pia Società San Paolo conserva presso di sé tutti gli esemplari del libro come in deposito, con l’incarico di venderli al più presto nella diffusione che sta facendo.
4) Man mano che la vendita sarà effettuata, il Cooperatore ritira il denaro suo: e ad ogni modo, si può rimanere certi che, dato il genere dei libri, il quantitativo delle copie e la larga diffusione alle case, in breve tempo la vendita sarà effettuata e il denaro quindi totalmente rimborsato.
5) Sul denaro però impegnato, cioè sul capitale, sarà corrisposto un interesse equo, ragionevole.

Ed i vantaggi?

1) Ogni persona: un sacerdote, un operaio, un capitalista, un modesto risparmiatore, un bravo agricoltore, una persona qualsiasi insomma, diviene editrice, diviene apostola della stampa.
2) Si partecipa a tutto il bene della Pia Società S. Paolo in vita e in morte.
3) Si ha il più sicuro e santo impiego del denaro, mentre si illuminano tante menti della luce della verità.
4) Si dà alla Pia Società S. Paolo il mezzo utile di sviluppare il suo Apostolato.

Proponiamo la stampa dei seguenti libri:

La Bibbia Completa in italiano: Copie 25.000. L. 250.000.
La Bibbia completa in Latino: Copie 10.000 L. 150.000.
La Bibbia completa Latino-Italiano. Copie 10.000 L. 150.000.
Il Mese di Maggio - Muzzarelli: 3a Edizione. Copie 30.000 (Trentamila) L. 25.000 (venticinquemila).
La Bibbia delle Famiglie - E. Tintori 2a Ristampa. Copie 35.000 (trentacinque mila). L. 250.000 (duecentocinquanta mila).
Vita di Gesù - E. Tintori: 1a Edizione. Copie 50.000 (cinquantamila). L. 100.000 (centomila).
Vita del B. D. Bosco - Zarbà d’Assoro: 2a Edizione. Copie 30.000 (trentamila). L. 60.000 (sessantamila).
Vita del B. Cottolengo - Mons. Civati: la Edizione. Copie 20.000 (ventimila). L. 40.000 (quarantamila).
Lettere di San Paolo - E. Tintori: 1a Ristampa. Copie 50.000 (cinquantamila) L. 50.000 (cinquantamila).
Il Divin Maestro (Vangelo unificato). 2a Ristampa. Copie 40.000 (quarantamila). L. 80.000 (ottantamila).
Vita di Sant’Agostino - la Edizione Copie 20.000 (ventimila). L. 50.000 (cinquantamila).
Alle Madri Cristiane - Chiesa: la Ristampa. Copie 5.000 (cinquemila). L. 10.000 (diecimila).
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San Paolo e le Vocazioni

Due funzioni di molto significato e di molta importanza compieva la Chiesa romana presso la tomba dell’Apostolo San Paolo: la cerimonia della vocazione alla fede, e la cerimonia della vocazione al ministero divino: una era per i catecumeni, l’altra per i leviti: in una il Papa apriva le orecchie e annunziava il Vangelo ai battezzandi, nell’altra chiamava ed incamminava al Santuario gli alunni che lo Spirito Santo aveva eletto nella sorte del Signore.
San Paolo è infatti il gran modello dei catecumeni: ed è il gran modello dei ministri del Signore.
«Quando piacque a Dio di rivelare in me il Figlio suo, perché io lo rivelassi alle Genti, non ho più acconsentito in nulla alla carne e al sangue»; e fu perfetto cristiano.
E il suo sacerdozio fu così perfetto in lui che Paolo non era più Paolo, ma era un altro Gesù Cristo.
Preghiamo quindi S. Paolo per le vocazioni: facciamo a San Paolo l’ossequio di promuovere e aiutare le vocazioni.
Anzi in questo divino lavoro imitiamolo: poiché la cura delle vocazioni fu una delle preoccupazioni più grandi di San Paolo, che più hanno assorbito i palpiti e le energie del suo gran cuore: e come sono riusciti bene i suoi figli spirituali: S. Timoteo, S. Tito. S. Luca, S. Onesimo, vescovi che hanno illuminato e sorretto la Chiesa, santi che risplendono di luce fulgidissima in Paradiso!
La messe è molta! San Paolo esclamava: io son debitore ai fedeli e agli infedeli, ai dotti e agli ignoranti: debitore del Vangelo; e non ha mai fermato il suo passo.
Aiutiamo San Paolo a pagare questo debito!... diamogli anime che l’aiutino: apostoli che facciano quello che lui ha fatto.
Egli ci scriverà nel libro della vita, e prepara per noi in cielo la corona incorruttibile.
La festa di San Paolo è per portarci la buona volontà nel santissimo lavoro delle vocazioni. Essa infatti si celebra nei giorni in cui bisogna cominciare seriamente a pensare alla vocazione dei giovanetti.

PIA SOCIETÀ S. PAOLO per l’Apostolato Stampa
ALBA (Piemonte)

La Pia Società S. Paolo è un Istituto religioso approvato e conforme al Diritto Canonico vigente per l’Apostolato della Stampa.

PROGRAMMA

Pia Società San Paolo
La Pia Società S. Paolo si propone di predicare con la Stampa, come i Sacerdoti predicano con la parola, le verità cristiane, per santificare i suoi membri e salvare le anime e far regnare Gesù Cristo nel mondo.
È una Società di Sacerdoti e Coadiutori laici di vita comune e religiosa.
La Pia Società S. Paolo per l’Apostolato-Stampa ha i suoi scrittori, stampatori, propagatori della stampa religioso-morale. Ha inoltre, e riceve giovanetti che dimostrino vocazione religiosa e vogliano dedicarsi all’Apostolato-Stampa in qualità di Coadiutori laici.

Studenti

CONDIZIONI PER L’ACCETTAZIONE.
1. Diano buoni segni di vocazione religioso-sacerdotale.
2. Abbiano compiuto o compiscano i dodici anni almeno durante l’anno di entrata.
3. Abbiano compiuta almeno la quarta classe elementare e riportato l’attestato di promozione.
4. Attestati di nascita, studio, battesimo, vaccinazione, buona condotta e sana costituzione.
Gli alunni pagano L. 50 d’entrata che non si restituiscono più, anche se il giovane si fermasse un solo giorno; inoltre pagano L. 60 mensili il primo anno; L. 40 mensili il secondo anno; L. 20 mensili il terzo anno; in seguito sono tenuti gratuitamente. Però restano sempre a carico dei parenti fino a studi compiuti, vestiario, biancheria, bucato, rammendatura, libri, medico.
Si accettano pure anche giovani che si trovano già nei corsi di ginnasio o di liceo o di teologia; questi però maggiormente occorre siano decisi e dimostrino vocazione religiosa.
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Coadiutori Laici o Discepoli

CONDIZIONI PER L’ACCETTAZIONE.
1. Diano segni di vocazione religiosa e facciano domanda per mezzo del proprio Parroco.
2. Abbiano compiuto o compiscano durante l’anno di entrata almeno dodici anni.
3. Siano forniti almeno dell’attestato di promozione dalla quarta alla quinta classe elementare.
4. Presentino attestati di vaccinazione, buona condotta, e sana costituzione fisica con esenzione da malattie ereditario.
Gli aspiranti pagano L. 50 di entrata che non si restituiscono più anche se il giovane si fermasse un solo giorno; e inoltre L. 60 mensili il primo anno; L. 40 mensili il secondo anno; L. 20 mensili il terzo anno. In seguito non sono tenuti ad alcuna pensione; ma restano a carico dei parenti le spese dei vestiti, bucato, medico, libri, finché abbiano emessi i primi voti. In seguito l’Istituto provvede a tutto.
Se però entrano dopo compiuti i sedici anni, sono dispensati dalla pensione e pagano soltanto L. 50 di entrata e le spese del bucato, vestiti, medico, libri fino all’emissione dei primi voti. In seguito l’istituto provvede per tutto.

CORREDO. - All’entrata i giovani devono possedere il seguente corredo: Materasso largo m. 1, lungo m. 1,90 N. 1; lenzuola 6; baule 1; imbottita 1; cuscino 1; copriletto 1; calze da estate paia 6, da inverno paia 6; blouse da lavoro 1; flanelle da estate 3, da inverno 3; scarpe paia 3; pettine 1; pettinetta 1; cappello 1; vestiti 3; catino 1; asciugatoi 8; camicie da estate 4, da inverno 4; mutande da estate 4, da inverno 4; tela larga m. 1, lunga m. 1,90; sapone e lucido; spazzola da abiti e da scarpe 1; fodere da guanciale 4; tovaglioli 6; fazzoletti 10.
Ogni capo di biancheria dovrà portare il numero che sarà indicato nell’avviso di accettazione.

Pia Società Figlie di San Paolo

È una congregazione religiosa femminile, approvata a norma dei Sacri Canoni. Essa è affine alla Pia Società San Paolo; avendo comune con questa molti mezzi, il fine, lo spirito.
FINE. — Anzitutto: tende alla santificazione delle figlie con la vita comune, la pratica dei voti di castità, povertà, obbedienza, gli esercizi della vita devota.
Inoltre: tende alla salvezza delle anime con
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l’Apostolato-Stampa. Si propone infatti di diffondere la dottrina e la vita del Vangelo con la Stampa, come la catechista con la parola. Perciò vi sono le scrittrici, le tipografe, le propagandiste ecc.
OPPORTUNITÀ. - Molte sono nella Chiesa le famiglie di Suore: altre per gli infermi, altre per la gioventù, altre per le Missioni, ecc. In questi tempi vi è un gran bisogno di averne una dedicata all’Apostolato-Stampa. L’Apostolato-Stampa richiede: chi scrive, chi compie il lavoro tipografico, chi sparge in ogni famiglia le divine verità stampate.
SEZIONI. - Prima Sezione: comprende le Suore o Figlie di S. Paolo. Esse secondo le attitudini: 1. si occupano a scrivere giornali, riviste, opuscoli, libri, bollettini ecc.; 2. li stampano: e cioè compiono tutto il lavoro tipografico di composizione, impressione, brossura, legatura ecc.; 3. li diffondono dedicandosi a varie iniziative tra cui biblioteche, bollettini parrocchiali, opere bibliche, settimanali ecc. Vestono divisa propria: nera.
Seconda Sezione: comprende le Suore o Pie Discepole che si consacrano all’adorazione del Divin Maestro Eucaristico, perché tutti gli uomini si raccolgano attorno a Gesù per imparare a seguire i suoi divini insegnamenti e santi esempi. Hanno ciascuna due ore di adorazione per ogni giorno: oltre le altre pratiche comuni di pietà. Inoltre si occupano dei lavori domestici (cucina, cucire, rammendare ecc.). - Vestono divisa propria: bianco-azzurra.

Figlie di San Paolo

CONDIZIONI PER L’ACCETTAZIONE. – 1. Attestati di nascita legittima, Battesimo, vaccinazione, buona condotta, sana costituzione con esenzione da malattie ereditarie. 2. Attestato di aver superato almeno la quarta elementare, di aver dimostrato inclinazione alla vita pia e religiosa, con il consenso dei genitori se non hanno ancora compiuto il 21.o anno di età. Si trovino fra i 14 ed i 25 anni: abbiano un corredo conveniente. Non pagano alcuna pensione, ma sino all’emissione dei voti sono tenute alle spese di vestiario bucato, medico, libri.

Pie Discepole

In questa sezione si accettano le figlie che amano di preferenza la vita di adorazione e di amore a Gesù Ostia, ritirate dal mondo, dedicate alla riparazione dei peccati della stampa cattiva, che rinnova la Passione di Gesù.
Vivono sotto la guida del Superiore della Pia Società di San Paolo. Devono essere scelte fra le figlie che più inclinano alla pietà specialmente eucaristica. Siano sane di mente, di corpo e non oltrepassino i 25 anni: entrando non pagano pensione di sorta, ma devono essere fornite di un corredo sufficiente.
Molti Reverendi Parroci si fanno un santo impegno di mandare una figliuola adoratrice che rimarrà una candela vivente accesa innanzi al Santo Tabernacolo per la propria parrocchia.
Negli anni che precedono l’emissione dei voti sperimentano la vita che desiderano abbracciare e danno prova della loro vocazione.
CONDIZIONI PER L’ACCETTAZIONE. – 1. Attestati di nascita legittima, Battesimo, vaccinazione, buona condotta, sana costituzione ed esenzione da malattie ereditarie.
2. Attestato di aver superato almeno la quarta elementare, di aver mostrato pietà eucaristica; il consenso dei genitori se l’aspirante non ha ancora compiuto il 21 anno di età. Si trovino fra i 14 e i 25 anni di età; abbiano un corredo sufficiente.
Non pagano alcuna pensione; ma sino all’emissione dei voti sono tenute alle spese di vestiario, bucato, medico.

In ogni caso occorre siano vere vocazioni religiose. - Scrivere: Direzione Pia Società S. Paolo - Alba (Piemonte).

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Unione di Preghiere

Per tutte le persone che si raccomandano offriamo al Signore tutto il bene e le azioni che si fanno in Casa, e le raccomandiamo alle preghiere dei Cooperatori.
Il Tempio a S. Paolo che abbisogna ancora di molte grazie - S. S. Pio XI - L’Apostolato della Buona Stampa - L’incremento della Pia Società S. Paolo - La diffusione al culto del Divin Maestro, alla Regina degli Apostoli, a San Paolo Apostolo ecc. - L’Opera delle Vocazioni Religiose all’Apostolato-Stampa - L’opera delle 2000 SS. Messe - La diffusione del S. Vangelo e della Sacra Bibbia - L’Apostolato del Libro - L’Opera dei Bollettini Parrocchiali - I Cooperatori, Scrittori, Collaboratori ecc. - L’Associazione Generale Biblioteche - I Centri di Diffusione - I Periodici settimanali e mensili - Una povera vedova per bisogni spirituali e temp. per sé e famiglia - Una Cooperatrice per la famiglia e per una conversione - Una grazia - Una Cooperatrice per una grazia miracolosa - Una Cooperatrice per decisione di vocazioni religiose e per varie fam. - La guarigione del figlio d’una benefattrice - Una persona che si raccomanda tanto - Una grazia straordinaria - Alcune famiglie e pie persone che si raccomandano - Una persona per una grazia che tanto le sta a cuore - Due sorelle per grazie speciali - Per un buon impiego - Una Zelatrice per una sorella ammalata - Due grazie importantissime - La pace in una famiglia - Una Cooperatrice che raccomanda la zia gravemente ammalata - Una mamma perché i figli crescano buoni - Una Cooperatrice per bisogni urgenti – Un’infermiera che soffre tanto - Parecchi Cooperatori e Cooperatrici.
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UNIONE COOPERATORI
APOSTOLATO - STAMPA

Opus fac Evangelistae (II Tim. IV,5)


Vocazioni all’Apostolato - Stampa

Oggi più insistente che mai giunge al nostro orecchio il lamento del Divin Maestro Gesù; lamento che uscì spontaneo dal suo Cuore ardente di amore ed assetato di anime, in quel giorno in cui, circondato dagli Apostoli, davanti alle messi biondeggianti dei campi distendeva la sua destra e spingeva lontano lontano il suo sguardo divino che abbracciava d’un tratto tutti i popoli, tutti gli uomini della terra:
La messe è molta, e gli operai sono pochi. Pregate adunque il padrone della messe che mandi operai per la sua messe.
La messe sono le anime che Gesù Cristo comperò col suo Preziosissimo Sangue. Operai sono quei servi e ministri di Dio, che, pregando, predicando, amministrando i Sacramenti, cercano queste anime, le cercano con sacrificio, ma con gioia, perché sanno di strapparle dalle mani del demonio e di portarle a salvezza tra le braccia di Gesù. Il Padrone poi è Dio che ha create queste anime, è Gesù stesso che le ha riscattate a carissimo prezzo.
Chi non comprende le parole di Gesù? Il desiderio cocente del suo cuore?
La messe è molta. Sì, è molta ancor oggi che pur abbiamo tanti sacerdoti e vescovi successori degli Apostoli.
Una cifra: su due miliardi di uomini, su duemila milioni, soltanto trecento e cinquanta milioni sono cattolici.
Gli altri mille duecento cinquanta milioni sono o eretici (protestanti) o scismatici (russi, greci, abissini e altri orientali) o infedeli (maomettani e pagani). Dunque soltanto una quinta parte degli uomini hanno udito la parola di amore che ha portato Gesù.
Perché non l’hanno udita? Perché sono pochi i missionari, e sono pochi, troppo pochi ancora, i sacerdoti.

Vocazioni allo stato Sacerdotale, allo stato Religioso

Iddio non manca mai nelle cose necessarie; e il Sacerdote è più necessario dei sapienti, più necessario dei re: e quindi fa sentire la sua voce a tante anime; ma alle volte questa voce, questa divina chiamata non è sentita, o è appena sentita dall’anima, che poi, distolta da altre voci contrarie e da altre cure, non risponde.
C’è bisogno di molta preghiera pubblica e privata, perché Iddio continui a far sentire la sua voce cui corrispondino anime generose.
Vocazioni al Seminario, vocazioni alle Congregazioni e Ordini religiosi, vocazioni maschili, vocazioni femminili. E diciamo anche: Vocazioni per l’Apostolato-Stampa! La necessità è urgente, e questa è l’ora della scelta!

Reclutare vere vocazioni

Iddio chiama all’Apostolato della stampa quelli cui vuole molto bene: i ragazzi e le fanciulle chiamati a questo apostolato di amore e di santificazione ricevono il segno di una speciale predilezione da parte di Dio e non avranno giorni bastanti per ringraziarLo.
Il compito di indicare ai giovanetti la loro via spetta ai Sacerdoti; spesso
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anche ai genitori, ai maestri, alle maestre, a persone amiche.
La Pia Società S. Paolo accoglie in questi giorni nuovi alunni. Occorre notarlo bene: non si tratta di un Convitto comune di studenti, ma di un Seminario di formazione all’Apostolato.
Quando si parla semplicemente di Stampa buona, non si intende ancora Apostolato della Stampa; perché può essere stampa buona un libro di studio, una grammatica, una geometria, una buona antologia, un buon libro di lettura scolastica ecc. E qualsiasi buon cattolico può fare della buona stampa nel senso che scrive e diffonde questi libri, scrive e diffonde anche dei buoni giornali e periodici.
L’Apostolato della Stampa, e quindi l’Apostolo della Stampa sono ben altra cosa! Fare dell’Apostolato significa servirsi della parola stampata, e in primo luogo del S. Vangelo, della S. Bibbia e di tutti quei libri, giornali, periodici, foglietti ecc, che commentano in qualche modo e spiegano il S. Vangelo, per salvare le anime.
L’Apostolo della stampa deve avere in primo luogo un cuore, una mente, un’anima Sacerdotale, e con tale spirito studiare, lavorare, fare del bene.
Il lavoro che egli deve compiere è di salvare le anime, opponendosi al dilagare di quell’immenso e putrido torrente di iniquità che è ai nostri giorni la stampa perversa.
Il bene che può compiere un Apostolo della Stampa Buona! Vi abbiamo mai pensato?
Noi restiamo ammirati davanti a San Francesco Saverio, il Santo Missionario che nell’India ha convertito oltre dieci milioni di anime; noi ammiriamo S. Vincenzo de’ Paoli, il B. D. Bosco ecc.; ma se noi ben consideriamo il bene che può fare un Apostolo della Stampa ai nostri giorni, non vi è per nulla da invidiare gli Apostoli dei tempi passati.
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L’Aspirante all’Apostolato della stampa, un giovanetto, un chierico, considera la sua macchina il suo posto di lavoro e di studio come il pulpito da cui predica la parola di Dio a migliaia e migliaia di persone. E difatti le macchine moltiplicano il bene moltiplicando la parola stampata; e mentre quel piccolo Apostolo se ne sta raccolto davanti al Maestro Divino pregando affinché il suo apostolato fruttifichi, o mentre si applica allo studio di quella scienza che lo renderà ogni giorno più abile nella sua missione, ecco che migliaia e centinaia di migliaia di anime si dissetano alla sorgente della verità leggendo il S. Vangelo da lui stampato e diffuso poi sotto varie forme ed in tanti modi.

Vocazioni maschili

Aspiranti allo stato Religioso-Sacerdotale.

Nella Pia Società S. Paolo per l’Apostolato della Stampa, trovano campo a svolgersi le attività e le doti di cui ciascheduno fu arricchito dal Signore.
Occorrono vocazioni Religiose-Sacerdotali, giovanetti che vengono formandosi ad una pietà soda, ad una virtù non comune, allo studio profondo e all’esercizio pratico dell’Apostolato.
Sono quei ragazzini che in Parrocchia erano ascritti tra i Crociatini, nel Piccolo Clero, tra gli Aspiranti della G. C. I. e frequentavano con una certa assiduità ed amore il Catechismo, le funzioni sacre, i SS. Sacramenti; avevano imparato ad amare con semplicità infantile la S. Madonna, a fuggire con orrore il peccato evitandone anche il pericolo, e desiderano fare del bene.
La mamma o la zia, più sovente il Parroco o una buona persona di cui il Signore si servì per trapiantare quel fiorellino nel suo giardino, coltivarono sì belle attitudini ed indicarono la via al chiamato da Dio; ed un giorno non lontano, la Chiesa avrà un Apostolo di più, le anime uno zelante scrittore, il Cielo un beato più alto in gloria.
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Ma l’Apostolato della Stampa è così vasto e sì pieno di molteplici attività che occorrono altre anime e molte anime generose accanto al Sacerdote.
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I Discepoli del Divin Maestro

Sono essi gli Aspiranti allo stato religioso, consacrando tutte le loro energie ed attività al Signore nell’Apostolato della Stampa.
Sono giovanetti, anime che hanno imparato ad amare Gesù; hanno lasciato il mondo per aver conosciuto quanto esso sia brutto, quanto pieno di pericoli e di inganni, e spinti dal desiderio di fare del bene a se stessi e al prossimo, intrapresero una vita nuova più perfetta seguendo la voce del Divin Maestro nella pratica dei consigli evangelici.
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Il loro scopo è duplice:
1) Riparare colla vita pia, coll’esercizio delle virtù cristiane, colla propria santificazione gli innumerevoli peccati causati dalla cattiva stampa.
2) Lo studio teorico-pratico del lavoro tipografico di composizione, di stampa, di legatura, della carta, degli inchiostri, di propaganda ecc.
Essi si mettono al seguito di Gesù Maestro praticando importantissime divozioni: L’assistenza devota alla S. Messa e l’esercizio della Via Crucis (due volte alla settimana), oltre alla visita quotidiana al SS. Sacramento. Essi spendono tutte le loro energie sempre allegri e contenti, applicandosi ai più svariati generi di lavoro. Debbono possedere un corredo completo di cognizioni teoriche e pratiche di tutto ciò che riguarda il lavoro tipografico non solo, ma di una Casa in cui non basta comporre o stampare, ma preparare gli inchiostri per la stampa, fondere i caratteri per la composizione, lavorare per la fabbricazione della carta ecc. ecc. Quindi è bello vederli passare gradatamente dalla compositoria alla stamperia, dalla stereotipia agli inchiostri, dall’officina meccanica alla lavorazione della carta, alla diffusione pratica dei libri stampati.
E tutto questo svariato lavoro lo compiono con molta cura ed applicazione, con attaccamento ed affezione speciale alla Casa, alla loro missione, spinti da un unico pensiero: guadagnarsi dei meriti, e molti meriti per il Cielo; salvare tante, tantissime anime.
I Discepoli del Divin Maestro vanno aumentando sempre più: preghiamo che nessuno dei chiamati abbia a disertare, ma che tutti corrispondano generosamente.
La cura minuta, affettuosa, continua di cui questi carissimi Discepoli sono circondati per la formazione del loro spirito di pietà e di apostolato; le grazie infinite e svariatissime che concede loro il Divin Maestro Gesù, sono il motivo per cui essi amano la loro vocazione e la seguono con entusiasmo, vincendo quelle difficoltà - tanto più grandi quanto più è bella e grande la vocazione - che naturalmente il demonio ed il mondo non mancano mai di far sorgere come inciampo sulla via della santificazione propria e della salvezza altrui.
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I nostri Cooperatori, ed in modo speciale i RR. Parroci curino queste vocazioni. Nei Circoli della Gioventù Cattolica Maschile, è facile incontrare giovanetti che inclinano assai alla pietà; sarebbe una buona carità avviarli alla vita religiosa ove i loro meriti si moltiplicherebbero. Talvolta si tratta di giovani soli, oppure che in famiglia sono quasi di troppo: se possedessero tale fondo di pietà e docilità in cui si possa coltivare una speciale speranza di vocazione religiosa, ecco l’occasione di una bell’opera che Iddio presenta.

Vocazioni femminili

1) Figlie di S. Paolo
2) Pie Discepole
La Pia Società San Paolo - Figlie di San Paolo è congregazione religiosa femminile, approvata a norma dei Sacri Canoni.
Le Figlie di San Paolo fanno anch’esse dell’Apostolato; difatti scrivono, compongono, stampano e diffondono libri, periodici ecc.
Tra le Figlie di San Paolo ve n’ha che studiano per diventare religiose-scrittrici, e i corsi di studio comprendono le complementari e le magistrali: e altre che si
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dedicano esclusivamente al lavoro di propaganda.
La propaganda pratica per portare il Santo Vangelo; il libro buono ecc. alle famiglie, ha incontrato il favore e l’incoraggiamento dei Vescovi nelle Diocesi, dei RR. Parroci nella Parrocchie, l’aiuto dei Cattolici e specialmente della G. F. C. I. Il Signore benedice, ed in poco tempo fu possibile aprire dodici centri Librari in diverse regioni d’Italia, da cui partono le Figlie propagandiste per compiere il loro Apostolato. E lavorano con fede e zelo aumentando ogni giorno di numero ed ampliando sempre più la loro attività.
Le Pie Discepole sono le figlie che amano di preferenza la vita di Adorazione e di amore a Gesù-Ostia; ritirate dal mondo, dedicate alle riparazioni dei peccati commessi per causa della cattiva stampa, che rinnova la passione di Gesù. Stanno per turno in Adorazione davanti al SS. Sacramento esposto notte e giorno. Queste anime con la loro vita nascosta ed eucaristica, con le preghiere fervorose e sacrifizi quotidiani, attirano le benedizioni del Signore sull’Apostolato della stampa.
Altre occupazioni, dopo l’Adorazione, sono: il bucato, rammendare abiti e biancheria, cuocere il pane, attendere alla cucina, all’orto, al giardino ecc.
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Tra le Figlie di Maria, nella Gioventù Cattolica Femminile, nelle classi superiori di Catechismo, si trovano le migliori vocazioni. I genitori, i RR. Parroci, i Direttori di Istituti Pii, le Suore, le Maestre, le Presidenti, le Priore, ecc. quante occasioni hanno di conoscere le anime fortunate che il Divin Maestro chiama a sé, sia tra le Figlie di S. Paolo che tra le Pie Discepole, in una vita più perfetta quale è quella dell’osservanza dei consigli Evangelici.

Quando è il Maestro Divino che chiama...
La salute eterna è la cosa più importante, e perciò bisogna curarla più che ogni altro interesse mondano.
Così rispondeva un giovanotto sui venticinque anni entrato da poco tra i Discepoli, a chi faceva le meraviglie nel saperlo abbandonare una bella carriera per darsi al Signore.
– Veramente – continuò – non fui sempre di quest’idea, tutt’altro! Crebbi in mezzo a compagnie poco buone, con esempi poco edificanti attorno a me. Ebbi però nella scuola un’istruzione più che sufficiente; mi piaceva leggere e scrivere, e difatti lessi molti libri, in maggior parte, disgraziatamente poco buoni, anzi alcuni pessimi.
«Non tutte le Domeniche ascoltavo la S. Messa; però osservavo che quando adempivo al precetto festivo, le cose andavano meglio.
Partii soldato, e qui mi aspettava il Signore. Un giorno mi capitò tra le mani un calendario antiblasfemo stampato dalla Pia Società S. Paolo; considerando quelle figure che rappresentavano i castighi di Dio ai bestemmiatori, concepii orrore per la bestemmia e mi venne l’idea di abbonarmi al giornale «Italia antiblasfema», stampato dalla Pia Società S. Paolo. In questo modo potei conoscere questa santa Casa.
Di più: vedendo pubblicato sul giornale suddetto, un elenco di libri buoni, me ne feci spedire alcuno, tra cui «I Comandamenti di Dio e della Chiesa» e il S. Vangelo.
Avevo acquistato già un Vangelino da uno che ne spacciava parecchie copie sulla pubblica piazza; ma non so perché, quello non mi sembrava il vero Vangelo di N. S. Gesù Cristo; aveva un altro stile, un altro modo di narrare i fatti e i detti del Signore; e poi non era completo. Seppi che si trattava di un vangelo protestante. Il vero Vangelo, che potei acquistare dalla Pia Società S. Paolo, quello sì mi fece del gran bene, ed è per mezzo di quel Vangelo che il Signore fece sentire la sua voce.
Io, a dir la verità, non avevo mai letto il Vangelo in vita mia, e la prima volta che l’apersi, un mio compagno si mise a ridere e a beffeggiarmi! Oh, cosa hai comperato lì? - Ma io non risi, e neppure feci gran caso delle beffe del compagno; volli leggere – Vidi che quel libro non era come gli altri che avevo letto fino allora; conobbi che dava degli insegnamenti diversi, altre regole di vita, mi fece in sostanza conoscere che io ero fuori strada e che la vera via era quella di seguire la legge del Signore compendiata nel Vangelo.
Queste parole:
«Chi cammina dietro di me, non cammina nelle tenebre», ossia non può sbagliare; «Io sono la via»; gli esempi di Gesù e degli Apostoli, i suoi insegnamenti rimanevano profondamente impressi, e pensavo tra me: «Ma dunque, questa è proprio la vera via di salvezza, l’unica via; chi fa diversamente non si salva...».
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E con questi pensieri terminai il servizio militare e tornai a casa.
Si era in novembre; il Papa aveva raccomandato nell’intenzione dell’Apostolato della Preghiera (cui mi ero fatto iscrivere cambiato alquanto tenore di vita) la frequenza alla S. Comunione, e di qui la mia lotta contro il peccato e le mie cattive inclinazioni.
Non lasciavo mai le lettura dei S. Vangelo, quando mi colpirono quelle parole di Nostro Signore:
«Chi non rinuncia a tutto ciò che possiede non può essere mio discepolo»; e le altre: «Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato per giunta; Chi rinuncia a tutto ciò che possiede riceve il centuplo su questa terra e la vita eterna».
Rimasi per alcun tempo in questa alternativa: restare nel mondo, o intraprendere una vita più perfetta? Vita perfetta è quella dei Religiosi, ma io se voglio sono ancora in tempo; ma dove andrò?
Il Signore continuava a farsi sentire, ed ecco che un bel giorno ebbi tra le mani il peridico «Unione Cooperatori Apostolato-Stampa» su cui si parlava dei Discepoli del Divin Maestro nella Pia Società S. Paolo. Lessi attentamente il programma di accettazione ed esclamai: «Ecco il mio posto! Più bello non potrebbe essere! Si può fare tanto bene per sé, e con la Stampa Buona, salvare tante anime!».
Ero deciso; scrissi, venni accettato, ed eccomi – terminava – in questa Casa, disposto a fare la volontà dei Signore nelle mani dei miei Superiori: pur di salvarmi e guadagnarmi una bella corona di meriti per la Vita Eterna».

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MA, E POI?

– Mi dica, Padre, se io mi fo’ missionario, che cosa avrò?
Era un giovinetto di tredici anni, intelligente ed assennato, di quelli che pensano già molto, e che sanno calcolare sulle cose.
Io, prima di rispondere, trassi di tasca il S. Vangelo, cercai un istante, poi lessi:
«Pietro prese a dire a Gesù:
– Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. Che cosa ne avremo?».
«E Gesù rispose:
– In verità vi dico, non vi è nessuno il quale, dopo di aver lasciato casa o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi, per me o per il Vangelo, non riceva cento volte tanto in
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questa vita in mezzo alle persecuzioni, e nel secolo futuro la vita eterna».
– Che cos’è cento volte tanto? – chiese il mio ometto.
– Significa che pur in mezzo ai dolori, le gioie e gli affetti del missionario o del sacerdote sono cento volte più belle e grandi di quelle che provano gli altri del mondo.
– È vero? Lei, Padre, le ha provate tali gioie? – chiese ingenuamente il piccolo. Voleva assicurarsene per davvero.
Sorrisi e l’accarezzai: – Sì, le provo specialmente all’altare e quando parlo di Gesù ai fanciulli.
Egli abbassò il capo pensoso.
– Ho capito – disse. Poi diede un guizzo e scappò via gridandomi: – Buona sera, Padre!
Ora è alunno in un Seminario di Missioni Estere e tutti i suoi Superiori concepiscono su di lui magnifiche speranze.

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Segni rivelatori

Come parla Dio

Una Vocazione quanto sta a cuore a Dio! Chi la salva, spesso non se ne accorge nemmeno: e pure fa opera sì grande!...
Si era nel maggio 1908. Un Sacerdote nuovo, pio e giovane, portava la S. Messa domenicale in un paese della sua Diocesi. Si affezionò in breve i chierichetti che servivano la S. Messa: ma essi non ne sapevano il nome, ed il Parroco non lo voleva dire perché era un nome difficile: eppure doveva diventare sì caro, sì abituale!
***
Una domenica sera, dopo i Vespri, si doveva fare la chiusura del mese di Maria in due Cappelle campestri della Parrocchia. Il Parroco destina i chierichetti ad accompagnare il Vicecurato anziano e il Sacerdote nuovo.
Uno dei ragazzetti destinati al Vicecurato dice in tono di preghiera: – Ma io vorrei andare col prete nuovo...
Il Parroco forse non badò; e il fanciullo lasciò partire la prima squadra, e silenzioso si avviò con la seconda. Per via si parlò di tante cose: egli rimase sempre vicino al giovane prete, e lo sentiva con gusto parlare.
Nella Cappella si inginocchiò in sagrestia su una sedia prospiciente l’icona della Madonna e il Tabernacolo; non andò a servire quella sera, recitò raccolto il S. Rosario con una coroncina che aveva trovato e che s’era benedetto ingenuamente da sé, bagnandola di nascosto nell’acquasantino; pregò la Madonna e assisté alla funzione con fervore insolito, ma non domandò nulla di speciale.
Dopo il Rosario, la predica, la benedizione, si usci di Chiesa: i borghigiani offrirono qualche rinfresco e si riprese la via verso casa. Il fanciullo ritornò presso il prete nuovo, e camminava vicino a lui e non prendeva parte alle corse dei compagni, nemmeno per guadagnare la caramella che il Parroco dava come premio ai vincitori. – Qualche volta domandava: – Lei, D. Matteo, dica un po’... e si faceva vanto di chiamarlo con quel nome, letto curiosamente nel timbro d’un vecchio libro visto una volta in mano del giovane prete...
– Ma io mi chiamo mica D. Matteo!
– Ma allora come si chiama?
E il giovane prete disse il nome che non fu trovato difficile, e non fu più dimenticato.
– E dite, un po’: vi è nessuno di voi che voglia farsi Prete?...
Allora il giovanetto quasi con timore che altri rispondessero prima di lui, rispose in fretta:
– Io; mi farei prete, ma...
Gli altri non risposero nulla; ed egli che disse subito, come se da molto tempo coltivasse la cosa nel cuore, rispondeva con tanto movimento di animo una cosa cui allora proprio non pensava e su cui prima non s’era mai fermato a pensare.
Era la S. Madonna: era Dio che parlava; era il momento colto dal pio prete che tosto soggiunse: – ...Ma che cosa vuoi dire?
– Voglio dire che per farsi prete ci vogliono dei denari!...
– Oh, non ci vogliono poi tanti soldi!
– Già, lo dice lei... ma mio padre non può farmi studiare!
La grazia era fatta. Seguirono in altri tempi altre domande: – E che cosa faresti allora?
– Farei il carradore o il macellaio.
– Ti fa lo stesso fare il carradore o fare il prete?
– Oh, no! io vorrei fare il prete, ma non posso!
– Ti piace farti buono?
– Sì.
– Ti piacerebbe fare del bene alle anime? Predicare, confessare, celebrare la S. Messa?
– Sì, tanto.
– Hai nessuno che ti possa aiutare?
– Non so!
Il pio prete diede poi al ragazzo una piccola vita illustrata di S. Stanislao Kostka: egli insegnò a recitare le tre Ave Maria alla S. Madonna; egli stesso, che ancora aveva debiti per i suoi studi, si offerse di pagare i libri e la cancelleria, e lo fece. S’interessò presso un altro zelante Sacerdote poi presso il Seminario.
Il giovane venne accettato, studiò con amore e costanza; corrispose generosamente alle grazie del Signore, come prontamente aveva risposto alla Divina Chiamata; diventò chierico e nel 1919 celebrò la sua Prima Messa.

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Quanti traviamenti giovanili a causa degli spettacoli odierni, oltre che dalle malvagie letture, non debbono ora piangere i genitori e gli educatori!

Pio XI.

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Che farai quando sarai grande?

Erano in classe. Prima Elementare.
Nello stesso banco, guardate caso! stavano due bimbi. Uno alto per la sua età, bello, slanciato, ardito, coi calzoncini corti. L’altro mingherlino, intelligentissimo, bello anch’egli, ma fragile e sensibile quant’altri mai, coi calzoncini lunghi.
La Maestra chiama il primo alla lavagna. Questi s’alza e a passo marziale s’avvicina alla cattedra; e lì duro ed impettito col naso in su come a dire: «Comandi pure qualunque cosa».
E la Maestra:
– Dimmi un po’, che farai tu quando sarai grande?
E l’altro grave e spiccato, gettando il capo all’indietro, con un senso di orgoglio nella vocina squillante: – Militare!
– Bravo. E tu? – chiese ancora rivolta al piccolino suo compagno di banco. Anche la Maestra era stata colpita dal contrasto dei due compagni, e le pareva di dover udire una risposta curiosa.
Difatti il piccinino s’alza e dolcemente ma franco: – Io mi farò prete.
Qualcuno rise. Piccoli incoscienti trovarono buffo quel piccolo prete.
– Bravo anche tu. Anzi meglio, tu – riprese stupita e contenta la Maestra. – Badate a riuscire, vero? Non basta dir voglio una, ma mille volte.
E incominciò la lezione.
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Quel piccino non si era mai posto in mente tale problema: Aveva sei anni soltanto! Serviva già la Messa al mattino prestissimo, facendo venti minuti di cammino, costruiva altarini e provava a celebrare anch’egli con un asciugamano ricamato sulle spalle; ma non aveva mai detto: «Mi farò prete».
La domanda della Maestra accese in lui una vivissima luce, ed egli rispose, franco: – Io mi farò prete! – come se una voce misteriosa glielo suggerisse nel cuore.
È lo Spirito Santo che pone tali pensieri nei cuori dei piccoli bambini. Egli sentiva che esser prete è una cosa grande perché porta vicino a Gesù.
***
D’allora i suoi compagni lo chiamavano per ischerzo «il prete»; ed egli lo divenne realmente e che prete! – Perché – diceva poi – tale nomignolo mi incaponì a riuscire davvero, perché non avrei voluto che le celie dei compagni fossero bugie.

DISCUSSIONI

L’ho colta al volo nell’angolo del cortile all’Oratorio.
– Io preferisco fare il missionario. Prima di tutto perché porta la barba lunga fino al petto.
– Oh! per quello la portano anche i Cappuccini, come Padre Ignazio. Io gli corro sempre incontro a baciargli il cordone.
– Sì, ma – incalzava l’altro – il missionario dorme nelle capanne e anche per terra.
– E Padre Ignazio no? Ho visto una volta la sua cella in convento. Due assi e un saccone e basta. E poi vanno scalzi.
– Io preferisco ancora i missionari, perché laggiù (dove laggiù, bimbo mio?) ci sono le bestie feroci e i cannibali che fanno «Niam, niam» e ti mangiano gli uomini bell’e vivi (Bum!)
(Il desiderio di diventare eroi, cari ragazzi, è buono, pensai io).
– Io invece – saltò su un terzo – preferisco farmi prete come D. Carlo che sta sempre con i ragazzi.
– E tu, scarabocchiatore letterato in erba? – chiesi io uscendo dalla stanza che mi celava, a un frugolo che stava a metà sdraiato sul sedile di pietra scombiccherando su di un quaderno.
– Io mi farò Paolino.
– Come?
E gli altri in coro: – Sì, Paolino. Di quelli che scrivono sui giornali e stampano il Giornalino. Ne ho una copia io.
Giunse intanto D. Carlo che aveva afferrato il discorso e, volto a me, disse sorridendo:
– Ci ha davvero la vocazione, sa? Immagini che mi ha riempito di pupazzi tutti i registri che gli capitarono fra mano. E gli diede un buffetto amorevole.
– Prete giornalista! Evviva il prete giornalista? – gridarono gli altri battendo le mani.
– Ma allora lo farai più bello il Giornalino, se no...
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Volete credere? Quello sbarazzino è fra i Paolini: sta studiando di buzzo buono e scarabocchiando a tutto andare. Chi sa che un giorno...
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Ai nostri tempi si fa necessaria più estesa ed accurata vigilanza, quanto più sono cresciute le occasioni di naufragio morale e religioso per la gioventù inesperta segnatamente nei libri empi e licenziosi, molti dei quali diabolicamente diffusi a vil prezzo, negli spettacoli del «cinematografo», ora anche nelle audizioni radiofoniche...

Pio XI.

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LA SOLENNITÀ DI SAN PAOLO

Al nostro amato Padre e Protettore abbiamo dedicato un mese per onorarLo con quotidiani ossequi, per pregarLo, per meditare le sue Lettere, il suo cuore, i suoi esempi ed insegnamenti.
Egli è il prigioniero di Cristo «Vinctus Christi», l’Apostolo; ma più che Apostolo, Padre che genera nel Santo Vangelo i suoi figli spirituali. - Dell’amore di Lui e del suo spirito noi abbiamo riempito il nostro cuore, la nostra anima.
Ogni giorno, dopo la visita al Santissimo Sacramento, si impartì la Benedizione solenne; nuove lodi si impararono e si innalzarono al Santo, quali ferventi espressioni d’affetto al Padre amato.
La solennità di chiusura che si celebrò nei due giorni 29 - 30 Giugno, ebbe un carattere religioso speciale, resa indimenticabile da avvenimenti notevoli quali la celebrazione della Prima Messa d’un Nuovo Sacerdote, la Vestizione religiosa delle Figlie e Suore di San Paolo, la Processione con la Statua dell’Apostolo.
Degno poi di particolare rilievo l’affluenza ai Santi Sacramenti e alle Funzioni di numerosi Cooperatori, Amici e Benefattori che si portarono come in devoto pellegrinaggio da paesi vicini e lontani per dar sfogo alla loro pietà e divozione fervente ai piedi dell’Apostolo.

Prima Messa

È col cuore pieno di riconoscenza verso il Signore e verso S. Paolo che imprendiamo a scrivere queste poche righe, poiché anche quest’anno la nostra Casa ebbe la grazia di avere l’ordinazione di un novello Sacerdote e di due nuovi Suddiaconi.
I Suddiaconi furono i RR. Chierici Stanislao M. Crovella e Luca M. Rocca che incominciarono a salire gli ultimi gradini che presto dovranno condurli all’Altare.
Il Novello Sacerdote fu il Rev. D. Emanuele M. Fassino di Vezza d’Alba già molto benemerito della nostra Casa. Difatti, entratovi fin dal 1922, dopo soli 6 mesi vestì l’abito chiericale e subito si distinse sui compagni per le sue spiccate qualità di mente e di cuore e per le sue non comuni virtù. Il Primo Maestro buon conoscitore dei cuori lo comprese bene, e lo collocò subito in cura dei giovani in qualità di Assistente. Si può dire che incominciò allora il Ministero Sacerdotale del Nuovo Ordinato, ministero compiuto sempre con grande amore ed ammirabile abnegazione.
Per la sua giovane età, il Novello Sacerdote dovette attendere parecchio tempo il fausto giorno della sua Ordinazione Sacerdotale, che finalmente giunse, vorremmo dire un po’ inaspettata, ma tanto più gradita, il 29 giugno, festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.
Questo giorno fu una festa tutta di famiglia. Al mattino la S. Messa e la S. Comunione di tutti i componenti la nostra Casa furono per i nuovi Ordinandi, e particolarmente per il Rev. D. Emmanuele, che, alle ore 8,30 accompagnato dai parenti e da un gruppo dei suoi giovani, si recò in Vescovado per la Sacra Ordinazione.
È indescrivibile l’entusiasmo con cui fu accolto il ritorno del Novello Levita.
Alle quattro pomeridiane vi fu il Vespro Solenne, fungendo da Celebrante il Novello Sacerdote, da Diacono il suo compaesano Rev. D. Paolo M. Marcellino, e da Suddiacono il Rev. Don Crovella. Tenne il discorso di circostanza il Sig. Primo Maestro. Egli tratteggiò brevemente e luminosamente le virtù del Novello Sacerdote, trattenendosi in modo speciale sull’opera da Lui compiuta riguardo alla educazione dei giovani, affermando che è appunto in questa educazione che consiste la miglior esplicazione del Ministero Sacerdotale, poiché, diceva: «nei giovani di oggi vi è l’avvenire della Chiesa e della Società di domani». Spiegò poi anche il nome del Novello Sacerdote, Emanuele, che significa «Dio con noi», e terminò formulando l’augurio che, avendo ora rivestito non solo l’ufficio, ma anche la
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potestà Sacerdotale, possa sempre meglio esplicare la Missione indicata dal suo nome stesso, di essere cioè Dio con noi, ed in modo speciale di esserlo coi suoi giovani.
Il giorno seguente 30 giugno celebrò solennemente la sua Prima Messa, preceduta dal canto del «Tu es Sacerdos» ed accompagnata all’Harmonium dal Rev.mo Can. Varaldi.
Alla sera dopo i Vespri, ebbe luogo una festiccciuola tutta intima e propria degli Immacolatini, i giovani diretti per tanti anni dalle cure amorose del Novella Sacerdote, i quali, non contenti di quanto si era fatto in comune vollero dimostrare all’amato educatore la loro più intima riconoscenza con la lettura di alcune letterine e poesiole in cui appariva la loro grande gioia ed in cui formulavano i loro fervidi auguri. E per esternare meglio la loro riconoscenza per i tanti benefici ricevuti, vollero presentare i loro regali, consistenti in una ricca Pisside ed in un elegante orologio.
Il festeggiato, commosso, ringraziò sentitamente di tutto, promettendo di ricambiare con un memento speciale nella S. Messa. Indi, con un fragoroso battimani e con la distribuzione delle Immagini-ricordo di Prima Messa, si chiuse le bella Festicciuola.
Ora non ci resta altro che ringraziare il Signore della fortuna concessaci di avere ogni giorno una Santa Messa in più, al novello Sacerdote l’augurio di un fecondo ministero in mezzo ai suoi amati giovani.

Vestizione religiosa

Un’altra commoventissima e cara funzione seguì la celebrazione della Prima Messa. - Uno stuolo di anime candide che sentirono la voce del Maestro Divino diedero addio al mondo ingannatore e fallace per eleggere la parte migliore, la via che conduce al Cielo attraverso alla pratica delle virtù più belle e più sode; consacrandosi alla più nobile ed alta Missione quale è quella di portare il Santo Vangelo di Nostro Signore tra gli uomini.
Fatta l’esposizione del SS. Sacramento e cantato il «Veni Creator», si presentarono per la supplica di ammissione tra le Novizie e per la Vestizione dell’abito religioso sessanta giovani postulanti: quarantadue per entrare a suo tempo tra le Figlie di San Paolo e diciotto tra le Pie Discepole.
Accettata la supplica e recitate altre preghiere di rito, il Primo Maestro, assistito dai due Sacerdoti direttori di spirito delle Figlie e delle Pie Discepole, benedisse gli abiti e i veli, indi i cingoli, le corone, il Crocifisso e il distintivo. Ad una ad una le postulanti uscirono dal banco e si presentarono per ricevere la divisa.
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Terminata la vestizione, disse paterne e sante parole il Primo Maestro, parole che scesero nei cuori delle novelle Spose di Gesù a portarvi fuoco di sacro entusiasmo, coraggio e fervore di opere per la nuova vita di perfezione individuale e di apostolato sociale.
Una grande grazia ha concesso il Signore a queste anime fortunate, anime trapiantate dal campo arido ed incolto del mondo in un giardino profumato di mistiche ed olezzanti virtù; anime che trascorreranno i loro giorni nell’orazione, nella pratica della pietà, e nell’abnegazione di se stesse, abbracciate alla Croce al seguito dello Sposo Divino. - Non di cose straordinarie sarà intessuta la loro corona, ma della pratica della vita comune, dei piccoli atti di virtù nelle cose più semplici ed ordinarie, eseguite però nella prontezza e generosità dell’amor di Dio, ai cui occhi non è mai piccolo ciò che si compie con intenzione retta e mondezza di cuore. La vita più attiva unita alla contemplativa, l’Adorazione e l’Apostolato aumenteranno straordinariamente i loro meriti e attireranno sopra di sé, sui loro parenti, sulla Casa di San Paolo, sull’Apostolato-Stampa, sui Cooperatori tutti le più elette Benedizioni e grazie del Signore.
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Un magnifico spettacolo presentava il Tempio San Paolo nello svolgersi della funzione. Parenti, amici e conoscenti convenuti da paesi e città vicine e lontane facevano corona attorno all’altare. Visibile e vivissima la commozione che si dipingeva
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sul volto di tutti, ma in modo speciale dei genitori e parenti che con sacrificio generoso e con santo orgoglio consegnavano al Signore i fiori più belli delle loro case. Queste Figlie daranno loro le migliori e più grandi consolazioni, saranno come il parafulmine che terrà lontano dalle loro famiglie i castighi di Dio e ne attirerà le grazie; saranno come la candela accesa che
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arderà continuamente davanti al SS. Tabernacolo ad attestare adorazione, ringraziamento, riparazione, impetrazione.
La consacrazione di se stesse alla Regina degli Apostoli, secondo il metodo del Beato Grignon de Monfort, e quindi la Benedizione Eucaristica impartita dal Primo Maestro, posero termine alla bella ed importante funzione.
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La Processione

Nel pomeriggio, dopo il canto dei Vespri, parlò dal pergamo sull’attività di San Paolo e sul suo tenore di vita interiore, un Sacerdote della Pia Società; tratteggiando magnificamente come l’Apostolo abbia saputo unire mirabilmente assieme la vita più attiva alla vita interiore e contemplativa. Un’anima sarà tanto più attiva e farà del bene attorno a sé, quanto più sarà sollecita nella vita dello spirito badando a santificare se stessa.
Al tramonto del sole si svolse la solenne processione portando la statua del Santo, dal Tempio S. Paolo alla Cappellina di Borgo Piave, fuori città; Cappella dedicata al Divin Maestro ed officiata dai Sacerdoti della Pia Società.
Impressionante lo svolgersi di quella interminabile processione cui partecipò tutta la Casa. Novecento persone circa, distinte nei singoli Reparti, cantando inni e lodi al Santo e pregando fervorosamente.
In quella minuscola Cappella si celebrò l’ottava; e cioè: ogni giorno due SS. Messe e Benedizione solenne cui presero parte i bravi borghigiani.
Domenica, 6 Luglio si svolse la processione di ritorno riportandosi la statua nel tempio S. Paolo, impartendosi poscia la Benedizione solenne di chiusura.
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Importante

Non è difficile, nelle Parrocchie in cui già si diffondono i Bollettini Religiosi, Periodici o settimanali cattolici, e dove già vi sono Zelatori, Benefattori e Cooperatori nostri, costituire una Sezione Apostolato-Stampa!
Il Parroco o il Delegato pro Buona Stampa o altra zelante persona ne parlino privatamente o in conferenze agli aderenti all’Azione Cattolica; si faccia una lista dì nomi di persone attive (anche solamente due o tre se non è possibile di più) e si spedisca alla PIA SOCIETÀ S. PAOLO - ALBA - (Piemonte).
Il Programma di lavoro è assai facile e pratico e si può conoscere facilmente dal libretto-statuto e dal Periodico che viene loro spedito mensilmente.
Per comodità dei Parroci uniamo il seguente staccando: i Parroci lo riempiono e lo spediscono alla Pia Società S. Paolo per l’Apostolato della Stampa, in busta aperta affrancata con 10 centesimi.

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Spett. Società S. Paolo per l’Apostolato della Stampa
ALBA (Piemonte)

Propongo membri della Sezione Cooperatori Apostolato-Stampa le seguenti persone:
1.o .........................................
2.o .........................................
3.o .........................................
4.o .........................................
5.o .........................................
6.o .........................................

Indico come capo-gruppo ..................................
Firma del Parroco
.............................................

N. B. - Nomi e indirizzi ben chiari.

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COOPERATORI! Fate conoscere la vostra Unione diffondendo il Periodico «Unione Cooperatori Apostolato-Stampa».
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APOSTOLATO DEL LIBRO

L’incoraggiamento dei RR.mi Parroci e dei Cooperatori per l’Ap. del libro

L’Apostolato del Libro va estendendosi sempre più e compreso sempre meglio dai RR. Parroci che vedono nel buon libro, nel foglietto religioso il portavoce della Divina Parola e un buon collaboratore nel Ministero Pastorale. E va aumentando notevolmente il numero dei nostri Cooperatori che prestano il loro pratico aiuto in quest’Apostolato.
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Tantissimi altri RR. Parroci, ancora incoraggiano ed appoggiano la propaganda fatta dalle Suore e dalle Figlie della Pia Società San Paolo. Vorremmo poter trascrivere qui le loro parole di incoraggiamento, parlare di quanto dicono e fanno praticamente nelle loro Parrocchie, ma la ristrettezza dello spazio non lo permette. Tutti indistintamente ringraziamo e raccomandiamo a S. Paolo e al Divin Maestro nelle nostre preghiere, augurandoci di cuore che il seme gettato si sviluppi e dia ovunque frutti copiosi.
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Borsa di studio S. Cuore

È la terza borsa di studio che si intitola al Sacro Cuore; ed è stata iniziata nel mese a Lui consacrato da un’anima molto divota del Sacro Cuore da cui attende grazie importanti. Il Sacro Cuore sempre largo di bontà e di grazie certamente non si lascerà vincere in generosità, tanto più da chi coopera a formare i suoi apostoli.
Il Cuore adorabile del Divin Maestro che amava i suoi discepoli come la pupilla degli occhi, oh quanto volentieri e con quanta compiacenza posa il suo sguardo su chi coopera alla loro formazione! E quando dalla croce morente esprimeva con infinito desiderio il suo «sitio», ho sete di anime; oh, sì, la sua speranza era negli apostoli che avrebbero continuata l’opera da Lui incominciata!
La messe è davvero molta, anzi moltissima; gli operai invece sono scarsi! Eppure Gesù Cristo va dicendo: io ho ancora tante pecore che non sono di quest’ovile e bisogna che raduni anche quelle. Trovi il Cuore di Gesù tante anime che in unione coi suoi apostoli lavorino a condurre a Cristo tante pecore che non hanno ancora trovato l’ovile suo o se ne sono allontanate; e voglia il Sacro Cuore benedire ed esaudire tutte le intenzioni dell’offerente.
La prima offerta è di L. 500.

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Alba
- Teol. G. Alberione, Dir. Resp. - Pia Società S. Paolo
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